Gli oppositori di Erdogan ne hanno consolidato la posizione
Il
colpo di Stato militare in Turchia dello scorso fine settimana
consisteva nei tentativi di prendere edifici governativi e
infrastrutture chiave. Il colpo di Stato era diretto principalmente da
truppe dalla gendarmeria e dall’aviazione ed era guidato da generali e
colonnelli. Vi furono dei successi iniziali, ma entro il mattino dopo
era chiaro che il governo aveva prevalso. Quasi 6000 arresti di presunti
cospiratori si sono avuti e altri di certo seguiranno. Il presidente
Recep Tayyip Erdogan ha promesso un giro di vite sui militari e anche
sulla magistratura, accusando del golpe l’arcinemico Fethullah Gülen, in
esilio in Pennsylvania.
Gli analisti ritengono che la sconfitta del
colpo di Stato aumenterà notevolmente l’autorità di Erdogan e potrà
consolidare il potere alterando la costituzione del Paese che, data la
crisi in Turchia causata dal colpo di Stato e dagli attentati a
Istanbul, è probabile abbia successo. E un giusto processo per i
presunti cospiratori nelle circostanze attuali rischia di non esserci,
saranno accusati di tradimento. Erdogan potrà fare un repulisti e
consolidare il potere.
Vi è inevitabilmente una contro narrazione su cui
io e numerosi osservatori della Turchia, collegati in rete, discutiamo e
siamo inclini a credere. Per completezza, devo ammettere di criticare
la direzione autocratica e islamista perseguita dal governo di Erdogan
negli ultimi tre anni. Prima di tutto, anche se non è un grosso
problema, nessuno di noi crede che Gulen sia dietro il colpo di Stato.
E’ conveniente per Erdogan incolpare il suo primo avversario, perché
faciliterà gli arresti di tutti gli oppositori, neanche legati al colpo
di Stato, sostenendo che sono gulenisti.
Erdogan è abile
nell’incarcerare oppositori, spesso giornalisti, con accuse inventate di
tradimento, e questa volta non sarà diverso. Il processo è già iniziato
con la detenzione di numerosi ufficiali e giudici e senza dubbio si
amplierà mentre altri nemici vengono identificati. In secondo luogo,
quasi tutti noi crediamo che il colpo di Stato sia fondamentalmente una
manovra. Erdogan e il suo governo avvertivano da mesi sulla possibilità
di un colpo di Stato, quindi l’evento non dovrebbe sorprendere nessuno.
E’ ormai certo che ci fu un tentato colpo di Stato a quanto pare
sostenuto per lo più da militari kemalisti sostenitori dello Stato laico
e che fossero allarmati dalla politica estera di Erdogan, tra cui la
collaborazione coi gruppi terroristici e l’ostilità verso Russia e
Siria.
C’era anche probabilmente preoccupazione per il deterioramento
dell’economia turca dovuto ai timori europei verso il terrorismo che
distrugge il turismo, problema legato all’ingerenza di Ankara in Siria e
alla vendetta personale di Erdogan contro il principale partito
politico curdo, il Partito Democratico dei Popoli (HDP). Molti
osservatori e anche funzionari del governo, ufficiosamente, criticano
l’abbandono della tregua voluta da Erdogan poco prima vigente con la
minoranza curda e il suo braccio armato PKK.
I golpisti probabilmente hanno commesso un errore presupponendo che vi fosse ampio sostegno nei vertici militari turchi al colpo di Stato. I generali, che un tempo sarebbero stati avversari naturali delle ambizioni di Erdogan, furono severamente puniti nel loro primo scontro con l’allora primo ministro, nel 2010-11. Una serie di processi farsa sostenne che gli alti ufficiali fossero coinvolti nel complotto contro il governo, secondo prove molto labili, rimuovendo i vertici e sostituendoli gradualmente con leali ad Erdogan.
Molti degli ufficiali
condannati furono liberati dal carcere ma, essendo rimasti senza potere
per anni, non hanno alcuna capacità di agire contro il governo. I
golpisti possono aver avvicinato uno o più nuovi generali nominati da
Erdogan, senza il cui sostegno il colpo di Stato era impossibile,
cercando simpatie. Con ogni probabilità, furono ricevuti cordialmente,
ma l’ufficiale più anziano immediatamente indicò tale aperture al
presidente, ponendo le basi della trappola. Il resto è andato
naturalmente come previsto.
I congiurati seppero da simpatizzanti della
magistratura o della polizia che sarebbero presto statti arrestati, così
iniziarono il colpo di Stato prima che i piani fossero completati e
quasi sorpresero il governo. Erano pochi, così devono aver sperato che
sarebbero stati raggiunti da altri. Non ebbero successo nelle unità
dell’esercito e della polizia. e i lealisti si organizzarono rapidamente
per resistergli. Erdogan poté anche chiamare i sostenitori a scendere
in piazza e occupare l’aeroporto di Istanbul. I risultati erano
prevedibili e il colpo di Stato è stato schiacciato. Erdogan ora ne
raccoglierà i frutti politici, chiede inoltre l’estradizione di Gulen
dagli Stati Uniti e l’amministrazione Obama considererebbe la richiesta.
Un altro aspetto del colpo di Stato ha provocato certa confusione. All’inizio fu affermato, senza alcuna prova, che i cospiratori fossero costernati dalle recenti aperture del governo di Erdogan verso Russia e Siria per ripristinare relazioni normali. Questa è una lettura completamente erronea dei fatti, essendo l’esercito turco da tempo riluttante a sostenere eventuali operazioni in Siria e, in generale, si oppose a qualsiasi iniziativa fuori dai confini della Turchia. Durante la breve occupazione della televisione turca, i golpisti denominarono il loro movimento “consiglio di pace”.
I generali sono occupati da curdi e
rifugiati, e la maggior parte sicuramente non incoraggiava altre
incombenze. Si potrebbe anche aggiungere ai cambiamenti verso Russia e
Siria il riavvicinamento ad Israele. L’economia turca è in cattive acque
e la posizione internazionale è gravemente danneggiata dalle politiche
di Erdogan. I sondaggi suggerivano che il pubblico turco accusasse
Erdogan del calo dell’occupazione e del reddito, così come del
terrorismo.
Il cambio politico per ricucire con un certo numero di Paesi
fu la risposta a tale preoccupazione e non era collegato al malcontento
dei militari turchi. Così il colpo di Stato militare abortito è
diventata una grande vittoria del presidente Erdogan. Resta da vedere
come esattamente la sfrutterà, ma è certo che l’userà come pretesto per
espandere i suoi poteri. A chi obietta che il presidente turco non
avrebbe ucciso soldati per la propria agenda politica, si potrebbe far
notare che pensava di farlo nel 2014 per creare il pretesto per la
guerra contro la Siria. Di conseguenza, la questione se Erdogan in
realtà abbia favorito il colpo di Stato come operazione false flag è
certamente intrigante e va considerata. Va considerato dalla Casa Bianca
prima di acconsentire alle richieste di Ankara di estradare Gulen o uno
dei suoi soci.
Philip Giraldi, The American Conservative, 18 luglio 2016
Philip Giraldi, ex-agente della CIA, direttore esecutivo del Consiglio per l’Interesse Nazionale.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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