lunedì 25 luglio 2016

Importanti sviluppi in Siria e Turchia


Questa settimana è stata caratterizzata da due importanti avvenimenti: Stati Uniti e Russia si sono accordati per un piano comune di coordinamento militare in Siria e il fallito colpo di stato in Turchia è stato seguito da una massiccia purga delle élites turche.

Siria:
I Russi non avevano in realtà nessun’altra opzione se non quella di accettare di lavorare insieme agli Stati Uniti in Siria. In ogni caso, il modo in cui lo hanno fatto è stato molto elegante: Lavrov e Kerry si sono accordati per un cessate il fuoco di lungo periodo i cui termini esatti sono destinati a rimanere segreti, e la cosa mi fa pensare che i Russi abbiano costretto gli Stati Uniti a fare concessioni e che questi ultimi non vogliano renderle pubbliche. Come possiamo dire che siano stati i Russi ad ottenere concessioni dagli Stati Uniti e non viceversa? 

Semplice: non ci sono state “fughe di notizie” ai media da parte degli Stati Uniti e i bombardieri russi hanno ripreso le loro operazioni con rinnovata intensità. Inoltre, è abbastanza evidente come, almeno in Siria, Mosca abbia ora tutte le carte in mano, di conseguenza Kerry non ha mezzi per fare pressioni sulla Russia, neanche se volesse.

Ma, il principale cambiamento per la Siria è stato, in ogni caso, il golpe in Turchia.


Turchia:
Ciò che è successo in Turchia è enorme. Così grande, infatti, che ho anche il sospetto che le numerose indiscrezioni su un’operazione false-flag, orchestrata da Erdogan, potrebbero essere state diffuse dalla macchina propagandistica americana (da quando in qua, anche i media mainstream si mettono a discutere di false flags?). Non tutti hanno creduto alla teoria del false flag, non Sibel Edmonds e non M. K. Bhadrakumar. Questi due autori, non solo hanno rigettato la teoria del false flag, ma hanno anche spiegato in dettaglio il ruolo degli Stati Uniti in questo golpe. Alle loro testimonianze posso solo aggiungere che sono stato contattato da diversi lettori bene informati, residenti in nazioni confinanti con la Turchia, che mi hanno anche riferito come almeno una “fazione”, all’interno degli Stati Uniti, fosse a conoscenza in anticipo di questo colpo di stato.

Ci sono ora segnalazioni sul fatto che anche la Russia lo avesse saputo prima del tempo e che Putin abbia avvisato personalmente Erdogan. Non ripubblicherò qui tutto l’articolo della FARS, ma raccomando caldamente di leggerlo: http://en.farsnews.com/newstext.aspx?nn=13950430001452

Se tutto questo è vero, potrebbe anche spiegare come mai alcuni hanno creduto davvero che potesse essere un false flag. Se i Russi avessero davvero messo in guardia Erdogan, la sua mossa migliore sarebbe stata quella di lasciare che il golpe iniziasse per poi smascherare tutti i cospiratori e i loro simpatizzanti e, a questo punto, colpirli.

La magnitudine della purghe in Turchia è assolutamente stupefacente: Erdogan è chiaramente impegnato in una massiccia e brutale campagna per liberarsi spietatamente di intere classi sociali, che egli ritiene, probabilmente a ragione, ostili al suo governo. Perciò, mentre possiamo rallegrarci che un colpo di stato orchestrato dagli Americani sia fallito, non dobbiamo neanche farci illusioni su chi ora sia al potere in Turchia: un megalomane spietato e imprevedibile, a cui non bisognerebbe mai e poi mai dare fiducia.

Ci sono comunque ragioni obbiettive anche per dare il benvenuto a questi sviluppi.

Motivo primo e principale, l’esercito turco ora è stato decapitato e non sarà per niente in condizioni di spezzare la resistenza curda o, anche meno, di invadere il nord della Siria.
Secondo, Erdogan e il Daesh sono apparentemente in rotta di collisione (la versione ufficiale turca è che siano stati loro a mettere le bombe all’aereoporto) e questo significa che il Daesh ha perso un sostenitore chiave.

Terzo, ora che la minaccia turca è stata neutralizzata per il prossimo futuro (5 anni, come minimo), la Russia è in posizione molto migliore per trattare con i pazzi Tafkiri in Siria e i loro sostenitori Wahabiti in Arabia Saudita e negli altri stati del Golfo.

Quarto, c’è anche una non trascurabile possibilità che la Turchia dichiari ora apertamente che USA/NATO/EU sono nemici del regime. Non solo gli Stati Uniti danno ospitalità ad un personaggio come Gulen, controllato dalla CIA, ma si è saputo che alcuni degli aerei coinvolti nel colpo di stato erano decollati da Incirlik. Visto che Incirlik è praticamente gestita dagli Americani, questo significa che le impronte degli Stati Uniti sono su tutto il golpe. Per adesso, Erdogan è ancora troppo debole per prendersela con gli USA e con la NATO, ma se riuscirà a liberarsi completamente dei suoi nemici nei centri di potere in Turchia, non credo che alla NATO la farà passare completamente liscia. Questo non è probabile, è solo possibile, ma se dovesse verificarsi sarebbe una perdita tremenda per l’Impero.

Quinto, nelle discussioni pubbliche che avvengono in Russia ci sono delle conversazioni interessanti. Zhirinovski, che è spesso usato dal Cremlino per “sondare le acque” in relazione alle varie idee sostenute dal Cremlino stesso, sta ora suggerendo che la Russia dovrebbe formare un’alleanza militare trilaterale con Iran e Turchia. Di nuovo, ci sono ancora molti, formidabili ostacoli da superare prima che una cosa del genere possa realizzarsi, ma almeno ora è possibile (magari non un’alleanza, ma più probabilmente una cooperazione di qualche tipo).

Sesto, per il governo siriano, questo fallito golpe è praticamente un dono di Dio. Non che Assad ed Erdogan andranno di nuovo a braccetto, ma Assad ora deve capire che il suo più formidabile avversario è stato neutralizzato e questo cambia completamente la dinamica strategica della guerra di liberazione della Siria dai Tafkiri. Aggiungeteci l’accordo fra Russia e Stati Uniti che, anche se insincero e temporaneo, impedirà almeno un attacco diretto americano alla Siria (come richiesto dai 51 Neoconservatore pazzi di Foggy Bottom). Metteteci poi la possibilità, molto reale, che l’anno prossimo Trump sia alla Casa Bianca e, a questo punto, mi sentirei proprio di dire che, dopo tutto, le prospettive per la Siria appaiono essere oggi molto migliori di quello che sembravano essere anche solo un paio di settimane fa.

Settimo, indipendentemente da quello che potrà capitare in seguito, la Turchia, nel suo complesso, è stata tremendamente indebolita da questo golpe e dalle purghe successive. Non solo, ma siamo ancora lontani dalla fine, Edmonds parla anche di una possibile “seconda ondata di golpe”. Ma anche se questo non dovesse succedere e anche se Erdogan rimanesse al potere, i Curdi si troverebbero di fronte un nemico molto più debole e potrebbero decidere che per loro è giunto il momento di “ora o mai più” per cercare di liberarsi dal giogo turco. Per cui c’è una seria possibilità che la Turchia, semplicemente, si disgreghi (ancora una volta, “possibilità” non è la stessa cosa di “probabilità”). Ma, dal momento che siamo ancora molto lontani dalla possibilità che ciò si materializzi veramente, sarebbe prematuro parlarne. 

Comunque, anche se la Turchia non dovesse frantumarsi, una Turchia molto indebolita è probabile debba acconsentire a quel genere di concessioni che una Turchia più forte non avrebbe mai accettato: questo non vale solo per i Curdi, ma anche per i Russi e gli Iraniani. In altre parole, questo è il momento ideale per iniziare negoziati intensi e di ampio respiro per cercare di costringere la Turchia a diventare un attore regionale responsabile e prevedibile.

Il più grosso problema in tutta questa situazione è, naturalmente, il sorgere di quell’Islamismo neo-ottomano che Erdogan ha assurto al potere e che adesso infetta una larga parte della società turca. Ora per la Turchia c’è il serio rischio di percorrere lo stesso terribile cammino che ha già dovuto intraprendere l’Algeria, quando si è trovata di fronte il FIS e, in seguito, il GIA (la grossa differenza è stata che il FIS, in realtà, non è mai arrivato al potere). Questo è il motivo per cui ora gli Islamisti neo-ottomani stanno liberandosi spietatamente dei Kemalisti secolari e degli Islamisti gulenisti (certamente una strana alleanza di fatto).

Russia ed Iran devono essere estremamente proattivi nel cercare di “incanalare” Erdogan verso un qualche tipo di islamismo semi-intelligente, che non serva da terreno di coltura per quel genere di orrori che è costato così tante vite in Algeria. La buona notizia è che la Turchia ha sicuramente la possibilità di arrivare ad una qualche forma originale di Islam sunnita conservatore, che non debba trovare ispirazione nei pazzi Wahabiti del Daesh o nella Fratellanza Mussulmana egiziana. Magari la Cecenia di Kadirov potrebbe in qualche modo essere di ispirazione per una forma moderna di islamismo tradizionale?

Ancora una volta, il problema principale è lo stesso Erdogan. Ma, dal momento che è assai improbabile che questo possa cambiare nel prossimo futuro, tutte le nazioni confinanti con la Turchia devono accettare questa realtà, anche se spiacevole, e cercare di ricavare il meglio da una situazione completamente nuova.

Per adesso, possiamo ragionevolmente prevedere che Erdogan avrà la meglio. Se questo è veramente ciò che accadrà, sarà comunque troppo impegnato per affrontare le grosse questioni internazionali. Quello che è certo è che Erdogan ha imposto lo stato di emergenza per tre mesi e che si incontrerà con Putin agli inizi di agosto. Sia che Putin abbia “salvato Erdogan”, come pensano alcuni, sia che la Russia lo abbia solo avvertito in anticipo del golpe, è assolutamente chiaro che ora Erdogan ha un disperato bisogno dell’aiuto di Putin e che Putin questo lo sa benissimo. 

Presto il mondo scoprirà che cosa esattamente Putin avesse in mente quando, dopo l’abbattimento del SU-24, aveva preannunciato sanzioni contro la Turchia e aveva aggiunto: “Одними помидорами вы не отделаетесь” (non te la caverai solo con dei pomodori). Per Erdogan ci sarà un prezzo da pagare ed Erdogan questo lo sa. Ma Putin sa anche che ora è il momento di negoziare con Erdogan, per cui il prezzo sarà sostanziale, ma ragionevole. Alla fine della fiera, Russia e Turchia hanno bisogno l’una dell’altra, almeno per prevenire un’altra (e sarebbe la 13°) guerra russo-turca.

The Saker

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Articolo pubblicato da Thesaker.is il 22 Luglio 2016
Tradotto in Italiano da Mario per SakerItalia.it

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