giovedì 28 luglio 2016

Meditazione: cos’è e cosa significa meditare!


Sempre più spesso si sente parlare dell’importanza della meditazione e sono sempre di più le persone che si avvicinano a questa pratica, dedicandole tempo della propria giornata. La meditazione fa parte di numerosi percorsi spirituali e non, ci sono vari modi per praticarla a dipendenza della tradizione o della scuola che la insegna e anche nello yoga ha un ruolo fondamentale. 

Anche se non c’è bisogno di meditare al fine di praticare yoga, né lo yoga è indispensabile per la meditazione, le due pratiche sostengono l’un l’altra. Attraverso la pratica dello yoga, si migliorano le capacità di concentrazione e di relax, che sono i due requisiti più importanti per una pratica di meditazione. Dal canto suo la meditazione completa la pratica yogica.

Cos’è la meditazione?


Negli Yoga Sutra, Patanjali dà istruzioni su come meditare e descrive i fattori che costituiscono una pratica di meditazione. Il secondo sutra nel primo capitolo afferma che lo yoga (o unione) accade quando la mente diventa tranquilla. Questa quiete mentale è creato portando il corpo, la mente e sensi in equilibrio: questo, a sua volta, rilassa il sistema nervoso. 

Patanjali continua a spiegare che la meditazione inizia quando scopriamo che la nostra ricerca senza fine di possedere le cose e il nostro continuo desiderio di piacere e di sicurezza non potranno mai essere soddisfatti. Quando finalmente ci rendiamo conto di questo, la nostra ricerca esterna gira verso l’interno, facendoci spostare nel regno della meditazione.

Nel contesto yogico, la meditazione, o Dhyana, è definito più precisamente come uno stato di pura coscienza. È la settima tappa del percorso yogico e segue Dharana, l’arte della concentrazione. Dhyana a sua volta precede Samadhi, lo stato di liberazione finale o l’illuminazione, l’ultimo passo nel sistema di otto membra di Patanjali. Ricordiamoci che i primi quattro arti: Yama (etica), Niyama (autodisciplina), Asana (posture) e Pranayama (estensione forza vitale) sono considerate discipline esterne. Il quinto passo, Pratyahara rappresenta il ritiro dei sensi. 

Questo ritiro deriva dalla pratica dei primi quattro passi e collega l’esterno all’interno. Quando siamo radicati fisicamente e mentalmente, siamo consapevoli dei nostri sensi, ma al contempo nei siamo disimpegnati. Senza questa capacità di rimanere staccato ma ancora attento, non è possibile meditare. Anche se è necessario essere in grado di concentrarsi per meditare, la meditazione è qualcosa di più della concentrazione. E in ultima analisi, si evolve in uno stato espanso di consapevolezza.

Quando ci concentriamo, rivolgiamo la nostra mente verso quello che sembra essere un oggetto distaccato da noi stessi. Conosciamo questo oggetto e stabiliamo un contatto con esso. Per passare nel regno della meditazione, però, abbiamo bisogno di essere coinvolti con questo oggetto; abbiamo bisogno di comunicare con esso. Il risultato di questo scambio, naturalmente, è una consapevolezza profonda che non vi è alcuna differenza tra noi (come soggetto) e ciò su cui ci concentriamo o meditiamo (l’oggetto).

Che cosa significa meditare?

 meditazioniPer definizione del dizionario, “meditare” significa riflettere o contemplare. Si può anche denotare un esercizio devozionale di contemplazione o di un discorso contemplativo di natura religiosa o filosofica. La parola deriva dal latino meditari, che significa pensare o prendere in considerazione. Med è la radice di questa parola e significa “ad adottare misure adeguate”. 

Nella nostra cultura, la parola meditare può essere interpretata in diversi modi. Per esempio, si potrebbe meditare o prendere in considerazione una linea di condotta per quanto riguarda l’educazione del bambino, o di un cambiamento di carriera che comporterebbe un movimento in tutto il paese. La visione di un film può portare a meditare, o a riflettere sulle questioni morali che affliggono la società di oggi.

Nello yoga o in qualsiasi altro percorso spirituale che ci porti a meditare, però, significa qualcosa di diverso, qualcosa di più. Volendo ispirarsi alla frase di Yogi Bhajan “Conquistando la mente, potrete conquistare il mondo” si potrebbe affermare che qualsiasi tipo di meditazione è fondamentalmente un processo psicofisico che ci permette di conquistare la nostra mente con lo scopo finale di renderla un supporto e sostegno all’espressione terrena della nostra anima, così da raggiungere il potenziale di uno stato di silenzio, di pace e felicità, cui ognuno di noi aspira profondamente, che è già dentro di noi e che, tramite la meditazione, cerchiamo di avvicinare.

La nostra mente


La mente fa parte dell’importante trinità di base che compone l’essere umano: siamo, infatti, anima, corpo e mente. 

Accade facilmente e fin troppo spesso che sia la mente, per come è strutturata, a predominare dettando ordini al corpo e all’anima; questa situazione crea, a vari livelli, uno stato intimo di confusione e infelicità che ha come conseguenza una vita difficile, al servizio della parte più egoica del nostro essere.

pensieri continuiLa mente ha una struttura che le permette di generare migliaia di pensieri al secondo, dei quali per lo più non siamo affatto consapevoli: fondamentalmente, la mente non si ferma mai, i pensieri sono continui e la nostra attenzione è saltellante proprio come una scimmia irrequieta e curiosa. Spesso l’origine di questi pensieri arriva da karma passati, da strutture che si sono create nella nostra infanzia, dall’educazione, da traumi, da emozioni potenti irrisolte o non riconosciute; così che quando la mente si esprime spesso i pensieri e le azioni che ne conseguono sono controllati da tutte queste componenti e diventa impossibile generare impulsi di pensiero elevanti o consapevoli.

Non potremmo, comunque, fare a meno della mente: attraverso di essa possiamo immergerci nella concretezza sensoriale e sperimentale della vita, possiamo rendere concreta la nostra parte sottile attraverso sensazioni, emozioni, azioni etc. Ciò che le manca è la conoscenza del mondo invisibile e dello spirito e questo crea un grande problema.

Per agire, parlare, vivere in sintonia con la voce della nostra anima, abbiamo perciò necessità di calmare e controllare la mente. C’è una parte di noi che può farci accedere a stati di benessere profondo, a silenzi rigeneranti, ma che non possiamo raggiungere se la nostra mente ci domina completamente. Diventa perciò importante per ognuno di noi trovare la strada verso questa parte, ma per raggiungerla abbiamo bisogno di strumenti, di tecniche speciali come i mantra, il controllo consapevole del respiro, i punti di focalizzazione e concentrazione, la ripetizione di frasi positive e, come già immaginerai, la meditazione.

Per concludere: qual è lo scopo della meditazione?


La meditazione ha l’intento di ripulire la mente dalle migliaia di pensieri che essa genera ogni secondo e allinearla alla visione dell’anima. È un processo di pulizia che ci alleggerisce da pensieri limitanti, strutture mentali invalidanti e negative, esso rinnova in profondità la qualità dei nostri pensieri aprendoci a nuove possibilità di azioni, parole e strutture di vita allineate a un volere sottile e prezioso: quando la mente si calma e si dirige possiamo sentire e servire il flusso dell’infinito in noi.


Veronica


fonte: http://om-life.it/blog/2016/07/22/meditazione-cose-cosa-significa-meditare/

Nessun commento:

Posta un commento