Sempre più spesso si sente parlare dell’importanza della meditazione e
sono sempre di più le persone che si avvicinano a questa pratica,
dedicandole tempo della propria giornata. La meditazione fa parte di
numerosi percorsi spirituali e non, ci sono vari modi per praticarla a
dipendenza della tradizione o della scuola che la insegna e anche nello yoga
ha un ruolo fondamentale.
Anche se non c’è bisogno di meditare al fine
di praticare yoga, né lo yoga è indispensabile per la meditazione, le
due pratiche sostengono l’un l’altra. Attraverso la pratica dello yoga,
si migliorano le capacità di concentrazione e di relax, che sono i due
requisiti più importanti per una pratica di meditazione. Dal canto suo
la meditazione completa la pratica yogica.
Cos’è la meditazione?
Negli Yoga Sutra, Patanjali dà
istruzioni su come meditare e descrive i fattori che costituiscono una
pratica di meditazione. Il secondo sutra nel primo capitolo afferma che
lo yoga (o unione) accade quando la mente diventa tranquilla. Questa
quiete mentale è creato portando il corpo, la mente e sensi in
equilibrio: questo, a sua volta, rilassa il sistema nervoso.
Patanjali
continua a spiegare che la meditazione inizia quando scopriamo che la
nostra ricerca senza fine di possedere le cose e il nostro continuo
desiderio di piacere e di sicurezza non potranno mai essere soddisfatti.
Quando finalmente ci rendiamo conto di questo, la nostra ricerca
esterna gira verso l’interno, facendoci spostare nel regno della
meditazione.
Nel contesto yogico, la meditazione, o
Dhyana, è definito più precisamente come uno stato di pura coscienza. È
la settima tappa del percorso yogico e segue Dharana, l’arte della
concentrazione. Dhyana a sua volta precede Samadhi, lo stato di
liberazione finale o l’illuminazione, l’ultimo passo nel sistema di otto
membra di Patanjali. Ricordiamoci che i primi quattro arti: Yama
(etica), Niyama (autodisciplina), Asana (posture) e Pranayama
(estensione forza vitale) sono considerate discipline esterne. Il quinto
passo, Pratyahara rappresenta il ritiro dei sensi.
Questo ritiro deriva
dalla pratica dei primi quattro passi e collega l’esterno all’interno.
Quando siamo radicati fisicamente e mentalmente, siamo consapevoli dei
nostri sensi, ma al contempo nei siamo disimpegnati. Senza questa
capacità di rimanere staccato ma ancora attento, non è possibile
meditare. Anche se è necessario essere in grado di concentrarsi per
meditare, la meditazione è qualcosa di più della concentrazione. E in
ultima analisi, si evolve in uno stato espanso di consapevolezza.
Quando ci concentriamo, rivolgiamo la
nostra mente verso quello che sembra essere un oggetto distaccato da noi
stessi. Conosciamo questo oggetto e stabiliamo un contatto con esso.
Per passare nel regno della meditazione, però, abbiamo bisogno di essere
coinvolti con questo oggetto; abbiamo bisogno di comunicare con esso.
Il risultato di questo scambio, naturalmente, è una consapevolezza
profonda che non vi è alcuna differenza tra noi (come soggetto) e ciò su
cui ci concentriamo o meditiamo (l’oggetto).
Che cosa significa meditare?
Per
definizione del dizionario, “meditare” significa riflettere o
contemplare. Si può anche denotare un esercizio devozionale di
contemplazione o di un discorso contemplativo di natura religiosa o
filosofica. La parola deriva dal latino meditari, che significa
pensare o prendere in considerazione. Med è la radice di questa parola e
significa “ad adottare misure adeguate”.
Nella nostra cultura, la
parola meditare può essere interpretata in diversi modi. Per esempio, si
potrebbe meditare o prendere in considerazione una linea di condotta
per quanto riguarda l’educazione del bambino, o di un cambiamento di
carriera che comporterebbe un movimento in tutto il paese. La visione di
un film può portare a meditare, o a riflettere sulle questioni morali
che affliggono la società di oggi.
Nello yoga o in qualsiasi altro percorso
spirituale che ci porti a meditare, però, significa qualcosa di
diverso, qualcosa di più. Volendo ispirarsi alla frase di Yogi Bhajan “Conquistando la mente, potrete conquistare il mondo” si
potrebbe affermare che qualsiasi tipo di meditazione è fondamentalmente
un processo psicofisico che ci permette di conquistare la nostra mente
con lo scopo finale di renderla un supporto e sostegno all’espressione
terrena della nostra anima, così da raggiungere il potenziale di uno
stato di silenzio, di pace e felicità, cui ognuno di noi aspira profondamente, che è già dentro di noi e che, tramite la meditazione, cerchiamo di avvicinare.
La nostra mente
La mente fa parte dell’importante trinità di base che compone l’essere umano: siamo, infatti, anima, corpo e mente.
Accade facilmente e fin troppo spesso che sia la mente, per come è strutturata, a predominare dettando ordini al corpo e all’anima; questa situazione crea, a vari livelli, uno stato intimo di confusione e infelicità che ha come conseguenza una vita difficile, al servizio della parte più egoica del nostro essere.
La mente ha una struttura che le permette di generare migliaia di pensieri al secondo, dei quali per lo più non siamo affatto consapevoli: fondamentalmente, la mente non si ferma mai, i pensieri sono continui e la nostra attenzione è saltellante proprio come una scimmia irrequieta e curiosa. Spesso l’origine di questi pensieri arriva da karma passati, da strutture che si sono create nella nostra infanzia, dall’educazione, da traumi, da emozioni potenti irrisolte o non riconosciute; così che quando la mente si esprime spesso i pensieri e le azioni che ne conseguono sono controllati da tutte queste componenti e diventa impossibile generare impulsi di pensiero elevanti o consapevoli.
Non potremmo, comunque, fare a meno della mente: attraverso di essa possiamo immergerci nella concretezza sensoriale e sperimentale della vita, possiamo rendere concreta la nostra parte sottile attraverso sensazioni, emozioni, azioni etc. Ciò che le manca è la conoscenza del mondo invisibile e dello spirito e questo crea un grande problema.
Per agire, parlare, vivere in sintonia con la voce della nostra anima, abbiamo perciò necessità di calmare e controllare la mente. C’è una parte di noi che può farci accedere a stati di benessere profondo, a silenzi rigeneranti, ma che non possiamo raggiungere se la nostra mente ci domina completamente. Diventa perciò importante per ognuno di noi trovare la strada verso questa parte, ma per raggiungerla abbiamo bisogno di strumenti, di tecniche speciali come i mantra, il controllo consapevole del respiro, i punti di focalizzazione e concentrazione, la ripetizione di frasi positive e, come già immaginerai, la meditazione.
Per concludere: qual è lo scopo della meditazione?
La meditazione ha l’intento di ripulire la mente dalle migliaia di pensieri che essa genera ogni secondo e allinearla alla visione dell’anima. È un processo di pulizia che ci alleggerisce da pensieri limitanti, strutture mentali invalidanti e negative, esso rinnova in profondità la qualità dei nostri pensieri aprendoci a nuove possibilità di azioni, parole e strutture di vita allineate a un volere sottile e prezioso: quando la mente si calma e si dirige possiamo sentire e servire il flusso dell’infinito in noi.
Veronica
fonte: http://om-life.it/blog/2016/07/22/meditazione-cose-cosa-significa-meditare/
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