La
realtà, come la spiritualità, è tutta un raccontare storie, alcune vere
altre inventate. E queste storie che raccontiamo o ci facciamo
raccontare pongono quesiti, disegnano universi e tracciano limiti
visibili e invisibili fra ciò che esiste e ciò che non esiste, limiti a
volte davvero evanescenti. Accade poi che ogni tanto scopriamo che
alcune di queste storie sono proprio vere e allora ci chiediamo: quante
altre di quelle storie che raccontano là fuori su ciò che è la
spiritualità e l'invisibile saranno vere?
Abbiamo bisogno di prove, di
fatti incontrovertibili. Per capirlo abbiamo bisogno di esperienza,
abbiamo bisogno di esperimenti ben riusciti.
Una delle storie che penso
da sempre essere reale è proprio quella raccontata da Zeland
sull'intenzione esterna, quella particolare disposizione interiore che
tende a far accadere eventi all'esterno partendo da un moto interiore.
Ne avevo già avute tante prove dirette nella vita e nel lavoro. Avevo
ricevuti infiniti regali.
Ma un conto è vedere l'intenzione esterna
agire lungo una linea di vita distribuita in anni, e un conto è vederla
agire sul momento (un po' come accade a Luke Skywalker nelle paludi di
Dagobah con il maestro Yoda). E' proprio un'altra cosa. Mi trovavo a
Como in un bellissimo e faticosissimo intensivo di Zhineng Qigong con un
maestro cinese, e ci viene proposto un esercizio per dimostrare
l'influenza dell'intenzione sulla materia.
Prendere dei normali spilli
da cucito e renderli magnetici con il pensiero. Ora, essendo io un
praticante da anni, ero sicuro (troppo) che per me sarebbe stato banale
ed ero convinto che il segreto stesse nella forza del pensiero. Mi ero
proprio dimenticato dell'avvertimento di Zeland:
"...Fintantoché insisterete, non darete all'intenzione esterna la possibilità di realizzare il fine secondo la corrente delle varianti [..] perché non si deve lottare col mondo ma si deve semplicemente scegliere al suo interno ciò che si vuole"
E
quindi mi ero sovra-concentrato, irrigidito, ero super serio e non è
successo niente, né a Como, né a casa nei giorni successivi. Avevo dato a
questo esperimento una importanza capitale generando quindi un nulla di
fatto. Ma qualcuno c'era riuscito a rendere magnetici gli spilli di
ferro. E, chiedendo un po' in giro, la cosa che avevano in comune quelli
che c'erano riusciti era questa: nessuno di loro l'aveva presa come una
cosa troppo seria, anzi, forse per loro era più un gioco, e sopratutto
la mente non era poi così concentrata come ci si sarebbe aspettati di
fronte a un esercizio del genere.
E
c'era un'altra cosa che non avevo fatto. Come diceva il maestro Gao,
bisognava entrare in uno stato di coscienza che dava per scontato che lo
spillo 'fosse già' un magnete. Non stava diventando magnetico. Lo era
già. Questo è il succo dell'intenzione esterna. Non è uno sperare. Non è
un forse, dopo, chissà. E' un - so che è così -. Allora qualche giorno
fa, memore di tutto questo, ho riprovato.
Ma prima di riprovare ho
cercato innanzitutto a togliere importanza alla riuscita dell'esercizio.
Poi mi sono rilassato in uno stato tale che quasi quasi mi
addormentavo, uno stato dove ero in grado di vedere bene le immagini
mentali e pilotarle. Quindi ho detto (sul serio) "chissenefrega", è un
gioco. E ho provato a sentirmi come quando da bambino giocavo ai lego
immaginando (e credendo davvero) che fossero dei transformers e
rievocando quel senso di totale meraviglia e possibilità. E poi mi sono
immaginato di avere fra le dita una calamita. Sulle prime sembrava non
accadere nulla... ma poi... poi è scattato qualcosa. Ne ero davvero
convinto e ne ero convinto come se fosse una cosa normale, banale.
"L'intenzione esterna è l'unità di anima e ragione"
dice
saggiamente Zeland. Quando la cosa ti sembra assolutamente normale e
non c'è niente dentro che rema contro, allora accade. Ed è accaduto. Gli
spilli hanno cominciato ad attrarsi.
Ecco quant'è forte la coscienza e
quanto è incisivo il potere dell'intenzione. Rimane da dimostrare se
l'intenzione esterna abbia davvero questa influenza anche sui macro
sistemi oltre che sulle cose 'piccole' e, pur avendone vista l'azione
costante e continua sulla mia linea di vita, non posso certo dichiararla
un principio universale.
In questo post vorrei solo suggerire qualcosa che manca a molti di noi, l'adozione di un approccio sperimentale. Fate esperimenti. Ottenete dei risultati. E smettete di credere a tutte le storie che vi racconta la 'spiritualità' se non ne avete avuta diretta esperienza.
Andrea Panatta
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