E' tipico dell'uomo rincorrere una palla o una lepre e dimenticare le cose importanti. (B. Pascal)Molti paventano, vista la precaria situazione degli equilibri planetari, i numerosi focolai e soprattutto i progetti escogitati dalla cricca, lo scoppio di una Terza guerra mondiale.
Ragioniamo: dobbiamo temerla o
desiderarla? Non sembri un atteggiamento bellicista, ma siamo inclini ad
auspicare una deflagrazione totale, considerata l’irremissibile
decadenza del genere umano.
Si pensi alle nuove generazioni che, esclusa
una manciata di individui, sebbene non siano del tutto corrotte, sono
ormai formate da enfants gâté, da adolescenti viziati che
dilapidano il loro vacuo tempo ad armeggiare con i cellulari, a
cianciare di demenziali partite o di becere serie televisive. Intorno
tutto si deteriora, si sgretola, crolla, ma a chi importa?
E’ questa l’umanità attuale: più spregevole che malvagia, poiché il male
può assurgere ad una sua grandezza che oggi ci è negata.
La “civiltà”
occidentale non conosce veramente né i morsi della vera fame né l’arsura
della vera sete; ignora gli orrori della guerra, rimpiazzati da
surrogati catodici che nemmeno sfiorano spettatori annoiati ed
insensibili.
Dispiace che, se dovesse abbattersi una sciagura epocale su questa miserabile umanità, anche chi sa ancora apprezzare i valori dell’esistenza, chi si indigna e si amareggia non per la sconfitta subita dalla squadra del cuore, ma per la distruzione del pianeta, della cultura, della dignità, di tutto, sarà colpito, spazzato via come gli altri.
Tuttavia forse - così suggeriscono talune tradizioni - alla fine (o prima della fine), dopo la grande tribolazione, il grano sarà separato dal loglio: il loglio sarà bruciato e, dopo un po’ di tempo, i venti ne disperderanno la cenere. Per sempre.
Dispiace che, se dovesse abbattersi una sciagura epocale su questa miserabile umanità, anche chi sa ancora apprezzare i valori dell’esistenza, chi si indigna e si amareggia non per la sconfitta subita dalla squadra del cuore, ma per la distruzione del pianeta, della cultura, della dignità, di tutto, sarà colpito, spazzato via come gli altri.
Tuttavia forse - così suggeriscono talune tradizioni - alla fine (o prima della fine), dopo la grande tribolazione, il grano sarà separato dal loglio: il loglio sarà bruciato e, dopo un po’ di tempo, i venti ne disperderanno la cenere. Per sempre.
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