Mentre
il mondo intero è testimone dei terribili attentati in Francia e
conseguente marcia di 3,7 milioni di persone contro il terrorismo, il
Medio Oriente è testimone di un evento dal significato non meno
importante e grave del massacro nel cuore di Parigi dei giornalisti di Charlie Hebdo,
la rivista che aveva già pubblicato vignette sul profeta Maometto.
Negli eventi a Parigi ancora va stabilito cosa sia realmente accaduto.
L’elenco dei fatti strani è abbastanza impressionante: perché dei
terroristi professionalmente preparati lasciavano i loro documenti in
auto; come le forze di polizia siano riuscite a trovarli in modo
sorprendentemente veloce; perché alcun tentativo di prenderli vivi,
invece di ucciderli, da parte dalle forze di sicurezza, anche se
avrebbero potuto arrestarli utilizzando speciali granate flash.
E
l’elenco potrebbe continuare, dato che una complice dei terroristi è
fuggita dalla Francia riuscendo a recarsi in Siria attraverso Spagna e
Turchia; mentre un commissario di polizia che indagava, senza alcuna
ragione si sarebbe suicidato (o ucciso?) E mentre i media del mondo sono
concentrati sulla tragedia di Charlie Hebdo, hanno
semplicemente ignorato gli attentati in Medio Oriente. Inoltre, tale
reale attentato ha evidenziato l’importante cambio nella situazione
regionale, mettendo a rischio il primo partner strategico degli Stati
Uniti nel mondo arabo, l’Arabia Saudita. Ed ecco perché.
Il 5 gennaio mattina quattro militanti del SIIL hanno attraversato il confine dell’Arabia Saudita nella provincia settentrionale, presso la città di Arar, sulla via del pellegrinaggio alla Mecca da Iraq, Iran, repubbliche del Caucaso settentrionale e Transcaucasia. Pertanto questa zona non è un luogo deserto ma un incrocio trafficato del regno. Sul lato iracheno del confine la zona è abitata prevalentemente da sciiti, quindi vi sono numerose unità saudite dotate di velivoli armato, stanziato a difesa del confine; il gruppo è stato rafforzato quando il califfato islamico fu proclamato nel territorio dell’Iraq.
Nel corso di
una sparatoria con la pattuglia di confine saudita, scoppiata quando dei
militanti hanno attaccato un posto di blocco, uno dei terroristi è
stato ucciso, mentre l’altro ha fatto esplodere la cintura esplosiva
uccidendo tre soldati sauditi, tra cui il Brigadier-Generale Audah
al-Balawi, comandante della regione del confine settentrionale. Gli
altri due militanti furono poi inseguiti e uccisi. I soldati trovarono
armi automatiche, bombe a mano, cinture esplosive e ingenti somme di
denaro sui cadaveri.
L’attacco al valico di frontiera vicino la città di
Arar, indica che il SIIL ha ufficialmente iniziato l’aggressione
all’Arabia Saudita non solo effettuando attentati terroristici nel
regno, come poco tempo prima, quando i militanti del ISIL sparavano agli
sciiti sauditi uccidendoli davanti le moschee nella provincia
orientale, ma impegnandosi militarmente sul territorio iracheno,
nonostante il fatto che tali aree siano in teoria controllate dalle
forze governative irachene.
E’ anche un fatto sconcertante che un
generale saudita sia tra i soldati morti, dato che è assai dubbio che
partecipasse a una tale operazione. Le autorità saudite nascondono
chiaramente qualcosa. E’ comprensibile dopo tutto, dato che re Abdullah
sta per tirare le cuoia in ospedale, e la questione della successione
nel Paese più importante per gli interessi regionali degli Stati Uniti
nel mondo arabo, spinga affinché sia così.
Allora, perché i media di
tutto il mondo, soprattutto occidentali, minimizzano tali eventi? È un
dato di fatto che l’attacco indichi che il califfato islamico ha
praticamente violato il confine dell’Arabia Saudita, anche se per un
paio d’ore. È una tendenza preoccupante in effetti, soprattutto ora che
il regno gioca contro il mercato globale dell’energia, riducendo
costantemente il prezzo del petrolio a favore di Washington per colpire
le economie di Russia, Iran e Venezuela. Ma non sembra che le élite
locali vi badino, mentre i ricavi si sbriciolano.
L’attacco nel suo significato non si avvicina neanche ai colpi di mortaio caduti casualmente in territorio saudita, ma in realtà è una mossa ostile diretta all’Arabia Saudita dallo Stato islamico. Riyadh ha preso tutte le possibili misure di sicurezza per assicurare il confine con l’Iraq, che si estende per quasi 500 miglia. Nel dicembre 2014 l’Arabia Saudita ha creato una terra di nessuno profonda 12 miglia e inviato le guardie di frontiera con sistemi di sorveglianza per tenerla sicura. Di certo si potrebbe lodare la riuscita eliminazione dei militanti, ma erano riusciti ad attraversare la zona cuscinetto e il confine, in primo luogo, e senza temere la reazione dei soldati sauditi.
In ogni caso, le cose peggiorano per le autorità saudite, dato che
5-7000 cittadini sauditi combattono sotto la bandiera dello Stato
islamico, che inoltre trova molta simpatia tra la popolazione saudita,
soprattutto tra i giovani. Secondo alcuni sondaggi, l’80% dei giovani
sauditi simpatizza per lo Stato islamico. Ciò significa che in un dato
momento, potranno entrare nelle fila del Califfato se lanciasse la
grande invasione della RAS. E non ci vorrà molto, soprattutto se re
Abdullah muore e gli eredi si combatteranno per occupare il trono.
Non è
un caso che un enorme gruppo di “consiglieri” degli Stati Uniti, cioè
di agenti di NSA, CIA e Pentagono, sia arrivato in Arabia Saudita da due
settimane, per cercare di escogitare un meccanismo che consenta il
passaggio pacifico del potere. Quindi, tale storia puzza. Se il SIIL
invadesse l’Arabia Saudita, mentre è priva del re, il risultato sarebbe
certamente disastroso, dato che il Paese esploderebbe in 3-4 pezzi, come
la separazione delle provincie orientali sciite confinanti con lo
Yemen, dove la maggioranza della popolazione è sciita.
Ma l’occidente ricorda lo struzzo che seppellisce la testa nella sabbia, cercando di nascondere la possibile offensiva del SIIL dietro la mega-marcia di Parigi.
Aleksandr Orlov New Eastern Outlook
Aleksandr Orlov, politologo ed esperto orientalista, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/01/17/lo-stato-islamico-viola-i-confini-sauditi/
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