Il massacro di Parigi è la strattonata, forse
finale, che punta a trascinare l’Europa in guerra. Non (solo) un atto di
fanatismo, ma parte di un piano. Lo sono tutti gli atti di terrorismo
di una grande importanza: questo fa parte di quella catena. L’ISIS è una
trappola ben congegnate, quasi perfetta, come altre che sono già
scattate in passato: 11 settembre, Londra, Madrid.
L’ho
scritto diversi mesi, fa, prima dell’estate, in piena guerra di
Ucraina: dovevamo aspettarci una grande provocazione in Europa. E’
arrivata, puntuale. Lo Stato Islamico è creatura inquinata. Il suo atto
di nascita è dubbio e spurio. Le frequentazioni di Al Baghdadi con i
servizi segreti americani e israeliani, con il senatore Mc Caine, con i
servizi turchi si sposano con la domanda a cui troppi nostri
commentatori non provano neppure a dare risposta: “chi paga?”.
Chi
paga un esercito di decine e decine di migliaia di uomini? Le loro
armi, gli stipendi, la logistica, le comunicazioni, tutto? Sappiamo che
non è la Russia. Se ci fosse anche solo un sospetto di questo genere
potremmo stare certissimi che verrebbe immediatamente sbandierato dal mainstream
occidentale.
Sappiamo che non è l’Iran, poiché lo Stato Islamico è
diretto precisamente contro Teheran. Restano dunque pochi candidati nel
ruolo di generosi mecenati del terrorismo cosiddetto islamico. Che è
dunque niente affatto solo “islamico”.
E’
così evidente che sembrerebbe perfino inutile dirlo. Invece tutti
parlano solo di “terrorismo islamico”. C’è un grande incendio acceso.
Sappiamo chi lo ha acceso. Ma guardiamo imbambolati le sue scintille
periferiche. Certo, è possibile, è probabile che chi ha avviato
l’incendio non sia in grado di controllare le sue propaggini. Ma è assai
più probabile che guidi le più importanti conseguenze, quelle che
meglio fanno il suo gioco.
In
questo senso la trappola è ben congegnata anche sotto altri profili. In
questi giorni ho visto le virulente reazioni alle poche righe che avevo
scritto sulla mia pagina Facebook a proposito del terribile fatto di sangue contro Charlie Hebdo.
Reazioni, appunto, isteriche, islamofobiche, razziste, brutali, che
albergano in casa nostra, qui in Europa. Eserciti di cani arrabbiati,
pronti a mordere dove ordina il padrone. Tori schiumanti di furia, che
muovono le corne verso il nemico di turno, messo in bella vista dal mainstream perché sia esecrato. Poi verrà il momento in cui, all’ordine, seguirà il linciaggio. E’ questo che si sta preparando.
Piango
i collegi giornalisti uccisi. Non amavo il loro lavoro, poiché li avevo
visti immersi in battaglie che non condividevo. Ma è evidente che sono
stati trasformati in vittime di un grande gioco. Com’è evidente che la
muta di stupidi imbestialiti, che schiumano rabbia di fronte alle
domande che mi pongo, altro non è che la massa di manovra, già pronta
all’uso, che non pensa alla libertà ma alla violenza.
Sono
gli stessi imbestialiti che non possono tollerare che ci si chieda: a
chi giova tutto questo? Che non accettano di riconoscere il terribile
puzzo di bruciato che emana da questo assassinio multiplo. A cominciare
dagli (apparenti) errori di esecuzione, come quello del documento
abbandonato sull’auto. Come il fatto immediatamente acquisito, che gli
assassini erano ben noti da tempo ai servizi segreti francesi. E
l’elenco è troppo lungo per riproporlo qui per intero.
Sono
gli stessi imbestialiti che lo erano – e rimangono tali – perché ho
documentato il colpo di stato di Kiev, perché ho smascherato coloro che
hanno abbattuto il Boeing malaysiano il 17 luglio dell’anno scorso nel
cielo di Ucraina. Non vogliono conoscere la verità perché ne hanno già
pronta un’altra, quella che viene loro, volta a volta, instillata dai
media dei Padroni dell’Universo. Per loro, dunque, non c’è bisogno di
alcuna spiegazione, vittime come sono della “sindrome di Stoccolma”:
amano il Grande Fratello, che ha già da tempo incatenato i loro
cervelli.
Dunque dobbiamo temere non solo gli
attentatori, che abbiamo potuto vedere con quanta freddezza e abilità
sono andati all’assalto e sono fuggiti: professionisti, non kamikaze,
riflettiamo anche su questo. Penso che dobbiamo temere l’esercito di
imbestialiti manipolati che, in Europa, nostri vicini di casa, sono già
pronti a entrare in guerra, anche se non sanno nemmeno contro chi
vorranno combattere. Infatti non saranno loro a decidere chi è il
nemico.
E più li sento gridare – sia costoro, sia
quelli che a Parigi hanno fatto in modo che li si sentisse chiaro
inneggiare ad Allah – più penso che il massacro di Parigi è stato
pensato per trascinare l’Europa in guerra.
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