Il
problema dei profughi siriani maturava lentamente e costantemente
fornendo il pretesto ideale per un”intervento umanitario’ degli Stati
Uniti nel Paese. Ma la Russia arriva prima e il miglior piano
statunitense va storto.
La politica degli Stati Uniti in Medio Oriente è ossessivamente fissata sul ‘cambio di regime’ in Siria da almeno un decennio, dall’invasione dell’Iraq nel 2003. (L’agenda neocon prevedeva cambi di regime in Iraq, Iran e Siria, ma è fallita quando i campi di sterminio in Iraq hanno deciso la geopolitica). E’ ovvio che l’intelligence russa ha preceduto sul campo il piano diabolico degli Stati Uniti creando il fatto compiuto in Siria.
L’accordo faustiano di Washington e del presidente Barack
Obama con la Turchia, autorizzando gli attacchi aerei in Siria (anche
contro le forze governative), la fretta con cui Gran Bretagna e
Australia aderivano alla missione dei bombardamenti degli Stati Uniti
sulla Siria, le dichiarazioni della NATO, la sottovalutazione degli
Stati Uniti delle misure energiche dietro le quinte di Mosca, avviando
il processo di pace intrasiriano; i segnali rivelatori sul piano
politico-militare erano abbondanti.
Ma l’argomento decisivo sarebbe
stato l’arrivo segreto dei russi. Con una rivelazione pubblica, durante
un’intervista alla televisione di Stato, e probabilmente deliberata, il
Ministro degli Esteri russo ha accennato al programma occulto
statunitense in Siria dietro la cosiddetta lotta per ‘degradare e
sconfiggere’ lo Stato islamico. Lavrov ha detto,
“Spero di non offendere nessuno dicendo che certi nostri colleghi, membri della coalizione, dicono che a volte hanno informazioni su dove e quali posizioni abbiano alcuni gruppi dello SI, ma che il comandante della coalizione, degli Stati Uniti naturalmente, non sarebbe stato d’accordo nell’attaccarli. I nostri colleghi statunitensi, fin dall’inizio dell’istituzione della coalizione, non sono andati abbastanza a fondo, l’idea sarebbe che abbiamo obiettivi altri da quelli dichiarati. La coalizione è stata formata molto spontaneamente: pochi giorni dopo averla dichiarata pronta e alcuni Paesi avervi aderito, cominciarono alcuni attacchi. L’analisi degli attacchi aerei della coalizione provoca strane impressioni. I sospetti sono (che), oltre all’obiettivo dichiarato di combattere lo Stato Islamico c’è qualcos’altro negli obiettivi della coalizione. Non voglio trarre alcuna conclusione, non è chiaro quali impressioni, informazioni e idee il comandante supremo possa avere, ma arrivano segnali del genere”.
Lavrov è un diplomatico di grande esperienza e brillante. Certamente non
avrebbe fatto un’osservazione fuori dai denti come questa. A dire il
vero, la guerra per procura in Siria ha acquisito un terribile bellezza.
Lavrov ha gentilmente detto agli Stati Uniti di fare marcia indietro
nel respingere la decisione della Russia di colpire le vene giugulari
dello Stato islamico, altrimenti Obama s’infangherà. In termini
semplici, Lavrov ha detto a Washington che Mosca conosce il gioco
statunitense di promuovere lo SI come sua zampetta da infiltrare nel
ventre della Russia, l’Asia centrale e il Caucaso del Nord.
Naturalmente, l’intelligence russa è consapevole del fatto che centinaia
di combattenti dalla Russia hanno aderito allo SI. (In realtà, Abu Omar
Shishani, un ceceno, è un capo prominente dello SI).
Data tale triste
realtà, Mosca ha deciso di tracciare la linea rossa e concluso che lo SI
è una minaccia significativa per le regioni musulmane del nord del
Caucaso della Russia. La serietà con cui Mosca affronta tale minaccia
incombente alla sicurezza nazionale è evidenziata dalla decisione del
Presidente Vladimir Putin di visitare l’Assemblea generale dell’ONU a
New York, a fine mese, per un appello alla cooperazione internazionale
per sconfiggere lo SI. Parallelamente, l’intensificazione del
coinvolgimento militare in Siria e l’apertura di una via diplomatica al
podio delle Nazioni Unite hanno lo scopo di sconfiggere il tentativo
degli Stati Uniti di ripetere la strategia della guerra fredda di usare
l’islamismo contro la Russia, isolando Washington.
La diplomazia russa
recentemente è volta a sviluppare una vasta rete nel Medio Oriente. Lo
sforzo sembra dare i primi frutti. È interessante notare che Lavrov
aveva rivelato nell’intervista alla TV a Mosca, che gli alleati
regionali degli Stati Uniti in Medio Oriente hanno dubbi sulle reali
intenzioni di Washington verso lo SI. Anzi, è una splendida rivelazione.
Allo stesso modo, Lavrov ha tolto il velo per far capire agli
statunitensi che l’intelligence militare russa non solo ha tenuto sotto
controllo le operazioni degli aerei militari statunitensi in Iraq, ma ha
scientificamente analizzato i piani di volo statunitensi, e così via.
In sintesi, i russi sembrano avere l’intelligence che dimostra ciò che
gli iraniani dichiarano da tempo, cioè che aerei statunitensi
riforniscono regolarmente lo Stato islamico.
A dire il vero, l’assertiva
mossa militare russa sulla Siria ha sorpreso Washington. Se non
occupando la Siria, le opzioni di Washington per respingere i russi sono
limitate. Grecia e Iran hanno detto alla Russia che forniranno spazio
aereo agli aerei russi in volo per la Siria. (Washington aveva messo una
stretta su Atene per far negare lo spazio agli aerei russi). Ma la
peggiore sconfitta della strategia del contenimento degli Stati Uniti
contro la Russia in Siria è data dal drastico cambio dello stato d’animo
dei Paesi europei soggetti al problema dei rifugiati siriani. Il
sistema dei visti di Schengen, fiore all’occhiello dell’Unione europea e
simbolo dell’unità europea, all’improvviso ha fatto le valigie e i
controlli alle frontiere sono riapparsi dappertutto. (Qui e qui).
L’appello della cancelliera tedesca Angela Merkel a che Europa e Russia cooperino sulla Siria da un’idea di ciò che accadrà. Ovviamente, Mosca vede come lo stato d’animo in Europa è sempre più sfavorevole agli statunitensi respingendone la strategia del contenimento contro la Russia, non solo in Siria ma anche in Ucraina. (Vedasi qui) Il punto è che gli europei non possono accettare che siano chiamati dagli Stati Uniti a gestire i cascami della strategia segreta degli Stati Uniti alimentando la guerra civile per rovesciare il governo del Presidente Bashar al-Assad in Siria. Il presidente Obama intende preparare gli USA ad accettare un assaggino di 10000 rifugiati siriani l’anno prossimo, neanche una goccia nel mare visto che 4 milioni di persone, pari a un quinto della Siria, ha lasciato il Paese dall’inizio della guerra nel 2011. È il più grande disastro della politica estera della presidenza Obama.
Gli Stati Uniti sono presi tra l’incudine e il
martello. Difficilmente la Russia si fermerà nonostante il fastidio
mostrato dagli Stati Uniti, dato che i suoi interessi fondamentali per
la sicurezza nazionale sono interessati dalla lotta contro lo IS, dove
ha bisogno della partecipazione delle forze governative siriane. D’altra
parte, gli alleati regionali degli Stati Uniti e i neocon premono su
Obama per ‘fare qualcosa’, mentre gli alleati europei, al contrario,
chiariscono di voler porre fine al conflitto in Siria. L’unica
possibilità per gli Stati Uniti sarà abbandonare lo SI e seppellire il
piano per manipolare i gruppi islamisti quale strumenti della propria
politica regionale e della strategia del contenimento contro la Russia.
Ma non è così facile uccidere un proprio discendente.
MK Bhadrakumar, Indian Punchline, 14 settembre 2015
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/09/15/la-russia-smaschera-i-piani-segreti-degli-usa-in-siria/


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