Appare sempre più chiaro che ciò che ho
sempre detto negli ultimi scritti si avvera. Gli Stati produttori di
petrolio OPEC del Medio Oriente, compreso l’Iran, attraverso la
mediazione abile della Russia, gettano accuratamente le basi per un vero
nuovo ordine mondiale. Il primo passo per testarlo sarà quando
collettivamente elimineranno la minaccia alla Siria dello Stato
Islamico, e prepareranno le basi per serie elezioni non manipolate. In
gran parte della mia vita sono stato affascinato dall’enorme energia
nella nostra Terra e di come in realtà si muova quasi come un organismo
vivente.
Il più affascinante è il movimento tettonico e le connessioni
con terremoti e vulcani. Non la distruzione umana che a volte causano ma
l’energia pura. Il movimento tettonico coinvolge le enormi zolle in cui
la nostra terra è divisa in continuo micro-spostamento. Nei momenti
critici, la scienza della terra o la geofisica deve saper prevedere
molto in anticipo dove il moto delle placche tettoniche provoca
terremoti e determinare dove si verificheranno i terremoti. Più
precisamente nella geopolitica, assistiamo all’enorme movimento
tettonico, al momento non distruttivo. È una nuova forza che attrae i
Paesi mediorientali dell’OPEC, tra cui Arabia Saudita, Iran e altri
Paesi arabi, in ciò che sarà presto evidente come partnership strategica
con la Federazione russa.
Trascende le enormi divisioni religiose tra
sunniti, wahhabismo, sufi, sciismo e cristianesimo ortodosso. Il
movimento tettonico presto provocherà un terremoto politico che potrebbe
salvare il pianeta dall’estinzione delle guerre interminabili del
Pentagono e dei suoi manovratori di Wall Street, complesso militare
industriale e oligarchi cinici che sembrano avere tale unica strategia
oggi.
La Russia nell’OPEC?
In un’intervista al Financial Times di Londra, il più importante petroliere russo, Igor Sechin, CEO della Rosneft statale, confermava le voci che la monarchia dell’Arabia Saudita cerca un accordo formale sui mercati con la Russia, anche arrivando ad offrire l’adesione della Russia all’OPEC per stabilizzare i mercati mondiali del petrolio. Nell’intervista Sechin, considerato uno dei più stretti alleati del Presidente Vladimir Putin, ha confermato l’offerta saudita. Il Financial Times (FT) è un media influente di proprietà fino a luglio del Gruppo Pearson, legato alla famiglia Rothschild, che storicamente domina la Royal Dutch Shell. Il giornale di Londra ha scelto di sottolineare il rifiuto di Sechin dell’offerta saudita. Tuttavia, più istruttivo è leggere tra le righe di ciò che ha detto alla conferenza sulle risorse a Singapore organizzata dal FT,
In un’intervista al Financial Times di Londra, il più importante petroliere russo, Igor Sechin, CEO della Rosneft statale, confermava le voci che la monarchia dell’Arabia Saudita cerca un accordo formale sui mercati con la Russia, anche arrivando ad offrire l’adesione della Russia all’OPEC per stabilizzare i mercati mondiali del petrolio. Nell’intervista Sechin, considerato uno dei più stretti alleati del Presidente Vladimir Putin, ha confermato l’offerta saudita. Il Financial Times (FT) è un media influente di proprietà fino a luglio del Gruppo Pearson, legato alla famiglia Rothschild, che storicamente domina la Royal Dutch Shell. Il giornale di Londra ha scelto di sottolineare il rifiuto di Sechin dell’offerta saudita. Tuttavia, più istruttivo è leggere tra le righe di ciò che ha detto alla conferenza sulle risorse a Singapore organizzata dal FT,
“E’ necessario riconoscere che l”età dell’oro’ dell’OPEC nel mercato del petrolio è finita. Non riescono ad osservare i propri contingenti (per la produzione di petrolio nell’OPEC). In caso di osservanza delle quote, i mercati mondiali del petrolio sarebbero già stati riequilibrati“.
Sechin conosce bene lo
sfondo della guerra saudita dei prezzi del petrolio e il fatto che è
stato innescata dall’incontro tra John Kerry del dipartimento di Stato
USA e il defunto re saudita Abdullah, nel regno del deserto, nel
settembre 2014, quando Kerry avrebbe esortato i sauditi al crash dei
prezzi del petrolio. Per Kerry lo scopo era porre una pressione
insopportabile alla Russia, colpita dalle sanzioni finanziarie di USA ed
UE. Per i sauditi, è stata l’occasione d’oro per eliminare il più serio
disturbo al dominio dell’OPEC sui mercati mondiali del petrolio, la
produzione in forte espansione degli Stati Uniti di petrolio di scisto
non convenzionale che aveva reso gli Stati Uniti il più grande
produttore di petrolio al mondo nel 2014. Ironia della sorte, come
Sechin ha detto al FT, l’accordo USA-Arabia Saudita e le sanzioni
finanziarie degli Stati Uniti si sono ritorti sugli strateghi
statunitensi. Il rublo russo ha perso più del 50% del valore in dollari
nel gennaio 2015. I prezzi del petrolio sono scesi in modo simile da 103
dollari al barile nel settembre 2014 a meno di 50 oggi.
Ma i costi di
produzione del petrolio russo sono calcolati in rubli, non dollari.
Quindi, come dice Sechin, il costo in dollari della produzione
petrolifera della Rosneft è diminuito drasticamente oggi da 5 dollari al
barile prima delle sanzioni, a soli 3 al barile, livello simile a
quello dei produttori OPEC arabi come l’Arabia Saudita. Rosneft non va
male nonostante le sanzioni. Il petrolio di scisto non convenzionale
degli USA è invece di gran lunga più costoso. Le stime di settore a
seconda del giacimento e della società, fanno entrare i costi dello
scisto nella fascia dei 60-80 al barile solo per pareggiare. L’attuale
scossa nel settore dello scisto degli Stati Uniti e le prospettive di
aumento dei tassi d’interesse dettano la scomparsa del petrolio di
scisto dagli Stati Uniti per anni, se non decenni, mentre i finanziatori
di Wall Street e gli investitori in obbligazioni spazzatura delle
società dello scisto subiscono perdite enormi.
Sciogliere il nodo inesistente
Mi piacerebbe indulgere su un breve esercizio immaginando a cosa una forma di coordinamento tra Russia e OPEC sarebbe simile. Lo chiamo “sciogliere il nodo inesistente”, il nodo del controllo dei flussi mondiali del petrolio, che ipnotizza il mondo con guerre e stragi odiose da troppo tempo. In primo luogo il nuovo raggruppamento tra Russia e Stati petroliferi mediorientali avrebbe negoziato relazioni stabili di mercato con i principali mercati come Cina e Unione europea. Alexander Mercouris in un pezzo molto perspicace suggerisce che la dichiarazione di Sechin al FT va vista come posizione negoziale russa di apertura all’offerta saudita dell’OPEC.
Mi piacerebbe indulgere su un breve esercizio immaginando a cosa una forma di coordinamento tra Russia e OPEC sarebbe simile. Lo chiamo “sciogliere il nodo inesistente”, il nodo del controllo dei flussi mondiali del petrolio, che ipnotizza il mondo con guerre e stragi odiose da troppo tempo. In primo luogo il nuovo raggruppamento tra Russia e Stati petroliferi mediorientali avrebbe negoziato relazioni stabili di mercato con i principali mercati come Cina e Unione europea. Alexander Mercouris in un pezzo molto perspicace suggerisce che la dichiarazione di Sechin al FT va vista come posizione negoziale russa di apertura all’offerta saudita dell’OPEC.
Alla conferenza di Singapore, Sechin ha
indicato che Cina e Russia quest’anno hanno accettato vari accordi
petroliferi pari a 500 miliardi di dollari nei prossimi 20 anni, o 25
miliardi di dollari l’anno per Rosneft. L’Arabia Saudita era in
precedenza la più grande fonte di petrolio della Cina finché Rosneft è
entrata in modo sostanziale. Una decisione strategica per la Russia come
per la Cina e non un mero accordo di mercato. Ora, indipendentemente da
ciò che Sechin ha fatto o ha detto al FT, non vi è alcuna buona ragione
per la Russia per non sciogliere il nodo del petrolio mondiale degli
anglo-statunitensi entrando in negoziati seri con l’Arabia Saudita su
una cooperazione strategica conseguente. Le quote possono essere
concordate in modo che Russia, Arabia Saudita ed OPEC agiscano come le
compagnie petrolifere anglo-statunitensi nel 1928, quando posero fine
alle guerre tra il gruppo inglese Rothschild, dietro la Royal Dutch Shell, e la società dei Rockefeller Standard Oil
per il controllo del mercato mondiale del petrolio, guerre che
imperversarono in tutto il mondo dal Messico a Baku, dal Quwayt al
Texas.
Le guerre petrolifere anglo-statunitensi finirono con l’incontro
nel castello Achnacarry in Scozia di Sir Henry Deterding della Royal Dutch Shell,
nel 1927. Le compagnie petrolifere statunitensi e inglesi accettarono
formalmente un “cessate il fuoco”, portando alla creazione
dell’enormemente potente cartello petrolifero anglosassone, poi
denominato le ‘Sette Sorelle’. L’accordo di pace fu formalizzato nel
1927 ad Achnacarry. John Cadman, in rappresentanza dell’Anglo-Persian Oil Co. (British Petroleum) del governo inglese, e Walter Teagle, presidente della Standard Oil of New Jersey (Exxon)
dei Rockefeller, si riunirono con la copertura della caccia ai galli
cedroni per creare il più potente cartello economico della storia
moderna. Le Sette Sorelle furono efficacemente gemellate, agendo in
solido almeno fino al 1945. Il patto segreto fu formalizzato ‘così
com’era’ quale accordo del 1928 o di Achnacarry.
Le compagnie
petrolifere inglesi e statunitensi decisero di accettare divisioni e
quote di mercato esistenti, d’imporre in segreto i prezzi del cartello
al mondo, e por fine alla concorrenza distruttiva e alla guerra dei
prezzi con l’accordo della Linea Rossa. La Gran Bretagna costrinse una
Francia indebolita ad accettare nel 1927 la presenza degli statunitensi
in Medio Oriente e rivedere i segreti accordi Sykes-Picot riflettendo
ciò. La linea rossa passò dai Dardanelli fino a Palestina, Yemen e Golfo
Persico.
L’accordo anglo-statunitense della Linea Rossa portò alle guerre per il petrolio e alla guerra mondiale fin dal 1928
La storia degli ultimi 88 anni dall’accordo segreto del cartello petrolifero anglo-statunitense non è comprensibile se il fatidico accordo di Achnacarry sulla Linea Rossa e corollari politici che ne derivano non sono compresi. Ora, ciò che è molto probabile dall’emergere dell’attuale situazione straordinaria è un accordo tra Russia di Putin e produttori sauditi alla guida dell’OPEC, compreso l’Iran, elaborando un nuovo ordinamento dell’approvvigionamento energetico mondiale, indipendente dal passato secolo dominato dagli anglo-statunitensi. I vantaggi di tale nuovo ordine mondiale sono semplicemente troppo grandi perché le parti coinvolte l’ignorino.
La storia degli ultimi 88 anni dall’accordo segreto del cartello petrolifero anglo-statunitense non è comprensibile se il fatidico accordo di Achnacarry sulla Linea Rossa e corollari politici che ne derivano non sono compresi. Ora, ciò che è molto probabile dall’emergere dell’attuale situazione straordinaria è un accordo tra Russia di Putin e produttori sauditi alla guida dell’OPEC, compreso l’Iran, elaborando un nuovo ordinamento dell’approvvigionamento energetico mondiale, indipendente dal passato secolo dominato dagli anglo-statunitensi. I vantaggi di tale nuovo ordine mondiale sono semplicemente troppo grandi perché le parti coinvolte l’ignorino.
Che Igor Sechin sia pronto o meno a
pensare in questi termini, è evidente dalla diplomazia che il
Presidente Putin e il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov lo siano. Se
Sechin è incapace, il recente licenziamento di Vladimir Jakunin, CEO
delle OAO Ferrovie Russe dimostra che Putin è pronto a smuovere il
quadro globale, anche se non è di gradimento alla cerchia degli amici
più stretti, se lo ritiene un grande vantaggio per la Russia. Quale
potrebbe essere per la Russia? Enormi benefici, garantendo i più grandi
giacimenti di idrocarburi al mondo alle nazioni della massa terrestre
che il “padre” della geopolitica inglese, Sir Halford Mackinder,
indicava come “Isola-Mondo”, Russia, Cina, India, Asia del sud, e che
ora s’irradia in profondità nella cintura petrolifera dal Medio Oriente
all’Egitto in Nord Africa, fornendo alla Russia mercati sicuri fuori
della zona di guerra anglo-statunitense.
La Russia sarebbe su una nuova
posizione negoziale nei confronti delle sanzioni economiche dell’UE, e
trasformerebbe la mappa politica del cosiddetto Secolo Americano emerso
dalla guerra nel 1945 con la decisione di Truman di sganciare le bombe
atomiche sul Giappone. In tale accordo con la Russia, i Paesi produttori
di petrolio del Medio Oriente aderirebbero come elementi centrali al
boom economico emergente dal progetto infrastrutturale ferroviario e
portuale della Cintura economica della nuova Via della Seta della Cina.
Tale progetto, si ricordi, è già a buon punto e Russia ed Unione
economica eurasiatica hanno recentemente concordato con la Cina
d’integrare lo sviluppo ferroviario di entrambi. Lo sviluppo dei nuovi
grandi porti marittimi nel Myanmar, in Eurasia ed Oceano Indiano
collegherà direttamente i Paesi del Golfo al nuovo mercato economico
eurasiatico in forte espansione, e non solo.
L’inclusione dell’Iran,
essenziale elemento geopolitico, così come di Arabia Saudita, Stati
arabi del Golfo ed Egitto, e l’alleanza militare con il solo Stato in
grado di sfidare al mondo gli Stati Uniti, cioè la Russia, porrebbe fine
a più di un secolo di guerre coloniali anglo-statunitensi e distruzioni
regionali, l’ultima delle quali è la serie di distruttive rivoluzioni
colorate, istigate dalla CIA, soprannominata “primavera araba”.
La risoluzione alla guerra siriana istigata da USA-UK e allo scatenamento del cosiddetto SI, non si dimentichi che la guerra e il terrorismo dello SI è la fonte della crisi dei rifugiati che destabilizza l’Europa, con una soluzione pacifica, senza la pretesa di Washington di esiliare il Presidente Assad, o che i gruppi terroristici sponsorizzati dagli USA come al-Nusra e i Fratelli musulmani prendano il potere, sarebbe il primo segno della cooperazione tra Russia e gli influenti Stati petroliferi del Medio Oriente, e sarebbe un colpo devastante per i falchi di Washington.
Poiché il nuovo ordine mondiale
tra Stati dell’OPEC, Russia, Cina ed Eurasia diventa più probabile ogni
giorno, il segretario John Kerry, il capo della CIA John Brennan, nonché
il nuovo Presidente del Joint Chiefs of Staff, Generale dei Marine
Corps Joseph Francis “Fighting Joe” Dunford, schietto russofobo, insieme
ai vari gruppi di riflessione neo-con di Washington, al segretario alla
Difesa e neo-con del Partito Democratico Ash (come le ceneri della
guerra) Carter, Susan Rice, la guerrafondaia ambasciatrice alle Nazioni
Unite Samantha Power, al vicepresidente Joe Biden (forse il prossimo
presidente degli Stati Uniti), al complesso militare industriale degli
USA, alla finanzia di Wall Street e alle famiglie Rockefeller, Bush,
Clinton, McCain, Gates, Buffett, tutti questi poveri infelici cominciano
a sentirsi improvvisamente nudi e sulle ghiacciate acque artiche senza
neanche una pagaia o un punteruolo per poter navigare. Posso entrare in
empatia con il loro sentimento, ma non riesco a provare pena in alcun
modo. Il loro tempo è scaduto assieme al bene che non sono riusciti a
fare. E’ tempo per i veri cittadini statunitensi di riprendersi il
Paese. Dopo tutto, non siamo la maggioranza? Abbiamo solo dimenticato
quanto possiamo anche essere buoni. Dovremmo abbandonare la causa della
guerra.
F. William Engdahl New Eastern Outlook 16/09/2015
F. William Engdahl
è consulente di rischio strategico e docente, laureato in Scienze
Politiche all’Università di Princeton è autore di best-seller su
petrolio e geopolitica, in esclusiva per la rivista online New Eastern Outlook.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/09/17/opec-russia-e-nuovo-ordine-mondiale-emergente/
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