
BANDIRE L’ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA CHE STA DEVASTANDO LA SALUTE PLANETARIA E L’AMBIENTE
(commento tecnico-giuridico all’articolo apparso sul “Salvagente”)
“FORCHETTATE LETALI”…
EVITIAMO LA ROULETTE RUSSA DEI PESTICIDI CON L’AIUTO DELLA COSTITUZIONE
di Giuseppe Altieri
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La
rivista il “Salvagente” rivela residui dell’erbicida Glifosate, al
centro di un dibattito scientifico sulla sua tossicità, in una
cinquantina di alimenti a base di cereali, definiti “fortunatamente”
nei limiti di legge. Secondo i produttori non ci sarebbe “nessun rischio
neppure mangiando 200 kg di cibo al giorno”…
In
realtà tali affermazioni sono molto pericolose per la salute pubblica e
l’ambiente, diritti tutelati dalla Costituzione Italiana e dal
Principio di Precauzione Europeo, per cui andrebbero perseguite.
Libertà di parola… ma non di falsificazione.
Grano
Manitoba, il cosiddetto grano “di forza” (per la pizza e il pane) come
le altre farine di importazione da agricolture che consentono la “pratica incivile e criminale” di disseccare le coltivazioni con agenti chimici che uccidono tutto “prima della raccolta“.
Ma non solo grano… cereali, legumi, patate, ecc. tutti sottoposti all’agente arancio “secca-tutto”
che in tal modo avvelena la base della dieta umana e crea scorretta
concorrenza contro le zone agricole a maggior vocazione per le colture
cerealicole e i legumi, ovvero il Mediterraneo laddove le coltivazioni
maturano e si asciugano al Sole.
Grano
per la pasta e il pane, orzo per la Birra o granella per il bestiame…
tutto al glifosate, dannosissimo per la salute e distruttore
dell’ambiente e dell’humus dei terreni.
CON
RESIDUI IN CONTINUO AUMENTO NEGLI ALIMENTI E NELLE ACQUE (DATI ISPRA) e
bio-accumulo nelle catene alimentari, carni e latticini, con “l’Uomo al vertice del rischio”.
Tutto innaturalmente “avvelenato a norma di legge”,
visto che tali residui chimici sono consentiti negli alimenti, in
quanto i Pesticidi non sono biodegradabili ed una volta usati persistono
per lunghissimi periodi.
ASSISTIAMO DA
DECENNI al CONTINUO AUMENTO DELL’USO DI PESTICIDI e AL PARALLELO
DRAMMATICO AUMENTO DI MALATTIE DEGENERATIVE (CELIACHIE, TUMORI, LINFOMI,
STERILITA’, SENSIBILITA’ CHIMICA MULTIPLA, ECC.).
Come
si può tranquillizzare gli Italiani dicendo che i residui di Glifosate
trovati negli alimenti sono inferiori ai limiti di legge ?
GLI EFFETTI DI TALI SOSTANZE non dipendono dalla loro quantità bensì dalla diversa sensibilità delle persone, per cui i più deboli risultano le prime vittime, insieme agli agricoltori che ne fanno uso ed abuso.
In particolare i bambini rappresentano la categoria a massimo rischio,
dal momento che i cosiddetti limiti, che definirei di vera e propria
“in-tolleranza”, sono stabiliti su un corpo di 60 kg di peso, ovvero un
adulto, violando in tal modo sia il principio di precauzione che gli
Art. 32 e 3 della Costituzione, sul diritto alla salute e
sull’uguaglianza e pari dignità dei cittadini di fronte alla legge.
l
glifosate altera l’equilibrio dei microrganismi intestinali,
uccidendone diversi, ed è un probabile cancerogeno secondo lo IARC (Ist.
di ricerca sul cancro di Lione, dell’OMS).
Tale probabilità
non dipende dalla sostanza bensì dalle vittime della contaminazione,
più o meno sensibili alla sostanza stessa, cancerogena.
L’Italia,
dove si usa oltre il 35% di tutti i pesticidi europei con un livello
circa dieci volte maggiore (per ettaro e per abitante) rispetto ai
partners UE, ha raggiunto il record mondiale dei tumori dell’Infanzia
(dati OMS), perdendo almeno 8 anni di aspettativa di vita sana
nell’ultimo decennio (Eurostat).
Ricerche
svedesi di molti anni fa correlano il Glifosate all’incremento del
Linfoma Non Hodgkin e per questo motivo la Svezia ha denunciato la
commissione europea per non aver applicato il principio di precauzione,
vietando immediatamente tale sostanza da ogni uso.
PRINCIPIO DI PRECAUZIONE O DI DISTRUZIONE ACCERTATA?
Si rammenta che il principio di Precauzione, base del diritto europeo e nazionale, prevede l’inversione dell’onere della prova,
ovvero che prima di immettere sostanze nell’ambiente e in particolare
nell’agricoltura, dev’essere dimostrata la loro innocuità.
Mentre
invece, per il Glifosate come per tutti i Pesticidi chimici si continua
a violare il diritto alla salute consentendo 50 anni di impieghi
agroalimentari, per poi scoprire la tossicità e imporre i divieti…
quando i danni sono accertati e ormai irreversibili.
Chi paga questi danni?
In
una situazione di Stato di Diritto, come quella europea, le ditte
produttrici di pesticidi chimici che forniscono i dossier sulla
“sicurezza” delle sostanze e le commissioni che li approvano…
ovviamente.
L’attuale normativa inoltre, non tiene conto della “sinergia negativa” tra le diverse sostanze residue, perchè i limiti di tolleranza sono stabiliti per ogni singolo principio attivo chimico e non è previsto un limite massimo ammissibile della sommatoria di diversi residui che possano essere presenti negli alimenti, che “moltiplicano” la loro tossicità, decine o centinaia di volte, anche a livelli minimi. I dati delle analisi chimiche sui diversi prodotti alimentari segnalano molto spesso la presenza contemporanea di molti residui chimici in ogni singolo alimento, spesso con decine di residui assunti durante il pranzo, soprattutto in una dieta varia come quella mediterranea, composta di più alimenti.
Si
ricordi che per abrogare le soglie di tolleranza dei pesticidi negli
alimenti in Italia si è tenuto un referendum popolare nazionale nel
1992, con circa 20 milioni di voti espressi, di cui oltre il 95%
favorevoli ! Referendum che ha preceduto l’avvio dei programmi
agroambientali europei con il Regolamento CE 2078/92, nello stesso anno,
dopo che la Comunità Europea aveva definito il primo regolamento
sull’agricoltura biologica (Reg. 2092/91), ai fini della certificazione
della stessa. Anche se sarebbe stato ancor più opportuno un Regolamento
sulla certificazione della presenza di residui chimici negli alimenti,
al fine di consentire al consumatore di difendere la propria
salute, oggi “avvelenata a norma di legge” e senza avvisi in etichetta.
Si pensi al paradosso giuridico secondo
cui una mela biologica con un residuo appena sopra i limiti di legge di
un prodotto come il rame, facilmente lavabile essendo solubile e di
copertura della vegetazione, risulterà illegale e non commerciabile,
mentre un’altra mela (o una bottiglia di vino come qualsiasi prodotto
alimentare), con presenza di 15-20 residui chimici differenti, ciascuno
entro i limiti di legge, ma la cui sommatoria supera di gran lunga il
residuo della mela “fuorilegge per eccesso di rame”, risulterà
perfettamente legale e potrà essere presente sugli scaffali dei
supermarket. Oltretutto con residui chimici sistemici e/o citotropici,
ovvero che penetrano all’interno dei frutti e che pertanto non potranno
essere lavati ne, tantomeno, asportati togliendo la buccia.
La differenza tra la mela di Eva e quella di Biancaneve…
Il
Glifosate non ha tempo di carenza in quanto è un disseccante totale che
uccide tutto, per cui viene venduto per distruggere l’erba prima di
seminare i terreni o per disseccarla sotto le coltivazioni arboree. Ma qualche pazzo lo ha autorizzato per disseccare i raccolti, ed anche in Italia… verifichiamo chi è stato e fermiamoli !! C’è
una commissione interministeriale presieduta dal Ministero della
“Sanità” (o della Malattia se preferite) che decide per tutti… SULLA
PELLE DI TUTTI.
Tale
uso e’ illegittimo perchè non si può prevedere l’uso di prodotti
chimici pre-raccolta, pena l’incremento dei residui chimici nei prodotti
agricoli. E in mancanza di un tempo di carenza, visto che il prodotto lo si da proprio “sul raccolto”.
BANDIRE
IL GLIFOSATE, ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA CHE STA DEVASTANDO LA SALUTE
PLANETARIA E L’AMBIENTE, MODIFICANDO IL CLIMA E DISTRUGGENDO L’HUMUS
DEI TERRENI E LA FOTOSINTESI.
Non
basta che un’applicazione chimica o tecnologica sia giudicata
economicamente utile a qualcuno per poterla applicare. La costituzione
Italiana regola l’attività economica al fine di garantirne l’aspetto
sociale (Art. 41 e 42 Costituzione) e lo sfruttamento razionale dei
suoli (Art. 44), incompatibile con l’impiego dei disseccanti totali che
lo sterilizzano.
E
un tale “modus operandi”, seppur divenuto normale e sempre più
abusato, non per questo è considerabile legittimo. Anzi
s’impone un rafforzamento dell’azione di controllo e repressione.
E’
utile precisare che le soglie di tolleranza sono stabilite su criteri
di tossicità acuta e mal si adattano ai criteri, molto più complessi,
riguardanti la tossicità cronica di medio e lungo periodo. E ancor meno
per gli organismi in via di sviluppo, come i nascituri e i bambini e per
quelli ancor più sensibili di chi è già soggetto a patologie croniche,
come nel caso degli anziani.
In sostanza, non può esistere una “normale tollerabilità” nei confronti delle sostanze “normalmente tossiche” e pericolose per la salute (come è scritto a chiare lettere nell’etichetta dei Pesticidi chimici), ma solo la necessaria e “massima tutela possibile”, azzerando i residui chimici negli alimenti.
E’
necessario e improcrastinabile, per le drammatiche conseguenze e costi
sociali di tali comportamenti irrazionali, reiterati da decenni in
violazione della Costituzione, mettere un freno immediato
all’irrorazione di sostanze chimiche sintetiche in agricoltura imponendo
“sic et simpliciter”, oggi e non domani, l’applicazione delle tecniche
di coltivazione biologica, non essendo logico ne ammissibile alcuna
attività economica, ne tanto meno un guadagno, che arrechi danno ad
altri.
…LA FORCHETTATA LETALE
EVITIAMO LA ROULETTE RUSSA DEI PESTICIDI
EVITIAMO LA ROULETTE RUSSA DEI PESTICIDI
Le analisi
di tipo quantitativo, usate per determinare l’eventuale superamento dei
limiti di legge dei residui chimici negli alimenti e
nell’acqua, rappresentano solo dei dati medi, statisticamente
condizionati dal campionamento delle diverse derrate
alimentari provenienti da diverse zone di coltivazione, più o meno
irrorate con sostanze chimiche.
E l’irrorazione con mezzi manuali o
meccanici, non è mai uniforme su tutta la coltivazione, dipendendo da
numerosi fattori, mai controllabili con precisione, come il diverso
sviluppo vegetativo delle singole piante, la ventosità, seppur di minima
entità, l’avanzamento non omogeneo delle macchine per ostacoli,
manovre, difformità del terreno e delle tipologie di macchine che
spruzzano pesticidi, ecc.
Pertanto, vi
sarà sempre una presenza di residui di entità variabile e casuale,
nelle diverse frazioni dei raccolti e, pertanto negli ambienti e
nelle derrate alimentari contaminati, rispetto al dato medio rilevato,
il che comporta rischi maggiori per la salute, derivanti
dalle frazioni più contaminate.
E chi mangerà le frazioni più contaminate dei raccolti, per il casuale effetto “d’un vento assassino”, subirà quindi un maggior danno per la propria salute, con ulteriore violazione del principio di uguaglianza e pari dignità (Art. 3 Cost.),
Costituzione
che non può di certo riferirsi a condizioni determinate dalla sorte, in
un Gioco d’azzardo che lascia vittime i cittadini più sfortunati, oltre
che più deboli.
VIETIAMO
LA CHIMICA IN AGRICOLTURA, OGGI PER LO PIU’ INUTILE VISTI I PROGRESSI
DELLE TECNICHE BIOLOGICHE, E UTILIZZIAMO CORRETTAMENTE I FONDI EUROPEI
DESTINATI A COMPENSARE I MANCATI RACCOLTI E MAGGIORI COSTI DELLA
PRODUZIONE BIOLOGICA.
ABBIAMO 12 MILIARDI ALL’ANNO DI FONDI EUROPEI PER L’AGRICOLTURA DAL 2016 AL 2020
NE BASTANO 7 PER RICONVERTIRE TUTTA L’ITALIA ALLA COLTIVAZIONE BIOLOGICA, GARANTENDO AGLI AGRICOLTORI IL 30% DI REDDITO IN PIU’, COSI’ COME PREVISTO DALLE NORME EUROPEE, a fronte dei mancati raccolti e maggiori costi dell’agricoltura biologica.
MENTRE SPENDIAMO OLTRE CENTO MILIARDI ALL’ANNO PER MALATTIE DEGENERATIVE PROVOCATE DA OLTRE 300 PESTICIDI PRESENTI NEGLI ALIMENTI E NELLE ACQUE CHE BEVIAMO (1 miliardo di € è il fatturato di pesticidi in Italia)…
E IL PIU’ PRESENTE E’ PROPRIO IL GLIFOSATE…
P.S. Glifosate “di fatto” già vietato
Il principio di Precauzione europeo e il Diritto Costituzionale Nazionale impongono che nel dubbio, laddove
il parere dello IARC (OMS, sicuramente più autorevole in quanto
organismo sanitario internazionale di ricerca sul cancro) attestano la
“probabile” cancerogenicità del prodotto, la cui probabilità di pende
dalle vittime più o meno sensibili e non dal prodotto chimico stesso,
cancerogeno, seppur di fronte al parere EFSA, in apparenza contrastante, è
necessario in ogni caso considerare bandita dalla produzione, commercio
ed uso la sostanza chimica in questione, pericolosa per la salute.
Il
Glifosate contrasta inoltre con gli obblighi di produzione integrata su
tutto il territorio nazionale dal 1 gennaio 2014, ai sensi del D. lgs.
150/2012, essendo un mezzo chimico di distruzione totale che
sostituisce, pertanto, un mezzo meccanico di taglio o di interramento
delle erbe infestanti in agricoltura. Mezzo meccanico sostitutivo ed
analogamente efficace e, pertanto, obbligatorio e prioritario nella
difesa integrata delle coltivazioni agricole.
Di
fatto, quindi, il Glifosate è vietato dalle leggi nazionali ed europee e
non può essere usato ne in ambito agricolo che in quello
extra-agricolo.
GIUSEPPE ALTIERI, AGROECOLOGO
Glifosato, primo test in Italia: tracce in pasta e biscotti
Il Salvagente rivela residui dell’erbicida – al centro di un dibattito
scientifico sulla sua tossicità – in una cinquantina di alimenti a base
di cereali. Ma fortunatamente nei limiti di legge. I produttori: “Nessun
rischio neppure mangiando 200 kg di cibo al giorno”
di MONICA RUBINO
ROMA –
Dalla pasta ai biscotti, dai corn flakes alle farine fino all’acqua che
arriva nelle nostre case: il glifosato, l’erbicida sviluppato dalla
Monsanto (che lo distribuisce con il nome commerciale di Roundup) sembra
essere dappertutto. A poco più di una settimana dal discusso voto
del Parlamento Europeo che, il 13 aprile scorso, ha chiesto alla
Commissione di rinnovare l’autorizzazione all’uso del diserbante per
altri 7 anni in agricolura (contro i 15 inizialmente previsti), il Test
Salvagente ha illustrato i risultati delle prime analisi
italiane effettuate, da laboratori accreditati, su una cinquantina di
alimenti che mangiamo (e beviamo) tutti i giorni e che saranno
pubblicate sul numero in edicola dal 23 aprile. Svelando quanto sia
difficile per i consumatori italiani trovare prodotti senza tracce di
questa sostanza.
Una
querelle scientifica (e politica). Sconosciuto fino a un anno fa, oggi
il glifosato è al centro di una delicata querelle scientifica e
politica. Da un lato c’è la posizione dello Iarc (agenzia dell’Oms di
ricerca sul cancro), che a marzo del 2015 lo ha classificato come
“probabile cancerogeno per l’uomo” in uno studio uscito su The Lancet
Oncology.
Dall’altro quella dell’Efsa, l’Autorità europea per la
sicurezza alimentare, che invece a novembre dello stesso anno lo ha
assolto e ha fissato la dose massima di assunzione giornaliera in 0,5
mg per kg di peso corporeo. In mezzo c’è la Commissione europea che, tra
qualche settimana, dovrà decidere se tenere conto o meno delle
richieste dell’Europarlamento in merito
alla proroga dell’autorizzazione. E intanto in molti Paesi si allarga la
schiera di chi è contrario all’uso del pesticida. Stiamo parlando
dell’erbicida più diffuso al mondo, sintetizzato per la prima volta nel
1950. Da allora viene irrorato con numeri impressionanti: con 8,6
miliardi di chilogrammi spruzzati nel 2014, il volume di
glifosato utilizzato è sufficiente a trattare tra il 22 e il 30% dei
campi coltivati nel mondo.
Mai nessuna sostanza è stata aspersa su
una superficie mondiale tanto vasta.
Le
analisi del Salvagente. Ma quanto glifosato, dai campi, finisce sulle
nostre tavole?
Dopo i residui ritrovati nelle birre tedesche e poi in
quelle svizzere, il Test Salvagente ha condotto le prime analisi
italiane per scoprire il livello di contaminazione in corn flakes,
farine, biscotti, fette biscottate e pasta. Il risultato? “Una roulette
russa – spiega il direttore Riccardo Quintili – in cui né le aziende né i
consumatori possono stare tranquilli.
Per una stessa marca, infatti,
sono stati trovati lotti in cui è stato rintracciato l’erbicida accanto a
lotti che non lo contenevano. I residui, fortunatamente sempre
inferiori ai limiti di legge, testimoniano però una contaminazione
diffusa, quasi ubiquitaria”.
REPDATA – LE TABELLE CON TUTTI I PRODOTTI ESAMINATI
Discorso
diverso sull’acqua che beviamo tutti i giorni. Il mensile
dei consumatori ha analizzato 26 campioni provenienti da diverse
città italiane e in due casi l’Ampa, un derivato del glifosato che
con l’erbicida condivide la presunta tossicità e gli effetti a lungo
termine sulla salute umana, è risultato superiore ai limiti di legge
nei campioni raccolti a Brusnengo, in provincia di Biella, e a
Campo Galliano, comune nel modenese. “Nessuna Regione italiana –
denuncia il Test Salvagente – analizza la presenza di glifosato e del
suo metabolita Ampa nelle acque potabili, nonostante le raccomandazioni
comunitarie”. Unica eccezione è la Lombardia, che però effettua il
monitoraggio non sulle acque di rubinetto ma su quelle di superficie e
profonde.
“L’Europa non sacrifichi agli interessi di pochi – conclude Quintili – uno dei suoi principi fondamentali, quello di precauzione, che stabilisce che di fronte a un possibile pericolo per la salute si debba vietare un prodotto o una sostanza. È il caso, chiaro, del glifosato, un pesticida che rischia di avvelenare i simboli del made in Italy”. Un timore che sembra interessare anche l’industria e il nostro ministro per le Politiche Agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, contrario alla riconferma nell’Ue e impegnato con il suo dicastero nell’elaborazione del “piano nazionale glifosato zero” sulle produzioni italiane, a prescindere dagli esiti del confronto europeo.
La replica dell’industria. Da parte loro i produttori di pasta e prodotti da forno invitano a non drammatizzare: “Evitiamo allarmi ingiustificati che rischiano di disorientare tutti, non solo i consumatori, ma anche chi produce alimenti – rassicura Mario Piccialuti, direttore di Aidepi, l’associazione di Confindustria delle industrie del dolce e della pasta italiane della quale fanno parte colossi come Barilla – Le quantità rilevate sono così minime che non sarebbe possibile superare i limiti di sicurezza stabiliti dalle autorità sanitarie neppure mangiando 200 kg di cibo al giorno”.
E,
all’obiezione che l’Italia per produrre la pasta importa grandi
quantità di grano dagli Usa, dove si fa uso di glifosato con il
trattamento preraccolta, Piccialuti risponde: “Possiamo garantire i
consumatori che la pasta italiana è assolutamente sicura. Il nostro modo
di operare lungo le filiere e le analisi di verifica, che i nostri
pastai conducono regolarmente, confermano l’assenza di glifosato nella
nostra pasta o, nel caso di eventuali presenze, valori estremamente
bassi, enormemente al di sotto dei limiti fissati dalla legge.
Il
grano importato dall’estero (che rappresenta in media circa il 30-40% di
quello utilizzato dai pastai italiani, visto che l’altro 60-70% è di
provenienza nazionale) viene controllato ancora di più di
quello nazionale: una prima volta dal produttore nel paese
di produzione, poi quando arriva in Italia dalle autorità sanitarie e
dalle dogane.
Passa poi il vaglio dei produttori di semola e infine
dei pastai, che verificano eventuali residui, sia sulla semola che
sulla pasta”.
Glifosato, tutti i prodotti sotto esame
Le
analisi del Test-Salvagente, effettuate su una cinquantina di alimenti
che mangiamo tutti i giorni, dimostrano la presenza di tracce
del pesticida al centro di un dibattito scientifico e politico sulla sua
tossicità. Ma i residui sono entro i limiti di legge.
Dalla materia
prima al prodotto finito la contaminazione è facile. Tracce di erbicida
sono state trovate in alimenti, in oggetti di uso comune e perfino
nelle urine umane.
Il Test-Salvagente lo ha cercato nei prodotti a base
di cereali (pasta, farina, biscotti, fette biscottate e corn flakes).
Il volume totale di glifosato spruzzato nel 2014 è sufficiente per trattare tra il 22 e il 30% dei campi coltivati al mondo. Nessun pesticida è mai stato irrorato in maniera così vasta.
Il glifosato in numeri
Prodotti destinati all’alimentazione
Il glifosato è l’erbicida più utilizzato
al mondo. Dal 1992 al 2012 il suo uso è aumentato di 140 volte solo
negli Stati Uniti. Oggi, inoltre, è il fitofarmaco più collegato alle
coltivazioni Ogm. A marzo del 2015,
l’Agenzia per la ricerca sul cancro (Iarc) ha classificato il glifosato
come un “probabile cancerogeno per l’uomo” e come tale lo ha inserito
nel gruppo delle 66 sostanze a rischio
Prodotti a base di farina
Marca Corn flakes Tracce di glifosato
Cameo Vitalis - muesli croccante - Assente
Kellogg’s - All bran plus bastoncini - 0,140 mg/Kg
Kellogg’s - Frosties fiocchi di mais glassati - Assente
Kellogg’s - Nice morning - Assente
Mulino bianco Gran cereale – Corn flakes classico - Assente
Naturasì - Corn flakes - Assente
Nestlé - Multi Cheerios cereali integrali - Assente
Nestlé - Nesquik - Assente
Nestlé - Nesquik Duo - Assente
Cameo Vitalis - muesli croccante - Assente
Kellogg’s - All bran plus bastoncini - 0,140 mg/Kg
Kellogg’s - Frosties fiocchi di mais glassati - Assente
Kellogg’s - Nice morning - Assente
Mulino bianco Gran cereale – Corn flakes classico - Assente
Naturasì - Corn flakes - Assente
Nestlé - Multi Cheerios cereali integrali - Assente
Nestlé - Nesquik - Assente
Nestlé - Nesquik Duo - Assente
Marca Biscotti - Tracce di glifosato
Misura - Biscotti alla soia - Assente
Mulino bianco - Galletti - Assente
Pavesini - Gli originali 8 confezioni snack - Assente
Galbusera - Buoni così biscotto ai cereali - Assente
Marca Fette biscottate - Tracce di glifosato
Baule Volante Biscotto della salute d farro - Assente
Buitoni - Granfetta vitiminizzata - Assente
Buitoni - Granfetta del benessere 3 cereali - Assente
Gentilini - Fette integrali - 0,130 mg/Kg
Misura - Fette fibrextra - Assente
Mulino bianco - Dolci fette - Assente
Mulino bianco - Fette biscottate le integrali - Assente
San Carlo - Fette biscottate - Assente
Nel 2015
abbiamo prodotto 4.398.326 tonnellate di grano duro e ne abbiamo
importate 2.357.241, di cui 1.656.375 solo da Usa e Canada; abbiamo poi
prodotto 2.996.168 tonnellate di grano tenero e ne abbiamo importate
4.324.377, di cui 281.730 dal Canada e 174.353 dagli Usa
Tracce del pesticida nella pasta
Marca Farina e pasta Tracce di glifosato
Lo Conte Farine magiche Manitoba - 0,023 mg/Kg
Molino Spadoni Farina d’America Manitoba - 0,098 mg/Kg
Colavita Spaghetti - 0,019 mg/Kg
Del Verde Spaghetti - 0,083 mg/Kg
Divella Penne ziti rigate - 0,033 mg/Kg
Divella Spaghetti - 0,038 mg/Kg
Garofalo Mafalda corta - 0,043 mg/Kg
Italiamo Lidl Spaghetti - 0,070 mg/Kg
La Molisana Farfalle rigate - 0,160 mg/Kg
Lo Conte Farine magiche Manitoba - 0,023 mg/Kg
Molino Spadoni Farina d’America Manitoba - 0,098 mg/Kg
Colavita Spaghetti - 0,019 mg/Kg
Del Verde Spaghetti - 0,083 mg/Kg
Divella Penne ziti rigate - 0,033 mg/Kg
Divella Spaghetti - 0,038 mg/Kg
Garofalo Mafalda corta - 0,043 mg/Kg
Italiamo Lidl Spaghetti - 0,070 mg/Kg
La Molisana Farfalle rigate - 0,160 mg/Kg
Fonte: Test- Salvagente
Elaborazione dati a cura di Paola Cipriani FONTE


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