lunedì 4 luglio 2016

Olio Extravergine: Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Lidl multati per truffa

A quanto pare qualche multa inizia a fioccare, anche se... 
Multate per avere commercializzato come extravergine di oliva un olio diverso, con caratteristiche organolettiche inferiori a quelle fissate con legge per la classe merceologica falsamente vantata (riscaldo, rancido, muffa e umidità).

Declassamento da extravergine a vergine.
Lidl Italia s.r.l. (con una sanzione di 550.000 euro per il marchio Primadonna),
Coricelli (con una sanzione di 100.000  euro per il marchio omonimo Pietro Coricelli extravergine di oliva)
Carapelli-Firenze (con una sanzione di 300.000 euro per i marchi Sasso Classico, Carapelli Il Frantoio e Bertolli Gentile),
Si tratta, per molte aziende, di comportamento recidivo, visto che già nel 2015 erano state declassate 9 bottiglie su 20 dalla rivista Test. Nella lista dei bocciati Bertolli, Cirio, Carapelli, De Cecco, Sasso, Santa Sabina, Carrefour, Lidl.

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha concluso per l’ingannevolezza dei messaggi pubblicitari resi attraverso l’impiego di etichette, la diffusione di volantini cartacei e di messaggi via internet che esaltano le caratteristiche di semplici oli di oliva vergini, lasciando credere erroneamente al consumatore che si tratti di  oli di qualità superiore.

Oltre al grave inganno che il consumatore subisce acquistando ad un prezzo superiore un prodotto di qualità inferiore, in raltà dietro si nasconde ben altro, inganno e frode che certo non può a parer nostro essere "ripagata" con una semplice multa.

Anche perché si pretende onestà quando tutto l'apparato legislativo e commerciale permettono comportamenti truffa.
1) Lo Stato è pienamente consapevole che in generale la quantità di olio italiano all'interno di una bottiglia ‘Made in Italy’ non supera mai il 5-10%, l’Italia infatti è uno dei maggiori importatori di olive e sansa per la produzione di olio!!!
2) La maggior parte delle olive o per meglio dire ciò che andrà a costituire il nostro olio EVO extra vergine d’oliva viene da Spagna, Tunisia e Turchia.
3) Secondo l’articolo 24 del codice doganale europeo (Reg. EEC 2913/1992), un prodotto che è stato realizzato in due o più paesi è considerato comunque originario del paese in cui l’ultima trasformazione o lavoro sostanziale ha avuto luogo.
Bene questo riguarda anche l'olio d'oliva,nello specifico si chiama perfezionamento attivo.

Quindi riassumendo se il prodotto ha materie d'importazione da paesi fuori dall'UE e poi perfezionato come ultima trasformazione in Italia.. ricordate? si può dire che è Italiano, ed indicarlo...

Perciò l'importazione di olive da paesi extra UE è ammessa..trasformate in prodotto finito in Italia ne esce.. olio extra vergine d'oliva italiano!!Nella fase d'esportazione infatti il Codice Doganale individua l'origine dei prodotti in base al luogo in cui è avvenuta l'ultima esportazione.
4) Dopo il via libera dell'UE all'importazione agevolata di 70 mila tonnellate di olio d’oliva provenienti dalla Tunisia per i prossimi due anni, misura che metterà in ginocchio le imprese italiane, Bruxelles  decide di togliere la data di scadenza (con giacenza di quello italiano..)
5) Olio deodorato venduto come extravergine di oliva MADE IN ITALY
L’olio che viene fuori dalla spremitura lo si distingue in:
Extra vergine, se privo di difetti e con un’acidità inferiore allo 0.8%;
Vergine, se viene riscontrata una percezione leggera di difetto e la sua acidità non supera i 2 gradi;
Lampante, se presenta difetti più marcati e la sua acidità è superiore al 2%. In questo ultimo caso l’olio viene deacidificato, deodorato e decolorato, ciò permetterà di ottenere l’olio raffinato, cioè un olio inodore, incolore e insapore, che unito ad una piccola percentuale di extra vergine darà origine all’olio di oliva.
 
In Italia in pratica viene importato olio pressato già scadente perchè ad alto livello di acidità, con achil esteri fuori norma od olio lampante… a questo punto per metterlo sul mercato come olio extra vergine d’oliva bisogna riportarlo ad odore, acidificazione e colore giusto, quindi viene tagliato con olio buono, viene deodorato con getti di vapore superiori ai 200°C (in questo modo i polifenoli vengono stroncati)

L’obiettivo del processo di deodorazione è quello di eliminare il forte odore, il gusto acre e l’eccessiva acidità derivanti da una cattiva conservazione delle olive raccolte, che vengono lasciate per lungo tempo sotto al sole in cumuli oppure stipate nei cassoni degli autocarri favorendo la formazione di alcol metilici ed etilici degli acidi grassi attraverso un processo di fermentazione;

Spesso inoltre questa nuova sostanza che chiameremo olio… viene “colorata” con la clorofilla e betacarotene per fargli acquisire il colore giusto alla vendita!!

Questi oli “truffa” vengono imbottigliati e la bottiglia viene tappezzata da riferimenti all'italianità del prodotto, in modo da rendere graficamente meno evidente l’etichetta sulla quale deve essere obbligatoriamente riportata la dicitura di “miscela” per gli oli così ottenuti. Infatti una nostra difesa per l’acquisto è quella di leggere le seppur generiche etichette.. ma di leggerle.
– “miscela di oli d’oliva comunitari” per il prodotto proveniente da paesi dell’unione europea.
– “miscele di oli d’oliva non comunitari” quando la materia arriva da paesi come la Tunisia o il Marocco.
– “miscela di oli d’oliva comunitari e non comunitari” per quelli misti ricavati da olive raccolte in Tunisia , Marocco e Spagna, Grecia e anche in Italia.
Anche se il fatto che indichi “Comunitaria” non è affatto di tutela per il consumatore, visto che non indica solo Italia. L’80% dell’olio d’oliva utilizzato in Italia (uno dei maggiori paesi consumatori) è composto da olio di importazione derivante da Spagna, Tunisia, Grecia e che, quindi, solo il 20% del prodotto venduto dalle nostre ditte nazionali è effettivamente di origine italiana.
Negli ultimi dieci anni sono già state scoperte inoltre operazioni simili, la più grave delle quali trasformava in “extravergine d’oliva”, sempre con l’aggiunta di clorofilla, il non commestibile olio lampante (olio di scarti di lavorazione, o di noccioli, non destinato a consumo umano, bensì a essere bruciato come combustibile)


Conclusioni

A fronte di tutto questo riteniamo ancora giuste quelle "ridicole" sanzioni? messe in atto solo per "rassicurare" che la vigilanza del consumatore è presente.. e che le istituzioni "funzionano"...?

Ma chi stanno prendendo in giro??



Fonte di spunto: http://www.ilpuntocoldiretti.it/attualita/Pagine/Authorityilpaneltestsmascherafintiextraverginiindustriemultate.aspx

http://www.lifeme.it/2016/07/olio-extravergine-truffa-made-in-italy-.html 

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