Il risultato dell'incontro, dove i sette Paesi hanno rovesciato le proprie riserve sul tavolo, e' stata una revisione al ribasso della proposta dell'esecutivo comunitario, con l' introduzione di un'aliquota di cofinanziamento nazionale del 10%.
E sebbene la decisione non chiuda la partita, poiche' il negoziato col Parlamento europeo può ancora cambiare le carte in tavola, quanto avvenuto, per descriverlo con le parole del vicepresidente della commissione per lo Sviluppo regionale dell'Eurocamera Andrea Cozzolino (Pd-S&D) "e' stato un gesto di puro ed insensato egoismo, che lascia perplessi".
Ora "vedremo come trovare un accordo", ha detto il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, evidenziando: "In questi momenti credo che la solidarietà debba prevalere".
Il rappresentante permanente italiano, l'ambasciatore Maurizio Massari, ha definito la discussione avuta con i colleghi "surreale", ed ha parlato di occasione mancata. L'iniziativa infatti era "un atto importante di solidarietà politica verso le nostre popolazioni terremotate". Ma non aggiungeva fondi o criteri. "Non era una questione di soldi, ma di principi".
Tra l'altro, la modifica del Regolamento, che permetteva il finanziamento totale delle spese con risorse già assegnate col Fondo europeo di sviluppo regionale (in tutto 20,6 miliardi, per l'Italia, per il periodo 2014-2020) - sebbene pensato in prima battuta per l'Italia, sarebbe stata comunque ad uso e consumo di tutti gli Stati membri, in caso di necessita'.
Per il capogruppo dei socialisti e democratici (S&D) al Parlamento europeo, Gianni Pittella, la presa di posizione dei sette Paesi e' stata "imbarazzante e vergognosa". "Siamo scandalizzati. Ne parleremo sicuramente nella prossima sessione a Strasburgo", ha avvertito il vicepresidente dell' Eurocamera David Sassoli.
Bene, quindi una vasta maggioranza di stati della Ue vieta all'Italia aiuti per le zone terremotate, restringendo al solo 10% - come massimo - il finanziamento Ue.
L'Italia dovrà ricostruire da sola le zone devastate dai terremoti del 2015 e 2016 e per di più entro la gabbia delle restrizioni alla spesa pubblica, che secondo la Ue deve diminuire e non aumentare.
Una follia vera e propria. Una dittatura. La Ue è una dittatura contro cui è lecito ribellarsi per la salvezza del popolo italiano.
Redazione Milano
fonte: http://www.ilnord.it
Nessun commento:
Posta un commento