Più di 70 anni fa iniziò il peggior
massacro della storia. La recente risoluzione dell’Assemblea
parlamentare dell’OSCE equipara il ruolo di Unione Sovietica e Germania
nazista allo scoppio della Seconda guerra mondiale, salvo il fatto che
abbia per scopo estorcere soldi dalla Russia per via di certe economie
fallite, è volta a demonizzare la Russia successore dell’URSS e
preparare il terreno giuridico per la privazione del diritto di
pronunciarsi contro la revisione dei risultati della guerra.
Ma se ci
affidiamo al problema della responsabilità della guerra, va prima
risposto alla domanda chiave: chi aiutò i nazisti ad andare al potere?
Chi li spinse verso la catastrofe mondiale?
La storia della Germania
prima della guerra dimostra che politiche “necessarie” furono dettate
dalle turbolenze finanziarie, in cui, all’epoca, il mondo era immerso.
Le istituzioni finanziarie centrali di Gran Bretagna e Stati Uniti,
Banca d’Inghilterra e Sistema della riserva federale (FRS), e le
organizzazioni finanziarie e industriali associate definirono le
strutture fondamentali che decisero la strategia post-bellica
dell’occidente.
Obiettivo era imporre il controllo assoluto sul sistema
finanziario della Germania per controllare i processi politici
dell’Europa centrale. Per attuare tale strategia è possibile tracciare
le seguenti fasi:
1°: dal 1919 al 1924, preparare la base per un massiccio investimento finanziario statunitense nell’economia tedesca;
2°: dal 1924 al 1929, istituzione del controllo sul sistema finanziario della Germania e sostegno finanziario al nazionalsocialismo;
3°: dal 1929 al 1933, provocare e scatenare una profonda crisi finanziaria ed economica e assicurarsi che i nazisti arrivassero al potere;
4°: dal 1933 al 1939, cooperazione finanziaria con il governo nazista e sostegno alla sua politica estera espansionista, volta a preparare e scatenare una nuova guerra mondiale.
Nella prima fase per la leva principale per assicurarsi la penetrazione
della capitale statunitense in Europa iniziò coi debiti di guerra e il
problema strettamente correlato delle riparazioni tedesche.
Dopo
l’ingresso formale degli Stati Uniti nella Prima guerra mondiale,
diedero prestiti agli alleati (in primo luogo Regno Unito e Francia) per
8,8 miliardi di dollari. Il totale dei debiti di guerra, inclusi i
prestiti concessi dagli Stati Uniti nel 1919-1921, fu oltre 11 miliardi
di dollari.
Per risolvere il problema, i Paesi debitori cercarono
d’imporre una grande quantità di condizioni estremamente dure per il
pagamento delle riparazioni alla Germania. Ciò causò la fuga di capitali
tedeschi all’estero e il rifiuto di pagare le tasse comportando un
deficit di bilancio dello Stato che poté essere colmato solo attraverso
la stampa di marchi senza copertura. Il risultato fu il crollo della
valuta tedesca, la “grande inflazione” del 1923, pari al 512% quando un
dollaro valeva 4,2 miliardi di marchi. Gli industriali tedeschi
iniziarono a sabotare apertamente gli obblighi di riparazione, causando
la celebre crisi della Ruhr, l’occupazione franco-belga della Ruhr nel
gennaio 1923.
Gli ambienti governativi anglo-statunitensi, per
intraprendere la propria iniziativa, aspettarono che la Francia venisse
coinvolta nell’avventura dimostrandosi incapace di risolvere il
problema. Il segretario di Stato degli USA Hughes osservò: “È necessario attendere che l’Europa maturi per accettare la proposta statunitense“.
Il nuovo piano fu sviluppato dalla “JP Morgan & Co.”
su istruzione del capo della Banca d’Inghilterra Montagu Norman. Al
centro dell’idea vi era il rappresentante della “Banca Dresdner” Hjalmar
Schacht, che la formulò nel marzo 1922 su suggerimento di John Foster
Dulles (futuro segretario di Stato del presidente Eisenhower) e
consulente legale del presidente W. Wilson alla conferenza di pace di
Parigi.
Dulles diede questa nota al fiduciario principale della “JP Morgan & Co.” e poi JP Morgan
lo raccomandò a H. Schacht, M. Norman e all’ultimo ai governanti di
Weimar. Nel dicembre 1923, H. Schacht divenne direttore della Reichsbank, permettendo di riunire i finanzieri anglostatunitensi e tedeschi.
Nell’estate 1924, il progetto denominato “piano Dawes”
(nominato dal presidente del comitato di esperti che lo creò, banchiere
e direttore di una delle banche del gruppo Morgan), fu adottato alla
conferenza di Londra. Chiedeva di dimezzare le riparazioni e di
risolvere la questione delle fonti della loro copertura.
Tuttavia, il
compito principale era garantire condizioni favorevoli agli investimenti
statunitensi, possibili solo stabilizzando il marco tedesco. A tal
fine, il piano prestò alla Germania 200 milioni di dollari, di cui per
metà della JP Morgan, nel mentre le banche anglostatunitensi
acquisirono il controllo non solo del trasferimento dei pagamenti
tedeschi, ma anche di bilancio, circolazione monetaria e in larga misura
del credito del Paese.
Nell’agosto 1924, il vecchio marco tedesco fu
sostituito da una nuova nota finanziaria stabilizzata in Germania e,
come scrisse il ricercatore GD Preparata, la Repubblica di Weimar fu
pronta per “gli aiuti economici più pittoreschi della storia,
seguiti dalla raccolta peggiore nella storia del mondo, un inondazione
di sangue statunitense si riversò nelle vene finanziarie della Germania“.
Le conseguenze di ciò non tardarono a comparire. Ciò fu dovuto
principalmente al fatto che le riparazioni annuali dovevano coprire
l’importo del debito pagato dagli alleati, formato dal cosiddetto
“circolo assurdo di Weimar”. L’oro con cui la Germania pagava le
riparazioni di guerra, fu venduto, pignorato e scomparve negli Stati
Uniti, dove ritornò in Germania sotto forma di piano di “aiuto” che poi
consegnava a Regno Unito e Francia che lo giravano per pagare i debiti
di guerra con gli Stati Uniti.
Quindi sovraccaricato di interessi veniva
rispedito in Germania. Alla fine, tutti in Germania vivevano con il
debito e fu chiaro che se Wall Street avesse ritirato i prestiti, il
Paese sarebbe fallito completamente.
In
secondo luogo, anche se il credito formale fu aperto per garantire i
pagamenti, fu speso effettivamente per ripristinare la potenza
militare-industriale del Paese. Il fatto è che i tedeschi furono pagati
in azioni di società coi prestiti, quindi il capitale statunitense
s’integrò attivamente nell’economia tedesca.
L’importo degli
investimenti esteri nell’industria tedesca nel 1924-1929 ammontò a 63
miliardi di marchi d’oro (30 miliardi contabilizzati come prestiti) e il
pagamento delle riparazioni a 10 miliardi di marchi. Il 70% dei ricavi
fu fornito dalle banche degli Stati Uniti in maggioranza dalla JP Morgan.
Di conseguenza, nel 1929, l’industria tedesca era al secondo posto nel
mondo, ma era in gran parte nelle mani dei principali gruppi
finanziari-industriali degli USA.
Le “Interessen-Gemeinschaft Farbenindustrie“,
fornitore principale della macchina da guerra tedesca, finanziò il 45%
della campagna elettorale di Hitler nel 1930, ed era sotto il controllo
della “Standard Oil” di Rockefeller. Morgan, tramite la “General Electric“, controllava l’industria radioelettrica tedesca tramite AEG e Siemens (fino al 1933, il 30% delle azioni di AEG erano della “General Electric”)
e attraverso la società ITT, il 40% della rete telefonica della
Germania.
Inoltre possedevano il 30% della società aeronautica “Focke-Wulf“. “General Motors“, della famiglia DuPont, controllava la “Opel“. Henry Ford controllava il 100% delle azioni della “Volkswagen“. Nel 1926, con la partecipazione della banca “Dillon, Reed & Co.” dei Rockefeller, il secondo maggiore monopolio industriale della Germania, dopo “IG Farben“, apparve; era il cartello metallurgico “Vereinigte Stahlwerke”
(Unione delle acciaierie) tra Thyssen, Flick, Wolff, Feglera ecc.
La
cooperazione statunitense con il complesso militare-industriale tedesco
fu così intensa e pervasiva che nel 1933 i settori chiave dell’industria
tedesca e delle grandi banche come Deutsche Bank, Dresdner Bank, Donat Bank
ecc. erano controllati dal capitale finanziario statunitense. La forza
politica che doveva svolgere un ruolo cruciale nei piani
anglo-statunitensi fu preparata simultaneamente. Si trattò del
finanziamento del partito nazista e di A. Hitler stesso. Come scrisse il
cancelliere tedesco Brüning nelle sue memorie, dal 1923 Hitler riceveva
grandi somme dall’estero.
Da dove è ignoto, ma passarono da banche
svizzere e svedesi. È anche noto che nel 1922 a Monaco di Baviera si
ebbe una riunione tra A. Hitler e l’addetto militare degli Stati Uniti
in Germania, capitano Truman Smith, che redasse una relazione
dettagliata per i suoi superiori di Washington (dell’ufficio
d’intelligence militare), in cui elogiava Hitler.
Fu attraverso il giro
di conoscenze di Smith, in primo luogo, che Hitler fu presentato a Ernst
Franz Sedgwick Hanfstaengl (Putzie), laureato all’Harvard University,
e che svolse un ruolo importante nella formazione politica di A.
Hitler, dandogli un notevole sostegno finanziario e assicurandogli
contatti con importante figure inglesi. Hitler era preparato in
politica, tuttavia, mentre la Germania regnava in prosperità, il suo
partito rimase periferico nella vita pubblica. La situazione cambiò
drammaticamente con la crisi.
Dall’autunno 1929, dopo il crollo della borsa statunitense attivata dalla Federal Reserve, iniziò la terza tappa della strategia dei circoli finanziari anglo-statunitensi. Federal Reserve e JP Morgan decisero di smettere di prestare alla Germania, ispirati dalla crisi bancaria e depressione economica dell’Europa centrale.
Nel settembre
1931 il Regno Unito abbandonò il gold standard, distruggendo
deliberatamente il sistema internazionale dei pagamenti e togliendo
l’ossigeno finanziario alla Repubblica di Weimar. Ma nel partito nazista
si ebbe un miracolo finanziario: nel settembre 1930, a seguito di
grandi donazioni da Thyssen e IG Farben, il partito di Kirdorf
ebbe 6,4 milioni di voti e fu al secondo posto nel Reichstag, dopo di
che ricevette ampi finanziamenti esteri. Il legame principale tra i
maggiori industriali tedeschi e i finanzieri esteri fu H. Schacht.
Il 4
gennaio 1932 si ebbe una riunione tra il maggiore finanziatore inglese
M. Norman, A. Hitler e von Papen, concludendo un accordo segreto sul
finanziamento del NSDAP. In questa riunione furono inoltre presenti i
politici statunitensi Dulles, cosa che i loro biografi non menzionano.
Il 14 gennaio 1933 si ebbe un incontro tra Hitler, Schroder, Papen e
Kepler, dove il programma di Hitler fu adottato. Fu qui che finalmente
si decise il passaggio di potere ai nazisti, e il 30 gennaio Hitler
divenne cancelliere. L’avvio della quarta fase della strategia così
cominciò.
L’atteggiamento degli ambienti governativi anglo-statunitensi verso il
nuovo governo fu di netta simpatia. Quando Hitler si rifiutò di pagare
le riparazioni, naturalmente mettendo in discussione il pagamento dei
debiti di guerra, né Gran Bretagna né Francia avanzarono pretese.
Inoltre, dopo la visita negli Stati Uniti nel maggio 1933, Schacht fu
posto nuovamente a capo della Reichsbank, e dopo l’incontro con
il presidente e i più grandi banchieri di Wall Street, gli USA
assegnarono alla Germania nuovi prestiti per un miliardo di dollari.
A
giugno, durante un viaggio a Londra e l’incontro con M. Norman, Schacht
cercò un prestito inglese di 2 miliardi di dollari e la riduzione o
cessazione dei pagamenti dei vecchi prestiti. Così, i nazisti ebbero ciò
che non poterono avere con il precedente governo. Nell’estate 1934 la
Gran Bretagna firmò l’accordo di trasferimento anglo-tedesco, uno dei
fondamenti della politica inglese verso il Terzo Reich e alla fine degli
anni ’30 la Germania era il principale partner commerciale del Regno
Unito.
La Schroeder Bank fu l’agente principale della Germania
nel Regno Unito e nel 1936 il suo ufficio a New York collaborò con i
Rockefeller per creare la “Schroeder, Rockefeller & Co. Investment Bank”, che la rivista “Times”
chiamò “l’asse propagandistico economico Berlino-Roma”. Come ammise
Hitler, concepì il suo piano quadriennale sulla base dei prestiti
finanziari esteri, quindi non creò il minimo allarme.
Nell’agosto 1934,
la “Standard Oil” in Germania acquistò 730000 ettari di terreno e
costruì grandi raffinerie di petrolio che fornirono la benzina ai
nazisti. Allo stesso tempo, la Germania prese segretamente in consegna
dagli Stati Uniti le attrezzature più moderne per le fabbriche di
aeromobili, che iniziarono la produzione di aerei. La Germania ottenne
numerosi brevetti militari dalle ditte statunitensi “Pratt e Whitney“, “Douglas“, “Curtis Wright”
e con la tecnologia statunitense produsse lo “Junkers Ju-87”.
Gli
investimenti nell’economia della Germania ammontarono a 475 milioni di
dollari. La “Standard Oil” investì 120 milioni di dollari, “General Motors” 35, ITT 30 e “Ford”
17,5. La stretta collaborazione finanziaria ed economica degli ambienti
aziendali anglo-statunitensi e nazisti fece da sfondo, negli anni ’30,
alla politica di appoggio che portò alla Seconda guerra mondiale.
Oggi, quando l’élite finanziaria mondiale iniziava ad attuare il piano “Grande depressione – 2”, con la successiva transizione al “nuovo ordine mondiale”, l’identificazione del ruolo chiave nell’organizzazione dei crimini contro l’umanità diventa una priorità.
Jurij Rubtsov
è dottore in scienze storiche, accademico dell’Accademia delle scienze
militari e membro dell’Associazione internazionale degli storici della
Seconda guerra mondiale.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
Nessun commento:
Posta un commento