Secondo alcuni il nome rosmarino deriva da latino ros maris, o marinvs ros, la rugiada del mare. Per altri autori deriverebbe dal greco rhos myrinos, ovvero cespuglio balsamico.
E’ da sempre considerata una pianta
magica per eccellenza. Greci, Etruschi e Romani bruciavano i rami di
rosmarino come offerta agli Dèi Immortali o come mezzo per purificare
luoghi e altari. Era una pianta solare dedicata alla Madre Venere.In
tutto l’Impero con questa pianta si facevano piccole ghirlande
utilizzate per ornare le statuette presenti nel Larario.
Il rosmarino
simboleggiava anche l’immortalità dell’anima e singoli rametti di questa
pianta venivano posti tra le mani dei defunti e bruciati duranti i riti
religiosi e funebri: in occasione di Parilia, antica festa sacra in
onore della Dea Pales il rosmarino veniva bruciato per purificare boschi
sacri, greggi e fonti. “Hac herba deos homines placabant”
affermava Apuleio. L’utilizzo del rosmarino nei rituali religiosi si è
protratto anche nel Medio Evo e fino al 1700 circa. Oltre che per scopi
religiosi, veniva anche bruciato per purificare e disinfettare gli
ambienti, soprattutto nel caso di pestilenze.
Il rosmarino è posto sotto l’egida del
Sole e pertanto ha un’energia calda e confortante ed è stata
tradizionalmente utilizzata per le malattie da raffreddamento
propriamente dette, ma anche per la mancanza di “calore” nel fegato,
stomaco e intestino. La decozione nel vino era una delle preparazioni
più apprezzate. Era indicato nella digestione lenta, senso di peso,
meteorismo e fermentazioni. A livello mentale si utilizzava nei
capogiri, sonnolenza, torpore, letargia e scarsa memoria.
Nel caso di
fegato congesto e nella insufficienza biliare aveva una notevole azione
benefica. Oggi l’azione coleretica può essere ottenuta soprattutto con
un buon gemmoterapico, in grado addirittura di triplicare il volume di
bile escreta, come affermano C. Bergeret e M. Tétau. Pertanto nelle
insufficienze biliari con cefalea, nausea, meteorismo, il rosmarino è
particolarmente indicato.
Una conserva fatta con i fiori
tonificava il cuore, mentre un infuso di rametti interi era indicato nel
caso di perdite bianche, se assunto tutti i giorni.
Di fatto, molti di questi impieghi sono
stati confermati dalla scienza. Allo stato attuale, sono stati condotti
oltre 500 studi sul rosmarino e i suoi componenti. Particolarmente
interessanti sono i risultati di uno studio,
pubblicato su International Journal of Neuroscience, che ha coinvolto
144 persone: annusare un olio essenziale di rosmarino aumenta la memoria
durante l’esecuzione di un compito. Sì perché già gli studenti
nell’antica Grecia prima degli esami usavano adornare i capelli di
rametti di rosmarino intrecciati, proprio per aumentare le capacità
mnemoniche.
Nell’Erbario Farmaceutico di Nicholas
Culpeper (1616-1654) è descritta una interessante ricetta per
l’estrazione degli oli essenziali dal rosmarino attraverso la
concentrazione delle forze solari. Vediamola:
- porre i fiori di rosmarino in una beuta (o in una bottiglia) di vetro chiudendo il collo con una garza di lino. Questo recipiente viene poi rovesciato e infilato nel collo di una beuta più grande ed esposto al calore diretto del sole. In tal modo dalla pianta gocciola un “distillato” solare di olio purissimo.
Bibliografia
- Aggarwal BB, Healing Spices. Sterling, New York, 2011.
- Bergeret C, Tétau M. La nuova fitoterapia. Ed del Riccio.
- Culpeper N. Complete Herbal, Evand Ed. London, 1814.
- Giannitrapani M, Ierobotanica. Ed Simmetria Roma, 2010.
- Omodeo Salè L. Piante Medicinali e rimedi semplici dalla natura. Macro Edizioni, Cesena, 1998.
- Riva E. L’universo delle piante medicinali. Ed Ghedina e Tassotti, Bassano del Grappa, 1995.
Francesco Perugini Billi©copyright – divieto di riproduzione
fonte: http://www.dottorperuginibilli.it/ultimi/4163-4163
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