mercoledì 25 febbraio 2015

Il rosmarino


Secondo alcuni il nome rosmarino deriva da latino ros maris, o marinvs ros, la rugiada del mare. Per altri autori deriverebbe dal greco rhos myrinos, ovvero cespuglio balsamico.

E’ da sempre considerata una pianta magica per eccellenza. Greci, Etruschi e Romani bruciavano i rami di rosmarino come offerta agli Dèi Immortali o come mezzo per purificare luoghi e altari. Era una pianta solare dedicata alla Madre Venere.In tutto l’Impero con questa pianta si facevano piccole ghirlande utilizzate per ornare le statuette presenti nel Larario. 

Il rosmarino simboleggiava anche l’immortalità dell’anima e singoli rametti di questa pianta venivano posti tra le mani dei defunti e bruciati duranti i riti religiosi e funebri: in occasione di Parilia, antica festa sacra in onore della Dea Pales il rosmarino veniva bruciato per purificare boschi sacri, greggi e fonti. “Hac herba deos homines placabant” affermava Apuleio. L’utilizzo del rosmarino nei rituali religiosi si è protratto anche nel Medio Evo e fino al 1700 circa. Oltre che per scopi religiosi, veniva anche bruciato per purificare e disinfettare gli ambienti, soprattutto nel caso di pestilenze.

Il rosmarino è posto sotto l’egida del Sole e pertanto ha un’energia calda e confortante ed è stata tradizionalmente utilizzata per le malattie da raffreddamento propriamente dette, ma anche per la mancanza di “calore” nel fegato, stomaco e intestino. La decozione nel vino era una delle preparazioni più apprezzate. Era indicato nella digestione lenta, senso di peso, meteorismo e fermentazioni. A livello mentale si utilizzava nei capogiri, sonnolenza, torpore, letargia e scarsa memoria. 

Nel caso di fegato congesto e nella insufficienza biliare aveva una notevole azione benefica. Oggi l’azione coleretica può essere ottenuta soprattutto con un buon gemmoterapico, in grado addirittura di triplicare il volume di bile escreta, come affermano C. Bergeret e M. Tétau. Pertanto nelle insufficienze biliari con cefalea, nausea, meteorismo, il rosmarino è particolarmente indicato.

Una conserva fatta con i fiori tonificava il cuore, mentre un infuso di rametti interi era indicato nel caso di perdite bianche, se assunto tutti i giorni.

Di fatto, molti di questi impieghi sono stati confermati dalla scienza. Allo stato attuale, sono stati condotti oltre 500 studi sul rosmarino e i suoi componenti. Particolarmente interessanti sono i risultati di uno studio, pubblicato su International Journal of Neuroscience, che ha coinvolto 144 persone: annusare un olio essenziale di rosmarino aumenta la memoria durante l’esecuzione di un compito. Sì perché già gli studenti nell’antica Grecia prima degli esami usavano adornare i capelli di rametti di rosmarino intrecciati, proprio per aumentare le capacità mnemoniche.

Nell’Erbario Farmaceutico di Nicholas Culpeper (1616-1654) è descritta una interessante ricetta per l’estrazione degli oli essenziali dal rosmarino attraverso la concentrazione delle forze solari. Vediamola:
- porre i fiori di rosmarino in una beuta (o in una bottiglia) di vetro chiudendo il collo con una garza di lino. Questo recipiente viene poi rovesciato e infilato nel collo di una beuta più grande ed esposto al calore diretto del sole. In tal modo dalla pianta gocciola un “distillato” solare di olio purissimo.

Bibliografia
- Aggarwal BB, Healing Spices. Sterling, New York, 2011.
- Bergeret C, Tétau M. La nuova fitoterapia. Ed del Riccio.
- Culpeper N. Complete Herbal, Evand Ed. London, 1814.
- Giannitrapani M, Ierobotanica. Ed Simmetria Roma, 2010.
- Omodeo Salè L. Piante Medicinali e rimedi semplici dalla natura. Macro Edizioni, Cesena, 1998.
- Riva E. L’universo delle piante medicinali. Ed Ghedina e Tassotti, Bassano del Grappa, 1995.


Francesco Perugini Billi©copyright – divieto di riproduzione


fonte: http://www.dottorperuginibilli.it/ultimi/4163-4163

Nessun commento:

Posta un commento