Il negoziato riprende a Minsk e si arriva a un cessate il fuoco.
La
Merkel vola a Washington, dove l’aspettano per metterla sotto accusa.
Gli USA vogliono riarmare Kiev e lanciarla di nuovo all’offensiva. Ma
Kiev non ha uomini cui affidare nuove armi. E Merkel non vuole mettersi
da sola sulla graticola. La divisione tra Germania-Francia (con dietro
molti altri europei occidentali) e gli Stati Uniti è evidente. Ma
l’Europa è divisa anche al suo interno: Polonia, e tre repubbliche
baltiche spingono per il riarmo. La Nato vuole entrare in campo. Ma
come? L’Ucraina non è Nato (non ancora). E la bellicosa Albione è
anch’essa divisa, tra prudenza e avventura.
Queste le premesse. Gli effetti sono in corso. E’ una specie di tempesta mediatica che investe, da giorni, tutto il mainstream
occidentale. Seguendo i consigli dell’ex comandante Nato in Europa,
Wesley Clark, si ri-preparano, anzi si rinfrescano, le pulsioni belliche
– purtroppo appisolate – delle opinioni pubbliche occidentali.
Si alzano in volo i jet della Royal Air Force per intercettare i bombardieri russi al largo di Cornovaglia (The Independent). Hanno violato lo spazio aereo britannico? Non sembra, ma sono “entrati nell’area di interesse” di Londra. Allarme!
La BBC,
la più inquieta, ripete all’infinito che “la guerra d’ombre della
Russia sta mettendo a prova la pazienza e la prontezza della NATO”. Lo
scrive il Toronto Star. Da
Washington annunciano l’arrivo di 12 A-10 Thunderbolt, insieme a 300
aviatori, nella base USA di Spangdhalem . Sono specializzati nella
“caccia ai carri armati russi”. Resteranno in zona per almeno sei mesi.
Il Wall Street Journal
scopre che “altre truppe russe”, insieme a nuove armi, stanno entrando
in Ucraina, mentre la tregua “collassa” e “centinaia di soldati di Kiev
stanno morendo”. Il New York Times
racconta che la ritirata da Debaltsevo delle truppe di Kiev “porta
l’eco del caos della guerra nella città”. Appena un attimo di silenzio
ed ecco ripartire la BBC: “la Russia vuole distruggere gli accordi di Minsk”.
Che
fare? Non c’è tregua. Il Parlamento britannico denuncia i “catastrofici
errori” dell’Europa, di fronte all’”evidente tentativo di ridisegnare i
confini europei da parte della Russia” (Reuters).
L’Associated Press,
per non restare indietro, informa che l’Unione Europea si appresta a
mandare carri blindati per “monitorare la tregua”, insieme a satelliti
specializzati nell’osservazione del territorio.
Lo chiede Poroshenko e tutti i media occidentali appoggiano. Il Times va oltre: “bisogna riportare in azione i Panzer per incoraggiare la NATO”, altrimenti si demoralizza.
Poi
si alza il coro dei baltici, fino ad ora poco citati. Comincia l’ex
premier lettone Dambrowsky: la minaccia russa incombe sul Baltico. E la BBC
non ha dubbio sul fatto che “esiste un pericolo reale e presente di
destabilizzazione degli stati baltici di Lettonia, Lituania e Estonia”.
Lo dice il segretario alla Difesa Britannico Michael Fallon. L’Independent
è sicuro che gli abitanti dei paesi sul Baltico sono convinti che tra
poco toccherà a loro. Come farà Putin? Sobillando alla rivolta, come ha
fatto in Ucraina, le minoranze russe che abitano quei paesi.
L’editoriale del Wall Street Journal,
descrive un Putin onnipotente che marcia calpestando la Merkel,
Hollande e anche Obama. Del quale tutti parlano male comunque, tra
l’altro per “non avere capito” il ritorno di fiamma di Putin. Al Jazeera
descrive sconsolatamente “il fine di partita della Nato in Ucraina”.
Spegnere la luce, per favore. Mentre Wesley Clark e l’ex segretario
della Nato, Anders Fog Rassmussen accendono tutte le micce a loro
disposizione. Il secondo dice di vedere all’orizzonte “una nuova guerra
ibrida” costruita dalla Russia contro l’Europa. Wesley Clark individua
“una manovra russa non diversa da quella che Hitler usò per avviare
l’attacco contro la Polonia nella seconda guerra mondiale”.
Unica
notizia in controtendenza un violento attacco dello Spiegel contro
Victoria Nuland, quella del “fuck EU”, la vice ministra degli esteri di
Obama, che distribuiva caramelle ai nazisti in Euromaidan.
Forse è la
Merkel che, per un anno abbondante, era andata anche lei a Kiev per
applaudire i futuri golpisti, consigliata da Victoria e da Obama. Adesso
ha capito- tardi - e, forse, si vendica. Tutti gli altri battono la
grancassa dei riarmo di Kiev e della demonizzazione della Russia e di
Putin. A occhio e croce possiamo dire di avere già assistito a questo
circo. La qualità è scadente: non ci sono argomenti, non ci sono prove.
Non c’è niente. Ma la quantità è imponente. Centinaia di articoli, di
reportages, ripetono tutti la stessa cosa: Putin è l’aggressore; bisogna
fargli mangiare la terra. Angela Merkel e Hollande sembra che non siano
d’accordo.
Ma la questione è: quanto a lungo potranno sfidare l’isteria
bellicista dei cori della Nato? E quanto dovranno aspettare prima di
vedersi scatenare un attentato sotto il naso, magari proprio nel
Baltico? Hollande ha già dato.
A chi tocca adesso?
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