Le
dinamiche della politica estera russa dopo che gli Stati Uniti hanno
dichiarato de facto la guerra delle sanzioni finanziarie ed economiche
alla Russia, sono impressionanti, per usare un eufemismo. Se sarà
sufficiente a spezzare l’assedio economico di Washington e aprire la via
ad una vera economia globale alternativa alla bancarotta del sistema
del dollaro USA, non è ancora chiaro. Ciò che è chiaro è che Vladimir
Putin e la fazione dei baroni industriali che ha deciso di sostenerlo,
non sono spaventati. L’ultimo esempio è la visita del ministro della
Difesa russo a Teheran, concludendo importanti accordi di cooperazione
militare con l’Iran. Le implicazioni per entrambi i Paesi, così come il
futuro dell’Eurasia, sono potenzialmente enormi.
Il 20 gennaio a
Teheran, Russia e Iran hanno firmato un accordo di cooperazione
militare. Il ministro della Difesa russo Sergej Shojgu e il ministro
della Difesa e Logistica iraniano Hossein Dehghan hanno firmato il nuovo
accordo. Commentandone il significato, Shojgu ha dichiarato, “è stata posta la base teorica della cooperazione militare“, aggiungendo che i due Paesi hanno deciso “una
cooperazione bilaterale su attuazione e promozione dell’incremento
delle capacità militari delle forze armate dei nostri Paesi“. I due hanno anche concordato “l’importanza
della necessità di sviluppare la cooperazione tra Russia e Iran nella
lotta all’ingerenza negli affari regionali di forze esterne, è stata
inquadrata“, ha dichiarato il Ministro della Difesa iraniano
Dehghan. Per assicurarsi che nessuno lo fraintendesse, aggiungeva che la
ragione dell’aggravarsi della situazione nella regione era la politica
degli Stati Uniti “d’intromissione negli affari interni di altri Paesi”.
L’avvicinamento dei due Paesi eurasiatici, che si affacciano sullo
strategico Mar Caspio, ha enormi implicazioni nella geopolitica globale.
L’amministrazione Obama ha cercato di corteggiare l’Iran con il bastone
(sanzioni economiche) e la carota (promessa di toglierle) negli ultimi
diciotto mesi affinché Teheran facesse concessioni importanti sul suo
programma nucleare. Fino a poco tempo prima, nonostante le sanzioni
degli Stati Uniti per l’Ucraina, la Russia era disposta a mostrare
“buona fede” verso Washington partecipando al negoziato 5+1 sul nucleare
con l’Iran, convincendo Teheran a fare concessioni importanti sul suo
programma nucleare, in cui la Russia ha completato la centrale nucleare
di Bushehr, la prima in Medio Oriente. Questa fase è chiaramente finita e
la mano dell’Iran nei negoziati con Stati Uniti, Francia, Germania,
Regno Unito è ora più forte, sanzioni o meno.
Iran, Siria e guerra delle pipeline
Per Washington, la pressione nucleare rientra nel tentativo di costringere l’Iran ad abbandonare l’alleato Bashar al-Assad in Siria, aprendo la via al Qatar, stretto alleato dell’Arabia Saudita e sito del maggiore giacimento di gas naturale del mondo, nel Golfo Persico. Il Qatar, primo finanziatore dei terroristi del SIIL addestrati da statunitensi ed israeliani in Siria e Iraq, vuole esportare il suo gas nell’UE attraverso Siria e Turchia. L’Iran, che detiene l’altra parte dell’enorme giacimento di gas del Golfo Persico, il North Pars, al largo delle sue coste, ha firmato un accordo per un oleodotto strategico con Assad e l’Iraq nel giugno 2011, per costruire il nuovo gasdotto Iran-Iraq-Siria di 1500 chilometri dal grande giacimento di gas ad Asaluyeh, porto iraniano nei pressi di South Pars e Damasco in Siria. Da lì il gasdotto arriverebbe via Libano sul Mediterraneo orientale e al grande mercato europeo del gas.
Per Washington, la pressione nucleare rientra nel tentativo di costringere l’Iran ad abbandonare l’alleato Bashar al-Assad in Siria, aprendo la via al Qatar, stretto alleato dell’Arabia Saudita e sito del maggiore giacimento di gas naturale del mondo, nel Golfo Persico. Il Qatar, primo finanziatore dei terroristi del SIIL addestrati da statunitensi ed israeliani in Siria e Iraq, vuole esportare il suo gas nell’UE attraverso Siria e Turchia. L’Iran, che detiene l’altra parte dell’enorme giacimento di gas del Golfo Persico, il North Pars, al largo delle sue coste, ha firmato un accordo per un oleodotto strategico con Assad e l’Iraq nel giugno 2011, per costruire il nuovo gasdotto Iran-Iraq-Siria di 1500 chilometri dal grande giacimento di gas ad Asaluyeh, porto iraniano nei pressi di South Pars e Damasco in Siria. Da lì il gasdotto arriverebbe via Libano sul Mediterraneo orientale e al grande mercato europeo del gas.
L’hanno chiamato “gasdotto islamico”. Il
volume di gas dell’Iran sarebbe modesto rispetto all’originale gasdotto
South Stream di Gazprom della Russia. Si stima che circa 20 miliardi di
metri cubi all’anno rimarrebbero, dopo il consumo locale (pre-guerra in
Siria) per il gasdotto Iran-Iraq-Siria per l’Europa, rispetto ai 63
miliardi di South Stream. Il Qatar ne uscirebbe perdente. Al
Qatar, Paese sunnita che finanzia SIIL, Fratelli musulmani e altri
jihadisti, non piace l’idea. Il Qatar avvicinò Assad nel 2009 proponendo
la pipeline Qatar-Siria per l’Unione europea attraverso la Turchia, ma
fu respinto di netto. Assad disse che le sue relazioni con Russia e
Gazprom erano più importanti. Fu solo al momento della firma sul
gasdotto islamico Iran-Iraq-Siria nel giugno 2011, che Washington,
Arabia Saudita e Qatar decisero di lanciare la grande guerra per
rovesciare Assad e sostituirlo con un regime sunnita amico di Qatar e
Washington. Difficilmente una coincidenza.
Stretti legami militari tra Iran e Russia
Oggi la Russia di Putin e l’Iran sono solidi alleati della Siria di Assad nella guerra per liberare la Siria dai terroristi del SIIL addestrati dagli Stati Uniti. Tuttavia, la collaborazione tra Mosca e Teheran è stata cauta finora. Nel 2010, quando era presidente, responsabile della politica estera e di difesa russa, Dmitrij Medvedev fece molte mosse concilianti per mettersi sul “lato buono” di Washington. Era l’epoca dello stupido “Reset” nelle relazioni USA-Russia di Hillary Clinton dopo che Putin aveva lasciato e Obama era appena divenuto un “pacifista democratico”. Una delle mosse più costose di Medvedev fu la firma del decreto del Presidente della Repubblica nel settembre 2010 per sostenere il bando dell’ONU sponsorizzato dagli USA sulle vendite di armi all’Iran, nell’ambito delle sanzioni USA contro il presunto programma di armi nucleari dell’Iran.
Oggi la Russia di Putin e l’Iran sono solidi alleati della Siria di Assad nella guerra per liberare la Siria dai terroristi del SIIL addestrati dagli Stati Uniti. Tuttavia, la collaborazione tra Mosca e Teheran è stata cauta finora. Nel 2010, quando era presidente, responsabile della politica estera e di difesa russa, Dmitrij Medvedev fece molte mosse concilianti per mettersi sul “lato buono” di Washington. Era l’epoca dello stupido “Reset” nelle relazioni USA-Russia di Hillary Clinton dopo che Putin aveva lasciato e Obama era appena divenuto un “pacifista democratico”. Una delle mosse più costose di Medvedev fu la firma del decreto del Presidente della Repubblica nel settembre 2010 per sostenere il bando dell’ONU sponsorizzato dagli USA sulle vendite di armi all’Iran, nell’ambito delle sanzioni USA contro il presunto programma di armi nucleari dell’Iran.
Il costo del bando russo
per le industrie militari fu pari ai 13 miliardi di dollari di
fatturato militare-tecnico con l’Iran negli ultimi anni, secondo una
stima da parte del Centro per l’Analisi del mondiale sul commercio delle
armi (CAWAT). Il decreto di Medvedev vietava vendite militari della
Russia all’Iran, compreso il trasferimento di armi all’Iran al di fuori
dei confini russi o con aerei o navi sotto bandiera dello Stato russo.
Medvedev inoltre retroattivamente annullò l’acquisto prepagato dall’Iran
dei sofisticati sistemi missilistici superficie-aria russi SAM S-300.
L’Iran quindi citò in giudizio la Rosoboronexport russa presso
la Corte di conciliazione e di arbitrato dell’OSCE a Ginevra. Fino ad
oggi il problema degli S-300 era stato un importante pomo della
discordia tra Teheran e Mosca.
Ora, secondo un rapporto di DebkaFile.com,
sito collegabile all’intelligence israeliana, la Russia ha accettato
non solo di fornire i sistemi missilistici S-300 che l’Iran ha
acquistato nel 2007. La Russia gli consegnerà anche gli avanzati sistemi
missilistici S-400. Citando il ministero della Difesa iraniano, il
Colonnello-Generale Leonid Ivashov, ex-funzionario del Ministero della
Difesa russo, ha aggiunto: “I due Paesi hanno deciso di risolvere il
problema dell’S-300: un passo è stato compiuto verso la cooperazione su
economia e tecnologie bellica, almeno per sistemi difensivi come S-300 e
S-400“. Gli specialisti militari dicono che l’S-400 è di gran
lunga superiore ai missili degli USA Patriot PAC-3.
Si crede siano il
primo sistema al mondo che può utilizzare selettivamente diversi tipi di
missili dei sistemi SAM precedentemente sviluppati che dei nuovi e
unici SAM; un sistema mobile dal difficile il rilevamento e che può
colpire i bombardieri strategici come B-1 e B-52H; aerei da guerra
elettronica come EF-111A e EA-6; aerei da ricognizione come il TR-1; gli
aerei radar come E-3A e E-2C; caccia come F-15 ed F-16; aerei Stealth come il B-2; missili da crociera strategici come il Tomahawk
e missili balistici con gittata fino a 3500 km. Inoltre, il più
colossale spreco del Pentagono, ad oggi, il Lockheed Martin F-35 Joint Strike Fighter,
non è progettato per penetrare le difese dei sistemi S-300P/S-400.
Oops… L’F-35 degli Stati Uniti può trasportare armi nucleari e doveva
essere il “caccia del futuro” quando fu avviato nel 2001, quando
Rumsfeld era al Pentagono. Con un decennio di ritardo, sforando del 100%
il budget, costerà 1500 miliardi di dollari nella sua vita utile, di
cui circa 400 miliardi già spesi.
Solo due anni fa gli obbligatori tagli
della difesa con il “sequestro” di Obama, hanno affettato i piani
sull’F-35 e altri progetti-mangiatoia del Pentagono. Ora, utilizzando il
SIIL in Siria e Iraq e il “conflitto” in Ucraina con la Russia,
l’ultimo bilancio della difesa di Obama prevede oltre 35 miliardi di
dollari da salvare dalle dovute riduzioni con il sequestro. Le crisi
Ucraina e del SIIL sembrano aver salvato il complesso militare
industriale degli Stati Uniti nel momento giusto…
Se il rapporto di DEBKAfile sul sistema missilistico S-400 all’Iran è vero, e certamente sembra esserlo, allora la geopolitica dell’intera battaglia dell’amministrazione Obama contro Russia Iran, Siria e presto Cina, è davvero stupidissima. La battaglia è guidata dai falchi ottusi del presidente Obama, come la consigliera del NSC Susan Rice. Sembrano incapaci di cogliere le connessioni tra gli eventi, e quindi, per definizione, non sono persone intelligenti, ma istruite dal complesso militare-industriale statunitense, ben evidenziato dalla Lockheed Martin primo contraente del disastroso F-35, e guidate dalla ricchissima oligarchia drogata dal potere che pensa di possedere il mondo. In realtà, come testimoniano i recenti avvenimenti, perde quel mondo che pensa di controllare con la sua stupidità. Alcuni la chiamano legge delle conseguenze non intenzionali.
F. William Engdahl New Eastern Outlook
William Engdahl
è consulente di rischio strategico e docente, laureato in politica alla
Princeton University, autore di best-seller su petrolio e geopolitica,
in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/02/22/la-svolta-di-putin-e-delliran/
Nessun commento:
Posta un commento