L’esercizio fisico, se praticato con regolarità provoca degli
aggiustamenti ed adattamenti in molti apparati del nostro organismo.
Questo si verifica anche nel sistema immunitario.
Durante una singola seduta di allenamento, possiamo osservare numerosi cambiamenti nelle differenti classi di globuli bianchi.
La concentrazione di granulociti neutrofili aumenta durante l’attività fisica.
Durante esercizio, aumenta anche il numero dei linfociti B e T ma allo sospensione dello stesso, soprattutto se l’allenamento è stato molto intenso e prolungato (superiore all’ora), la concentrazione dei linfociti si abbassa al di sotto dei valori iniziali. Oltre a verificarsi una riduzione di numero dei linfociti presenti nel sangue, si ha un generale indebolimento della funzionalità difensiva delle diverse sottopopolazioni di linfociti, che viene definita come depressione immunitaria post esercizio. Tali modificazioni risultano minori se l’intensità dell’attività fisica è moderata e la durata inferiore all’ora. In questo secondo caso, infatti, i linfociti tornano rapidamente ad avere una concentrazione nel sangue simile a quella precedente lo sforzo.
L’esercizio fisico di elevata intensità produce effetti significativi anche sulla concentrazione di citochine (molecole proteiche) nel sangue. Gli studi hanno dimostrato che la quantità di interleuchina-6 (IL-6), che ha effetti infiammatori, può aumentare anche di 100 volte, soprattutto se il lavoro muscolare è avvenuto attraverso contrazione eccentrica (in allungamento). È da notare che è lo stesso muscolo lesionato a produrre IL-6, mentre l’IL-1 (che ha effetti antinfiammatori) è secreta dai monociti.
Un ruolo importante, che determina le modificazioni che abbiamo avuto modo di vedere è dovuto a fattori neuro-ormonali. È risaputo che i livelli di ormoni quali l’adrenalina, la noradrenalina e l’ormone della crescita aumentano durante un esercizio fisico intenso, per ritornare ai valori fisiologici poco dopo il termine della seduta di allenamento. L’incremento di adrenalina e noradrenalina sembrerebbe essere responsabile della risposta dei linfociti, mentre l’ormone della crescita agirebbe maggiormente sui granulociti neutrofili. Nelle 2/3 ore successive l’attività fisica, prevale l’azione del cortisolo (ormone dello stress), che è responsabile della riduzione della concentrazione dei linfociti nel sangue e della loro minore funzionalità.
Quanto detto fino ad ora, può essere riassunto nella cosiddetta teoria della “finestra aperta”. Infatti, dopo un esercizio fisico intenso e protratto, esisterebbe un periodo di alcune ore, nel quale il sistema immunitario è in generale meno efficiente, e nel quale gli agenti patogeni, come virus e batteri, potrebbero provocare più facilmente un’infezione, riducendo di conseguenza lo stato di salute. Secondo alcuni studiosi questo periodo di ridotta efficienza del sistema immunitario potrebbe mantenersi per tempi maggiori. A tal proposito, vi voglio citare uno studio effettuato su concorrenti della Maratona di Boston, nel quale, è stato dimostrato che il numero d’infezioni respiratorie nelle due settimane successive la competizione era di circa 6 volte maggiore tra le persone che avevano portato a termine la gara, rispetto a coloro che si erano iscritti alla manifestazione, ma che poi non vi avevano partecipato.
Allenamento sportivo e funzione immunitaria
La funzionalità immunitaria di atleti che si allenano frequentemente non mostra particolari differenze rispetto alla funzione immunitaria di persone sedentarie. I diversi studi presi in esame confermano che il sistema immunitario sembrerebbe essere lievemente potenziato negli atleti, ma nulla di più. Differenze maggiori è possibile notarle negli atleti che presentano una sindrome da sovrallenamento.
Per sovrallenamento, s’intende quella condizione nella quale l’atleta è eccessivamente stressato da allenamenti e competizioni, che si verificano con una frequenza tale, da determinare una riduzione della performance sportiva, e tale riduzione persiste anche dopo un appropriato periodo di riposo. Questi atleti presentano una ridotta funzione immunitaria, tra cui, una evidente riduzione delle immunoglobuline presenti nella saliva e nel sangue, oltre che un’inversione del rapporto fra alcuni tipi di sottopopolazioni di linfociti. Quanto detto determina un aumento del numero di infezioni in generale, soprattutto a carico delle prime vie respiratorie (raffreddori, faringiti, laringiti, bronchiti). Per spiegare questa riduzione della funzione immunitaria, sono state formulate numerose ipotesi, ma da un punto di vista scientifico, non è ancora stata formulata una teoria esaustiva che metta d’accordo tutti.
Attività fisica adeguata ed equilibrata
Ippocrate (460 a.C. – 377 a. C.) considerato il padre della medicina amava dire: “se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, né in difetto né in eccesso, avremmo trovato la strada per la salute”.
Le parole su cui voglio che prestate attenzione sono: “né in difetto né in eccesso”. L’attività fisica o se preferite lo sport, non apporta i benefici sperati se non lo praticate con una certa regolarità nel tempo (due, tre, quattro volte la settimana). All’estremo opposto, praticare sedute di allenamento eccessivamente faticose, con una frequenza elevata, non permettendo a voi stessi un adeguato recupero tra una seduta e quella successiva non è salutare. Imparate quindi a praticare la giusta dose di esercizio fisico, proprio come insegnavano nell’antichità.
Simone Soldani
Fonte: http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/sport-e-sistema-immunitario.php
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