giovedì 19 febbraio 2015

Le “crisi” che servono all’Europa

libia-crisi

Ieri sera per caso ho ascoltato un’intervista su radio radicale.

Veniva chiesto all’onorevole Luigi Manconi, presidente commissione diritti umani in Senato, se secondo lui serve davvero un intervento militare in Libia.

Manconi risponde alla domanda affermando che l’intervento militare deve essere l’ultima spiaggia (alleluia! Penso io) da perseguire solo dopo il fallimento di tutti gli altri tentativi (grande! Penso io).
L’intervistatore incalza: “e allora cosa bisognerebbe fare?”

bandera-nazi-europa Per un attimo ho sognato risposte altissime, nuovi e stimolanti processi di pace, un tavolo comune con gli oppressi del Medioriente, un’azione di informazione e di ispirazione alla resistenza nonviolenta da parte della gente comune di quei paesi, un progressivo abbandono e critica dello sfruttamento di quelle terre, del neocolonialismo occidentale, al fine di costruire nuove e vere democrazie piuttosto che avere la scusa di spolpare quei paesi… invece no.

Secondo Manconi, lo dice usando un tono anche un po’ lamentoso, bisognerebbe fare “ciò che ci attardiamo a fare” ovvero dare finalmente un’identità comune all’Europa. Detto questo sottolinea anche che i passi per compiere questo processo non sono lineari né progressivi, e neanche armoniosi.


Quindi presumiamo che per Manconi questi processi sono soliti avvenire per contrasti, in maniera feroce e rapida?

Ci toglie lui stesso il dubbio con la frase successiva: “le crisi servono anche a questo, ad accelerare i processi politici.”

Sempre nelle sue parole, Manconi auspica che una crisi come quella Libica “possa dare una scossa, finalmente, ai governi europei e li inducesse a trovare l’unità”.

Successivamente l’attenzione dell’intervista si sposta sulla complessità della situazione che comprende terrorismo e immigrazione, oltre alla crisi in Libia, paese vitale da cui traiamo risorse energetiche. Manconi semplicemente ribadisce il concetto precedente, insistendo che, finalmente, “mai come in questo caso” si dovrebbe far cessare le “ritrosie” al concetto di Europa, questa “avarizia dell’Europa verso se stessa”. Secondo Manconi la situazione attuale è proprio figlia della mancanza di unione di intenti che ha caratterizzato il passato scontro militare contro la Libia.
http://www.radioradicale.it/scheda/433927/intervista-a-luigi-manconi-sulla-politica-dellue-sulla-crisi-della-libia

Tutto ciò ricorda molto da vicino una vecchia dichiarazione di Mario Monti, nella quale affermava che la cessazione delle crisi si traducono in una diminuzione di cooperazione dei paesi, aggiungendo che non bisogna stupirsi che l’Europa abbia bisogno delle crisi (in quel caso economiche) per fare passi avanti, perché questi passi avanti avvengono, per  definizione, grazie a cessioni di sovranità dei singoli paesi, un prezzo che si è disposti a pagare solo quando il costo politico e psicologico è inferiore rispetto al non farlo.


Traducendo in soldoni queste visioni politiche, è la quantità di paura e percezione del pericolo che determina la nostra disponibilità ad accettare un governo europeo. E’ una vecchia e pericolosa filosofia, spesso associata all’estrema destra, che vede l’ottenimento della coesione sociale grazie alla visione di un nemico o pericolo esterno. Che questo sia reale o presunto, poco importa.

Credo sia estremamente sottovalutato il modo in cui le istituzioni giochino questo risiko apparentemente senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze sociali sui cittadini comuni, figuriamoci chiedere loro il permesso. I processi veramente democratici alla base di questi percorsi politici sono inesistenti.

CRISI ECONOMICA: CONFERENZA STAMPA DELLO SCIENZIATO, FILOSOFO E TEORICO DELLA COMUNICAZIONE STATUNITENSE NOAM CHOMSKY
Uno delle 10 strategie della manipolazione mediatica individuate da Chomsky (noto linguista, filosofo e teorico della comunicazione) è la seguente:
Creare problemi e poi offrire le soluzioni: questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare.

Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

draghiAlla luce di questo, visto che ci sono figure politiche potenti, trasversali, che hanno investito per decenni la loro intera carriera alla costruzione di questo centro di potere elitario chiamato Europa (si ricordi Draghi quando affermò che non esiste un piano B e non è prevista l’opzione ‘uscita dall’Euro’), non è il caso di cominciare a temere che le loro visioni siano in contrasto con il benessere socio/culturale della popolazione e che certi eventi catalizzatori di queste visioni non siano solo auspicati ma anche fomentati o creati da questi “politici” per il concretizzarsi delle loro stesse visioni?





fonte: http://www.masonmassyjames.it/blog/le-crisi-che-servono-alleuropa/

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