Di noi dicono che siamo strani, forse
perché non passiamo il pomeriggio al bar a giocare alla passatella.
Dicono che suscitiamo l’ilarità degli abitanti del paese, forse perché
preferiamo fare attività fisica lavorando la terra con le mani piuttosto
che pedalare su una biciletta statica in palestra. Dicono che siamo
estremisti, forse perché preferiamo andare a piedi invece di usare la
macchina per spostarci di un chilometro. Dicono che siamo dei sognatori e
la nostra è solo un’utopia, forse perché pensiamo che lo sviluppo
tecnologico che ha raggiunto l’essere umano è sufficiente a permetterci
di vivere liberi nel benessere e non schiavizzati dal profitto.
Siamo
quelli che hanno scelto di auto-costruirsi una casa di paglia e vivere
circondati dal verde invece che in un lussuoso appartamento in cemento
armato al centro di Babilonia. Abbiamo scelto di vivere lentamente ad
un ritmo naturale invece di correre freneticamente tutto il giorno per
potere accumulare oggetti futili ed inutili.
Ci battiamo per la salvaguardia
dell’ambiente piuttosto che per la sua distruzione. Siamo quelli che
ancora si emozionano davanti al tramonto, che gioiscono davanti un fiore
che sboccia e che si incuriosiscono davanti ad un insetto mai visto
prima. Siamo quelli che vivono per scelta e non per caso. Abbiamo
scelto di essere utili invece di essere utilizzati.
Preferiamo
coltivare le insalate invece di comprare i Big mac. Preferiamo allevare
galline e conigli e all’occasione sacrificarli, invece di alimentare il
business delle fabbriche di carne.
Usiamo la permacultura
per progettare spazi ecosostenibili e coltiviamo la terra in maniera
naturale, come si è fatto per millenni. Non cospargiamo i campi di
veleni ma nutriamo le piante con il letame. Preferiamo le consociazioni
tra le piante alle monocolture. Recuperiamo le varietà di piante
antiche soppresse dai mercati globalizzati e ne custodiamo i semi.
Non coltiviamo per produrre soldi, noi
coltiviamo un futuro sostenibile e nello stesso tempo otteniamo
cibo biologico altamente nutriente e di prima qualità.
Per procurarci ciò di cui abbiamo
bisogno, quando è possibile, preferiamo usare le monete locali, il
baratto, il dono, l’intercambio di conoscenze ed esperienze piuttosto
che l’euro. La natura è generosa ed abbondante e le produzioni che
eccedono il nostro fabbisogno preferiamo venderle ai gruppi di acquisto solidali
e nei mercatini locali, dove viene riconosciuto il giusto valore dei
nostri prodotti, piuttosto che nei grandi mercati globali dove la
preziosità del nostro lavoro viene sminuita a vantaggio del profitto
delle grandi multinazionali.
Usiamo internet per fare rete ed
organizzarci con associazioni di volontariato (WWOOF, HELPX, THE POOSH
etc.). Ristrutturiamo e ripopoliamo borghi abbandonati, formiamo
comunità e gruppi di acquisto terreni (GAT). Costruiamo ecovillaggi e
portiamo avanti progetti di agricoltura sociale, perché sappiamo che la
collaborazione e la cooperazione funzionano molto meglio della
competizione.
Preferiamo raccogliere ed usare l’acqua
piovana che cade sui nostri tetti, invece di canalizzarla e disperderla
nella rete fognaria. Limitiamo l’uso dell’acqua dell’acquedotto piena di
cloro, fluoruri e a volte anche arsenico.
Ci basiamo sulle più moderne conoscenze
scientifiche e limitiamo l’uso dell’elettricità della rete. Cerchiamo di
produrre l’energia di cui abbiamo bisogno con il fotovoltaico,
l’eolico e la biomassa.
Siamo circondati dalle “erbacce”, noi
le chiamiamo biodiversità e pensiamo che siano una preziosa risorsa e
non una “porcheria” da sopprimere con il diserbante.
Non compriamo in farmacia le copie
sintetiche dei principi attivi naturali ma andiamo nel bosco e nei prati
a raccogliere piante medicinali che contengono i principi
attivi originali e che madre natura ci offre gratuitamente.
Non
possediamo una televisione, non ci interessa guardarla. Usiamo i
computers e siamo aggiornati ed informati. Preferiamo passare la serata
davanti a un fuoco e una chitarra piuttosto che rimbambirci davanti
alla tv.
Produciamo pochissimi rifiuti, ci piace
riciclare e riutilizzare. Cerchiamo di essere creativi e di trasformare i
rifiuti in risorse, l’argilla e il legno in oggetti utili e funzionali.
Non abbiamo bisogno di dare un senso alle nostre vite esprimendole in termini di consumo.
Non abbiamo bisogno di fare shopping per
sopprimere la noia e quel senso di vuoto comune alla maggior parte degli
occidentali… la nostra vita ha un senso e basta!
“Le persone non stanno più a piedi nudi sulla terra. Le loro mani si sono allontanate dall’erba e dai fiori, non guardano il cielo e sono sordi ai canti degli uccelli, le loro narici sono diventate insensibili a causa dei fumi dei tubi di scappamento, le loro lingue e il palato hanno dimenticato i sapori semplici della natura. I cinque sensi si sono sviluppati isolati dall’ordine naturale delle cose. La gente si è allontanata due o tre scalini dall’essere davvero umani. Il vero godimento e le delizie dell’uomo erano un estasi naturale. Questo esiste solo nella natura e svanisce lontano dalla terra. Un ambiente naturale non può esistere fuori dalla natura e così l’agricoltura dovrebbe essere il fondamento della vita. Il ritorno della gente al campo per coltivare la terra e creare villaggi di esseri umani veri è il cammino da seguire per la creazione di città e nazioni ideali.” - Masanobu Fukuoka -
Quando soffia il vento del cambiamento
alcuni costruiscono muri, noi costruiamo mulini a vento. Siamo quelli
che hanno scelto di rioccupare le campagne e rivalorizzare l’ambiente
rurale. Siamo gli ultimi “alieni” arrivati su questo pianeta. Siamo
quelli che stanno costruendo l’alterrnativa anche per te…
Per te, che parli di rivoluzione sorseggiando mojitos nei baretti anarco-capitalisti del centro.
Per i tuoi figli, per i tuoi nipoti e
anche per te che scendi in piazza a protestare contro il sistema ma poi
non cambi nemmeno una virgola del tuo stile di vita consumista e
capitalista.
Siamo quelli che hanno scelto di fare, prima di parlare…
Siamo quelli che chiamano i Neorurali.
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