Come tutte le crociate idealiste, nelle quali al centro
sta la battaglia cavalleresca fine a sé stessa, anche questa è ispirata
non alla ragione, ma ai sentimenti, alla follia, alle idee visionarie.
Lo stesso programma di Tsipras era permeato da un’anelito alla rinascita
della Grecia “senza passare dal via”, cioè cancellando di fatto quella
marea di debiti dovuti a decenni di corruzione, politiche scellerate e
prestiti più o meno spontanei.
Sicuramente,
quella di Tsipras è la battaglia che vorrebbero veder combattere ai
propri rappresentanti milioni di italiani, spagnoli portoghesi,
irlandesi. Popoli imbrigliati nella morsa di un’Europa poco solidale e
democratica quando si tratta di imporre le ricette di una sola parte, il
sistema bancario tedesco. Nazioni trattate come figlie di un dio minore
dall’euroburocrazia. Ospiti paganti di una Ue ben lontana da quella
unione di Stati che viene invocata dalla Germania solo quando conviene
per allargare la sfera di influenza e sui tessuti produttivi di Stati
sovrani.
In un contesto di terza
guerra mondiale combatutta non coi missili, ma con direttive e
regolamenti, si capisce come la spregiudicatezza di Tsipras infiammi
l’immaginario collettivo. Nel suo rifiutare l’estensione di 6 mesi del
programma di aiuti comunitari e l’ultimatum dell’Eurogruppo a lasciarsi
nuovamente soggiogare dai diktat, c’è una forte spinta innovativa:
quella di uno Stato che riprende il proprio destino e afferma di non
essere disponibile a morire “gratuitamente” di tasse.
Una
lezione che dovrebbe imparare anche l’Italia, che parte però da una
posizione ben diversa da quella del Davide ellenico che combatte col
Golia di Bruxelles. L’Italia è esposta verso la Grecia per circa 40
miliardi di euro, e Bloomberg ha calcolato che davanti al nostro Paese
ci sono solo Germania (60 miliardi) e Francia (46 miliardi): insomma, se
Tsipras dovesse accettare una rinegoziazione degli accordi con l’Europa
solo alle sue condizioni, che cosa ci aspetteremmo da un premier Renzi
che vanta solo crediti a Bruxelles e che ha una pattuglia di onorevoli
da record all’interno del partito di maggioranza nell’UE?
Eppure,
i segnali provenienti dall’Italia vanno nella direzione esattamente
opposta. Basti pensare ad alcuni decreti che sono pronti per essere
varati dal governo nei prossimi mesi, per esempio quello sulla
Concorrenza, che abolisce la tutela del mercato per gas ed energia: 16
associazioni dei consumatori hanno denunciato come le bollette degli
italiani subirebbero un aumento del 20%. E non è finita: il Sole24Ore ha
raccolto proprio in queste ore l’indiscrezione dell’eventuale
introduzione di una nuova imposta di bollo, la quale colpirebbe i
versamenti oltre i 200 euro contanti in banca: insomma una tassa sui
pagamenti in contanti.
C’è poi la riforma del catasto: per attuarla sono
già previsti a bilancio 500milioni di euro; ma oltre a questo onere a
preoccupare sarà il salasso che ne potrebbe conseguire dopo l’aumento
delle rendite. È stato calcolato dall’Uppi e da Confedilizia che Imu e
Tasi potrebbero subire un incremento di oltre il 200%. Vi è poi la
previsione di tassare maggiormente l’Rc auto per chi ha una macchina a
gas con un salasso pari al +21%.
A tutti questi
provvedimenti illuminati va aggiunta la reintroduzione del Ministero del
Mezzogiorno, con probabile conseguente restaurazione della Cassa ad
esso connessa. In questi giorni la Cgia di Mestre ha pubblicato
un’interessante elaborazione dove emerge come le Regioni del Nord a
statuto ordinario diano oltre 100 miliardi di euro all’anno di
solidarietà al resto del Paese. La Lombardia, ad esempio, registra un
residuo fiscale annuo positivo pari a 53,9 miliardi di euro, che in
valore procapite è pari a 5.511 euro.
Questo significa che ogni
cittadino lombardo (neonati e ultracentenari compresi) concede al resto
del Paese oltre 5.500 euro all’anno. Il Veneto ne offre 3.733 euro.
L’Emilia Romagna 4.076 euro per ciascun abitante. Il Piemonte circa
2.418 euro. Infine la Liguria, nonostante l’ingiusta fama di
taccagneria, regala 701 euro per abitante. Insomma, contando che ai
tempi della Banca del Sud i fondi stanziati erano maggiori di quelli
attualmente in campo, si può immaginare chi pagherà il salatissimo conto
della riscoperta attenzione di Renzi verso il Mezzogiorno. Mentre l’ex
sindaco di Firenze tassa e spreme coloro che non lo hanno eletto, c’è
uno Tsipras che ricorda agli italiani come si possa spendere senza
taglieggiare i propri cittadini: basta usare i soldi degli altri senza
restituirli. Un vero Robin Hood dei nostri tempi.
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