giovedì 19 febbraio 2015

La Russia non cede sull’Ucraina

Gloria all'Ucraina! Gloria agli eroi!!
Gloria all’Ucraina! Gloria agli eroi!!

La storia russo-statunitense è piena di casi in cui Washington esce trionfante da una situazione di stallo mentre Mosca si ritira a testa bassa. Facciamo un tuffo nel passato per un minuto. Ricordate l’incidente all’aeroporto di Pristina nel giugno 1999, quando le forze russe occuparono la zona prima dell’arrivo della NATO, portando ad uno stallo carico di tensione e che dovettero lasciare alla fine? Oppure, ricordate l’ incidente, occultato, in Afghanistan quando Mosca fece atterrare 12 enormi aerei Iljushin Il-76, con personale militare, all’aeroporto di Bagram nel novembre 2001 e gli Stati Uniti minacciarono la Russia di sgomberare (come fece), ma solo per avere lo spazio per far atterrare senza preavviso le truppe statunitensi entro pochi giorni? (Mosca aveva il permesso del governo ad interim afgano per lo schieramento, ma gli Stati Uniti non se ne curarono nemmeno). 

Oppure, ricordate la dolorosa transizione georgiana nel 2003 quando Mosca pensava di avere un ruolo di mediazione fondamentale in tandem con Washington, per convincere Eduard Shevardnadze a dimettersi mentre gli Stati Uniti in realtà ingannavano il ‘partner’ russo attuando la ‘rivoluzione colorata’ a Tbilisi, installando un nuovo regime che sarebbe stato ostile verso la Russia? In teoria, però, Mosca non cede questa volta. In Ucraina orientale, la Russia ha ignorato gli avvertimenti statunitensi a che le forze separatiste, che circondano il presidio di Debaltsevo, nella regione ucraina orientale, dovrebbero ritirarsi. 

Il Presidente Vladimir Putin non solo non ha fatto pressione sulle forze separatiste ucraine a ritirarsi immediatamente da Debaltsevo, dove i combattimenti infuriano nonostante il cessate il fuoco, ma invece ha chiesto di consentire alla truppe ucraine assediate un passaggio sicuro ed ha anche esortato Kiev a consentire alle sue truppe di arrendersi. Debaltsevo è la ‘battaglia delle Ardenne’ della seconda guerra mondiale. È un nodo dei trasporti altamente strategico, il cui controllo sarebbe d’importanza cruciale in caso di guerra in Ucraina (che non può essere escluso in futuro). 

La situazione a Debaltsevo è estremamente imbarazzante per Washington, avendo sempre e solo pungolato Kiev a portare avanti l’offensiva contro i separatisti. I rapporti dicono che circa 8000 soldati ucraini sono circondati e oltre l’80 per cento della città di Debaltsevo è sotto il controllo dei separatisti. Washington e Kiev sono ora di fronte a una brutta scelta. La situazione a Debaltsevo è disperata ed è impossibile arginare i separatisti. Le truppe sono a corto di munizioni e rifornimenti e i separatisti cantano sentendo prossima la vittoria. D’altra parte, una sconfitta netta e la resa di Debaltsevo assesteranno un durissimo colpo al prestigio del governo pro-USA a Kiev (che si rifiuta persino di ammettere la situazione a Debaltsevo). 

Può il governo di Kiev sopravvivere a tale duro colpo? Un colpo di Stato dei militari o degli ultranazionalisti neo-nazisti ucraini non si può escludere. Ciò lascia gli Stati Uniti in una posizione non invidiabile, perché una volta che la facciata della ‘democrazia’ sarà caduta, Washington dovrà identificarsi apertamente con il volto grottesco del nazionalismo ucraino e il suo cruento passato neonazista. Inoltre, dopo tutta la retorica trionfalistica dal colpo di Stato a Kiev di un anno fa, a febbraio scorso, Washington sa perfettamente bene che Mosca ha ribaltato la situazione. Vedasi il mio La Russia di Putin vince la guerra in Ucraina.

Qual è l’alternativa? Armare Kiev? Per prima cosa, ci vorranno mesi per riprendersi radunando i militari ucraini demoralizzati e addestrarli nell’uso di armi sofisticate; centinaia di consiglieri militari statunitensi dovranno essere schierati in Ucraina. Ovviamente la Russia reagirebbe neutralizzando l’aiuto militare degli Stati Uniti a Kiev. Non solo, una decisione così pericolosa da parte dell’amministrazione Obama non potrà salvare la situazione a Debaltsevo, dove la prospettiva di una sconfitta traumatica è imminente, questione di una settimana al massimo. 

Per le migliaia di soldati ucraini intrappolati lo spettacolo è finito, e nessuno può sapere se l’esercito ucraino rimarrà integro dopo tale colossale sconfitta. Sembra improbabile che Putin muova un dito per salvare la faccia all’amministrazione Obama, come fece in Siria nel 2013. Così tanto cattivo sangue è stato creato dagli statunitensi in relazione all’inutile attuazione del colpo di Stato nel febbraio dello scorso anno, installando un regime fantoccio a Kiev; chi si ricorda la scandalosa conversazione telefonica di Victoria Nuland? Quando tutto ciò che Mosca chiedeva allora era un’Ucraina neutrale che non doveva allinearsi con la Russia, né essere costretta ad allinearsi con l’occidente contro la Russia (e contro i propri connazionali). 

La puntata passa all’Ufficio Ovale, infine, e in modo pietoso, poiché anche se Obama non accetta ‘una mano dalla Russia’, è sempre consapevole che non vi fosse alcuna ragione plausibile per cui non comprendere che i neocon che lo circondano lo spingono a violare gli interessi fondamentali della Russia in Ucraina, e che Mosca si sarebbe opposta comunque. Ciò è esattamente quello che accade oggi, davanti ai nostri occhi. Obama avrebbe dovuto affermare che gli interessi degli Stati Uniti ‘non sono mai stati direttamente minacciati in Ucraina e che non l’avrebbero riguardato’. Principio fondamentale, fino alla nausea, delle sue dichiarazioni in politica estera. Avrebbe potuto essere politicamente corretto, anche, dato che l’opinione pubblica statunitense è molto più preoccupata dallo Stato islamico che dalla situazione tra Russia e Ucraina. Obama può ancora elaborare una strategia di uscita sull’Ucraina. Leggasi l’ultimo articolo della BBC, qui, sulla situazione a Debaltsevo.

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I leader della RPD ci chiedono di mandare altri carri armati, che hanno abbastanza equipaggi per essi.


Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/02/18/la-russia-non-cede-sullucraina/ 

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