La storia russo-statunitense è piena di
casi in cui Washington esce trionfante da una situazione di stallo
mentre Mosca si ritira a testa bassa. Facciamo un tuffo nel passato per
un minuto. Ricordate l’incidente all’aeroporto di Pristina nel giugno
1999, quando le forze russe occuparono la zona prima dell’arrivo della
NATO, portando ad uno stallo carico di tensione e che dovettero lasciare
alla fine? Oppure, ricordate l’ incidente, occultato, in Afghanistan
quando Mosca fece atterrare 12 enormi aerei Iljushin Il-76, con
personale militare, all’aeroporto di Bagram nel novembre 2001 e gli
Stati Uniti minacciarono la Russia di sgomberare (come fece), ma solo
per avere lo spazio per far atterrare senza preavviso le truppe
statunitensi entro pochi giorni? (Mosca aveva il permesso del governo ad
interim afgano per lo schieramento, ma gli Stati Uniti non se ne
curarono nemmeno).
Oppure, ricordate la dolorosa transizione georgiana
nel 2003 quando Mosca pensava di avere un ruolo di mediazione
fondamentale in tandem con Washington, per convincere Eduard
Shevardnadze a dimettersi mentre gli Stati Uniti in realtà ingannavano
il ‘partner’ russo attuando la ‘rivoluzione colorata’ a Tbilisi,
installando un nuovo regime che sarebbe stato ostile verso la Russia? In
teoria, però, Mosca non cede questa volta. In Ucraina orientale, la
Russia ha ignorato gli avvertimenti statunitensi a che le forze
separatiste, che circondano il presidio di Debaltsevo, nella regione
ucraina orientale, dovrebbero ritirarsi.
Il Presidente Vladimir Putin
non solo non ha fatto pressione sulle forze separatiste ucraine a
ritirarsi immediatamente da Debaltsevo, dove i combattimenti infuriano
nonostante il cessate il fuoco, ma invece ha chiesto di consentire alla
truppe ucraine assediate un passaggio sicuro ed ha anche esortato Kiev a
consentire alle sue truppe di arrendersi. Debaltsevo è la ‘battaglia
delle Ardenne’ della seconda guerra mondiale. È un nodo dei trasporti
altamente strategico, il cui controllo sarebbe d’importanza cruciale in
caso di guerra in Ucraina (che non può essere escluso in futuro).
La
situazione a Debaltsevo è estremamente imbarazzante per Washington,
avendo sempre e solo pungolato Kiev a portare avanti l’offensiva contro i
separatisti. I rapporti dicono che circa 8000 soldati ucraini sono
circondati e oltre l’80 per cento della città di Debaltsevo è sotto il
controllo dei separatisti. Washington e Kiev sono ora di fronte a una
brutta scelta. La situazione a Debaltsevo è disperata ed è impossibile
arginare i separatisti. Le truppe sono a corto di munizioni e
rifornimenti e i separatisti cantano sentendo prossima la vittoria.
D’altra parte, una sconfitta netta e la resa di Debaltsevo assesteranno
un durissimo colpo al prestigio del governo pro-USA a Kiev (che si
rifiuta persino di ammettere la situazione a Debaltsevo).
Può il governo
di Kiev sopravvivere a tale duro colpo? Un colpo di Stato dei militari o
degli ultranazionalisti neo-nazisti ucraini non si può escludere. Ciò
lascia gli Stati Uniti in una posizione non invidiabile, perché una
volta che la facciata della ‘democrazia’ sarà caduta, Washington dovrà
identificarsi apertamente con il volto grottesco del nazionalismo
ucraino e il suo cruento passato neonazista. Inoltre, dopo tutta la
retorica trionfalistica dal colpo di Stato a Kiev di un anno fa, a
febbraio scorso, Washington sa perfettamente bene che Mosca ha ribaltato
la situazione. Vedasi il mio La Russia di Putin vince la guerra in Ucraina.
Qual è l’alternativa? Armare Kiev? Per prima cosa, ci vorranno mesi per riprendersi radunando i militari ucraini demoralizzati e addestrarli nell’uso di armi sofisticate; centinaia di consiglieri militari statunitensi dovranno essere schierati in Ucraina. Ovviamente la Russia reagirebbe neutralizzando l’aiuto militare degli Stati Uniti a Kiev. Non solo, una decisione così pericolosa da parte dell’amministrazione Obama non potrà salvare la situazione a Debaltsevo, dove la prospettiva di una sconfitta traumatica è imminente, questione di una settimana al massimo.
Per le migliaia di soldati ucraini intrappolati lo spettacolo è
finito, e nessuno può sapere se l’esercito ucraino rimarrà integro dopo
tale colossale sconfitta. Sembra improbabile che Putin muova un dito
per salvare la faccia all’amministrazione Obama, come fece in Siria nel
2013. Così tanto cattivo sangue è stato creato dagli statunitensi in
relazione all’inutile attuazione del colpo di Stato nel febbraio dello
scorso anno, installando un regime fantoccio a Kiev; chi si ricorda la
scandalosa conversazione telefonica di Victoria Nuland? Quando tutto ciò
che Mosca chiedeva allora era un’Ucraina neutrale che non doveva
allinearsi con la Russia, né essere costretta ad allinearsi con
l’occidente contro la Russia (e contro i propri connazionali).
La
puntata passa all’Ufficio Ovale, infine, e in modo pietoso, poiché anche
se Obama non accetta ‘una mano dalla Russia’, è sempre consapevole che
non vi fosse alcuna ragione plausibile per cui non comprendere che i
neocon che lo circondano lo spingono a violare gli interessi
fondamentali della Russia in Ucraina, e che Mosca si sarebbe opposta
comunque. Ciò è esattamente quello che accade oggi, davanti ai nostri
occhi. Obama avrebbe dovuto affermare che gli interessi degli Stati
Uniti ‘non sono mai stati direttamente minacciati in Ucraina e che non
l’avrebbero riguardato’. Principio fondamentale, fino alla nausea, delle
sue dichiarazioni in politica estera. Avrebbe potuto essere
politicamente corretto, anche, dato che l’opinione pubblica statunitense
è molto più preoccupata dallo Stato islamico che dalla situazione tra
Russia e Ucraina. Obama può ancora elaborare una strategia di uscita
sull’Ucraina. Leggasi l’ultimo articolo della BBC, qui, sulla situazione a Debaltsevo.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/02/18/la-russia-non-cede-sullucraina/
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