“Parigi deve accettare la scelta della Crimea,” esordisce Len Pen che precisa: “una scelta maturata durante il caos politico seguito al colpo di stato dello scorso anno, con cui militanti neo-nazi hanno organizzato una rivoluzione in Ucraina”.
La
Crimea infatti, continua Le Pen, non aveva altra scelta da quando
“il potere a Kiev era divenuto illegale, e le autorità iniziarono a prendere decisioni che avrebbero portato ad una guerra civile”.
È
interessante notare come nell’Ucraina post-Maidan, un blogger possa
venire arrestato con l’accusa di “tradimento” per avere definito quella
del Donbass una guerra civile. È accaduto al blogger ucraino Ruslan
Kotsaba il 7 Febbraio. Kotsaba è attualmente detenuto a Ivano-Frankivsk
in attesa di giudizio.
L’espressione
“colpo di stato” invece è stata a lungo tabù in Occidente, dove ha a
lungo predominato la lettura di Maidan come “una pacifica manifestazione
di piazza”, che l’allora presidente ucraino Yanukovic avrebbe soppresso
nel sangue.
Ma un documentario
trasmesso la scorsa settimana dalla BBC – “The untold story of Maidan
massacre” - ha scosso dalle fondamenta tale lettura dei fatti affermando
che “furono i maidanisti, per primi, a sparare sulla polizia”.
Le
Pen ha poi sottolineato l’importanza, per la Francia e l’Europa, di
riallacciare i legami con la Russia, essendo questa “un alleato naturale
dell’Europa”. E ha aggiunto:
“Siamo pedine nel gioco d’influenza tra USA e Russia”. “La Russia è un grande Paese, con un grande popolo, e numerosi interessi strategici comuni con l’Europa. Dobbiamo dialogare con la Russia”
RT, che martedì pubblicava stralci dell’intervista di Le Pen al settimale polacco Do Rzeczy, ha ricordato altre sue recenti prese di posizione controcorrente.
A inizio Febbraio, infatti, Le Pen non usava mezzi toni nel condannare l’atteggiamento della UE durante la crisi nel Donbass:
“Riguardo l’Ucraina, ci comportiamo come lacchè degli USA, il cui intento è di iniziare una guerra in Europa per portare la NATO ai confini della Russia”.
Nella stessa occasione, Le
Pen criticava duramente i leader europei per via del loro chiudere un
occhio – aggiungiamo noi: entrambi – nei confronti dei “bombardamenti di
civili” condotti dal governo di Kiev.
Anche
qui la stampa occidentale inizia a prendere atto di come stanno
veramente le cose. La scorsa settimana il Financial Times ha pubblicato
un articolo-reportage intitolato “School lessons and shelling forge new
identity in East Ukraine” che da la parola – una prima assoluta tra i
media mainstream occidentali - ai residenti del Donbass.
Non
a quelli filorussi, si badi. Ma a quei residenti di Donetsk e Lugansk
che, inizialmente scettici verso le iniziative secessioniste dei
miliziani filorussi, si sono poi dovuti ricredere dopo aver assistito -
chi a Kiev, al disprezzo assoluto del governo centrale per gli abitanti
di quelle regioni; chi nel Donbass ai “bombardamenti di civili” di cui
parla Le Pen.
Le Pen, ricorda ancora
RT, “ha richiamato più volte la necessità di condurre negoziazioni su
federalizzazione e riforme costituzionali per decentralizzare il potere,
invece di tentare di risolvere la questione con mezzi militari”.
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