Il
14 giugno un gruppo di statunitensi fu deportato dopo che le autorità
considerarono le sue azioni abbastanza sospette. Due di loro lavoravano
per l’US Customs and Border Protection e cercavano di “controllare” il
lavoro dell’Agenzia delle Dogane del Nicaragua senza il permesso del
governo del Nicaragua. Avevano anche preso misure per avere informazioni
sull’invio di materiale militare dalla Russia, compresi i piani per
importare carri armati T-72. L’ambasciata degli Stati Uniti a Managua
protestò e spiegò che i suoi “ispettori” erano interessati ai siti ad
accesso limitato semplicemente nell’ambito della missione per combattere
il terrorismo internazionale. Fu anche espulso dal Paese Evan Ellis,
professore dell’US Army War College arrivato in Nicaragua,
contemporaneamente agli “ispettori” e, come loro, ospite dell’hotel Hilton Princess.
A giudicare dal numero degli articoli pubblicati, la produttività
accademica di Ellis è insolitamente elevata. La sua ricerca, che di
solito impiega la terminologia conflittuale della guerra fredda, si
concentra principalmente sulle incursioni di Cina e Russia nei Paesi
latinoamericani e caraibici. In Nicaragua, Ellis era interessato al
canale transoceanico in costruzione. Il professore afferma di aver
preparato la visita a Managua da privato cittadino e che ebbe colloqui
preliminari sul programma del suo viaggio con l’ambasciatore del
Nicaragua negli Stati Uniti, il Presidente dell’Autorità Canal Grande
Manuel Coronel Kautz e numerosi alti funzionari del Nicaragua.
Le
riunioni furono programmate con funzionari governativi, uomini d’affari,
diplomatici, giornalisti e attivisti sociali per raccogliere
informazioni sul canale. Tuttavia, il professore non riuscì a rimanere
in Nicaragua per 24 ore. Prima di essere deportato, Ellis ebbe solo il
tempo di visitare una mostra fotografica promossa dal Consiglio
nazionale per la difesa di terra, lago e sovranità, una ONG che protesta
contro la costruzione del canale. La stessa sera, gli agenti
dell’immigrazione giunsero nella camera d’albergo di Ellis e
l’informavano che, non avendo il permesso ufficiale d’indagare sul
canale transoceanico, doveva lasciare immediatamente il Paese. Lo
statunitense prendeva il primo volo per gli Stati Uniti. Dopo
l’espulsione, Ellis perdeva la calma e appariva fuori di sé su internet.
Le sue accuse riecheggiano solo la posizione di Washington, ostile alla
costruzione del canale di Nicaragua, probabile concorrente di quello di
Panama, ufficiosamente sotto il controllo degli Stati Uniti. Ellis
soprattutto mette in discussione la fattibilità del progetto, affermando
che
“il governo del Nicaragua ha gestito il progetto di canale dietro un manto di segretezza, forse per nascondere i benefici personali derivanti ai nicaraguensi interessati”.
Per Ellis, la deportazione dei diplomatici degli Stati Uniti è un’indicazione che la
“strategia costruttiva, l’impegno rispettoso con il regime del Nicaragua non funzionano”.
Pertanto, alla vigilia delle elezioni di novembre in Nicaragua, l’amministrazione statunitense
“ha diritto e l’obbligo morale di lavorare coi gruppi della società civile per far avanzare significativamente la democrazia”.
Per Ellis, il rifiuto di consentire agli osservatori del governo degli
Stati Uniti o del Carter center di monitorare le elezioni in Nicaragua è
un atto che “mina la democrazia”. Così ora chiede agli Stati Uniti
d’intervenire per evitare che il Nicaragua degeneri in un regime
autoritario “venezuelano”. Indicando il possibile “criminale
comportamento” dei leader del Nicaragua, Ellis cita la necessità che
siano costantemente monitorati dalle forze dell’ordine degli Stati
Uniti. Il suo rapporto include alcune sfumature minacciose:
“i collegati alla criminalità transnazionale organizzata, o che si arricchiscono a spese del popolo nicaraguense, non sfuggiranno alla giustizia per vivere con guadagni illeciti, una volta lasciato l’incarico”.
C’è
la buona ragione per cui Ellis propone tale supervisione: i leader
sandinisti sono una continua irritazione per l’amministrazione Obama. E’
noto che i servizi segreti degli Stati Uniti sorvegliano di continuo
Daniel Ortega, che ha un atteggiamento disincantato su ciò, come Hugo
Chávez, perché non ha né conti esteri segreti né inclinazioni
cleptocratiche. Un altro motivo dell’attacco al “regime di Ortega” è la
cooperazione militare e tecnica del Nicaragua con la Russia. Questo è un
altro settore in cui Ellis sottolinea la necessità di rimanere vigili.
Ad esempio, il Centro di addestramento Maresciallo Zhukov: qual
è il suo vero scopo? E’ semplicemente utilizzato per addestrare i
militari dell’esercito? Oppure, altro esempio, l’invio di 2
motomissilistiche e 4 pattugliatori in Nicaragua. Perché così tanti?
La
Russia ha chiaramente lanciato una corsa agli armamenti senza precedenti
nel Mar dei Caraibi e nell’Oceano Pacifico! Ellis è anche preoccupato
dall’invio di carri armati aggiornati T-72B1 in Nicaragua. 20 sono
arrivati con la prima spedizione, e i carristi del Nicaragua ne
attendono in tutto 50 entro la fine dell’anno. Ellis consiglia di
lavorare più attivamente con i vicini del Nicaragua, come il Costa Rica.
Non è del tutto chiaro a cosa specificamente si riferisse il professore
statunitense in questo caso. Vuole aiutare la nazione tradizionalmente
pacifica del Costa Rica a sviluppare un esercito effettivo? O costruirvi
la prossima base militare del Pentagono?
Lo scorso dicembre il lavoro
sul canale transoceanico del Nicaragua è stato sospeso fino ad agosto.
Il rinvio fu precipitato dalle difficoltà finanziarie del contraente
principale, il consorzio di Hong Kong HK Nicaragua Canal Development Investment Co.
Ellis osserva che questo mega-progetto non è andato molto avanti
dall’inizio della costruzione dell’infrastruttura iniziale: i due porti
in acque profonde non sono stati costruiti, né vi sono magazzini o
fabbriche per la produzione dei materiali da costruzione, il cui
completamento era previsto per l’aprile 2016. Inoltre, le ONG ambientali
lavorano sempre più vigorosamente, incoraggiate dagli statunitensi che
covano le proteste di agricoltori improvvisamente angosciati dal
disboscamento delle foreste vicino al lago Nicaragua e i fiumi Brito e
Las Lajas.
Con l’aiuto di esperti come Ellis, i media filo-statunitensi
cercano di convincere i nicaraguensi che il canale è “propaganda
sandinista” e la sua complessa costruzione scoraggiante. Per lo stesso
motivo, i mass media degli Stati Uniti, così come i media
latino-americano da essi controllati, danno risalto agli sforzi per
aggiornare il canale di Panama. Il filo conduttore è chiaro: nessun
canale alternativo è necessario nell’emisfero occidentale, perché quello
di Panama può “risolvere quasi tutti i problemi” del commercio asiatico
con gli Stati Uniti, compresa la capacità di accogliere navi da 14000
TEU. Poi appare l’immagine corrispondente: la Cosco Shipping Panama, una nave portacontainer cinese, che attraversa le nuove chiuse del Canale di Panama.
Alla vigilia delle elezioni in Nicaragua, Washington fa tutto il possibile per minare la posizione di Daniel Ortega, ancora una volta nominato alla presidenza dal partito Fronte sandinista di liberazione nazionale. Questo spiega il motivo per cui ogni sorta di emissari ed esperti viene inviata nel Paese. La quinta colonna del Nicaragua è isolata e ha bisogno di sostegno. E cittadini dei Paesi latino-americani sono spesso utilizzati per fornire tale supporto.
Ad esempio, Viridiana
Ríos, dello staff messicano del Centro Wilson di Washington
DC, è fuggita in preda al panico dal Nicaragua dopo che gli statunitensi
furono deportati, perché credeva di essere giustiziata. Sostiene di
aver raccolto informazioni sui problemi di sicurezza pubblica e
violenza. Molti dei suoi studi vengono utilizzati da CIA, DEA e FBI,
così ha avuto qualche motivo per spaventarsi e fuggire. Un gruppo di
ambientalisti latino-americani, arrestati nel sud del Nicaragua, era
anche al centro di certi incidenti sospetti. A quanto pare, tali
“ambientalisti” insegnavano ai nativi come usare esplosivi.
L’espulsione
di tali provocatori stranieri è un segno che i sandinisti non
permetteranno la destabilizzazione del Paese. Da qui la campagna
isterica nei media internazionali sulla “dittatura di Ortega” Il
progresso socio-economico del Nicaragua, il miglioramento della qualità
della vita nicaraguensi, la stabilità e la sicurezza (rispetto
all’aumento della criminalità nella maggior parte dei Paesi dell’America
Centrale) vanno in gran parte accreditati al Presidente Ortega. E’ un
fedele difensore degli interessi del Nicaragua sulla scena
internazionale e gode del sostegno della stragrande maggioranza dei
nicaraguensi. Questo è il motivo per cui le attività sovversive dei
servizi segreti degli Stati Uniti e la loro “strategia del caos” non
funzioneranno in Nicaragua.
Nil Nikandrov Strategic Culture Foundation 04/07/2016
La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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