martedì 5 luglio 2016

La Cina si prepara ad intervenire con una propria forza in Medio Oriente al fianco di Russia ed Iran. Preoccupazione negli USA ed in Arabia Saudita

Truppe aviotrasportate cinesi
 
Di fronte all’aumento della minaccia terroristica, la Cina programma di sviluppare una sua presenza militare in Medio Oriente, con lo spiegamento di circa 10.000 soldati.
 
Il tema del terrorismo ha caratterizzato l’agenda del vertice dei leaders dell’Organizzazione di Cooperazione di Shangai (OCS), integrata dalla Russia, dalla Cina, dal Kazakistan, il Tajikistan e l’Uzbekistan, realizzata a fine di Giugno in Taskent, capitale dell’Uzbekistan.

“Esperti cinesi ritengono he la situazione in Siria richiede una attenzione speciale degli Stati Membri della OCS, tenendo in conto la grande minaccia che presuppone il gruppo terrorista dell’ISIS (Daesh in arabo) alla sicurezza del Pakistan, dell’Afghanistan, della Cina e della Russia”, indica il portale web Southfront in una informativa pubblicata la scorsa Domenica.

La leadership cinese aspira a schierare fino a 10.000 sue truppe in Medio Oriente, “sempre e quando si concluda la costruzione della base militare cinese a Gibuti”, indica Southfront.

Già in Febbraio il portavoce del Ministero cinese della Difesa, il colonnello Wu Qian, aveva fatto conoscere l’intenzione del Governo cinese di costruire una base militare a Gibuti, che sarebbe la prima realizzata all’estero dal gigante asiatico. Questa base potrà ospitare circa 5.000 soldati cinesi, che parteciperanno alle operazioni in Medio Oriente e nel nord Africa. Southfront stima che, nel caso che l’Iran aderisca all’OCS, la Cina potrà accedere anche ad altre basi logistiche nella regione.

Attualmente Pechino ha schierato circa 2.500 dei suoi soldati in varie missioni di pace per conto dell’ONU nel Libano, in Sudan e nel Mali. Sembra chiaro che Pechino si stia preparando ad espandere il suo potere militare nella regione.

Negli ultimi anni la Cina si è allineata con Mosca e con Teheran nella questione della crisi siriana, presso le Nazioni Unite, nella prima occasione opponendosi nel CSU alle sanzioni proposte dagli USA contro il Governo di Damasco, successivamente appoggiando apertamente le operazioni antiterroriste svoltesi sul territorio siriano con il sostegno russo.


Nota: Già dalla fine dell’anno scorso correvano voci insistenti di un possibile intervento della Cina a supporto delle operazioni russe ed iraniane in Siria. Dalle informazioni trasmesse da vari analisti sembra che il Governo cinese abbia maturato la sua decisione di intervento ache per dare un segnale preciso gli Stati Uniti.

La Cina si vuole decisamente affermare come grande potenza sullo scacchiere mondiale ed ha i suoi interessi nazionali nelle rotte di approvvigionamento energetico del Medio Oriente e nella necessità di fermare l’avanzata ed il possibile contagio del terrorismo islamico che risulta aver arruolato molti miliziani di originese cinese che combattono in Siria.

Per tale motivo la Cina sembra ormai pronta a schierare un contingente delle sue forze in Siria, consolidando così la sua alleanza con al Russia e con l’Iran, che già operano nella regione a sostegno del Governo di Damasco, di Bashar al-Assad, nella lotta contro i gruppi terorristi assoldati dall’estero.

Le conseguenze di questa decisione del Governo di Pechino saranno enormi sul piano geopolitico poichè segneranno la costituzione di un blocco possente costituito da questi paesi (Cina, Russia e Iran), oltre alla OCS, che svilupperanno una collaborazione militare ed economica che si contrappone al blocco della NATO e dei suoi alleati regionali, in primis l’Arabia Saudita, la Turchia e gli Stati del Golfo.

L’entrata in campo della Cina segna il fallimento completo della strategia di USA e Israele di rovesciare i regimi non graditi a Washington (Siria e Iraq) e ridisegnare i confini del Medio Oriente in funzione dei propri interessi egemonici (utilizzando il pretesto della lota all’ISIS). Una preoccupazione anche per la monarchia saudita di Riyad che contava su un intervento diretto USA per rovesciare la situazione in Siria a vantaggio dei gruppi salafiti che da tempo i sauditi sponsorizzano. Sarà più difficile per gli USA intervenire direttamente: si rischierebbe un conflitto mondiale.

Questa intenzione di Pechino non mancherà di allarmare ulteriormente Washington ed i falchi della Casa Bianca che erano in attesa della fine del mandato di Obama per inaugurare una nuova strategia di contenimento della potenza russa. Il problema per Washington potrebbe essersi raddoppiato con l’ingresso in campo della Cina a fianco di Mosca e di Teheran.


Fonti:  Southfront
HispanTv

Traduzione e nota: Luciano Lago

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