Putin al SPIEF 2016 delineava il gigantesco progetto per unire
l’intero continente eurasiatico chiedendo agli europei di parteciparvi.
Il
tema principale del SPIEF 2016 dava ai russi l’opportunità di spiegare
la loro politica estera agli europei. Uno dei dibattiti più sterili nei
media anglofoni è se Putin sia uno stratega o solo un tattico.
Vi sono
numerosi articoli che discutono la questione con la solita risposta che
sia solo un tattico. La risposta corretta alla domanda è che Putin, o
più correttamente la leadership russa, sicuramente ha una strategia,
anche se i commentatori nei media anglofoni che ne discutono possono
essere perdonati nel dare sempre la risposta sbagliata perché, come i
loro articoli dimostrano fin troppo chiaramente, non hanno la minima
idea di cosa sia questa strategia in realtà.
È molto sorprendente perché
Putin l’ha spiegato in molte occasioni. Con numerosi europei nel
pubblico del SPIEF 2016 ha colto l’occasione di farlo di nuovo, questa
volta sottolineando il ruolo chiave dell’Europa, e in particolare
l’Unione europea, in esso. Ecco cosa ha detto Putin:
“Nel 2011, con la Bielorussia e il Kazakistan, e basandosi sulla fitta rete di rapporti di cooperazione che abbiamo ereditato dall’Unione Sovietica, abbiamo formato uno spazio doganale comune, poi divenuto Unione economica eurasiatica. Già a giugno abbiamo, insieme con i nostri colleghi cinesi, in programma di avviare colloqui ufficiali per formare un partenariato economico e commerciale globale in Eurasia con la partecipazione degli Stati dell’Unione europea e della Cina. Mi aspetto che sia uno dei primi passi verso la formazione di un’importante collaborazione eurasiatica. Amici, il progetto che ho appena citato, il progetto “della grande Eurasia” è naturalmente aperto all’Europa e sono convinto che tale cooperazione sarà reciprocamente vantaggiosa. Nonostante i ben noti problemi nelle nostre relazioni, l’Unione europea resta il partner economico e commerciale chiave della Russia. E’ il nostro vicino e non siamo indifferenti a ciò che succede nella vita dei nostri vicini, dei Paesi europei e dell’economia europea. Ripeto che c’interessa che gli europei aderiscano al progetto per un’importante collaborazione eurasiatica. In questo contesto, accogliamo con favore l’iniziativa del Presidente del Kazakistan per consultazioni tra Unione economica eurasiatica ed UE. Ieri abbiamo discusso la questione in occasione della riunione con il presidente della Commissione europea“.
Questa non è
solo strategia; è un’estremamente ambiziosa, ed anche grandiosa,
strategia per collegare le due estremità del continente eurasiatico in
un unico spazio economico con la Russia al centro come collegamento e
ponte. È una proposta non per l'”Eurasia”, ma per la “Grande Eurasia”:
un’unica unità economica colossale che si estenda dal Pacifico
all’Atlantico. Inoltre è abbastanza chiaro che questo progetto è
pienamente supportato dalla leadership cinese; la Cina naturalmente è la
metà orientale del progetto. In effetti è una certezza che i cinesi vi
abbiano a che fare e che il loro progetto di Via della Seta ne faccia
parte.
Lungi dal cercare la disgregazione dell’UE, come tanti scrittori
neoconservatori proclamano, ciò che Putin vuole è che l’Unione europea
sia partner a pieno titolo del progetto. Lungi dall’essere costretti a
scegliere tra “la Russia in Europa” e “la Russia in Eurasia”, Putin non
vede alcuna contraddizione nel perseguire entrambe le vie. Lungi dal
voler scegliere tra UE e Cina come partner della Russia, Putin vuole che
la Russia abbia una partnership con entrambi, avvicinandoli. Questa
grandiosa concezione è assai tipica dei russi e dei cinesi. Le due
grandi potenze continentali sono abituate a pensare in termini globali,
come avviene spesso, ed accadde con idee simili circolate a San
Pietroburgo nel 1890, all’inizio del regno di Nicola II, anche se i
mezzi politici e tecnici per attuarle semplicemente non esistevano al
momento.
Il famoso politico sovietico Vjacheslav Molotov propose un
progetto simile negli anni ’50, anche se ebbe poco favore dal resto
della dirigenza sovietica. Al contrario, dubito che i politici
provinciali europei, strettamente concentrati sulle loro preoccupazioni
nazionali, possano comprendere un tale progetto anche quando gli viene
spiegato chiaramente, come ha fatto Putin al SPIEF 2016.
Sono sicuro che
Putin lo sappia, anche se a volte fatica a capirlo, e che si renda
conto che se l’Europa va assolutamente conquistata al progetto, dovrà
farlo un passo alla volta. Una potenza occidentale ha la visione
strategica per capire un tale progetto e significativamente non vi ha un
posto. Tale potenza, naturalmente, sono gli Stati Uniti. Era abbastanza
chiaro dalle molte cose dette da Putin al SPIEF 2016, che lui e il
resto della leadership russa ritengono che il colpo di Stato di Majdan
in Ucraina sia stata una manovra degli USA per dividere la Russia
dall’Europa, in modo da far deragliare il progetto di Grande Eurasia.
Penso che Putin si sbagli, dubito che gli Stati Uniti ne sappiano molto
del progetto di Grande Eurasia e credo che perseguano in Ucraina proprie
strategie molto diverse, ma indipendentemente da ciò Putin ha reso
abbastanza chiaro al SPIEF 2016 le perplessità sugli europei così privi
di visione e concezione dei propri interessi, avendo permesso durante la
crisi ucraina di farsi così facilmente manipolare dagli Stati Uniti nel
loro interesse. Il suo discorso plenario era fondamentalmente un
appello agli europei a svegliarsi e ad agire nel proprio interesse
piuttosto che di Washington:
“Capisco anche i nostri partner europei quando si parla di decisioni complesse per l’Europa prese nei colloqui sulla formazione del partenariato transatlantico. Ovviamente, l’Europa ha un grande potenziale e puntando a una sola associazione regionale restringe chiaramente le sue opportunità. Date le circostanze, è difficile per l’Europa mantenersi in equilibrio e preservarsi uno spazio di manovra. Come i recenti incontri con i rappresentanti degli ambienti economici tedeschi e francesi hanno dimostrato, le imprese europee sono disposte a collaborare con questo Paese. I politici dovrebbero incontrare le imprese mostrando saggezza e un approccio lungimirante e flessibile. Dobbiamo tornare alla fiducia nelle relazioni russo-europee e ripristinare la nostra cooperazione. Ricordiamo come tutto è cominciato. La Russia non ha avviato gli attuali divisioni, disagi, problemi e sanzioni. Tutte le nostre azioni sono state esclusivamente reciproche. Ma noi non portiamo rancore, come si suol dire, e siamo pronti a venire incontro ai nostri partner europei. Tuttavia, questo non può in alcun modo essere una via a senso unico“.
Se gli europei
sentono questo appello, o addirittura lo comprendono, è un’altra
questione. Personalmente ne dubito. È sorprendente come i media
occidentali, anche europei, non abbiano riferito nulla del progetto di
Grande Eurasia e detto poco sull’invito di Putin a restaurare piene
relazioni. I capi europei presenti al SPIEF 2016, Juncker, Renzi e
Sarkozy, spingono a migliorare le relazioni con la Russia, ma non hanno
detto nulla del progetto di Grande Eurasia.
Anche se l’impegno di Putin e della leadership cinese al progetto di Grande Eurasia sia indubbio, sono attenti a non farla diventare una trappola consentendole di diventare un progetto su cui sacrificare gli altri interessi vitali dei loro Paesi per realizzarlo. Questo fu il grande errore di Mikhail Gorbaciov negli anni ’80, quando sacrificò tutte le posizioni dell’URSS in Europa e in ultima analisi la sua stessa esistenza cercando ciò che chiamava “casa comune europea”. Se gli europei si dimostrano poco ricettivi, russi, cinesi ed alleati dell’Asia centrale chiariscono che semplicemente porteranno avanti il progetto per conto proprio.
India e Pakistan aderiscono all’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai
India e Pakistan aderiscono all’organizzazione della sicurezza a guida cinese e russa mantenendo stretti rapporti con l’occidente.
India e Pakistan aderiscono all’organizzazione della sicurezza a guida cinese e russa mantenendo stretti rapporti con l’occidente.
Lontano
dalle distrazioni causate dal Brexit inglese, il processo di
costruzione eurasiatica ha appena compiuto un altro grande passo in
avanti con l’accordo di India e Pakistan ad aderire a pieno titolo
all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai guidata da Russia e
Cina. L’Iran dovrebbe seguire a breve, riunendo l’intera Eurasia sotto
l’ombrello di questa organizzazione, tranne alcuni piccoli Paesi e gli
Stati europei dell’alleanza occidentale. Anche Paesi come Turchia ed
Azerbaijan, allineati all’occidente, vi hanno dei rapporti.
L’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai non è la “NATO
orientale”, una sorta di Patto di Varsavia dell’Eurasia orientale e
centrale, ma non è nemmeno la chiacchiera pretesa dai commentatori
occidentali. L’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai ha una
costituzione e una struttura, ed ha effettivamente una dimensione di
sicurezza, anche se in teoria si concentra sulla lotta al terrorismo in
Asia centrale, piuttosto che contro qualsiasi minaccia convenzionale
occidentale.
L’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai è
strettamente legata all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza
Collettiva (“CSTO”) guidata dalla Russia, sicuramente un’alleanza
militare che riunisce la Russia e i suoi partner più stretti
dell’ex-URSS. Ancora più importante, al centro dell’Organizzazione per
la Cooperazione di Shanghai c’è il rapporto strategico-militare tra Cina
e Russia. Questi due Paesi, nonostante i tentativi occidentali di
negarlo, sono sicuramente alleati militari. Putin l’ha di recente
ammesso. Inoltre ha anche rivelato qualcosa di già evidente per chi
segue da vicino le azioni sulla scena mondiale, e cioè che le leadership
dei due Paesi comunicano continuamente. Riporto le esatte seguenti
parole di Putin:
“Siamo in contatto continuo e ci consultiamo su questioni globali e regionali. Dato che ci consideriamo stretti alleati, naturalmente dobbiamo sempre ascoltare i nostri partner e tenere conto di ogni interesse altrui“.
Per avere idea di quanto sia stretta la
cooperazione militare tra Cina e Russia, si veda come i due Paesi
abbiano recentemente condotto un’esercitazione di comando congiunto a
Mosca con l’impiego congiunto delle rispettive difese antimissili
balistici. Gli Stati Uniti non farebbero mai una cosa del genere con uno
qualsiasi dei loro alleati e se l’hanno fatto, certamente non lo
renderanno pubblico. Quando le relazioni militari tra i due Paesi sono
così strette da condurre esercitazioni del genere, è certo che una rete
di sicurezza, intelligence ed accordi relativi alla difesa esista tra di
essi. Il fatto che non ne sappiamo non significa che non esista.
Ciò
significa che le leadership dei due Paesi, Consiglio di Sicurezza della
Russia e Politburo della Cina, abbiano deciso di non renderla pubblica.
La ragione è che rivelandone l’esistenza, si rivelerebbe l’entità
dell’alleanza militare dei loro Paesi, cosa che nessuno di loro per il
momento vuole. Il fatto che alla base dell’Organizzazione della
Cooperazione di Shanghai ci sia l’alleanza tra Cina e Russia significa
che non si tratta di chiacchiere. Piuttosto rientra nella rete di
organizzazioni, Unione eurasiatica economica, Via della Seta, BRICS e
CSTO, che i due alleati tessono intorno per estendere l’influenza
regionale e globale della loro alleanza.
Pakistani e indiani lo sanno molto bene. Con l’adesione all’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai, pakistani ed indiani non si alleano a cinesi e russi contro gli Stati Uniti e l’occidente. La ragione per cui cinesi e russi preferiscono mantenere segreta l’alleanza è perché non devono presentare a Paesi come Pakistan e India una scelta binaria, piuttosto permettere ai due Paesi tradizionalmente in contrasto di mantenere i rapporti tradizionali con i vecchi alleati, la Cina nel caso del Pakistan e la Russia nel caso dell’India, migliorando i legami formali con una delle due grandi alleanze mondiali attuali, rimodellando progressivamente il mondo che li circonda.
Alexander Mercouris, Il Duran 27 giugno 2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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