Vi ricordate
delle Pandemie esotiche? Allarmi mediatici, mappature del contagio, la suina, l’aviaria,
le sigle come H1N1, H5N1 e via dicendo?
L'esaurimento dei farmaci antiinfluenzali e
delle mascherine dalle farmacie, l’esborso di milioni di euro per fantomatici
vaccini, letteralmente gettati nel cesso? Il controllo termico negli aeroporti,
i piani di emergenza nazionali? I ridicoli appelli al lavaggio compulsivo delle mani dell'OMS?
Ebbene, che fine
hanno fatto le pandemie esotiche?
Semplice: sono
state sostituite con lo spauracchio delle più maneggevoli pandemie nostrane, come quella del
morbillo o della meningite, assai più comode, soprattutto perché per queste ultime è
già in atto da decenni una vaccinazione compulsiva della popolazione e che,
quindi, il rimedio putativo è già bello e pronto.
La paura del
contagio di massa deve comunque essere tenuta in piedi, sia come sia. E’ ovvio
constatare come l’immigrazione forzata di massa di clandestini dai paesi centro
africani abbia apportato nuove emergenze mediche sul suolo europeo.
E’ anche
ovvio considerare che le malattie endemiche europee erano quasi scomparse negli
ultimi decenni, ben prima dell’arrivo dei vaccini, grazie soprattutto all'acqua potabile ed all'elettricità disponibili ovunque.
Ben venga la
paura allora, con essa si possono fare affari d’oro e riconoscere lo scientista
rincoglionito dal prudente essere umano raziocinante. L’importante è che la popolazione sia tenuta
in uno stato di allerta perenne, in un modo o nell’altro. Una popolazione impaurita è più maneggevole e pronta a genuflettersi verso l'autorità salvifica.
Peccato però: la
narrazione mediatica sulle pandemie esotiche era più avvincente. A proposito:
di Ebola non se ne parla più?
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