Un attentato proprio a Londra, in pieno calendario Brexit, alla
vigilia del summit romano per celebrare l’Ue, da cui la Gran Bretagna
sta scappando. «La gente in Occidente deve capire che se l’informazione
che riceve tocca gli interessi del complesso militar-securitario,
quell’informazione è dettata dalla Cia. La Cia serve quegli interessi,
non gli interessi del popolo o della pace», dice Paul Craig Roberts, già
sottosegretario al Tesoro Usa. «E’ snervante scrivere per anni le stesse cose», fa eco Fulvio Grimaldi sul suo blog,
mettendo in parallelo l’ennesimo euro-attentato targato Isis (a Londra,
stavolta) e l’euro-meeting di Roma.
Come dire: il terrorismo “a
orologeria” è spesso l’alibi perfetto per qualcosa di ancora peggiore,
una guerra
di sterminio o – come in questo caso – la celebrazione della burocrazia
Ue, mostruosa macchina (istituzionale) di spoliazione e trasferimento
di ricchezza, dal basso verso l’alto, come vogliono le multinazionali
finanziarie cui risponde Bruxelles.
Una storia
infinita, per Grimaldi, che risale addirittura a Pearl Harbour, «dove
Roosevelt sollecitò i giapponesi a bombardare la sua flotta», per poi
arrivare alla “Pearl Harbour 2.0”, cioè il Golfo del Tonchino, dove
«inesistenti barchini nordvietnamiti hanno permesso agli Usa
di bruciare viva mezza Indocina», fino alla recente «tragicommedia
dell’11/9, quando missili Cia e Mossad travestiti da aerei di linea
hanno bucato torri a suo tempo dinamitate dall’interno».
Il giornalista cita anche «la farsa di Londra 2005, in cui a uno
zainetto lasciato nella carrozza del Tube è stato attribuita la voragine
causata da un ordigno posto sotto la carrozza», quindi il triplice
attentato di Amman, sempre nel 2005, «preceduto dall’evacuazione
dei cittadini israeliani e coronato dall’uccisione di dirigenti
palestinesi riuniti con militari cinesi».
E poi «Bali, Mumbai, Madrid,
Charlie Hebdo, dove certi terroristi camuffati ma identificati grazie
all’esibizione ex-post dei documenti in macchina, hanno operato
liberamente sotto lo sguardo di pattuglie di polizia». E poi Bruxelles,
dove l’attentato all’aeroporto «è stato mostrato utilizzando un vecchio
video di Mosca». E Monaco, dove «il più sofisticato armamentario
antiterrorista germanico ha lasciato un tizio passeggiare e sparacchiare
in un centro commerciale per quattro ore, prima di rinvenirlo e
seccarlo mentre se la filava lontano dal luogo».
E Nizza, dove «il giro
della morte del Tir non lascia un’ammaccatura sulla carrozzeria e
un’immagine nelle venti telecamere lungo il percorso (o meglio le ha
lasciate tutte, ma il governo ha deciso che non servivano e andavano
distrutte). E’ successo anche con quelle del Bataclan».
Incongruenze che, per Grimaldi, diventano «lacerazioni smisurate nel
tessuto dello storytelling delle stragi», subito «rammendate da tutti i
cerimonieri mediatici turibolanti ai piedi degli Alti Sacerdoti, mentre
sull’altare dei sacrifici umani celebrano il trionfo dell’arma finale
contro classi e popoli subalterni e potenzialmente sovversivi».
Ogni
giorno, sui media, «viene fatta sparire la verità», tra chiacchiere assortite sulla ipotetica “guerra
all’Occidente”, «ora transitata dalla trincee ai ponti di Londra e
domani a piazza San Pietro». Facili profezie? «L’avevano già detto,
ripetuto, ribadito: “Ci saranno attentati del terrorismo islamico. La
questione è solo il quando e il dove”. Veggenti». I talk-show sono
assordati da «latrati antislamici di energumeni di una Weltanschauung
decerebrata dove, dopo i comunisti che mangiano i bambini, siamo ai
musulmani che mangiano
le donne». Ricompaiono anche «fossili» come Daniela Santanchè, Maria
Giovanna Maglie, Antonio Caprarica, Alessandro Meluzzi.
Guerra
all’Occidente? Suvvia: «La Nsa, ci è stato rivelato da Snowden e
Assange e confermato da Trump, e le altre sorelle depravate dedite al
voyeurismo, ascoltano tutto, vedono tutto, ti spiano dallo smartphone,
dallo schermo di tv e computer, dal citofono, dall’asciugacapelli.
Incamerano un miliardo di dati al minuto». Possono davvero non sapere
ciò che si andrebbe preparando? Ora Renzi, «per interposto Gentiloni,
gli vende pure (all’Ibm) tutti i nostri dati sanitari.
Non ne hanno
scampo né la cancelliera tedesca, né la presidente brasiliana, né gli
ultimi ruotini del carro, che siamo tutti noi». Eppure, «vigliacco se
gli capitasse una volta di intercettare il malvivente che si fa mandare
da Al Baghdadi a massacrare gente, proprio là dove non c’è
comunicazione, o apparizione, che non siano controllate dal più
sofisticato apparato tecnologico mai visto, neppure da quelli di
StarTrek».
Evidentemente abbiamo a che fare con autentici supereroi
oscuri, «in grado, a distanza, di prendere i comandi di un aereo, come
quelli dell’11 Settembre decollati e scomparsi per sempre, l’altro
tedesco sui Pirenei, o di un camion, come quello di Nizza, o di un Suv,
come quello di Westminster, e fargli fare quello che gli pare».
Supereroi neri e «disturbati, manipolati, fuori di testa, che pensano
di assaltare il Parlamento britannico con forchetta e coltello, tanto
poi tutti quanti muoiono: capitasse mai che ne esca vivo uno che ci
racconti, magari senza waterboarding, chi lo manda». Ma a noi, a quanto,
pare, non interessa: ormai «ci accontentiamo della firma». E così,
«anche la scorribanda del presunto Imam radicale di nome Brooks, dopo un
po’ di suspence per un migliore ascolto, ha avuto la sua rivendicazione
tradizionale».
Scotland Yard, la migliore polizia antiterrorismo del
mondo, «s’era scordata che quell’Imam era ancora in galera (che ridere:
Caprarica, a “La Gabbia”, aveva giurato di riconoscerlo!) e quindi ha
dovuto degradare l’attentatore a milite ignoto del terrorismo, pur
sempre islamico».
Tale Massud, «come sempre noto delinquente, dunque
ricattabile, dunque soggetto debole», come quello, «cocainomane
etilizzato, dell’aeroporto parigino». L’uomo perfetto per “indossare” la
firma dell’Isis. «Uno col coltello a Parigi, un altro che a Londra
assalta con due coltelli il più poderoso schieramento di sicurezza del
paese, quello attorno alle massime istituzioni. Due abbattuti senza
pensarci su mezza volta. Senza pensare quanto sarebbe stato
facile e utile bloccarlo, magari con uno spruzzo al peperoncino, e
arrivare tramite lui alla centrale operativa alla tana del mostro»,
aggiunge Grimaldi.
Noi però continuiamo a non vedere che «l’Isis, come la carta di
ricambio Al Qaida e tutti i terroristini aggregati, sono addestrati,
armati, finanziati, riforniti, vestiti e nutriti, medicati (in Israele),
da Usa,
Nato, Israele e relativi azionisti, affittuari e sicari tra Turchia e
Golfo».
Ma visto che Barack Obama «soleva mandare un McCain a lisciargli
il pelo, a rinnovargli l’affetto», allora «quando l’Isis dice “siamo
stati noi”, è logica stringente, e ragion pura anche per Kant, che sono
stati loro: gli sponsor, i padrini, i committenti».
Troppo facile? «I
nostri “esperti” da cento euro al grammo di islamofobia, queste ovvietà
banali non le prendono neanche in considerazione», continua Grimaldi.
«Interessante l’evoluzione del terrorismo a uso domestico», comunque.
«Finite, nella fase, le grandi operazioni da laboriose pianificazioni e
con risultati epocali, coinvolgenti apparati di Stato e complesse e
numerose componenti professionali, con relativi rischi di gole profonde,
errori, sovrapposizioni e trascuratezze, come quelle grandiose dell’11
Settembre, si è passati a progetti realizzabili con mezzi e numeri più
modesti».
I colpi grandi, «tipo aerei tirati giù o palazzi fatti saltare»,
ormai «si sono lasciati ai paesi “arretrati”, dove non si fa tanto caso
alle toppate». Da noi «si è passati alle coppie di terroristi e ai
minigruppi, rigorosamente islamici, visti a Parigi e Bruxelles e, con
Wuerzburg, Nizza, Monaco, fino a Londra oggi, ai terribilissimi “lupi
solitari”». Ovvero: «Poca spesa, impegno minimo, soggetti adulterati e
manovrabili ed effetti anche migliori, più diffusi, capillari,
terrificanti.
Il panico del vicino, del passante, della vettura
qualsiasi, dello sconosciuto, o conosciuto, della porta accanto.
Meravigliosa invenzione: insicurezza totale, irrimediabile e, di contro,
Stato di polizia, società securitaria, lotta di classe o di liberazione
annientate». E pazienza se la privacy non c’è più: tanto, ad
archiviarla, «ci hanno già pensato i sicari principi della Cupola, i
terrroristi soft: i Tim Cook, Steve Jobs, Bill Gates, Mark Zuckerberg».
Tra «Grande Fratello, ciarle private strepitate al telefonino, selfie in
Facebook, ti hanno ridotto a un demolitore pubblico della tua identità,
alla mercè di tutti», e soprattutto «dello Stato spione e gendarme e
del suo golpe strisciante». Sicché, data «l’enormità della mazzata
Brexit» inflitta «alla cosca atlantica fin dagli anni ‘50 installata
dalla Cia in Europa, per conto Rockefeller e Rothschild, utilizzando fiduciari come Davignon e Monnet, per fare a pezzi nazioni sovrane
e costituzionalmente antifasciste», oggi «a Londra, che aveva appena
fissata la data per lo scioglimento degli ormeggi, andava mandato un
segnalino». Beninteso: «Poca roba, rispetto al potenziale e all’arsenale
di Isis». Un Suv e due coltelli: «Un primo avviso».
Osserva Grimaldi: «A Westminster è successo, mica a Canterbury. Al
Parlamento dove stanno quelli che brexitano. E sul ponte di Westminster,
immancabile per ogni turista eurifero e dollaroso. Come quelli di Sharm
el Sheik e di Luxor, che non ci vanno più da quando, nel fedifrago
Egitto di Al Sisi che ha fregato i cari Fratelli Musulmani, l’Isis (si
fa per dire) fa saltare in aria la gente». Grimaldi teme «quei necrofori
che, sabato e domenica a Roma, contro Brexit e altri Exit che
girovagano per l’aere europeo, cercheranno di insufflare nel corpaccio
in putrefazione dell’Ue quanto basta per fargli fare un po’ di scatti
mesmerici».
Il pericolo è che, «nel nome dell’Europa
ricucita da sarte di palazzo come Laura Boldrini», noi popolo «ci si
lasci fregare ancora una volta: prima, prendendo le mazzate perché
osiamo ancora andare in piazza, e poi accettando che, anche solo a
sollevare le sopracciglia sull’onnicomprensivo e onnipotente tasso di
criminalità della classe dirigente, si finisca fuori. O piuttosto
dentro. Come amici dei terroristi». E conclude: «Visto cosa si può
combinare con una macchina e due coltellini svizzeri?».
fonte: http://www.libreidee.org/2017/03/eurocrati-a-roma-isis-a-londra-tutto-in-famiglia/
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