martedì 28 marzo 2017

La profondità di campo.

Mio marito, non è mio marito”.
Invasion
Che cosa “sei”. La domanda, che non è una domanda, implica una riflessione (nel senso che tutto è già riflesso in ogni e qualsiasi tipo di scenario reale manifesto, anche “qua, così”, poiché l’ambiente è regolato/attraversato dalla caratteristica infrastrutturale, di livello originale, frattale espansa e di memoria frattale espansa. Le onde gravitazionali che cosa pensi che siano?):
che cosa sei
e
che cosa sei (pensi, credi)), diventat3 (“qua, così”).
La seconda implicazione, oscura la prima (origine o pre momento di “è già successo”). 
E ciò significa che, nel durante – in un dato momento – hai dimenticato il pregresso.
Ma (ma) in un ambito reale manifesto “di stampo 'dominato vs dominante' (gerarchico/dipendente), le cose non vanno mai casualmente bensì conseguono nella direzione del “verso”, che la corrente spinge/ispira loro…
Allora, questo comporta che la causa, anzi… di più, la ragione fondamentale per un simile accadimento, sia – anch’essa – facente parte di quella zona della dimenticanza, che coinvolge tutt3 “qua, così”:
dominante
e
conseguenza,
pre momento di “è già successo”.
Già. Ricordi da quel momento in poi (a fatto compiuto, non rammentando né il fatto, né tanto meno che cosa sia già successo, al fine di regolare – poi – tutto il resto)...
Ora, con la memoria (che “qua, così” è diventata la versione della storia, deviata proprio da quei fatti e dall'unica ragione fondamentale, a capo dell’intera questione) riesci a risalire, indietro nel tempo, sino a quel “momento, ma ritardato/differito costantemente (dato che, Oltre Orizzonte, non immagini nemmeno che si possa andare)”.

  
Nel simbolismo sostanziale frattale espanso, ritrovi ogni “ragione”; anche quella più oscurata.
Così... ogni film, narrazione, romanzo, etc. “qua, così”, ha sempre la necessità centrale e portante, di manifestare 1) la compresenza del “male (in ogni e qualsiasi tipo, forma o sostanza, luogo comune, stereotipo, morale, etc.)”, come se 2) senza il “male” nulla ha senso e 3) hai bisogno che alla fine il “male” venga vinto, ma 4) lasciando aperta la necessità di un finale che non scrive mai, definitivamente, la parola “fine”…
A parte le esigenze commerciali, che la dicono già di per sé molto lunga, sulla natura dell’informazione e del suo/tuo trattamento “qua, così”, come interpreti questa sorta di “necessità della compresenza del ‘male’”?
Fai attenzione, perché… il “male” – nella fattispecie – non è per forza di cose, solo Sauron, Voldemort o il cattivo di turno.
No. Anzi, molto spesso il “male” è un ingrediente nella/della storia raccontata, che permette alla trama di trovare “sale e pepe (un senso)” che, senza questo ingrediente risulterebbe troppo “piatta”.
Il “male”, allora, è qualsiasi tipo di compresenza, anche quella più amichevole, che ad un certo punto “si manifesta secondo altra natura, oppure, secondo la propria vera natura (di essere umano che, potenzialmente, può spaziare tra qualsiasi tipo di ‘parte’, dipendendo dalla compressione ambientale che attanaglia e forma il carattere e, dunque, l’atteggiamento)”.
Il “male” può essere incarnato da qualsiasi compresenza, tutt'attorno ai personaggi principali (solitamente, una coppia “uomo/donna”):
amicizie, collegh3, rivali, estranei, familiari, etc.

  
Sembra che, “una storia, narrata in una trama senza questo ‘sale e pepe’, non sia sufficientemente interessante”:
come se, per essere interessante, una storia "umana (o umanizzata)" deve necessariamente passare per la “sofferenza”.
Altrimenti, non sembra valere nemmeno la pena di essere raccontata. Ad esempio, pensa alla Contea (dove vivono gli Hobbit)”; a parte il romanticismo iniziale… pensa a come possa essere il vivere in una situazione, “da paesello”, simile:
alla lunga, non la reggeresti mai
poiché “sei diventat3 qualcosa che risente dal marchio AntiSistemico”.

  
Le “tue” necessità – “qua, così” – implicano che ci sia – forzatamente – la compresenza del “male (il sacrificio, la passione, la sofferenza, la mancanza, l’odio, etc.)”:
la violenza che ti fai, persino assistendo ad una qualsiasi trama “opera di fantasia”
è tale che… il significato sostanziale contenuto, passa direttamente nel dimenticatoio,
in questa maniera
non sai quello che ti sta succedendo (non visto che “non ricordi nemmeno quello che ‘è già successo’”).
Ciò che “non ti dice” la trama, è – comunque – sempre potenzialmente decodificabile (dato che l’informazione è memoria frattale espansa) se agisci per mezzo della “formula”.
Una trama che implica, sempre, la compresenza del “male (sotto a qualsiasi simbologia di sofferenza)”, va trascesa, finalmente:
il simbolismo sostanziale frattale espanso (la verità relativa a quell'assoluto, che “già” sei)
non narra dell’impossibilità del vivere una intera vita, sul modello della Contea
semmai (di più)
suggerisce quella verità
che ti coinvolge in quanto “essere avventuroso”
il che, esalta la tua più probabile “natura/missione di esplorazione”
come se, molto tempo fa (oppure, più semplicemente, nel momento della tua manifestazione “qua, così”) qualcosa ti avesse trattenuto, oltre al tempo prestabilito, in una data posizione, atteggiamento, situazione, etc.
Come se (come se) tu fossi un viandante decaduto nel tempo “qua, così”
  

Immagina, di conseguenza, cosa significherebbe “imprigionare (attraverso lo smarrimento della memoria)” un simile carattere, facendogli pensare di essere un “semplice ed umile contadino (che coltiva, ara, zappa, semina, raccoglie, etc. i frutti del proprio duro lavoro)”. 
Una volta spostat3 in un'area cittadina "moderna", la tradizione farebbe ripensare proprio alla dimensione agricola, piuttosto che all'Oltre Orizzonte:
un vero e proprio auto conflitto interiore
che non ha nemmeno la possibilità di emergere del tutto
non visto che… la memoria parte solo da un certo “momento”, scorrendo solo da “lì in poi”.

  
Immagina, di più, cosa significherebbe se tutta questa situazione fosse (“è”) opera, premeditata, di una compresenza immanifesta dominante (la componente virale, del principio della malattia e della tentazione).
Che cosa, diavolo, potrebbe succedere, sviluppandosi ad hoc?
Proprio, esattamente, il “qua, così”:
la “tua” unica realtà manifesta di riferimento
una piana popolata da entità umane tutte senza memoria
e genuflesse al Dio di turno
che ha raccolto, in maniera simbolica sostanziale frattale espansa, il significato di quello che “già sei”
nonostante… tutto questo “già successo”.
Stanne cert3
la ragione fondamentale esiste, ed è esattamente compresente ambientalmente… perlomeno nella parte fisica, umana, del Dominio.
Qualcosa che a Filtro di Semplificazione attivo (per rispettare qualsiasi tipo di apertura dello scenario potenziale), è solo che uman3 e, dunque, assolutamente decodificabile anche attraverso la “logica (umana)”.

  
Persino nel “qua, così”, essendo – la memoria frattale espansa – una traccia “radioattiva”, indelebile… se non attraverso la lobotomizzazione della parte ricevente e decodificante:
Tu.
Se (se) alzi ancora maggiormente lo “sguardo (‘formulato’)”, puoi giungere a ricordare l’esperimento. Il senso di tutto questo, al di là di ogni sotto senso:
l’evocazione della dominante (un “virus”)
il completamento della specie umana
l’autentico modello di evoluzione “work in progress”
Dove non si tratta di debellare, uccidere, terminare, finire, etc. nessuna forma di esistenza. Dove si tratta, “solamente”, di comprendere il motivo fondamentale per il quale “una parte di sé, sfugga alla ‘libera e giusta, ad angolo giro’ completezza dell’equazione umana stessa”:
qualcosa che, per essere ricompres3, occorre spingersi ancora più in “là”…
Una anteprima, insomma. L’apertura di nuove rotte, nella tua “sfera (intrappolata, intrecciata, invischiata) ‘qua così’”.

Se fatichi a “reggere” una qualsiasi trama senza 1) azione, 2) sale e pepe, 3) problemi, 4) violenza o amore, etc. è perché a) non provieni dall'ambito agreste “primordiale”, b) non sei quell3 che la “tradizione popolare” ti suggerisce, c) non ti identifichi solamente con il “lavorare la terra, per tutta la vita”, etc.
No. Significa che “sei”…  non solo quest3.
Ciò che non ritrovi, è quello “spirito di avventura”, che significa solo una “cosa”:
che sei un essere vivente “liber3 di spaziare, andare e venire, dove/come/quando/perché… intendi tu”.
La tua “natura”, al di là dell’apparenza creatrice “scientifica/storica/religiosa/spirituale… deviata”,  è qualcosa che contempla tutto ciò che ti “va di fare ed esperimentare, con-senso”
L’animo dei bimbi, ti dice molto di più... se lo acquisisci a livello frattale espanso, Oltre Orizzonte, slegato da ogni ambivalenza “adult3/bambin3”…
E questa “analisi (di riflesso)” inizia a ricordare – anche – l’esperimento e le persone che stanno al di là di tutta questa rivelazione “qua, così”:
qualcosa che “è”
non tanto alle prese con un “problema”
bensì
che “è” alle prese con se stess3
nella maniera più autentica possibile e immaginabile (potenzialmente).
Senza necessità alcuna di manifestare la compresenza del “male”, poiché esiste già tutto quello che “desider3”, nel tipo di realtà manifesta di provenienza (“al di là” dell’esperimento).

Quando giochi, online, a “fare la guerra”, vivi quell'avventura ma (ma) sai (ricordi) che è una simulazione. Vero?
Immagina il contrario, ossia:
che la simulazione ti penetri a tal punto
da farti dimenticare quale differenza intercorra tra i “due mondi”
e, dunque, chi tu “già” sia (sei).
Non per forza di cose, qualcosa deve andare storto
Non è detto che l’esperimento sia portato avanti, per una necessità di difesa (attraverso le stesse caratteristiche “qua, così”). No. La caratteristica “ad immagine e somiglianza ‘qua così’”, parte dal momento di “è già successo” e non riguarda – anche – il “prima”, che non è il passato, ma… il “a monte” di quel momento:
ancora
non in senso temporale
quanto
in senso “verticale”, di profondità di campo
di realtà dell’esperimento, al di là del… “vetro/monitor”.
Qualcosa di non più immaginabile “qua, così”.


Eppure, anche nella ridda di riflessione frattale espansa, l’informazione di memoria frattale espansa ed il segnale portante AntiSistemico, sono sempre compresenti
Quindi, questo significa che – anche se l’esperimento non è nemmeno immaginabile, qualcosa lo deve pur continuare a “riflettere”.
Ecco che, appunto, questa tua caratteristica di “avventura”, inizia a mostrare “segni” di qualcosa che si estende ed espande dal “al di là” del… vetro.
Una profondità di campo assolutamente insospettabile.
Una verità che trascende ogni relativismo, fermo restando che “anche a quel livello” possa essere mancante la verità assoluta.
Ma non importa. Uno step alla volta…
Bucare lo schermo” significa, prima, accorgersi e fare… al livello “qua, così”:
non scappare
non ascendere
non fuggire via…
Ritorneresti, sempre, indietro (al momento di partenza).
La tua sete di avventura la dice lunga:
per risalire a ritroso, il corso del senso di quello che ti succede
non è il tempo che devi prendere in considerazione
ma, di più
la profondità di campo
ossia
la stessa “distanza” che ti separa da te, allorquando ti rivedi in un video.
Non il tempo, trascorso.
Non ciò che è irrimediabilmente “andato”.
Ma:
te che osservite
da un’altra situazione.

  
Cosa rappresenta il personaggio di un videogioco, che ami/animi
Quale “distanza” esiste tra di voi (te)?
Capisci che il non è il tempo a fare la differenza… E non è nemmeno il filo di Arianna, che ti permette di riuscire dal labirinto.
La “distanza” è vibrazionale, ossia:
è la consapevolezza, il ricordo di te, di quello che sei e che stai facendo…
Il personaggio animato sei ancora tu o, meglio, una parte di te impegnata a “fare” qualcosa.
Se ti identifichi con il personaggio, diverrai quel personaggio.
Se, invece, rimani in te stess3, quel personaggio rappresenta una sorta di sonda, satellite, strumento artificiale per… (ma senza mai confonderti pericolosamente, come affacciandoti su di un pozzo buio, senza fine di profondità).

L’esperimento sei tu che osservi te stess3:
con un fermo motivo, che non è “avventura”, bensì… evoluzione.
Allo stesso tempo, ciò che ti identifica “qua, così”… non è un dettaglio, perché può fermarti in questo fotogramma, anche, per “sempre”. 
Poiché, “qua, così”, effettivamente, ciò che “al di là” è evoluzione, diventa (è diventat3)… un problema, perché ha preso coscienza di sé, sterilizzandola da te:
per questo, le trame delle "opere di finzione", sono tutte rivolte verso la necessità della compresenza del “male (sale e pepe)”
perché, altrimenti, la “noia” subentrerebbe ad un livello tale
da toglierti ogni spessore umano.
Allo stesso tempo, queste trame veicolano informazione portante, frattale espansa, dedicata a te:
come sveglie, messaggi in codice, alert.
In Hunger Games, ad esempio, gli “aiuti” da dove giungevano?
Dall'esterno "verticale (insondabile)". Da persone influenti, che “guardavano in Tv” quello che succedeva nell'arena…


  
Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, bensì nelle circostanze che essi trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti e dalla tradizione.
La tradizione di tutte le generazioni scomparse pesa come un incubo sul cervello dei viventi e proprio quando sembra ch'essi lavorino a trasformare se stessi e le cose, a creare ciò che non è mai esistito, proprio in tali epoche di crisi rivoluzionaria essi evocano con angoscia gli spiriti del passato per prenderli al loro servizio;
ne prendono a prestito i nomi, le parole d’ordine per la battaglia, i costumi, per rappresentare sotto questo vecchio e venerabile travestimento e con queste frasi prese a prestito la nuova scena della storia
Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte - Karl Marx
Non basta dire come fanno i francesi che la loro nazione è stata colta alla sprovvista.
Non si perdona a una nazione, come non si perdona a una donna, il momento di debolezza in cui il primo avventuriero ha potuto farle violenza.
Con queste spiegazioni l’enigma non viene risolto, ma soltanto formulato in modo diverso. Rimane da spiegare come una nazione dì 36 milioni di abitanti abbia potuto essere colta alla sprovvista da tre cavalieri di industria e ridotta in schiavitù senza far resistenza
Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte - Karl Marx
Vecchi nomi. Vecchia casa. Una quantità di vecchie cose. Un’infinità… di risonanze.
Un punto di pressione?
Potrebbe darsi. Potrebbe esserlo benissimo…
C’è un corridoio. Il corridoio è il tempo. Che circonda ogni cosa. E attraversa ogni cosa. Tu non puoi vederlo. Solo qualche volta. Ma è pericoloso.
In questo corridoio, tu puoi entrarci?
Non nel modo in cui immagini. Non si può entrare nel tempo. Ma, alle volte, il tempo può entrare nel presente. Precipitarsi. Irrompere ed asportare cose. E anche persone. Ma il corridoio è forte. Deve essere così. Ma succede che in certi posti si indebolisca. Come una materia che si consuma. E quando c’è una pressione sulla materia, il tempo entra in scena. Arriva e prende quello che vuole. Noi crediamo che il tempo abbia fatto irruzione in quella stanza. Penetrandovi, ha portato via i tuoi genitori…
Non è possibile.
No. Però è successo”.
Zaffiro e Acciaio


  
Una patina di civiltà, che cela i nostri veri interessi. È la natura del nostro mondo. No?...
Io sostengo che la civiltà è una illusione. Un gioco di finzioni. Di reale c’è solo il fatto che siamo ancora animali, guidati da istinti primari. In quanto psichiatra, lei saprà che questo è vero
Essere russi, in questo paese è una sorta di patologia. Cosa ne dice? Può aiutarmi? Darmi una pillola, che mi faccia vedere il mondo come lo vedete voi americani. Che mi aiuti a comprendere l’Iraq o il Darfur o, persino, New Orleans?...
Sto solo dicendo che la civiltà si sgretola quando più ne abbiamo bisogno. Nella giusta situazione, siamo tutti capaci di terribili crimini. Immaginare un mondo in cui non sia così, in cui ogni crisi non sfoci in una nuova atrocità, in cui tutte le prime pagine non siano solo guerra e violenza… bé, è immaginare un mondo in cui l’essere umano cessi di essereumano”.
Invasion
Chi studia attentamente la storia del diritto romano nel Medio Evo, può osservare che i nostri glossatori, mentre che facevano rinascere la vecchia giurisprudenza, inconsapevolmente la modificavano, adattandola ai nuovi tempi
I primi due secoli della storia di Firenze – ricerche di Pasquale Villari 
L’ho rimesso sotto Clonazepam. Quanto odio dargli medicine”.
Invasion
Prendi tutte le tue pillole… una per sera…”.
Invasion
Essere o non essere, questo non è… il dilemma, poiché quest3 èinconsapevolezza.

Dai “profondità di campo” alla tua esperienza, seppure, “qua, così”. Anzi, a maggior ragione
“Fai…”.
  
 
 
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2017
Bollettino numero 2006
 

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