mercoledì 15 marzo 2017

Dentro il “DEEP STATE” è guerra aperta.


Fortuna per i media, la diffusione di “Vault 7”, ossia degli 8760 documenti compromettenti della Cia da parte di Wikileaks, ha coinciso con la Giornata della Dddonna, festa mondiale obbligatoria come lo Shoah Day. Sicché pagine su pagine, servizi tg su servizi tg sulle “dddonne” in piazza, servizi internazionali su uno sciopero mondiale delle “ddonne” che ovviamente non è riuscito… e su Vault 7 poco o niente.

Il fatto che la Cia abbia un programma software (UMBRAGE) che non solo spia i computer di qualunque ente degli Usa, ma anche lascia delle tracce che falsamente fanno sospettare che siano stati i leggendari “hackers russi”, non interessa il Washington Post né il New York Times, che sulla storia degli hacker russi che hanno falsato le elezioni presidenziali, fatto perdere la Clinton e vincere il loro complice Trump, hanno imbastito servizi per mesi.

Il fatto che la Cia abbia “porte posteriori” (backdoors) nei programmi Microsoft che le consentono di curiosare in tutti i computer che usano Windows sul pianeta, e possa fare lo stesso con Apple e con Google; che possa controllare a distanza auto e aerei (ottimo per gli assassini mascherati da incidenti), che abbia creato clandestinamente un colossale apparato di spionaggio interno ai cittadini americani, il che è vietato per legge, facendosi una specie di NSA (National Security Agency) all’interno con la possibilità di intercettazione di tutti, senza controllo giudiziario, non ha preoccupato né i media né i governi esteri, né i senatori americani.

Un filo di preoccupazione è stato espresso da qualcuno per il fatto che, come ha rivelato Wikileaks, la Cia ha per giunta “perso il controllo” di tutto il suo arsenale di cyber-spionaggio, ossia abbia diffuso per negligenza quei programmi e quel software nella Rete: perché adesso, oddio, “possono usarlo i terroristi”.

Il fatto che da quei documenti si scopra che la Cia ha un’espansione enorme, mondiale, totale, una potenza che fa’ quel che vuole senza il minimo controllo governativo – una realtà di fronte alla quale  le più azzardate, anzi paranoiche fantasie complottiste sono piccolezze – sembra essere accettata da  tutti i settori dell’Establishment, democratici come repubblicani, aziende multinazionali, stati europei e persino dalla Casa Bianca come qualcosa di pacifico, di normale.

Le giustificazioni bipartisan dei senatori dei due partiti sono piene di rispetto, la Cia fa tutto questo per difenderci dal terrorismo. Sostanzialmente, ciò equivale a dire: non è possibile che la Cia minacci l’interesse nazionale, perché è la Cia che definisce l’interesse nazionale.

Mai totalitarismo fu meglio definito ed accettato dai soggetti.
Ritorsione della National Security Agency contro la Cia?
Ma forse questo silenzio ha anche un motivo più profondo e imbarazzante. In questa montagna di rivelazioni contro la Cia qualcuno sospetta lo zampino dell’ente rivale di intelligence, National Security Agency (NSA).

Il giornalista investigativo di nostra conoscenza Wayne Madsen ne è certo. Ha intitolato uno dei suoi ultimi rapporti così:
CIA SIGINT disclosure appears to be retaliation for Langley’s involvement with Snowden leak”.
“La divulgazione dell’intelligence elettronica della Cia sembra essere una rappresaglia per  il coinvolgimento di  Langley [sede della Cia] nella fuga di notizie di Snowden”. http://www.waynemadsenreport.com/articles/20170309


Bisogna tener presente che Madsen è stato lui stesso un agente dello NSA. E racconta come negli anni ’80, quando lavorava all’interno del Gruppo S (Signal, intercettazioni) il loro direttore, un colonnello, raccomandò severamente di stare ben attenti non lasciarsi scappare nulla della missione in corso, ordinata dalla Casa Bianca direttamente, all’Opposizione. Lo sappiamo, obiettò Wayne, siamo stati addestrati ed istruiti, sappiamo che i rischi che corriamo se diciamo una parola ai sovietici. Il colonnello rispose: “Non parlavo dei russi, parlo della CIA”.

Benché in teoria la Cia debba limitarsi allo spionaggio all’estero e sul campo, e la NSA alle  intercettazioni interne, quindi sotto un maggior controllo (in teoria) dell’autorità giudiziaria o altri enti legalmente autorizzati, la divisione dei campi è lungi dall’essere pacifica. La tensione fra Cia e Nsa è stata permanente. Per esempio, è essenzialmente la NSA che s’è accaparrata la partecipazione ad ECHELON, il programma di ascolto mondiale congiunto con Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

Ai tempi in cui ci lavorava Madsen, la Cia aveva un ufficio di spionaggio elettronico (Office of Signal Intelligence Operations, OSO) che suscitava acuti sospetti negli alti gradi della National Security perché sembrava duplicare le operazioni della NSA. Avendo perso due centrali d’ascolto in Iran nel 1979 per la caduta della Scià, la Cia si  fece aiutare dalla NSA ad allestire due centri di ascolto radio e telefonici in Cina occidentale, stazioni che furono gestite congiuntamente, per una volta. Poi lo OSO della Cia buttò la spugna e la NSA ampliò il suo potere su tutta l’intelligence per mezzo di segnali, o SIGINT.


Così, quando nel 2013 esplodono le rivelazioni di Edward Snowden, Wayne – sarà per deformazione professionale – non crede nemmeno un momento all’idea del puro eroe civile in lotta contro il Sistema.

Nota che la biografia di Snowden attesta suoi passaggi dall’una all’altra agenzia: prima lavora per la NSA all’università del Maryland, poi viene reclutato dalla Cia e lavora per questa a Ginevra sotto copertura diplomatica dal 2007, poi si fa assumere dalla Booz Allen Hamilton (azienda di tecnologia informatica “consulente” della NSA, ossia una delle sue facciate) la National Security Agency), e qui “tradisce” e passa a rivelare palate di informazioni segrete.

Madsen fu il primo a scrivere, allora, che Snowden era rimasto un agente della Cia e “potrebbe essere parte di un’operazione di Langley” per esporre e mettere nei guai la NSA rivelando il suo coinvolgimento in varie operazioni, diciamo, illegali.

Adesso, la massiccia e non autorizzata propagazione di SIGINT della Cia sarebbe la vendetta. Tanto più che essa, all’occhio esperto, rivela soprattutto che la Cia ha di nascosto creato al suo interno una propria e gigantesca NSA se così si può dire, un apparato di cyber-warfare (guerra elettronica) che duplica la NSA e lo US Cyber Command, che poi sono praticamente la stesa cosa: anche il Comando militare per la guerra elettronica ha sede a Fort Meade, presso la NSA, e i due enti sono hanno lo stesso direttore, ammiraglio Mike Rogers.
Brennan chiese a Obama di licenziare il capo NSA
Ora, ricorda Madsen, questo ammiraglio Rogers ha avuto un incontro “non autorizzato” con il  candidato Donald Trump, alla Trump Tower, il giorno 17 novembre 2016.  “Questo fatto ha indotto James Clapper, il direttore della National Intelligence, il segretario alla Difesa Ashton Carter, e secondo fonti nostre (di Madsen, ndr.] il direttore della Cia John Brennan, a chiedere al presidente Obama il licenziamento di Rogers”. Non è avvenuto, e “oggi Rogers continua a servire Trump come direttore del NSA e dello US Cyber Command”.

John Brennan (Cia) e James Clapper (National Intelligence), nemici di Trump.

Ammiraglio Mike S. Rogers, capo della NSA 
Perché la Cia avrebbe dovuto inguaiare la NSA mobilitando Snowden a spifferare?

Wayne l’aveva scritto già nel 2014, il 14 febbraio:
“Nostre fonti nell’intelligence community ci hanno detto, sotto condizioni di anonimato, che una fazione interna alla Cia era sempre più irritata e allarmata per il colossale sistema di sorveglianza messo insieme dalla NSA; la quale, in certi casi, era venuta a conoscenza di operazioni estere coperte della Cia altamente riservate [highly compartmented] a causa della sua capacità di monitoraggio a “spettro completo delle comunicazioni digitali mondiali, fra cui quelle controllate dalla Cia”.
All’operazione (come si tradurrà “Smerdare la NSA”?) sono stati assegnati agenti della Cia in servizio, a riposo, e contractors. Snowden è stato perché col suo eccezionale curriculum “a Ginevra come attaché presso la missione Usa alle Nazioni Unite, e a Misawa in Giappone, sotto copertura non ufficiale della Dell Computer e Booz Allen Hamilton”, era la persona ideale per accumulare documenti NSA a diffonderli ai media.

Madsen indicava come indizio a sostegno della sua versione, in quell’articolo del 2014, il fatto che la NSA aveva appena licenziato un civile che lavorava alle Hawaii per la NSA, presso il centro operativo di questa a Kunia, e che aveva dato a Snowden il suo PKI, ossia il suo Public Key Infrastructure Certificate, che dà l’accesso allo NSA-Net, l’internet interno e protetto della NSA: un accesso che Snowden non aveva, per sé.

C’era stata una denuncia all’FBI contro questo civile ed altre due persone che lavoravano con lui alle Hawaii, l’FBI aveva indagato, ma non v’erano stati arresti…

Perché?, vi domanderete. Ecco la risposta di Madsen in quell’articolo del 2014:
“Elementi interni alla Cia hanno informato la Casa Bianca di Obama, e specificamente John Podesta, il consigliere del presidente in tutta la questione riguardanti le fughe di notizie della NSA, che se Casa Bianca o Dipartimento della Giustizia avessero agito contro la Cia per gli spifferi di Snowden, la Cia avrebbe diffuso informazioni personali sul Presidente, altamente imbarazzanti”.
Madsen aggiungeva:
“Il coinvolgimento della Booz Allen Hamilton, che è di proprietà del Carlyle Group, [la finanziaria] di proprietà della famiglia Bush che è interna alla Cia [Bush padre è stato direttore della Cia negli anni di Jimmy Carter, ed è sicuramente l’iniziatore della deviazione dell’Agenzia, ndr.] ha reso Obama avvertito che l’operazione per svergognare la NSA è diretta da forze politiche potenti”.
Fra le informazioni che la NSA era venuta a conoscere, ed avevano provocato la ritorsione della Cia perché non aveva “nessun bisogno di conoscerle”, c’era il “trasferimento di armamenti dai magazzini  della Libia un tempo in mano a Gheddafi da Bengasi ai jihadisti in Siria”; insomma l’operazione in   cui  Hillary Clinton sacrificò l’ambasciatore Christopher Stevens e i quattro Marines che lo proteggevano, per mantenere riservato lo sporco segreto; e che il generale Flynn, allora capo della DIA (militare), in parte riuscì a sabotare con l’aiuto di amici a Mosca.

Ma non solo: altre  delicate operazioni della Cia, comprese le azioni con droni [assassini mirati, ndr.] furono passati dalla diffusione di Snowden a “intelligence israeliana, indiana, francese e tedesca”.

Madsen aggiunge che poche settimane fa, a febbraio, un ex contractor della NSA dal ’93 al 2016, ufficiale navale della riserva, Harold T. Martin III, è stato beccato per il possesso di 50 terabytes di files elettronici segretissimi, per lo più materiale della NSA.

Anche questo Martin aveva lavorato per la Booz Allen Hamilton.- Ma il particolare più succoso è che l’iniziativa di mettere in stato di accusa Martin è stata del magistrato Rod Rosenstein, allora procuratore (attorney) del Maryland, che Donald Trump ha nominato come vice dell’Attorney General federale da lui scelto, Jeff Sessions.

Dunque, se Madsen ha visto giusto, quando il 3 marzo Trump ha twittato che “Obama mi ha intercettato i telefoni” senza dare prove, sapeva già forse da novembre (dal colloquio con l’ammiraglio Rogers, capo della NSA che quelli della Cia volevano licenziato), che presto la sua accusa sarebbe stata rinforzata dalle esplosive rivelazioni del Vault 7, che scoprono le incredibili vergogne della Cia; ha  lasciato crescere le accuse organizzate da Cia, Clappe e il Washington Post sugli “hacker russi” che lo avrebbero aiutato a vincere le elezioni, sapendo che adesso, dalle rivelazioni Vault7, si sa che la Cia infiltra i computer e può simulare che ad infiltrarli siano gli hacker russi. Ha lasciato venire allo scoperto falsi amici o falsi neutrali come James Comey dell’Fbi, deputati  e senatori anche repubblicani convinti che l’ingenuo Donald si era incastrato da solo…
Trump assesta tre colpi al Sistema
Di colpo, l’attorney general da lui nominato, Jeff  Sessions, chiede a 46 attorneys locali nominati da Obama, di dimettersi; quello di New York che rifiuta, Preet Bharara (un uomo di Hillary), lo licenzia. 

Il suo nuovo segretario di Stato, Tillerson (ex Exxon), ha decimato il personale del Dipartimento di Stato, gente dell’era Obama e Kerry (e Nuland), e non mostra alcuna fretta di rimpiazzarlo: evidente la volontà di ridimensionare tutto il Ministero degli Esteri, il personale d’ambasciata e forse il numero stesso delle ambasciate. http://www.reuters.com/article/us-100days-state-department-commentary-idUSKBN16G23K

Tony Podesta
Terzo colpo: si apprende che Tony Podesta, il ricco fratello lobbista di John Podesta (quello con gli strani quadri pedofili) viene imputato dal ministero della Giustizia per una singolare mancanza: nel 2016 ha accettato di fare il lobbista per la banca russa Sberbank e la sua filiale americana per sei mesi, dietro compenso di 170 mila dollari, senza registrarsi come “agente estero”, come è obbligo legale.

Insomma, dopo che il blocco anti-Trump ha agitato per mesi il sospetto e le accuse contro Flynn, Sessions, lo stesso Trump perché se la intenderebbero coi russi, appare che a rappresentare gli interessi di una banca russa – con legami col FSB, ex KGB – sia proprio il giro Podesta, ossia Hillary e altri Pizzagate: magari è un regalino inatteso di Putin? Certo è un colpo magistrale assestato al fronte nemico. http://dailycaller.com/2017/03/07/exclusive-podesta-didnt-register-as-a-foreign-agent-when-he-represented-a-bank-with-ties-to-russian-spy-agencies/

A questo punto, la reticenza dei media e dei senatori a parlare del “Vault 7” e delle rivelazioni della Cia, si spiega forse col terrore o la prudenza: due giganti pericolosissimi del Deep State, Cia e NSA, da decenni in lotta occulta, ora sono alla guerra aperta; King Kong si avventa contro Godzillah,  fanno volare rivelazioni compromettenti come stracci, si rinfacciano segreti di Stato e delitti orrendi, non si sa chi vincerà; quindi circolare, non c’è nulla da vedere.

Sempreché Wayne Madsen abbia visto giusto e avuto le giuste informazioni. Mi basti ricordare che  questo formidabile personaggio è colui che, con una propria inchiesta a Chicago, ha scoperto che Barak Hussein Obama, prima di concorrere come presidente, era un frequentatore di circoli omosessuali, e socio – insieme al sindaco ed amico Rahm Emanuel – della bathouse per finocchi abbienti Man’s Country. Obama poi si portò Emanuel alla Casa Bianca come capo di gabinetto tra il 2009 e il 2010.

Obama e Rahm Emanuel in un riuscito fotomontaggio.
http://www.wnd.com/2012/09/claim-obama-hid-gay-life-to-become-president/

Naturalmente, importanti media di sinistra hanno provato a dimostrare che l’informazione era una bufala, una fake news. La smentita più diretta, che sarebbe consistita nel querelare Wayne Madsen per calunnia, non è mai arrivata. Chissà, magari sono queste le informazioni “personali e imbarazzanti” sul presidente che la Cia aveva fatto sapere alla Casa Bianca di avere.

Ricordiamo al lettore che tutta la lotta avviene sullo sfondo del delitto indicibile, di cui certamente Cia e NSA sono complici, e che Steve Pieczenik, l’ex vice-assistente segretario di Stato, ha una volta espresso così:
Voglio che Netanyahu cominci a dire la verità su coinvolgimento di Israele nell’11 Settembre. Oltre 134 operativi del Mossad furono beccati in quei giorni. Il Fbi li beccò e li interrogò…”. Poi l’inchiesta fu stroncata da Bush  jr.


Rettifica: un amico mi avverte che Preet Bharara, l’attorney di New York South District che è stato licenziato dal ministro di Trump, non pare essere affatto un uomo di Hillary, come ho scritto.  Bharara (origine indiana) è infatti il procuratore che ha incastrato Winer, il marito di Huma Abedin, la confidente di HillarY, per quei suoi vizietti di mostrarsi nudo alle ragazzine.

Di fatto, mesi fa Bharara aveva incontrato Trump ed era uscito dal colloquio  convinto che ne sarebbe stato riconfermato.


I misteri s’infittiscono.




Maurizio Blondet


fonte: http://www.maurizioblondet.it/dentro-deep-state-guerra-aperta/

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