mercoledì 15 marzo 2017

La missione dell’anima e i rimpianti

 
Vorrei averlo fatto. I cinque rimpianti più grandi è un best seller tradotto in 27 lingue, scritto da Bronnie Ware, un’infermiera australiana che per molti anni ha lavorato in un reparto cure palliative per anziani e malati terminali. Qui ha annotato i pensieri di uomini e donne nelle loro ultime settimane di vita.

Nessuno rimpiange di non aver soddisfatto abbastanza le proprie pulsioni sessuali o alimentari, niente rimpianti per lusso, gioielli, macchine o costosi viaggi esotici. Tutto questo nelle ultime settimane non occupa più alcun posto nella loro mente. Nessuno dice: “Avrei voluto visitare quel posto lontano” o “avrei voluto incontrare più amanti”.

Vorrei avere avuto il coraggio di vivere una vita più vera, non quella che gli altri si aspettavano da me” è il pensiero che Bronnie Ware dice essere quello più comune fra le persone che se ne stanno andando. 
Vorrei aver lavorato di meno”. Questo invece è il pensiero espresso da ogni singolo paziente uomo curato dall’infermiera australiana, indipendentemente dalla sua posizione sociale! 
 
Lo trovo sconvolgente. 
 
Si tratta di persone a cui è mancato vivere la giovinezza dei propri figli e la presenza più sostanziosa dei propri amati, a causa dell’eccessivo lavoro. È il desiderio espresso anche da alcune donne, ma in misura minore, perché la maggior parte di loro apparteneva ancora a una generazione che spesso ha lavorato solo in casa, non in ufficio.

La maggior parte delle persone non ha capito, se non a pochi giorni dalla fine, che la felicità è una scelta” dice la Ware, notando che la maggior parte di queste persone non ha vissuto una vita diversa solo perché è sempre stata convinta di “non poter fare altrimenti”, di “non avere scelta”, di “deludere le aspettative degli altri e quindi non essere più amata”.

E voi quali rimpianti avrete sul letto di morte? Forse sarete finalmente in grado di capire cosa aveva davvero importanza, oggi, nel 2017. Forse mi ringrazierete per aver scritto, oggi, questo post. O forse già domani non ve ne ricorderete più. Forse il valore dello stipendio mensile, dell’automobile e del cellulare verranno ridimensionati. Forse vi pentirete di aver svolto per anni un certo lavoro, magari in una città o in una nazione che non vi piaceva, solo perché “lo stipendio era buono”. Forse vi sentirete a disagio per aver provato tutti quei dubbi, quelle paure, quelle ansie, quei tentennamenti... Forse capirete che non valeva la pena litigare, arrabbiarsi, starci male per mesi, non vedere più quella persona, non perdonare solo per orgoglio...

Osservate con attenzione quello che state facendo nella vostra vita, sia sul piano lavorativo che sentimentale, nei rapporti con i colleghi, con gli amici, con i figli, con gli sconosciuti... e chiedetevi di cosa vi pentirete quando sarete sul letto di morte. Cosa rimpiangerete di non aver fatto e cosa rimpiangerete di aver fatto? 
 
È un esercizio molto molto interessante.

La ricerca personale condotta da Bronnie Ware ha fatto emergere che il maggior rimpianto di queste persone prima di andarsene è quello di essere rimaste condizionate per anni da stupide paure, dal terrore di quello che avrebbero detto gli amici, i vicini, i parenti o lo stesso partner... se avessero osato di più nell’esprimere la propria anima. Persone che erano vissute con un compagno che non amavano davvero, solo per paura di cosa avrebbe causato fra i parenti la notizia della separazione; che rimpiangevano di non aver fatto mai quella dichiarazione d’amore quando erano giovani; che rimpiangevano di non aver mai azzardato mettersi in proprio per paura di perdere la sicurezza dello stipendio; che rimpiangevano di aver dedicato troppo tempo al lavoro perdendosi tutto il resto (i figli in primo luogo).

In pratica, prima di morire, tutto assume una prospettiva diversa, tutto ciò che consideravamo importante o addirittura indispensabile per la nostra felicità, viene automaticamente ridimensionato. Il fatto di non aver più paura di rimanere senza lavoro e senza soldi o di non dover più difendere una reputazione agli occhi di parenti e amici, cambia la gerarchia dei nostri valori.
 
Interessante.

Quanto condiziona le vostre azioni la paura di avere qualcosa da perdere? Ma cosa avete davvero da perdere? State rinunciando a un nuovo amore, a una nuova avventura lavorativa, a inseguire un vostro sogno artistico... perché credete di avere ancora qualcosa da perdere, ossia perché avete paura di restare senza soldi, senza famiglia, senza amici, senza reputazione. Avete paura che gli altri parlino male di voi. Bene, sappiate che sul letto di morte ve ne pentirete!
 
La paura che la vostra reputazione – che rappresenta la debolezza del vostro ego – possa venire intaccata, vi costringe alla miseria dello spirito.

Adesso immaginate che siano trascorsi 150 anni da oggi. Non avete più denaro, un titolo di studio, un partner, dei figli, una casa, un’automobile... nulla, nemmeno un corpo. Avete perso tutto. Era inevitabile. E lo sapete bene fin da ora che andrà a finire così. Tutto ciò che adesso, dopo 150 anni, vi rimane, è la gioia per aver vissuto una vita piena, di aver amato tanto, di aver lottato con il Cuore ed esservi sentiti eroi, di aver aiutato un sacco di persone ad essere più felici, di aver contribuito, seppur nel vostro piccolo, a un mondo migliore.

Vi dico tutto questo perché negli anni a venire sempre di più serviranno eroi, monaci-guerrieri e guerriere, persone che lavorano alle dipendenze dell’amore.
 
Non si cambia il mondo chiedendo il permesso. 
 
Si tratterà di “mantenere la posizione”, pur se circondati dal caos. Ma il Fuoco del Cuore che rende indomiti, non lo si può generare perché si è stati convinti da qualcuno. Lo sentite sgorgare spontaneamente al primo Appello.

Voglio chiudere con le parole di Victoria Ignis (tratte da Il libro di Draco Daatson – Il Regno del Fuoco):
Non strisciare nella filosofia della sopravvivenza. Rivolgi la tua opera a migliorare l’umanità. Poniti grandi obiettivi, più grandi di te, affinché nel tentativo di raggiungerli tu sia costretto a elevarti.
Il giorno del tuo ultimo respiro valuterai il successo della tua vita in base a quanto hai dato e non in base a quanto hai ricevuto. Sarai ricordato da coloro cui hai donato, non da coloro cui hai preso. Questo pensiero riscalderà la tua ultima ora. Io sto dando in maniera assoluta, e più do più posseggo. Ciò significa che quando avrò dato tutta me stessa possiederò il mondo.

 
Salvatore Brizzi
(professione: domatore di fiumi)
 

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