“Soffrire è non avere ciò che si desidera.”
(Dìgha Nikàya)
Negli
ultimi tempi assistiamo a una lunga serie di discorsi pieni di
violenza, aggressività e intolleranza urlati da molti personaggi della
politici italiana e straniera. Le parole e gli argomenti che vengono
usati da questi spregiudicati personaggi rinforzano l’aggressività e il
risentimento dell’opinione pubblica indirizzando l'ostilità contro
gruppi sociali, politici, religiosi e razziali che vengono indicati come
elementi estranei e pericolosi per la nostra civiltà.
A
prima vista, i personaggi spregiudicati che usano argomenti adatti agli
ignoranti basati sull’aggressione verbale sembrano solo richiamare
l’attenzione dei media per “cavalcare l'onda dello scontento” per
conquistare più voti e il consenso dei loro elettori per mezzo dei media
che amano i toni estremi. In realtà, i politici aggressivi e
intolleranti sono la causa e il motivo dei disagi sociali e dei
conflitti che dicono di voler combattere, perciò vediamo come questo
accada.
Se
esaminiamo il risentimento che quei discorsi suscitano vedremo che
questo atteggiamento psicologico, nel vocabolario è definito come: “un
atteggiamento di avversione, più o meno giustificato dalla gravità
dell’offesa o dall’affronto ricevuto.” Il risentimento viene indicato
come un rimuginare intorno ad un “sentimento” di grande infelicità, e
quel continuo “ri-sentire” il dolore comporta la collera o l’infelicità
del soggetto che percepisce quel dolore, in quanto, i fatti del mondo o
le persone che li circondano non sono come loro vorrebbero.
Il
risentimento è il residuo della collera che non si può sfogare, per cui
il risentimento è un riciclaggio di molti altri sentimenti negativi.
Quel sentimento di risentimento dimostra che l’infelicità di una persona
viene rivolta verso il mondo, poiché esso viene percepito come
meschino, gretto, inutile, ridicolo, ostile e disprezzabile.
L’atteggiamento negativo verso tutti e tutto, e il rimuginare aspro che
ne consegue avviene perché il mondo è una realtà ostile.
Contro
questo universo così freddo si accumula una enorme rabbia che non si
riesce a smaltire, perciò incoraggiare un atteggiamento di questo tipo
nelle persone equivale a incoraggiare un pericoloso stile di vita! Gli
psicologi affermano che, nel risentimento, la rabbia che è stata
accumulata vivendo nella frustrazione e nell’impotenza sociale e
affettiva viene dispersa alla prima occasione. La rabbia può essere
indirizzata anche verso un bersaglio indefinito, e può venire smaltita
in modo diluito perciò può mostrarsi nel tempo.
Si
è provato che lo stato d’animo di risentimento è - in buona parte -
collegato a vissuti di fallimento e di impotenza all’azione. Si è anche
dimostrato che, il fatto di avere subito degli smacchi dalla vita porta
all’aumento della tendenza a usare l’eccessiva critica verso tutto e
tutti, per cui si tende a diventare sempre più intolleranti. Alla base
del risentimento che viene rivolto verso gli altri vi è sempre un forte
risentimento rivolto verso se stessi unito al rimpianto per non avere
saputo reagire in modo migliore alle offese della vita.
Il
risentimento ha la stessa origine della collera, ma è anche imparentato
con la tristezza. Il risentimento sembra riguardare anche il problema
dell’immagine sociale che vogliamo offrire di noi stessi. Sembra un
paradosso, ma la capacità di mostrare la tristezza davanti al fatto che
ridesta la nostra commozione - che è una qualità squisitamente umana -
sembra essere diventato un difetto, ovvero sembra essersi trasformato in
una debolezza.
Questo
moderno controsenso è il motivo per cui il risentimento viene preferito
alla tristezza che è socialmente "stigmatizzata" come un vissuto da
perdente. Questo tratto emerge in modo molto chiaro in ambienti
estremamente competitivi in cui la questione del potere svolge un ruolo
primario. Se è vero che la collera funziona molta bene qualora si voglia
imporsi in contesti di questo genere, è pur tuttavia vero che ciò
avviene solo qualora l’esplosione provenga da una persona già potente.
In
effetti, se l’ira viene espressa da un soggetto che non ha potere,
questo atteggiamento è percepito come una debolezza causata dalla
mancanza di auto-controllo del soggetto. Se qualcuno vuole usare gli
atteggiamenti aggressivi per imporsi, deve mettere in conto che molto
probabilmente vivrà in un modo triste e molto stressante. È stato
provato scientificamente che, a lungo termine, la collera è un
sentimento che ci intossica, così come accade con i sentimenti
prolungati di risentimento i quali, sono la causa di molti danni al
nostro sistema cardiaco.
Se
riflettiamo su tutto questo vedremo che, il perdono e la tolleranza
delle pecche altrui sono i più validi rimedi a molti problemi di salute.
Il continuo rimuginare sugli aspetti negativi delle cose e l’umore
tetro, che ne consegue, esprimono un forte sentimento sotterraneo di
ostilità. In tutto quel doloroso, continuo e ossessivo dolore, vi è un
“ri-sentire” che equivale al continuo rinforzo del fuoco della nostra
collera. La collera, come altre emozioni violente è molto potente,
perciò rappresenta un'eccessivo dispendio di energia nervosa.
In
effetti, tutti possiamo notare che, da uno scoppio di forte ira si esce
molto stremati e scossi, oltre al grave danno per le nostre coronarie.
Come dimostrato dalle ricerche, il fatto di saper riflettere sulle cose
che viviamo e la capacità di saper pensare assumendo anche il punto di
vista "dell'altro" riduce il nostro risentimento, i nostri pensieri
ossessivi, l'umore malinconico e lo stress fisico conseguenti. Se
riusciamo a lavorare così sui nostri sentimenti ostili possiamo ridurre
anche le nostre difficoltà nei rapporti sociali.
Altrimenti,
mentre aspettiamo che l’offesa si raffreddi - perché la vendetta è un
piatto che va mangiato freddo - accade che blocchiamo anche le nostre
possibilità di evoluzione e ritardiamo la felicità. Nella maggior parte
dei casi siamo pieni di rancore perché ci aspettiamo le scuse da quel
mondo che scorre come vuole, e non funziona come vorremmo che
funzionasse. Quando siamo rancorosi con tutti siamo inconsapevoli che,
in realtà, non vogliamo rapporti armoniosi, ma preferiamo la punizione
dei colpevoli.
E
mentre aspettiamo che giungano quelle scuse, non è raro che
conquistiamo solo la rottura dei nostri affettivi e sociali. La cosa che
dovrebbe colpirci del meccanismo perverso, almeno secondo l'opinione
degli psicologi, è il fatto che la rabbia silenziosa del soggetto
frustrato aumenta sempre più, perché i suoi interlocutori sembrano
negargli quello che lui crede essere un suo diritto. La cosa più grave è
il fatto che il risentimento apre la strada a molti altri sentimenti
negativi.
Uno
di essi è l’amarezza che proviene dalla convinzione di essere stati
traditi, sottovalutati. Oppure si sente di essere stati trattati come
degli inetti, oppure come perdenti, perciò si sviluppa una crescente
convinzione di essere incompresi. Dall'amarezza crescente proviene una
crescente convinzione che la vita e l’umanità non valgano nulla, perciò
restiamo sopraffatti dai fantasmi delle nostre delusioni. Appare
evidente che, ogni volta che accettiamo di coltivare l’amarezza
sprofondiamo nelle paludi della tristezza.
Nel
tenere il broncio vediamo l’atteggiamento infantile del bimbo che si
sottrae, in conseguenza del fatto che un bambino ferito non riesce a
essere disponibile davanti a chi non lo apprezza. Il bambino incompreso
si nega a chi non lo comprende, per cui è disposto anche a soffrire per
riuscire a far soffrire anche colui che lo rifiuta. Gli atteggiamenti
negativi e distruttivi di questo genere sono molto comuni in tutti i
soggetti che hanno un basso livello di autostima, e che non trovano
altri modi per agire. Questo accade perché costoro si ritrovano in
situazioni che non riescono a gestire.
Anche
il disprezzo nasce da una sensazione di inadeguatezza, che è unita al
desiderio di affermare la propria superiorità. Questo vissuto emotivo
viene sostenuta da una generosa dose di disgusto per l’altro; e il
disgusto può essere ostentato in modo più evidente o meno. Questo
meccanismo di emozioni distorte agisce anche nella mente delle persone
affette da un negativismo preventivo e totale. Per costoro, tutto quello
che viene fatto o proposto, non va mai bene, a prescindere dal contesto
e dagli sforzi.
La
persona eccessivamente critica e negativa dimostra l'azione sotterranea
di una volontà di sabotare le buone intenzioni degli altri, ma dimostra
anche che il criticone sempre scontento coltiva il desiderio di non
restare da solo in fondo all’abisso della sua angoscia. Gli psicologi
dicono che gli atteggiamenti aggressivi contro le persone care
provengono dall’accumulo del risentimento che è presente nei soggetti
fragili o timidi che soffrono anche di gravi fobie sociali.
È
importante capire che queste persone andrebbero aiutate con la
psicoterapia, poiché una minima frustrazione è in grado di innescare una
reazione violenta. Queste persone davanti a fatti o atteggiamenti che
percepiscono come atti di ostilità, rifiuto e disprezzo tendono a
reagire come "duri" perciò si dimostrano capaci di compiere atti di
violenza contro i soggetti che percepiscono come più deboli di loro.
Questa
è la conseguenza drammatica della collera repressa e dell’accumulo di
impulsi e sentimenti negativi. Queste riflessioni ci fanno capire che
un’esplosione d’odio causata dall’infelicità personale diventa un atto
di violenza contro le donne, i bambini, gli anziani, gli animali, e
coloro che vengono percepiti come soggetti fragili che non possono
difendersi.
Buona erranza
Sharatanfonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2017/02/il-risentimento.html
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