martedì 14 marzo 2017

Il risentimento

 
Soffrire è non avere ciò che si desidera.”
(Dìgha Nikàya)

Negli ultimi tempi assistiamo a una lunga serie di discorsi pieni di violenza, aggressività e intolleranza urlati da molti personaggi della politici italiana e straniera. Le parole e gli argomenti che vengono usati da questi spregiudicati personaggi rinforzano l’aggressività e il risentimento dell’opinione pubblica indirizzando l'ostilità contro gruppi sociali, politici, religiosi e razziali che vengono indicati come elementi estranei e pericolosi per la nostra civiltà.

A prima vista, i personaggi spregiudicati che usano argomenti adatti agli ignoranti basati sull’aggressione verbale sembrano solo richiamare l’attenzione dei media per “cavalcare l'onda dello scontento” per conquistare più voti e il consenso dei loro elettori per mezzo dei media che amano i toni estremi. In realtà, i politici aggressivi e intolleranti sono la causa e il motivo dei disagi sociali e dei conflitti che dicono di voler combattere, perciò vediamo come questo accada.

Se esaminiamo il risentimento che quei discorsi suscitano vedremo che questo atteggiamento psicologico, nel vocabolario è definito come: “un atteggiamento di avversione, più o meno giustificato dalla gravità dell’offesa o dall’affronto ricevuto.” Il risentimento viene indicato come un rimuginare intorno ad un “sentimento” di grande infelicità, e quel continuo “ri-sentire” il dolore comporta la collera o l’infelicità del soggetto che percepisce quel dolore, in quanto, i fatti del mondo o le persone che li circondano non sono come loro vorrebbero.

Il risentimento è il residuo della collera che non si può sfogare, per cui il risentimento è un riciclaggio di molti altri sentimenti negativi. Quel sentimento di risentimento dimostra che l’infelicità di una persona viene rivolta verso il mondo, poiché esso viene percepito come meschino, gretto, inutile, ridicolo, ostile e disprezzabile. L’atteggiamento negativo verso tutti e tutto, e il rimuginare aspro che ne consegue avviene perché il mondo è una realtà ostile.

Contro questo universo così freddo si accumula una enorme rabbia che non si riesce a smaltire, perciò incoraggiare un atteggiamento di questo tipo nelle persone equivale a incoraggiare un pericoloso stile di vita! Gli psicologi affermano che, nel risentimento, la rabbia che è stata accumulata vivendo nella frustrazione e nell’impotenza sociale e affettiva viene dispersa alla prima occasione. La rabbia può essere indirizzata anche verso un bersaglio indefinito, e può venire smaltita in modo diluito perciò può mostrarsi nel tempo.

Si è provato che lo stato d’animo di risentimento è - in buona parte - collegato a vissuti di fallimento e di impotenza all’azione. Si è anche dimostrato che, il fatto di avere subito degli smacchi dalla vita porta all’aumento della tendenza a usare l’eccessiva critica verso tutto e tutti, per cui si tende a diventare sempre più intolleranti. Alla base del risentimento che viene rivolto verso gli altri vi è sempre un forte risentimento rivolto verso se stessi unito al rimpianto per non avere saputo reagire in modo migliore alle offese della vita.

Il risentimento ha la stessa origine della collera, ma è anche imparentato con la tristezza. Il risentimento sembra riguardare anche il problema dell’immagine sociale che vogliamo offrire di noi stessi. Sembra un paradosso, ma la capacità di mostrare la tristezza davanti al fatto che ridesta la nostra commozione - che è una qualità squisitamente umana - sembra essere diventato un difetto, ovvero sembra essersi trasformato in una debolezza. 

Questo moderno controsenso è il motivo per cui il risentimento viene preferito alla tristezza che è socialmente "stigmatizzata" come un vissuto da perdente. Questo tratto emerge in modo molto chiaro in ambienti estremamente competitivi in cui la questione del potere svolge un ruolo primario. Se è vero che la collera funziona molta bene qualora si voglia imporsi in contesti di questo genere, è pur tuttavia vero che ciò avviene solo qualora l’esplosione provenga da una persona già potente. 

In effetti, se l’ira viene espressa da un soggetto che non ha potere, questo atteggiamento è percepito come una debolezza causata dalla mancanza di auto-controllo del soggetto. Se qualcuno vuole usare gli atteggiamenti aggressivi per imporsi, deve mettere in conto che molto probabilmente vivrà in un modo triste e molto stressante. È stato provato scientificamente che, a lungo termine, la collera è un sentimento che ci intossica, così come accade con i sentimenti prolungati di risentimento i quali, sono la causa di molti danni al nostro sistema cardiaco. 

Se riflettiamo su tutto questo vedremo che, il perdono e la tolleranza delle pecche altrui sono i più validi rimedi a molti problemi di salute. Il continuo rimuginare sugli aspetti negativi delle cose e l’umore tetro, che ne consegue, esprimono un forte sentimento sotterraneo di ostilità. In tutto quel doloroso, continuo e ossessivo dolore, vi è un “ri-sentire” che equivale al continuo rinforzo del fuoco della nostra collera. La collera, come altre emozioni violente è molto potente, perciò rappresenta un'eccessivo dispendio di energia nervosa. 

In effetti, tutti possiamo notare che, da uno scoppio di forte ira si esce molto stremati e scossi, oltre al grave danno per le nostre coronarie. Come dimostrato dalle ricerche, il fatto di saper riflettere sulle cose che viviamo e la capacità di saper pensare assumendo anche il punto di vista "dell'altro" riduce il nostro risentimento, i nostri pensieri ossessivi, l'umore malinconico e lo stress fisico conseguenti. Se riusciamo a lavorare così sui nostri sentimenti ostili possiamo ridurre anche le nostre difficoltà nei rapporti sociali. 

Altrimenti, mentre aspettiamo che l’offesa si raffreddi - perché la vendetta è un piatto che va mangiato freddo - accade che blocchiamo anche le nostre possibilità di evoluzione e ritardiamo la felicità. Nella maggior parte dei casi siamo pieni di rancore perché ci aspettiamo le scuse da quel mondo che scorre come vuole, e non funziona come vorremmo che funzionasse. Quando siamo rancorosi con tutti siamo inconsapevoli che, in realtà, non vogliamo rapporti armoniosi, ma preferiamo la punizione dei colpevoli. 

E mentre aspettiamo che giungano quelle scuse, non è raro che conquistiamo solo la rottura dei nostri affettivi e sociali. La cosa che dovrebbe colpirci del meccanismo perverso, almeno secondo l'opinione degli psicologi, è il fatto che la rabbia silenziosa del soggetto frustrato aumenta sempre più, perché i suoi interlocutori sembrano negargli quello che lui crede essere un suo diritto. La cosa più grave è il fatto che il risentimento apre la strada a molti altri sentimenti negativi. 

Uno di essi è l’amarezza che proviene dalla convinzione di essere stati traditi, sottovalutati. Oppure si sente di essere stati trattati come degli inetti, oppure come perdenti, perciò si sviluppa una crescente convinzione di essere incompresi. Dall'amarezza crescente proviene una crescente convinzione che la vita e l’umanità non valgano nulla, perciò restiamo sopraffatti dai fantasmi delle nostre delusioni. Appare evidente che, ogni volta che accettiamo di coltivare l’amarezza sprofondiamo nelle paludi della tristezza. 

Nel tenere il broncio vediamo l’atteggiamento infantile del bimbo che si sottrae, in conseguenza del fatto che un bambino ferito non riesce a essere disponibile davanti a chi non lo apprezza. Il bambino incompreso si nega a chi non lo comprende, per cui è disposto anche a soffrire per riuscire a far soffrire anche colui che lo rifiuta. Gli atteggiamenti negativi e distruttivi di questo genere sono molto comuni in tutti i soggetti che hanno un basso livello di autostima, e che non trovano altri modi per agire. Questo accade perché costoro si ritrovano in situazioni che non riescono a gestire. 

Anche il disprezzo nasce da una sensazione di inadeguatezza, che è unita al desiderio di affermare la propria superiorità. Questo vissuto emotivo viene sostenuta da una generosa dose di disgusto per l’altro; e il disgusto può essere ostentato in modo più evidente o meno. Questo meccanismo di emozioni distorte agisce anche nella mente delle persone affette da un negativismo preventivo e totale. Per costoro, tutto quello che viene fatto o proposto, non va mai bene, a prescindere dal contesto e dagli sforzi. 

La persona eccessivamente critica e negativa dimostra l'azione sotterranea di una volontà di sabotare le buone intenzioni degli altri, ma dimostra anche che il criticone sempre scontento coltiva il desiderio di non restare da solo in fondo all’abisso della sua angoscia. Gli psicologi dicono che gli atteggiamenti aggressivi contro le persone care provengono dall’accumulo del risentimento che è presente nei soggetti fragili o timidi che soffrono anche di gravi fobie sociali. 

È importante capire che queste persone andrebbero aiutate con la psicoterapia, poiché una minima frustrazione è in grado di innescare una reazione violenta. Queste persone davanti a fatti o atteggiamenti che percepiscono come atti di ostilità, rifiuto e disprezzo tendono a reagire come "duri" perciò si dimostrano capaci di compiere atti di violenza contro i soggetti che percepiscono come più deboli di loro. 

Questa è la conseguenza drammatica della collera repressa e dell’accumulo di impulsi e sentimenti negativi. Queste riflessioni ci fanno capire che un’esplosione d’odio causata dall’infelicità personale diventa un atto di violenza contro le donne, i bambini, gli anziani, gli animali, e coloro che vengono percepiti come soggetti fragili che non possono difendersi.

 
Buona erranza
Sharatan


fonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2017/02/il-risentimento.html

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