«Vi ricordate di quel referendum sulla creazione di un mercato unico
con gli Stati Uniti? Sapete, quello in cui ci è stato chiesto se le
multinazionali dovrebbero avere il potere
di annullare le nostre leggi?
No, nemmeno io». Geroge Monbiot, sul
“Guardian”, avverte: è in arrivo l’ennesimo attacco letale a quel che
resta della nostra sovranità: «Dopo tutta quella lunga e penosa
discussione sul fatto se dobbiamo o meno restare nell’Unione Europea, il
governo non cederà la nostra sovranità a qualche organismo-ombra
antidemocratico senza consultarci. O no?». Lo scopo della Ttip,
“Transatlantic Trade and Investment Partnership”, nota anche come “la
Nato economica”, è quello di eliminare le differenze normative tra Usa e paesi europei. Dettaglio fatale: il nuovo potere
«concederebbe al grande business di citare in giudizio i governi che
cercano di difendere i propri cittadini». Ovvero, «consentirebbe a una
giuria formata da giuristi d’impresa che operano a porte chiuse di non
tener conto della volontà del Parlamento e annullare le nostre
protezioni legali». E ovviamente, «i difensori della nostra sovranità»
(politici, governi, partiti) «non ci dicono nulla».
Il meccanismo attraverso cui si arriva a tutto ciò, scrive Monbiot in un servizio ripreso da “Megachip”, è noto come “investor-State dispute settlement”,
cioè: risoluzione delle controversie tra Stati e investitori. «E’ già
utilizzato in molte parti del mondo per togliere di mezzo le
regolamentazioni a tutela delle persone e del pianeta vivente». Primo
esempio, l’Australia: dopo un lungo dibattito dentro e fuori del
Parlamento, il governo ha deciso che le sigarette avrebbero dovuto
essere vendute in semplici pacchetti, contrassegnati solo con delle
scioccanti avvertenze per la salute. Decisione convalidata dalla Corte
Suprema australiana. «Ma, in seguito a un accordo commerciale tra
l’Australia e Hong Kong, la società del tabacco Philip Morris ha agito
presso un tribunale offshore per ottenere una ragguardevole somma a
titolo di risarcimento per la perdita di quella che definisce una sua
proprietà intellettuale». Altro caso, l’Argentina: durante la crisi,
in risposta alla rabbia popolare, Buenos Aires aveva imposto il
congelamento delle tariffe dell’energia e dell’acqua. Anche lì, però, il
governo è stato citato in giudizio da quelle stesse società
(internazionali) decise a lucrare sui servizi. Morale: «L’Argentina è
stata costretta a pagare più di un miliardo di dollari di risarcimento».
Stesso copione nel Salvador, dove le comunità locali hanno pagato un
caro prezzo (tre attivisti uccisi) per convincere il governo a rifiutare
la concessione per una grande miniera d’oro che minacciava di
contaminare le riserve idriche. «Una vittoria per la democrazia?
Non per molto, forse», annota Monbiot. «La società canadese che aveva
chiesto la concessione ora sta citando El Salvador per 315 milioni di
dollari – per la perdita dei suoi profitti futuri». Dal Salvador al
Canada: un tribunale aveva revocato due brevetti di proprietà della
società americana Eli Lilly, perché la società non aveva prodotto prove
sufficienti sui presunti effetti benefici dei suoi prodotti. Eli Lilly
ora sta facendo causa al governo canadese per 500 milioni di dollari, e
chiede che le leggi sui brevetti del Canada siano cambiate. «Queste
aziende (insieme a centinaia di altre) stanno utilizzando le regole
sulla risoluzione delle controversie investitore-Stato incorporate nei
trattati commerciali firmati dai paesi», scrive il giornalista del
“Guardian”. «Le regole sono applicate da giurie che non offrono nessuna
delle garanzie assicurate nei nostri tribunali».
Le audizioni si svolgono a porte chiuse e i giudici sono avvocati
aziendali, molti dei quali lavorano per le stesse società che agiscono
in giudizio. I cittadini e le comunità colpite dalle loro decisioni non
hanno più alcun valore legale: attraverso quei “giudici del business”,
le aziende «possono rovesciare la sovranità dei Parlamenti» e perfino le
sentenze delle corti supreme nazionali. Ammette uno dei giudici di
questi tribunali: «A tre individui privati è affidato il potere
di rivedere, senza alcun limite e senza possibilità di appello, tutte
le azioni dei governi, tutte le decisioni dei tribunali, e tutte le
leggi di regolamentazione emanate dal Parlamento. Non ci sono dei
corrispondenti diritti
dei cittadini, osserva Monbiot. «Non possiamo agire in questi tribunali
per chiedere una migliore protezione dall’avidità delle società». Come
dice il Democracy Centre, questo è «un sistema di giustizia privatizzata
per società globali». Parlando delle regole introdotte dal North
American Free Trade Agreement, un funzionario del governo canadese
rivela: «Ho visto lettere in arrivo da New York e da studi legali con
sede a Washington, praticamente su tutte le nuove normative e proposte a
tutela dell’ambiente degli ultimi cinque anni. Riguardano prodotti
chimici per lavaggio a secco, prodotti farmaceutici, pesticidi, diritti dei brevetti. Praticamente tutte le nuove iniziative sono state prese di mira e la maggior parte non ha mai visto la luce del giorno».
Tecnicamente, è la fine della democrazia. E questo, aggiunge Monbiot, è esattamente «il sistema che ci governerà se il trattato transatlantico va avanti». Gli Usa
e la Commissione Europea? Entrambi “catturati” dalle multinazionali.
Per Bruxelles, i tribunali nazionali non offrono alle aziende una
protezione adeguata perché «potrebbero essere prevenuti o non
indipendenti». E’ vero il contrario, scrive il “Guardian”: «E’ proprio
perché i nostri tribunali generalmente non hanno pregiudizi e sono
indipendenti che le imprese vogliono bypassarli». Così, le nuove regole
sulle controversie tra investitori e Stati «potrebbero essere utilizzate
per distruggere ogni tentativo di salvare il sistema sanitario
nazionale dal controllo societario, di regolamentare di nuovo le banche,
di frenare l’avidità delle compagnie energetiche, di rinazionalizzare
le ferrovie, di lasciare i combustibili fossili nel terreno». Queste
regole, sintetizza Monbiot, «distruggono le alternative democratiche» e
«mettono fuorilegge le politiche di sinistra», decretando la fine del
welfare e della sicurezza sociale, storico pilastro dell’Europa
nella quale siamo tutti cresciuti. “Riforme” clandestine, sostenute di
soppiatto dai nostri attuali politici: «Questo è il motivo per cui non
vi è stato alcun tentativo da parte del governo britannico di informarci
su questa mostruosa aggressione alla democrazia,
per non parlare poi di fare una consultazione popolare». A tacere sono i
politici che «sbuffano a sentir parlare di sovranità», conclude
Monbiot. «Svegliamoci, gente: ci stanno fregando».
fonte: http://www.libreidee.org/2013/11/nato-economica-giudici-scavalcati-il-business-sara-legge/
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