La Sige invita a ristabilire una corretta appropriatezza prescrittiva degli esami endoscopici, in particolare di esofagogastroduodenoscopie (Egds) e colonscopie, strumenti diagnostici certamente preziosi ma richiesti in numeri esorbitanti e spesso al di fuori delle corrette indicazioni.
Soltanto il 20% degli esami endoscopici viene infatti richiesto dallo specialista gastroenterologo; la stragrande maggioranza delle richieste, l'80%, avverte la Sige, proviene dal medico di famiglia, da altri specialisti o dagli stessi pazienti.
Alla base di questi dati ci sarebbero
“due convinzioni assai diffuse, ma purtroppo in gran parte infondate – spiega Antonio Craxì, presidente della Sige – sono quella che la migliore prevenzione delle malattie si faccia eseguendo periodicamente esami di laboratorio o strumentali in assenza di qualunque sintomatologia o rischio specifico di malattia, e la seconda che ogni diagnosi debba essere supportata da esami approfonditi, anche quando la condizione è ovvia o la conferma del tutto inutile nel decidere la cura.
Ambedue queste convinzioni generano richieste di esami inappropriati, che originano dall'ansia dei pazienti e vengono supportate da un atteggiamento autodifensivo dei medici, e incrementano a dismisura i costi sanitari, anche perché spesso da marginali e innocenti anomalie di rilievo occasionale ha origine la richiesta di ulteriori e inutili approfondimenti. È dunque necessario che medici e pazienti abbiano chiaro il concetto di appropriatezza nella diagnosi e nella prescrizione di cure”.Gli esami, peraltro, non sono solo inutili e motivo di allungamento delle liste d’attesa, ma possono essere anche rischiosi. Una Egds o una colonscopia sono sempre esami invasivi. Per quanto bassi i tassi di complicanze - una su mille per Egds e una su 10 mila per colonscopia - ci sono e possono essere seri, come la perforazione del viscere o un sanguinamento per una lesione della mucosa.
fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/gastroscopie-colonscopie-esami-inutili.php
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