La “realtà” di questo giudizio era invece che era la mia vita a essere vuota di quelle sostanze che, per me, la rendono piena.
Tempo e spazio sono relativi. Sono le coordinate di un contenitore che ognuno di noi ha la facoltà di riempire di ciò che lo rende felice.
La vita delle altre persone diventa quindi lo specchio, il metro di paragone sul quale baso il giudizio, non sugli altri ma su me stesso.
Se, osservando gli altri, mi accorgo che qualcosa nel loro agire mi sembra disarmonico, quella è una pietra di paragone che mi permette di capire che non voglio quella cosa per me, allora ho la facoltà di toglierla, di rimuoverla.
Non mi piace? La rimuovo dal mio contenitore di tempo e spazio.
Al contrario, qualcosa mi piace? Anziché sognare ad occhi aperti e poi la la lamentarmi o arrabbiarmi che non c’è, mi manca, posso aggiungerla.
La sensazione di mancanza che molti provano (non ho abbastanza amore, denaro, salute, etc.) è un semplice indicatore di presenza/assenza di qualcosa nel contenitore spazio/tempo.
Vuoi più amore? Ama di più.
Vuoi più denaro? Guadagna di più.
Il semplice essere passivi di fronte al proprio contenitore spazio/tempo denota immaturità. Come se gli esseri umani fossero costretti ad agire in un certo modo.
Certo l’azione karmica è innegabile, ma allo stesso modo lo è il lavoro su di sé.
Hai una condizione di partenza complicata? Datti da fare per scioglierla.
La maggior parte degli esseri umani si comporta ancora, con il proprio contenitore spazio/tempo come un cucciolo in attesa di essere imboccato.
Cosa faccio del tempo a me concesso?
Cosa metto nello spazio?
Quello che vuoi!
E la risposta nel 99% dei casi è: NON POSSO.
Certo che puoi. L’universo è biocentrico, ruota intorno alla vita.
Questo significa che senza di me, il mio universo non esisterebbe. Esisterebbe il tuo, ma tu non sei me e io non sono te. L’esperienze, le percezioni, le sensazioni che ho vissuto in questa vita, sono il mio diritto inalienabile all’unicità.
A questo punto, molti mi vedranno come un egocentrico. Ma questa è un’illusione. Sono solo biocentrico.
Ho semplicemente realizzato che senza le percezioni che ho, per me e solo per me, non esisterebbe la vita.
Il mio contenitore spazio/tempo e il tuo possono avere affinità, argomenti in comune, ma non possono essere uguali in assoluto, non esisterebbe la biodiversità.
Allora se tu per invidia (proiezione tua personale di ciò che vorresti nel tuo contenitore di spazio/tempo) mi critichi, stai di fatto esprimendo un bisogno circa ciò che vuoi per te.
Se tu per mancanza d’autostima, vaghi lamentandoti che la vita non va come vuoi, nel tuo contenitore spazio/tempo, con tutta probabilità, avrai bisogno di apprendere la volontà.
Ognuno è padrone del proprio contenitore di spazio/tempo ed è libero di metterci ciò che vuole. Se posizionando qualcosa, quel qualcosa non sta, è solo in relazione a noi stessi che va indagata la causa, che probabilmente va cercata nei limiti autoimposti in riferimento al passato.
Ma essendo il tempo relativo, si può rivivere il passato, esattamente come un disco, si rimette la traccia precedente e la si riascolta, finché la lezione non è stata appresa.
La stessa cosa avviene col futuro. Si attrae dal futuro un’immagine non ancora nel presente e con l’ausilio di ripetizione ed emozione, la si trasporta nel presente.
Ognuno sa queste cose, ma spesso ci si dimentica della loro importanza.
Io sono il capitano della mia nave. Il padrone del mio destino e del mio contenitore di spazio/tempo.
Il biocentrismo afferma che io sono il centro dell’universo. Il mio. Tu del tuo. Ma sono cose del tutto differenti.
La difficoltà più grande sta nei confini. La maggior parte di noi vorrebbe che i confini dell’altro si adattassero perfettamente ai propri, oppure che gli altri riempissero il nostro contenitore di spazio/tempo al posto nostro.
La cosa interessante in tutto questo è anche che tempo e spazio non hanno confini e tutto si fonde in ogni altro tutto.
L’amore, ovvero l’attrazione, rende coeso tutto questo affinché vi sia la vita.
Max Volpi
fonte: http://osservazionequantica.altervista.org/il-giudizio-da-max-volpi/
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