“Il silenzio è sempre indice di perfezione.”
(Omraam Mikaël Aïvanhov)
“Più
si è evoluti, più si ha bisogno di silenzio. Essere chiassosi non è
quindi un buon segno. Quante persone fanno chiasso affinché le si noti!
Parlano a voce alta, ridono, entrano senza riguardo nella sala quando
gli altri sono già seduti al loro posto, urtano e scompigliano gli
oggetti al solo scopo di attirare l’attenzione su di loro. Far rumore è
per loro un modo di affermarsi, di dimostrare che sono presenti.
Ebbene,
devono sapere che i barili vuoti sono quelli che fanno più rumore: la
loro presenza si nota immediatamente! E quante persone sono, in realtà,
simili a barili vuoti: vanno dappertutto producendo un chiasso
assordante, che rivela la loro inettitudine, la loro mediocrità. Io
osservo le persone, e il loro comportamento mi rivela immediatamente la
loro educazione, il loro carattere, il loro temperamento e il loro grado
di evoluzione.
Tutto
viene espresso dal loro modo di presentarsi e di parlare. Alcuni
parlano come per coprire, per nascondere qualcosa, come se temessero che
il silenzio fosse in grado di rivelare ciò che vorrebbero a ragione
dissimulare. Subito, dal primo incontro, devono raccontare ogni tipo di
storie, perché ci si faccia una determinata idea di loro, degli altri e
di ciò che narrano. Direte: «Ma parlano per fare conoscenza!»
D’accordo,
ma per fare conoscenza, il silenzio è talvolta più eloquente della
parola. Sì, vivendo insieme alcuni minuti di silenzio, ci si conosce
meglio che facendo una lunga, inutile chiacchierata. Il rumore trattiene
l’uomo nei piani psichici inferiori: gli impedisce di entrare in quel
mondo sottile dove il movimento diventa più facile, la visione più
chiara e il pensiero più creativo.
È
vero che il pensiero è l’espressione della vita, ma non dei livelli
superiori della vita; esso rivela piuttosto un’imperfezione nella
struttura o nel funzionamento degli esseri e degli oggetti. Quando una
macchina o un apparecchio hanno dei guasti, fanno ogni tipo di rumore; è
per questo che i costruttori si preoccupano sempre più di mettere a
punto dei congegni silenziosi, essendo consapevoli di contribuire in tal
modo a una vera miglioria: il silenzio è sempre indice di perfezione.
Il
dolore stesso è un rumore che ci avverte che, nei nostri organi, le
cose stanno per guastarsi. In un corpo sano, gli organi sono silenziosi.
È vero che essi si fanno sentire dal momento che sono vivi, ma si
esprimono senza rumore. Il silenzio è il segnale che tutto,
nell’organismo, funziona bene. Quando qualcosa comincia a stridere, fate
attenzione: quello è l’annuncio della malattia.
Il
silenzio è il linguaggio della perfezione, mentre il rumore è
l’espressione di una situazione difettosa, di un’anomalia o di una vita
disordinata, anarchica e bisognosa di essere padroneggiata, elaborata. I
bambini, per esempio, sono rumorosi perché traboccano di energia e di
vitalità. Le persone anziane, al contrario, sono silenziose. Voi
obietterete: «È ovvio: gli anziani amano il silenzio perché hanno meno
forze, per cui il rumore li disturba.»
Entro
certi limiti è vero, ma può anche darsi che ci sia stata in loro
un’evoluzione e che ora sia il loro spirito a desiderare il silenzio.
Per riesaminare la propria vita, riflettere e trarne insegnamento, essi
hanno bisogno di quel silenzio in cui viene fatto tutto un lavoro di
distacco, di semplificazione, di sintesi. La ricerca del silenzio è un
processo interiore che conduce gli esseri alla luce e alla vera
comprensione delle cose.
Con
il passare degli anni, l’uomo comprende sempre più che il rumore è un
ostacolo per il lavoro, mentre il silenzio è un fattore di ispirazione;
ed egli lo cerca per donare al suo cuore, alla sua anima e al suo
spirito la possibilità di manifestarsi tramite la meditazione, la
preghiera, la creazione filosofica e artistica. Tuttavia molti non amano
il silenzio e fanno fatica a sopportarlo.
Essi
sono come i bambini che si trovano a loro agio solo in mezzo
all’animazione e al frastuono, il che dimostra che devono ancora
lavorare molto per avere una vera vita interiore. Persino il silenzio
della natura li disturba e, quando si incontrano, si affrettano a
parlare, a parlare come se il silenzio li mettesse a disagio; essi lo
considerano un vuoto da colmare di parole e di gesti, ed è per questo
che ne hanno paura: il silenzio può perfino farli impazzire.
Non
avendo più nulla di esterno per distrarsi e stordirsi, non possono più
fuggire ai loro demoni interiori. Il silenzio è l’espressione della
pace, dell’armonia, della perfezione. Chi comincia ad amare il silenzio,
chi capisce che il silenzio gli offre le condizioni migliori per
l’attività psichica e spirituale, giunge un po’ alla volta a realizzarlo
in tutto ciò che fa.
(Omraam Mikaël Aïvanhov, Il senso del silenzio, Edizioni Prosveta)
fonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2017/01/la-ricerca-del-silenzio.html
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