martedì 7 marzo 2017

Natanyahu vola a Mosca per convincere Putin a escludere l’Iran dai negoziati sulla Siria

Reparti iraniani in parata

Dopo aver visto fallire le sue trame per rovesciare il Governo di Damasco di Bashar al-Assad, Netanyahu ha un chiodo fisso: isolare l’Iran ed alimentare una “Iranfobia” a livello mondiale accusando Teheran di tutto il male possibile: di essere una minaccia per la regione, di essere pronto a dotarsi di armi nucleari, di avere piani per attaccare Israele, di voler aggredire tutti i paesi sunniti dell’area ed incluso di essere una potenziale minaccia anche per i paesi europei, per la Turchia, per gli USA e persino per l’Australia, dove ultimamente si è recato in visita  il premier israeliano.

Essendo ormai fuori dalla realtà ed immerso nella sua forma di paranoia, Netanyahu vuole convincere anche Putin della fondatezza di queste sue fobie ed in particolare, nella sua visita a Mosca, chiederà di far estromettere l’Iran al di fuori di qualsiasi accordo negoziale sulla Siria, come anche di far ritirare i suoi reparti speciali (consiglieri militari) che sono in Siria su invito del Governo di Damasco.

Questa richiesta di ritiro delle forze non vale soltanto per l’Iran ma anche per i reparti libanesi Hezbollah, che sono stretti alleati dell’Iran e della Siria, considerati anche questi “una minaccia” per Israele e di conseguenza un problema da risolvere.

Netanyahu è ormai afflitto da questa ossessione e non si sforza neanche di nasconderla, tanto che sta cercando di guidare una campagna a livello mondiale contro il paese persiano che, peraltro, a differenza di Israele, non risulta aver mai aggredito alcun altro paese, di cui non esistono prove che  appoggi gruppi terroristi, al contrario di quanto fa Israele con le formazioni jihadiste dei terroristi in Sira. l’Iran non risulta avere armi atomiche, al contrario di Israele che è l’unica potenza atomica della regione e si è sempre rifiutata di sottoscrivere i trattati di non proliferazione nucleare.

Netanyahu teme l’Iran
Tutto questo non serve a convincere Netanyahu che vuole fermamente ottenere la promessa di Putin di adoperarsi per allontanare l’Iran dalla scena siriana e disarmare le formazioni degli Hezbollah che in Libano sono d’ostacolo alle frequenti scorrerie delle forze israeliane sul territorio libanese e per questo Israele (e gli USA) considerano una “organizzazione terroristica”, per quanto Hezbollah sia in prima fila nel combattere le vere formazioni terroriste takfire sia in Siria che in Iraq (le stesse che Israele sostiene).

Davanti ai componenti del gabinetto israeliano, Netanyahu ha solennemente promesso che, nella prossima riunione con Putin, manifesterà la  netta opposizione di Israele a qualsiasi influenza dell’Iran sulla situazione siriana.

Inoltre Netanyahu, nel suo discorso, si è riferito alla situazione delle alture del Golan, al confine siriano, dove il regime di Tel Aviv occupa una zona di 1.200 Km2 dal 1967- ed ha manifestato la sua preoccupazione per l’aumento della presenza dei combattenti di Hezbollah in tale zona. Hezbollah ha ottenuto forti avanzamenti sulla zona prospiciente al Golan, dove, con l’appoggio delle forze aeree russe, è riuscita a sgominare i gruppi takfiri sostenuti e riforniti da Israele. Questo disturba la strategia di Tel Aviv che vorrebbe avere campo libero per le sue intromissioni nei paesi vicini. Nella logica distorta di Tel Aviv, chiunque si opponga a queste intromissioni deve essere considerato “un terrorista”.

Facile prevedere che, nella riunione che Netanyahu avrà con Vlady Putin, questi, che è notoriamente un uomo pragmatico, stopperà in prima battuta le richieste farneticanti di Netanyahu e chiederà conto al premier israeliano del suo appoggio ai terroristi in Siria, di cui i russi sono ben al corrente, terroristi che hanno rivolto i loro attacchi sia contro le forze siriane che i reparti russi.  

Chiederà conto, con l’occasione, degli ufficiali israeliani trovati e fatti prigionieri dalle forze russe ad Aleppo, assieme ai loro colleghi statunitensi e britannici, che dirigevano da un bunker coperto i tiri dell’artiglieria dei terroristi di Al Nusra contro le postazioni siriane e russe. Come mai erano lì e che ruolo svolgevano? Provi Netanyahu a fornire una spiegazione accettabile al premier russo.

Questo possiamo immaginare che sarà il primo quesito che Putin porrà al suo interlocutore: “denunciate le presunte attività terroristiche degli altri ma siete voi a sostenere il terrorismo islamista in Siria, quello che noi russi stiamo combattendo con i nostri soci siriani ed iraniani”.

La propaganda è una cosa ma la realtà è cosa diversa e questa opera di sostegno di Israele ai gruppi terroristi è confermata anche dalle frequenti incursioni dell’aviazione siriana contro le postazioni dell’Esercito siriano. Fino a quando i russi potranno sopportare queste ingerenze di Israele con il pretesto di prevenire le azioni di Hezbollah? Sarà Putin a stabilirlo.

Riteniamo che sia difficile se non impossibile ad una squadra vincente, quella formata dalla Russia con Siria ed Iran, a cui si sono aggregati anche l’Iraq e l’Egitto, sottrarre dei soci fondamentali nella campagna militare lanciata da Mosca nel suo interesse nazionale di fermare l’avanzata del radicalismo Jihadista salafita che rischiava di portare il contagio presso le popolazioni mussulmane della Federazione Russa.

L’ Iran è il pezzo forte di questa squadra e Putin lo sa molto bene, visto che dalla base aerea Hamadan, nell’Iran nord-occidentale, decollano i grossi bombardieri strategici russi Tupolev- TU 22, quelli che vanno in missione sulla Siria, mentre nel porto iraniano di Bandar Abbas vengono scaricate le batterie di missili russi SS-300 che difenderanno il cielo dell’Iran dai possibili attacchi Israeliani.

Si tratta di una alleanza tattica che si avvia a divenire strategica visto che i punti in comune della Russia e dell’Iran sono molti, entrambi i paesi sono sottoposti a sanzioni dall’Occidente ed entrambi i paesi, pur diversi per caratteristiche e composizione, hanno un comune interesse a sviluppare la cooperazione militare, economica ed energetica.

Non saranno le ossessioni paranoiche di Netanyahu quelle che potranno far cambiare l’impostazione strategica della Russia di Vlady Putin, un paese che sempre di più si sente sotto assedio da Nord a sud e che sempre meno si fida dell’Occidente, non essendo disponibile a firmare cambiali in bianco al “cane pazzo” degli Stati Uniti, il loro guardiano del Medio Oriente. Possiamo scommetterlo.


Luciano Lago

Fonti: Hispan Tv
Debka File

http://www.controinformazione.info/natanyahu-vola-a-mosca-per-convincere-putin-a-escludere-liran-dai-negoziati-sulla-siria/

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