Le 16 ore di colloqui la notte scorsa e questa mattina a Minsk, per la
risoluzione dei conflitti in Ucraina, tra i leader dei Paesi del
cosiddetto ‘formato Normandia’, Germania, Francia, Russia e Ucraina, si
sono concluse con un accordo. I 13 punti principali del nuovo accordo
rievocano i 12 punti dell’accordo di Minsk del settembre scorso.
Ma c’è
‘dell’altro’ che ha allungato i tempi per andare incontro alle parti in
guerra e agli altri protagonisti. I termini dell’ultimo accordo
confermano che la Russia ha negoziato da una posizione di forza, in
contrasto alle bubbole propagandistiche occidentali cui si pretendeva
credere. Il ‘dell’altro’ riguarda il futuro delle regioni orientali, da
decidere entro la fine dell’anno, senza dubbio un’importante vittoria
della Russia, dato che l’adesione dell’Ucraina alla North Atlantic Treaty Organization
(NATO) è praticamente esclusa per sempre, se la riforma costituzionale
passa.
Questa era la richiesta base russa. Tuttavia, sarà anche il più
serio punto critico, dato che la lobby degli irriducibili nazionalisti
di Kiev, fortemente presente nell’attuale dirigenza, sarà profondamente
risentita da qualsiasi concessione sulla devoluzione di poteri alle
regioni orientali. Il presidente Petro Poroshenko si troverà tra
l’incudine e il martello, essendo già sotto tiro dei nazionalisti che
governano a Kiev. Ancora una volta, se Washington vuole far deragliare
il processo di pace, non dovrà cercare lontano.
Non sorprende, dunque,
che la Russia condizioni il consolidamento dei confini dell’Ucraina con
la Russia alla riforma costituzionale. Cioè, quando le carte sono sul
tavolo, Mosca assicura il ‘tutto o niente’. In secondo luogo, il cessate
il fuoco entrerà in vigore solo sabato e fino ad allora, è del tutto
concepibile che le parti in conflitto tentino di strappare avanzate
tattiche sul campo. Debaltsevo, in particolare, pone un problema, perché
Kiev non ha nemmeno riconosciuto che diverse migliaia di propri soldati
sono circondati dalle forze separatiste. In realtà, le osservazioni del
Presidente russo Vladimir Putin, qui,
hanno indirettamente toccato la questione di Debaltsevo. In teoria, i
separatisti possono eventualmente permettere, su pressione russa, di
evacuare le truppe ucraine assediate.
Ma nel complesso, mentre non vi è
carenza di previsioni apocalittiche sulla violazione dell’ultimo accordo
(come accaduto con l’accordo di settembre scorso), probabilmente
l’accordo franco-tedesco-russo terrà e gli scontri si fermeranno, almeno
per ora. I separatisti hanno il sopravvento e vorranno consolidare
l’avanzata, mentre le forze di Kiev sono malconce e vorranno anche
riprendersi. Come ho già detto, il nodo è la volontà di Kiev di
concedere l’autonomia alle regioni orientali. La dinamica del conflitto
in Ucraina dipende in ultima analisi dalla riforma costituzionale.
Senza
dubbio, Putin primeggia, con la coerenza di Mosca, che non avanza
ambizioni territoriali, confermata. Ciò che emerge, al contrario, è che
la Russia vuole preservare l’integrità territoriale dell’Ucraina ed è
disposta a contribuirvi a condizione, naturalmente, che siano garantiti i
legittimi interessi della Russia in un’Ucraina equidistante da
occidente e Russia. I capi tedeschi e francesi sembrano capirlo. Ma il
partner transatlantico di Washington?
Il presidente Barack Obama è quasi
nella stessa barca di Poroshenko. L’accordo di oggi sarà fatto a pezzi
dai suoi critici neocon che vogliono gli Stati Uniti in guerra, se
necessaria, per fermare ‘l’aggressione della Russia’. Alcune dure
posizioni già appaiono nei media nordamericani. La lobby ucraina è molto
influente anche nella politica canadese.
M K Bhadrakumar Indian Punchline 12 febbraio 2015
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/02/13/la-russia-di-putin-vince-la-guerra-in-ucraina/
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