A chi cedono sovranità gli Stati nazionali? E poi: sono davvero gli
Stati nazionali a cedere sovranità? «Come ha detto recentemente Prodi in
un articolo pubblicato da “Il Messaggero”, l’Ue è una commissione
intergovernativa la cui unica funzione è l’imposizione di un modello
ordo-liberista in cui la potenza politica
dello Stato viene messa al servizio di una (meticolosissima)
regolazione, finalizzata alla riduzione delle risorse destinate alla
società, e all’asservimento e precarizzazione integrale del lavoro»,
sostiene Franco “Bifo” Berardi.
«Il ricatto ha costretto il governo
greco a recedere parzialmente, ma il pericolo è che il nazionalismo
diventi la sola via di uscita per sfuggire a una Unione che appare
sempre più una prigione per il semplice fatto che essa è davvero una
prigione». L’espressione “dall’euro non si esce”, che un tempo sembrava
una rassicurazione nei confronti di chi aveva un debito consistente,
oggi suona al contrario: «Potete anche morire di infarto, non smetteremo
di affondarvi le unghie nella carne». Sicché, «parlare di cessione di
sovranità a questo punto diviene una truffa».
Non sono gli Stati nazionali che cedono sovranità all’Unione, scrive Berardi su “Sinistra in Rete”. «Il fatto che la gestione della guerra Euro-Russa venga assunta direttamente dal presidente francese e dalla cancelliera tedesca significa che di cessione di sovranità non se ne parla neppure». Certo, di tanto in tanto «qualche baggiano racconta che l’Europa
deve parlare con una sola voce». Ma lo sappiamo, sono solo
«sciocchezze», perché «gli Stati nazionali mantengono intera la loro
funzione di governo della popolazione e di decisione sulla guerra».
L’Unione Europea, continua Berardi, «stabilisce una cosa soltanto: in
che misura gli Stati nazionali rispettano la sola regola che conta:
riduzione delle risorse e asservimento del lavoro». Di conseguenza, «non
ha più alcun senso attendersi una riforma o una democratizzazione
dell’Ue, o anche solo un’attenuazione del rigore finanziario». Non
restaurare la sovranità nazionale ma “correggere” l’Unione? Impossibile:
«Dato che l’Ue altro non è che una macchina di asservimento
ordo-liberista, dietro ogni cessione di sovranità vi è solo cessione di
risorse sociali».
Berardi teme che un ritorno alla sovranità nazionale monetaria comporti il rischio di «un’involuzione autoritaria», fino alla «guerra civile in molte zone d’Europa».
Eppure, ammette, «è quello che succederà, perché è la conseguenza dello
strangolamento finanziario progressivo, e ancor di più dell’odio e
della sfiducia crescente che i popoli d’Europa
provano l’uno per l’altro», dato «il vincolo che li strangola». A
questo punto, ragiona Berardi, «o si lascia l’iniziativa di avviare la
chiusura dell’esperienza europea alle destre nazionaliste, e il collasso
porterà alla guerra
civile europea, o un movimento europeo prende l’iniziativa di
dichiarare conclusa l’esperienza dell’Unione e inizia il reset
dell’unità europea partendo da alcune grandi questioni». Ovvero: una
conferenza internazionale sul debito e un’altra sulla migrazione e
sull’allargamento dei confini. «Per questo
occorrerebbe un’intelligenza e un coraggio politico che non si trova da
nessuna parte, a quanto pare. Perciò rassegnamoci alla prima
alternativa: la miseria, la violenza, la guerra, il nazismo. Oppure no?».
Recentemente, Tsipras ha detto: «Siamo stati lasciati soli». E’ vero,
conferma Berardi: «La società europea non ha espresso alcuna
solidarietà, se si eccettua l’enorme manifestazione di Madrid». Quanto
all’Italia, «la società e la cultura italiana semplicemente non esistono
più». La società e la cultura francese? «Sono entrate in un tunnel
identitario, da cui il Fronte Nazionale può emergere come forza di
governo». In Germania, poi, «nessuno pare rendersi conto dell’odio
anti-tedesco che sta montando in ogni città d’Europa:
nonostante alcuni flebili distinguo, la società e la cultura tedesca
appaiono compatte come accadde nei momenti più tragici». Attenzione: «Il
consenso dei tedeschi fa paura, e non si tratta di esprimere
“internationale solidaritat”.
Si tratta di attaccare l’ordine dello
sfruttamento cui i lavoratori tedeschi sono sottoposti». Che fare? Se ci
arrenderemo di fronte all’encefalogramma piatto della società europea,
dice “Bifo”, sarebbe il collasso sistemico inevitabile a costringerci al
brusco risveglio. «Come ha detto Tsipras da qualche parte, non possiamo
certo pretendere che i greci, dopo aver fatto da cavia per il
“risanamento finanziario”, facciano da cavia per il ritorno alla moneta
nazionale. Ma il collasso sistemico arriverà. Più tardi arriva peggio è,
per due ragioni facili da capire: più a lungo dura l’Unione Europea,
più povera diviene la società. Più a lungo dura l’Unione Europea, più
forte e rabbiosa diventa la destra sovranista e nazionalista».
fonte: http://www.libreidee.org/2015/03/abolire-lue-fabbrica-di-odio-prima-che-distrugga-leuropa/
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