Se pensate che sia importante conoscere voi
stessi solamente perché io o qualcun altro vi ha detto che è importante, allora
temo che qualsiasi comunicazione tra noi termini qui. Ma se siamo d'accordo che
è di importanza vitale che noi ci si comprenda completamente allora voi ed io
abbiamo un rapporto completamente diverso, allora possiamo portare avanti
insieme un piacevole, attento e intelligente studio.
Non richiedo la vostra fede; non pretendo di
essere una autorità. Non ho niente da insegnarvi nessuna nuova filosofia, nessun
nuovo sistema, non vi è alcuna nuova strada che conduca alla realtà più che alla
verità. Qualsiasi forma di autorità, specialmente nel campo del pensiero e della
comprensione, è la cosa più distruttiva, più funesta. I capi distruggono i
seguaci e i seguaci distruggono i capi. Dovete essere il vostro stesso maestro e
il vostro stesso discepolo.
Dovete mettere in dubbio tutto ciò che l'uomo
ha accettato come prezioso, necessario.
Se non seguite qualcuno vi sentite molto
soli. Siate soli allora. Perché temete di star soli?
Perché siete a faccia a faccia con voi stessi
come siete e trovate che siete vuoti, ottusi, stupidi, sgradevoli, colpevoli,
ansiosi una entità secondaria, scadente, di seconda mano. Affrontate questa
realtà; guardatela, non fuggitela. Nel momento in cui fuggite comincia la paura.
Quando ci analizziamo non ci isoliamo dal
resto del mondo. Non è un processo malsano.
In tutto il mondo l'uomo è preso dagli stessi
problemi quotidiani di noi, così quando ci analizziamo non siamo affatto esseri
nevrotici poiché non vi è alcuna differenza tra l'individuo e la collettività. E
questo è un fatto reale. Noi plasmiamo il mondo a nostra immagine. Non
perdiamoci dunque in questa battaglia tra la parte e il tutto.
Bisogna che io diventi consapevole di tutto
il campo del mio io, che è la consapevolezza dell'individuo e della società. È
solamente allora, quando la mente va al di là di questa consapevolezza
individuale e sociale, che posso diventare per me stesso una luce che non si
spegnerà mai.
Allora da dove cominceremo a comprenderci? Io
sono qua, e come devo fare per studiarmi, osservarmi, vedere quello che
realmente succede dentro di me? Posso osservare me stesso solo in una relazione
poiché tutta la vita è relazione. Non serve a niente sedersi in un angolo a
meditare su me stesso. Non posso esistere da solo. Esisto solamente in rapporto
con la gente, con le cose e le idee, e nello studio del mio rapporto con le cose
esterne e le persone, così come con le cose interiori, comincio a comprendermi.
Qualsiasi altra forma di comprensione è solamente un'astrazione e non posso
studiarmi in astratto; non sono una entità astratta; quindi devo studiarmi come
fatto reale come sono,
non come vorrei essere.
La comprensione non è un processo
intellettuale. Accumulare conoscenza su voi stessi e imparare su voi stessi sono
due cose differenti, poiché la conoscenza che accumulate su voi stessi
appartiene sempre al passato e una mente che sia oppressa dal passato è una
mente che soffre. Imparare su voi stessi non è come imparare una lingua, una
tecnologia, o una scienza in questo caso naturalmente dovete accumulare e
ricordare; sarebbe assurdo ricominciare tutto daccapo ma nel campo psicologico
imparare è sempre presente e la conoscenza è passato, e poiché molti di noi
vivono nel passato e ne sono soddisfatti, la conoscenza diventa per noi
straordinariamente importante. Ed è questo il motivo per cui adoriamo chi è
colto intelligente, astuto. Ma se imparate ogni momento, ogni minuto, se
imparate osservando e ascoltando, se imparate guardando e agendo, allora vedrete
che imparare è un movimento costante senza il passato.
Se dite di volervi studiare gradualmente,
aggiungendo un po' alla volta, poco a poco, non state studiando voi stessi come
realmente Siete ma attraverso una conoscenza acquisita. Lo studiare implica una
grande sensibilità. Non c'è sensibilità se esiste un'idea, che sia del passato,
che domini il presente. Allora la mente non è più veloce, flessibile, agile.
Molti di noi non sono sensibili neanche fisicamente. Mangiamo troppo, non ci
preoccupiamo di una giusta dieta, fumiamo troppo e beviamo, dimodoché i nostri
corpi diventano grassi e insensibili; la qualità dell'attenzione nell'organismo
stesso si fa ottusa. Come può esistere una mente sveglia, sensibile e chiara se
lo stesso organismo è ottuso e pesante? Possiamo essere sensibili a certe cose
che ci toccano personalmente, ma l'essere completamente sensibili a tutti gli
aspetti della vita richiede che non vi sia alcuna separazione tra l'organismo e
la psiche. È un movimento totale.
Per comprendere qualcosa dovete viverci
insieme, dovete osservarla, dovete conoscerne il contenuto, la natura, la
struttura, il movimento. Avete mai provato a vivere con voi stessi? Se sì,
comincerete a vedere che non siete statici, ma una fresca cosa vivente. E per
vivere con una cosa viva anche la vostra mente deve essere viva. E non può
essere viva se è intrappolata da opinioni, giudizi e valutazioni.
Per poter osservare il movimento della vostra
mente e del vostro cuore, del vostro intero essere, dovete avere una mente
libera, non una mente che è d'accordo o no, che prende posizione nelle dispute,
discutendo sulle semplici parole, ma piuttosto una mente che segua con
l'intenzione di comprendere una cosa ben difficile da fare poiché molti di noi
non sanno come guardare o come ascoltare il nostro stesso essere più di quanto
non sappiano come guardare la bellezza di un fiume o ascoltare la brezza tra gli
alberi.
Quando condanniamo o giustifichiamo non
possiamo vedere chiaramente, e neanche lo possiamo quando le nostre menti
ciarlano senza fine; allora noi non osserviamo
ciò che
è; guardiamo solamente le proiezioni di noi
stessi che abbiamo creato. Ciascuno di noi ha una immagine di quello che
crediamo di essere o di quello che dovremmo essere, e quella immagine, quel
ritratto, ci impedisce nel modo più assoluto di vedere come realmente siamo.
È una delle cose più difficili del mondo
guardare qualcosa in modo semplice. Siccome le nostre menti sono molto complesse
abbiamo perso il pregio della semplicità. Non intendo semplicità
nell'abbigliamento o nel cibo, indossando solamente una fascia intorno ai
fianchi o battendo il primato del digiuno o queste sciocchezze immature che i
santi coltivano, ma quella semplicità che permette di guardare direttamente le
cose senza avere paura che permette di guardare noi stessi come realmente siamo
senza alcuna distorsione di riconoscere quando mentiamo di mentire, e non di
nasconderlo o di fuggirne.
Inoltre per comprenderci c'è bisogno di molta
umiltà. Se cominciate col dire "Io mi conosco", avete già smesso di studiarvi;
oppure se dite: "Non c'è niente di importante da imparare su di me perché sono
solamente un fascio di ricordi, idee, esperienze, tradizioni" anche allora avete
smesso di studiarvi. Nel momento in cui avete raggiunto qualcosa cessate dì
avere quella qualità di innocenza e umiltà; nel momento in cui arrivate a una
conclusione o cominciate a indagare partendo dalla conoscenza, voi siete finiti,
perché allora trasportate ogni cosa viva in termini di passato. E invece se non
avete alcun punto d'appoggio, se non c'è certezza, se non c'è alcuna conquista,
c'è la libertà di guardare, di raggiungere. E guardare con libertà è qualcosa di
sempre nuovo. Un uomo sicuro di sé è un essere umano morto.
Ma come possiamo essere liberi di guardare e
studiare quando le nostre menti dalla nascita alla morte sono regolate da una
cultura particolare nel limitato modello del nostro 'io'? Per secoli siamo stati
condizionati da nazionalità, casta, cero, tradizione, religione, lingua,
educazione, letteratura, arte, costumi, consuetudini, propaganda di ogni tipo,
pressioni economiche, dal cibo che mangiamo, dal clima in cui viviamo, dalla
nostra famiglia, i nostri amici, le nostre esperienze ogni forma di influenza
che vi viene in mente e di conseguenza le nostre reazioni ad ogni problema sono
condizionate.
Siete consapevoli di essere condizionati? È
questa la prima cosa da chiedersi, e non come liberarsi del condizionamento.
Potreste non liberarvene mai, e se dite "devo liberarmene", potete cadere nella
trappola di una diversa forma di condizionamento. Siete dunque consapevoli di
essere condizionati? Sapete che anche quando guardate un albero e dite, "quella
è una quercia", oppure "quello è un fico del Bengala", il nome dell'albero, che
è una nozione botanica, ha talmente condizionato la vostra mente che la parola
si frappone tra voi e la reale visione dell'albero? Per venire in contatto con
l'albero dovete posarci sopra la vostra mano e la parola non vi aiuterà a
toccarlo.
Come sapete di essere condizionati? Cosa ve
lo dice? Che cosa vi dice che avete fame? non in senso teorico ma il fatto reale
della fame? E allo stesso modo, come scoprite il fatto reale del vostro
condizionamento? Non è forse per la vostra reazione a un problema, a una sfida?
Reagire a ogni sfida secondo il vostro
condizionamento, ed essendo il vostro condizionamento inadeguato reagite sempre
inadeguatamente.
Quando ne diventate consapevoli, questo
condizionamento dovuto alla razza, alla religione e alla cultura non genera una
sensazione di prigionia? Consideriamo solo una forma di condizionamento, la
nazionalità. Diventatene consapevoli completamente, sul serio, e vedete se è una
cosa che vi fa piacere o alla quale preferite ribellarvi, e se preferite
ribellarvi, vedete se volete rompere col vostro condizionamento. Se siete
soddisfatti del vostro condizionamento naturalmente non farete niente contro di
esso, ma se non ne siete soddisfatti quando ne diventate consapevoli,
comprenderete che non agite mai al di fuori di esso.
Mai!
E quindi vivete sempre nel passato con ciò
che è morto.
Potete vedere quanto siete condizionati
solamente quando compare un conflitto nella continuità del piacere o
nell'assenza del dolore. Se intorno a voi ogni cosa è perfettamente felice,
vostra moglie vi ama, voi l'amate, avete una casa bella, bei bambini e molti
soldi, allora non siete affatto consapevole del vostro condizionamento. Ma
quando sorge lo scompiglio quando vostra moglie si interessa a qualcun altro o
perdete i vostri soldi o siete minacciati dalla guerra o dall'ansia allora
scoprite di essere condizionati. Quando lottate contro ogni scompiglio o vi
difendete da minacce interiori o esteriori, allora sapete di essere
condizionati. E poiché molti di noi sono turbati per la maggior parte del tempo,
sia da fatti superficiali che da quelli più profondi, proprio questo turbamento
indica che siamo condizionati. Finché l'animale viene coccolato reagisce con
dolcezza, ma quando lo si maltratta tutta la violenza della sua natura viene
alla luce.
Siamo turbati dalla vita, dalla politica,
dalla situazione economica, dall'orrore, brutalità e sofferenza che regnano nel
mondo come in noi stessi, e da ciò comprendiamo quanto fortemente siamo
condizionati. E che dovremmo fare? Accettare questo turbamento e vivere con esso
come molti di noi fanno? Abituarci ad esso come ci si abitua a vivere col mal di
schiena? Sopportarlo?
In tutti noi c'è la tendenza a sopportare le
cose, ad abituarci ad esse, a darne la colpa alle circostanze. "Ah, se le cose
andassero bene sarebbe diverso", diciamo; oppure, "Datemi l'opportunità ed io
realizzerò i miei sogni"; oppure, "Sono distrutto da tutta questa ingiustizia",
dando sempre la colpa dei nostri problemi ad altri o all'ambiente o alla
situazione economica.
Se ci si abitua a questo turbamento vuol dire
che la propria mente è diventata ottusa, proprio come succede quando ci si
abitua talmente alla bellezza che ci circonda da non esserne più colpiti. Si
diventa indifferenti, duri e incalliti, e la propria mente diventa sempre più
ottusa.
Se non riusciamo ad abituarci ad esso
tentiamo di fuggirlo prendendo la droga, aderendo a un movimento politico,
vociando, scrivendo, andando a vedere una partita di pallone o andando in un
tempio o in una chiesa o trovando altre forme di divertimento.
Per quale motivo fuggiamo dai fatti reali?
Abbiamo paura della morte consideriamolo un semplice esempio e inventiamo ogni
possibile teoria, speranza, fede, per mascherare il fatto della morte, ma la
morte è sempre li. Per comprendere un fatto dobbiamo fronteggiarlo, non
fuggirlo. Molti di noi temono la vita quanto la morte. Temiamo per la nostra
famiglia, abbiamo paura della pubblica opinione, di perdere il lavoro, la
sicurezza, e centinaia di altre cose. Il semplice fatto è che siamo spaventati,
e non che siamo spaventati da questo o quello. Perché dunque non possiamo
fronteggiarlo?
Potete fronteggiare qualcosa solo nel
presente, e se non gli permettete di essere presente perché voi lo state sempre
fuggendo, non potrete mai fronteggiarlo, e poiché abbiamo ideato un intero
sistema di fuga restiamo intrappolati nell'abitudine di fuggire.
Ora, se siete veramente sensibili, veramente
seri, sarete consapevoli non solamente del vostro condizionamento ma anche dei
pericoli in cui esso si risolve, e delle brutalità e odio che esso genera.
Perché dunque se vedete il pericolo che deriva dal condizionamento, non agite? È
forse perché siete pigri, come se la pigrizia fosse mancanza di energia?
Tuttavia non vi mancherebbe l'energia se vedeste un immediato pericolo fisico,
come un serpente sul sentiero, o un precipizio, o un incendio. Perché dunque non
agite quando vedete il pericolo che deriva dal condizionamento? Nel caso che vi
rendeste conto che il nazionalismo è un pericolo per la vostra sicurezza, non
agireste?
La risposta è che non vedete. Vi potreste
accorgere che il nazionalismo conduce all'autodistruzione attraverso un processo
di analisi intellettuale, ma non vi sarebbe alcun contenuto emotivo. Diventate
vitali solamente quando c e un contenuto emotivo.
Se vedrete il pericolo del vostro
condizionamento solo come un concetto intellettuale non farete mai niente. Nella
visione del pericolo come semplice idea sorge un conflitto tra l'idea e l'azione
e quel conflitto vi priva della vostra energia. È solo quando vedete
immediatamente
il condizionamento e il pericolo che ne
deriva, come se vedeste un precipizio, che agite. Così
vedere è agire.
Molti di noi camminano nella vita disattenti,
reagendo senza pensare, in conformità con l'ambiente in cui sono cresciuti, e
simili reazioni generano solamente ulteriore schiavitù, ulteriore
condizionamento, ma nel momento in cui presterete totale attenzione al vostro
condizionamento vedrete che siete completamente liberi dal passato, che esso se
ne scorre via naturalmente.
Jiddu Krishnamurti
Tratto da: Libertà dal conosciuto (Ubaldini ed.)
Nessun commento:
Posta un commento