venerdì 20 marzo 2015

Come mai la Airforce USA indaga sugli effetti delle nanoparticelle di alluminio in atmosfera?


L’alluminio è uno degli elementi più diffusi sulla terra sotto forma di composti, tra cui la bauxite come fonte principale. L’uso dell’alluminio oltrepassa quello di tutti gli altri metalli ad eccezione del ferro ed è importante praticamente in ogni settore produttivo. In forma di nanoparticelle o nano-fibre troviamo questo metallo in molti prodotti: cosmetica, tessuti high tech, elettronica, materiali da imballaggio, medicinali, prodotti per l’agricoltura, per l’allevamento e in altro ancora.
Il nanoparticolato di alluminio altera la funzione immunitaria, è il titolo di uno studio pubblicato dalla US Airforce. Da dove nasce l’interesse dei militari sugli effetti dei nanoparticolati di alluminio in caso di inalazione? In vari contesti è stato proposto o è già stato effettuato il rilascio in atmosfera di questo tipo di particelle.

1. Possedere il clima. L’esercito americano ha dichiarato l’obiettivo di “possedere il clima” entro il 2025. Nel documento Weather as a Force Multiplier:Owning the Weather in 2025 troviamo un esplicito riferimento alla nanotecnologia come strumento di intervento. Questo approccio prevede la modificazione atmosferica via introduzione di aerosol (nanoparticolato) in nubi, cicloni e correnti. Il brevetto US-Patent 5003186 “Stratospheric Welsbach seeding for reduction of global warming” (1990) parla tra altre sostanze di ossido di alluminio.
2. Chaff. Sono note le estese operazioni chaff o flares (rilascio di fibre di vetro rivestite di alluminio in atmosfera ). Si tratta di meccanismi di difesa utilizzati da aerei militari per evitare il rilevamento e/o di attacco da parte di sistemi di difesa aerea avversari. La dispersione in grande quantità di chaff serve a riflettere i segnali radar e, formando una nube, nascondere temporaneamente velivoli al rilevamento radar.
3. Global warming. Per ovviare alle conseguenze del presunto global warming, si è proposto (in realtà si sta già effettuando da una decina d’anni) di spargere milioni di tonnellate di nanoparticolato di alluminio in stratosfera (Progetto Sun Radiation Management -SRM) con l’intento di termoregolare il pianeta.
 
4. Carburante aereo. I militari dell’Air Force promuovono (e forse già utilizzano) un carburante composto da nanoparticelle di alluminio e acqua ghiacciata, adatto non solo ai razzi e alle navicelle spaziali, ma anche agli aerei civili e militari (vedere qui). L’Air Force Lab presenta in questo VIDEO il suo”New Fuel from Aluminum Nanoparticles”. Aluminium come additivo nel carburante è stato testato addirittura già nel 1958, come mostra questo documento.
Ci sono motivi a sufficienza per poter temere un consistente inquinamento atmosferico con nanoparticolato di alluminio (ed altro), ed un’indagine della Airforce su scelte e operato non può sorprendere, anzi è doveroso.

Lo studio dell’ “Applied Biotechnology Branch” dell’ “Air Force Research Laboratory” (1) presentato in forma sintetica, esamina gli effetti sul tessuto polmonare in caso di inalazione di nanoparticolati di alluminio.

Il nanoparticolato di alluminio altera la funzione immunitaria
Il nanoparticolato di alluminio altera la funzione immunitaria: questo è il titolo dell’articolo scientifico pubblicato nel 2010 dall’Applied Biotechnology Branch, dell’Air Force Research Laboratory.
Così inizia l’articolo del gruppo di ricerca della Air Force che ha esaminato gli effetti dei nanoparticolati di alluminio in un microambiente polmonare simulato:
 
“La via più probabile di esposizione ai nanoparticolati di alluminio è l’inalazione, dato il loro utilizzo nei carburanti di jet e nelle munizioni.”
Secondo Braydich-Stolle et al., gli studi svolti sulla nano-tossicità sono pochi e molto limitati: nanomateriali diversi in vari modelli cellulari hanno dimostrato un effetto dose-dipendente, ma un limite è che non sono state valutate situazioni realistiche di esposizione umana, che descrivano quali interazioni avvengono dopo esposizione a basse dosi di nanoparticolato.
Tuttavia, proseguono i ricercatori, studi con microparticelle di alluminio hanno mostrato danni polmonari per brevi esposizioni settimanali. Altri studi hanno dimostrato che particelle più piccole (nanometriche) quando inalate si accumulano nei polmoni e la loro eliminazione è ostacolata in caso di esposizione cronica.

Sulla base di questi risultati, il gruppo già si aspettava, per la propria ricerca, un certo effetto del nano-particolato di alluminio, molto reattivo e con la capacità di penetrare in profondità negli alveoli polmonari. Inoltre, si afferma che “l’effetto diverrà più pronunciato nel tempo, come risultato di un accumulo nei polmoni”.
Nel corso dello studio, il gruppo ha tenuto come riferimento per i propri test i limiti di esposizione riportati dall’OSHA (Occupational Safety and Health Administration).
La vitalità cellulare è stata verificata ed una lieve tossicità è stata osservata alle dosi più alte, con le cellule fagocitarie più colpite rispetto alle epiteliali. Le cellule fagocitarie (macrofagi) sono cellule immunitarie locali che inglobano materiale estraneo al fine di proteggere le altre cellule. Come era atteso, le cellule immunitarie hanno fornito qualche protezione alla tossicità dei nanoparticolati (NP).


Sono state poi valutate le funzioni immunitarie esponendo il microambiente polmonare ad una concentrazione non tossica di NP, e successivamente infettandolo con il patogeno respiratorio Staphylococcus Aureus.
I test hanno mostrato che la funzione fagocitaria, dopo trattamento con gli NP, si sia ridotta.
Visto il cambiamento nella funzione dei macrofagi alla presenza del patogeno, il gruppo ha effettuato ulteriori indagini sulla normale risposta immunitaria.
Durante le infezioni, le cellule fagocitarie ed epiteliali locali secernono proteine specifiche: chemochine per reclutare cellule immunitarie adattative, e citochine per attivare le cellule reclutate per una risposta più fastidiosa al materiale estraneo.

E’ stato scelto di valutare l’impatto che i nano-particolati di alluminio hanno sul sistema NFkB dei macrofagi, che è un regolatore chiave della funzione immunitaria, avendo il controllo della produzione di chemochine e citochine.
In condizioni normali, Staphylococcus Aureus innesca una forte attivazione del sistema NFkB.
Quando invece gli NP di alluminio sono presenti, le cellule immunitarie non sono in grado di attivare il sistema, generando degli effetti a cascata: tutti i meccanismi di attivazione immunitaria sono alterati, reprimendo ogni attivazione alternativa dei macrofagi, diminuendo così la capacità delle cellule immunitarie di combattere l’infezione e lasciando le cellule potenzialmente vulnerabili ai patogeni.
Il destino degli NP di alluminio potrebbe seguire due potenziali percorsi per la tossicità: gli NP potrebbero rimanere nei polmoni, oppure superare le barriere di scambio gassoso e incorporarsi nel circolo sanguigno (avendo poi la possibilità di essere eliminati, nda). In luce del fatto che studi precedenti hanno dimostrato che la rimozione degli NP dai polmoni è difficoltosa, la situazione più probabile è che l’alluminio persista nei polmoni e che continui ad essere inglobato dai macrofagi.

I ricercatori concludono:
“Sebbene gli NP non siano particolarmente tossici per le cellule polmonari, essi hanno impoverito la naturale abilità di risposta ad un patogeno respiratorio”.


(1) FONTE : Nanosized aluminium altered immune function

Questo studio prende in esame solo i polmoni, ma è noto alla comunità scientifica che l’alluminio riscontrato a livello cerebrale è frequentemente associato allo sviluppo di malattie neurodegenerative, come Alzheimer, Parkinson e SLA.

Ci auguriamo la pubblicazione di uno studio approfondito in tal senso, da parte della AirForce.

Russel Blaylock: Medico della National Health Federation

Scie chimiche, nanoalluminio ed effetti sullo sviluppo neurologico e neurodegenerativo 


Internet è pieno di storie di “scie chimiche” e di geoingegneria per combattere il “riscaldamento globale” e fino a poco fa ho preso queste storie con un po’ di distanza.

Uno dei motivi principali del mio scetticismo era che raramente avevo visto ciò che stavano descrivendo nei cieli.

Ma nel corso degli ultimi anni ho notato un gran numero di questi tracciati e devo ammettere che non sono come le scie di condensazione che vedevo nei cieli, con cui sono cresciuto.

Sono ampie, molto ampie, sono disposte in uno schema ben definito e lentamente evolvono in nuvole artificiali.Particolarmente preoccupante è che ora ce ne sono varie dozzine in modo che ogni giorno ricoprano i cieli.

La mia preoccupazione principale è che ci sono prove che si tratta di irrorazioni di tonnellate di composti di alluminio di dimensioni nanometriche.

È stato dimostrato nella letteratura scientifica e medica che particelle di dimensioni nanometriche sono infinitamente più reattive a indurre un’intensa infiammazione in un certo numero di tessuti.

Di particolare interesse è l’effetto di queste nanoparticelle sul cervello e il midollo spinale.

Una lista crescente di malattie neuro-degenerative, tra cui la demenza di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la malattia di Lou Gehrig (SLA), è fortemente correlata all’esposizione all’alluminio ambientale.

Le nanoparticelle di alluminio non solo sono infinitamente più infiammatorie, ma possono anche facilmente penetrare nel cervello in vari modi, compresi il sangue e i nervi olfattivi nel naso. Studi hanno dimostrato che queste particelle passano lungo le reti neuronali olfattive, che collegano direttamente la zona del cervello e che non solo sono le più colpite dalla malattia di Alzheimer, ma anche le prime ad essere colpite nel corso della malattia. Hanno anche il livello più alto di alluminio nel cervello, in casi di Alzheimer.

La via intranasale di esposizione rende particolarmente pericolose le irrorazioni di enormi quantità di nano-alluminio nei cieli, dato che viene inalato da persone di tutte le età, compresi i neonati ed i bambini piccoli per molte ore.

Sappiamo che le persone anziane hanno la maggiore reazione a questo alluminio “nato dal cielo”.
A causa della dimensione nanometrica delle particelle di alluminio utilizzate, i sistemi di filtraggio delle case non rimuovono l’alluminio, prolungando così l’esposizione, anche in ambienti chiusi.

Oltre ad inalare nano-alluminio, questa dispersione di aerosol saturerà il terreno, l’acqua e la vegetazione con alti livelli di alluminio. Normalmente, l’alluminio è scarsamente assorbito dal tratto gastro-intestinale, ma il nano-alluminio viene assorbito in quantità molto più elevate. E’ stato dimostrato che questo alluminio assorbito viene distribuito ad un numero di organi e tessuti che comprendono il cervello e il midollo spinale. L’inalazione di questo nano-alluminio sospeso nell’ambiente produrrà anche tremende reazioni infiammatorie nei polmoni, che rappresentano un rischio significativo per i bambini e adulti con asma e malattie polmonari.

Io prego che i piloti che stanno spargendo queste sostanze pericolose comprendano appieno che stanno distruggendo la vita e la salute anche delle loro famiglie. Questo vale anche per i nostri funzionari politici.

Una volta che piante, suolo, e le falde, sono fortemente contaminati, non ci sarà alcun modo per invertire il danno che è stato fatto.

Provvedimenti devono essere presi ora per evitare un imminente disastro alla salute, di enormi proporzioni, che potrà accadere se questo progetto non viene fermato immediatamente. Altrimenti vedremo un aumento esplosivo, dai tassi senza precedenti, delle malattie neuro-degenerative che si verificano negli adulti e negli anziani, così come dei disturbi dello sviluppo neurologico nei nostri bambini.

Stiamo già assistendo a un drammatico aumento di questi disturbi neurologici e sta accadendo ai giovani come mai prima.


References
1.Win-Shwe T-T, Fujimaki H. Nanoparticles and Neurotoxicity. In J MolSci 2011;12:6267-6280.
2.Krewski D et al. Human health rRevell PA. The biological effects of nanoparticles. Risk assessment for aluminum, aluminum oxide, and aluminum hydroxide. J Toxicol Environ Health B Crit Rev 2007;10(suppl1): 1-269.
3.Blaylock RL. Aluminum induced immunoexcitotoxicity in neurodevelopmental and neurodegenerative disorders. Curr Inorg Chem 2012;2:46-53.
4.Tomljenovic L. Aluminum and Alzheimer’s disease: after a century, is their a plausible link. J Alzheimer’s Disease 2011;23:567-598.
5.Perl DP, Good PF. Aluminum, Alzheimer’s Disease, and the olfactory system. Ann NY Acad Sci 1991;640:8-13.
6.Shaw CA, Petrik MS. Aluminum hydroxide injections lead to motor deficits and motor neuron degeneration. J Inorg Biochem 2009;103:1555-1562.
7.Braydich-Stolie LK et al. Nanosized aluminum altered immune function. ACS Nano 2010:4:3661-3670.
8.Li XB et al. Glia activation induced by peripheral administration of aluminum oxide nanoparticles in rat brains. Nanomedicine 2009;5:473-479.
9.Exley C, house E. Aluminum in the human brain. Monatsh Chem 2011;142:357-363.
10.Nayak P, Chatterjee AK. Effects of aluminum exposure on brain glutamate and GABA system: an experimental study in rats. Food Chem Toxicol 2001;39:1285-1289.
11.Tsunoda M, Sharma RP. Modulation of tumor necrosis factor alpha _expression_ in mouse brain after exposure to aluminum in drinking water. Arch Toxicol 1999;73:419-426.
12.Matyja E. Aluminum changes glutamate –mediated neurotoxicity in organotypic cultures of rat hippocampus. Folia Neuropathol 2000;38:47-53.
13.Walton JR. Aluminum in hippocampal neurons from human with Alzheimer’s disease. Neurotoxicology 2006;27:385-394.
14.Walton JR. An aluminum-based rat model for Alzheimer’s disease exhibits oxidative damage, inhibition of PP2A activity, hyperphosphorylated tau and granulovacuolar degeneration. J Inorg Biochem 2007;101:1275-1284.
15.Becaria A et al. Aluminum and copper in drinking water enhance inflammatory or oxidative events specifically in brain. J Neuroimmunol 2006;176:16-23.
16.Exley C. A molecular mechanism for aluminum-induced Alzheimer’s disease. J Inorg Biochem 1999;76:133-140.
17.Exley C. The pro-oxidant activity ofnaluminum. Free Rad Biol Med 2004;36:380-387.

Russell L. Blaylock, M.D.

Visiting Professor Biology
Belhaven University
Theoretical Neurosciences Research, LLC

Traduzione: M.O.
FONTE: http://www.thenhf.com/article.php?id=3298


Vigilanza tossicologica in Francia: rischi dell’alluminio
Loredana Gambardella e Lidia Sautebin, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale, Facoltà di Farmacia, Università di Napoli Federico II.
L’alluminio è un oligoelemento che può essere pericoloso, e persino mortale, se assunto in quantità eccessive. Recentemente, infatti, l’alluminio è stato implicato come fattore eziologico di alcune manifestazioni patologiche (tra cui encefalopatia, osteopatia e anemia) associate al trattamento dialitico.

E’ stato ipotizzato, inoltre, che l’alluminio possa essere un cofattore nell’eziopatogenesi di alcune malattie neurodegenerative, tra cui la malattia di Alzheimer, sebbene una prova diretta in questo senso sia ancora controversa. Tuttavia, la neurotossicità da alluminio è accertata negli animali da esperimento e nei pazienti con insufficienza renale (conseguente all’età o alla presenza di malattie renali) e ci sono i presupposti per stabilire la presenza di un legame tra l’esposizione all’alluminio e le patologie neurodegenerative
(Prima Conferenza Internazionale metalli e cervello: dalla neurochimica alla neurodegenerazione; 2000).

E’stata anche evidenziata un’associazione tra gli elevati livelli di alluminio, presenti in alcune preparazioni alimentari per neonati e nelle soluzioni per la nutrizione parenterale domiciliare, e possibili complicanze neurologiche ed ossee (riduzione della velocità di sintesi ossea). Comunque occorre sottolineare che il rischio sanitario legato alla tossicità dell’alluminio dipende dalla durata dell’esposizione dei pazienti e dalla loro funzionalità renale. Ad esempio i pazienti sottoposti per un lungo periodo ad una nutrizione parenterale presentano un rischio sanitario maggiore a causa della loro prolungata esposizione a bassi livelli di alluminio che, col tempo, possono provocare, contrariamente a ciò che si avrebbe con una esposizione acuta, un accumulo maggiore dell’oligoelemento nei compartimenti dell’organismo. Analogamente i neonati prematuri sono particolarmente esposti a causa della loro funzione renale immatura e perché essi hanno bisogno di elevate quantità di soluzioni di calcio e fosfato, che contengono alluminio. In particolare numerosi studi indicano che i pazienti che hanno una funzione renale alterata così come i neonati ed i prematuri che sono esposti per via parenterale a concentrazioni di alluminio superiori a 4-5 µg/Kg al giorno tendono ad accumulare l‘alluminio in concentrazioni tossiche a livello del SNC e delle ossa (Bullettin n°18 de l’Agence française de sécurité sanitaire des produits de santé; 2003).

Tuttavia occorre sottolineare che alcuni studi hanno mostrato che questo accumulo tissutale si può verificare anche quando si è esposti a concentrazioni inferiori di alluminio.
Per tali motivi in Francia sono stati organizzati tre gruppi di lavoro con lo scopo di valutare i rischi legati all’esposizione all’alluminio (Bilancio 2003 dell’Agenzia francese della sicurezza sanitaria dei prodotti per la salute, Afssaps)
·      gruppo InVS: si occupa di epidemiologia e dell’analisi critica di tutti gli studi epidemiologici pubblicati;
·      gruppo Afssa: valuta la quota di alluminio presente negli alimenti e nell’ambiente;
·      gruppo Afssaps: si occupa della tossicologia dell’alluminio (sono in particolare coinvolte in ciò le unità di vigilanza tossicologica e di farmacovigilanza, il dipartimento di valutazione dei prodotti cosmetici e la sezione di epidemiologia).Grazie alla collaborazione dei tre gruppi è stato possibile elaborare un pre-rapporto con lo scopo di fare il punto della situazione sulla valutazione dei rischi sanitari legati all’esposizione della popolazione francese all’alluminio presente nell’acqua, negli alimenti e nei prodotti per la salute. Il 13 settembre 2002 questo pre-rapporto è stato presentato ad un gruppo di esperti in tossicologia.
Nel 2002 l’Olanda ha anche presentato all’EMEA il progetto di elaborare delle linee guida che permettessero di evitare la cessione di alluminio dalle bottiglie di vetro. Il limite è stato fissato a 25 µg/L, si tenga presente che il migliore dei vetri libera 20 µg/100ml. Un altro problema è costituito dalla presenza di alluminio nelle sostanze utilizzate per le preparazioni ad uso parenterale, in quanto è stato osservato che la quantità di alluminio liberata nei pazienti che utilizzano questo tipo di formulazioni è superiore a 5000 µg e che quindi vi poteva essere un legame tra l’utilizzo di queste soluzioni e l’insorgenza di alcune patologie. Per questo motivo recentemente la FDA ha pubblicato una regolamentazione, molto rigorosa, che limita la concentrazione di alluminio nelle sostanze utilizzate per le preparazioni ad uso parenterale a 25 µg/L. In più è stato stabilito che il contenuto di alluminio nei fluidi da somministrare per via e.v. ai bambini e agli adulti con insufficienza renale o sottoposti a dialisi debba essere il più basso possibile ed in ogni caso inferiore a 10 µg/L. Il migliore dei vetri libera 20 µg per 100 ml (Bilancio 2003 dell’Agenzia francese della sicurezza sanitaria dei prodotti per la salute, Afssaps).

La FDA ha, inoltre, richiesto che su tutti i prodotti contenenti alluminio venga apposta la seguente nota di avvertenza “questo prodotto contiene alluminio, che può essere tossico” (Bullettin n°18 de l’Agence française de sécurité sanitaire des produits de santé; 2003).

E’ stato anche evidenziato che, spesso, la contaminazione da alluminio dei prodotti per uso parenterale si può verificare durante il processo di fabbricazione e stoccaggio, per cui è indispensabile che la produzione di questi prodotti sia sottoposta a rigorosi controlli di qualità.

Nel 1990 la Società Americana per la Nutrizione Clinica e il Gruppo di Lavoro della Società Americana per la Nutrizione Enterale e Parenterale hanno proposto tre definizioni di rischio tossicologico relativo all’assorbimento dell’alluminio (Bullettin n°18 de l’Agence française de sécurité sanitaire des produits de santé; 2003):
·      senza pericolo (1-2 µg/Kg/J);
·      rischioso (15-30 µg/Kg/J);
·      tossico (60 µg/Kg/J).
Il problema relativo alla tossicità dell’alluminio era già stato in passato oggetto degli studi dell’Afssaps (Bullettin n°5 de l’Agence française de sécurité sanitaire des produits de santé; 2001). In effetti nel novembre 2000, l’Agenzia Francese ha organizzato un gruppo di lavoro “Alluminio e cosmetici” per determinare il potenziale rischio legato all’impiego dell’alluminio nei prodotti cosmetici, in particolare nei deodoranti/antitraspiranti, che possono contenerne fino al 20%. Gli studi condotti da tale gruppo hanno evidenziato che l’alluminio è un composto ad azione neurotossica, anche se non è stato possibile stabilire una correlazione tra l’alluminio presente nei cosmetici e l’insorgenza della malattia di Alzheimer. E’ stato anche osservato che l’insufficienza renale aumenta fortemente questa neurotossicità.

Per avere maggiori informazioni sono stati, dunque, organizzati anche degli studi in vitro, sulla cute di topo, in modo da valutare l’assorbimento transcutaneo dell’alluminio. I dati ottenuti hanno evidenziato un assorbimento del 100%. Tuttavia sono emersi importanti problemi metodologici, dovuti al fatto che:
1.    la cute di topo non è assolutamente adatta per studi di biodisponibilità trasportabili all’uomo, in quanto l’epidermide di topo è costituita da 2 a 3 strati cellulari contro i 20-30 dell’uomo.
2.    la cute utilizzata è stata depilata, per cui ciò riduce l’integrità della barriera cutanea.
A causa di tali problemi si comprende che, per ottenere dei dati utilizzabili, è necessario effettuare nuovi studi sulla cute umana o di maiale, nel rispetto delle note esplicative europee esistenti circa questi metodi. Comunque, in attesa di questi dati, non ci sono elementi sufficienti per limitare l’uso dell’alluminio nei prodotti cosmetici.

Bibliografia
1.    Aluminium et toxicité (2003). VIGILANCES- Bullettin de l’Agence française de sécurité sanitaire des produits de santé (Afssaps), n°18.
2.    Groupe Aluminium inter-agences Bilancio 2003 della Agence française de sécurité sanitaire des produits de santé (Afssaps).
3.    Aluminuim et produits cosmetiques (2001). VIGILANCES- Bullettin de l’Agence française de sécurité sanitaire des produits de santé (Afssaps), n°5.
4.    Prima Conferenza Internazionale metalli e cervello: dalla neurochimica alla neurodegenerazione (Università di Padova; settembre 2000).
http://www.farmacovigilanza.org/corsi/050315-06.asp
Chemtrails, Nanoaluminum and Neurodegenerative and Neurodevelopmental Effects …

Dati su Blaylock
http://en.wikipedia.org/wiki/Russell_Blaylock
http://www.russellblaylockmd.com/

ARTICOLI RECENTI
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fonte: http://www.nogeoingegneria.com/effetti/salute/come-mai-la-airforce-usa-indaga-sugli-effetti-delle-nanoparticelle-di-alluminio-in-atmosfera/
http://www.nogeoingegneria.com/effetti/salute/russel-blaylock-medico-della-national-health-federation/ 

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