La trasmutazione alchemica di un burattino che diventa
individuo.
Il ladro che
s'intrufola tra la folla cercando qualcuno da poter
derubare, è quasi un chiaroveggente. Come se avesse delle
antenne, egli sente quali sono le persone vigili, sveglie, e
quali invece sono mezzo addormentate. L'indizio per lui è la
luce, perché dall'uomo vigile emana una sorta di chiarore, e non
sarà quindi con lui che se la prenderà. Egli va in cerca di chi
sonnecchia a occhi aperti, e s'impadronisce del suo portafogli
o della sua borsa, senza che l'altro se ne accorga, essendo
infatti immerso in una sorta di oscurità.
Allo stesso modo, le entità malefiche del mondo invisibile, non
se la prendono con colui nel quale sentono la luce – né gli possono giungere le maledizioni dei nemici – perché sanno che saranno immediatamente individuate e respinte. Perciò, attenzione: se volete essere al riparo da tutte le specie di
ladri, mantenete sempre in voi una luce accesa.
Omraam Mikhael Aivanhov
derubare, è quasi un chiaroveggente. Come se avesse delle
antenne, egli sente quali sono le persone vigili, sveglie, e
quali invece sono mezzo addormentate. L'indizio per lui è la
luce, perché dall'uomo vigile emana una sorta di chiarore, e non
sarà quindi con lui che se la prenderà. Egli va in cerca di chi
sonnecchia a occhi aperti, e s'impadronisce del suo portafogli
o della sua borsa, senza che l'altro se ne accorga, essendo
infatti immerso in una sorta di oscurità.
Allo stesso modo, le entità malefiche del mondo invisibile, non
se la prendono con colui nel quale sentono la luce – né gli possono giungere le maledizioni dei nemici – perché sanno che saranno immediatamente individuate e respinte. Perciò, attenzione: se volete essere al riparo da tutte le specie di
ladri, mantenete sempre in voi una luce accesa.
Omraam Mikhael Aivanhov
Quella che intraprende Pinocchio è in verità una via
alchemica che porta al risveglio. Come afferma anche lo splendido Aivanhov nel
precedente passo: i ladri vanno in cerca di chi sonnecchia a occhi aperti. Le
persone non si danno pena di risvegliarsi perché non si rendono conto dei pericoli
– provenienti ora dal piano materiale ora da dai mondi sottili – con cui
quotidianamente convivono. È bene che l’uomo addormentato resti cieco, perché
se “vedesse” si accorgerebbe delle entità e delle situazioni che lo circondano
e ne resterebbe sconvolto. Immaginate di svegliare un sonnambulo mentre sta
camminando sul cornicione d’un palazzo!
A Riva del Garda (Trento), nel pomeriggio di domenica 29
Marzo, propongo un seminario
nel corso del quale scopriremo che la storia del burattino Pinocchio altro non
è che la storia d’un essere umano “meccanico” che attraverso numerose peripezie
(le cosiddette iniziazioni) diviene infine un essere consapevole e risvegliato.
È il cammino interiore d’un burattino che – divenuto uomo – al termine della
favola “ritrova il Padre”.
Pinocchio è un nome composto dai due termini “pino” e
“occhio”. Il frutto del pino, la pigna, nell’esoterismo ha sempre indicato la ghiandola pineale (la quale si chiama così
proprio perché ha la forma di una pigna, dal lat. pinea), una ghiandola che corrisponde al »terzo occhio« nella
fisiologia esoterica. Pinocchio rappresenta quindi il processo di apertura del
terzo occhio, la capacità di vedere oltre la forma.
È scritto nel Vangelo:
La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra! - (Mt 6,22-23)
Il Padre, Geppetto, ne è il Creatore, infatti non è un vero
padre nel senso comune del termine, ma Colui che lo trae dalla materia e gli dà
forma. Lo scolpisce nel legno, lo crea burattino, cioè un essere “meccanico”,
“addormentato”, come direbbe Gurdjieff, in grado di parlare e camminare, ma non
dotato di coscienza, quindi non ancora umano.
Appena creato, Pinocchio diviene subito ingestibile, in
quanto non ha ancora ritrovato né la sua anima (la Fata Turchina) né tantomeno il
Padre, dal quale dovrà prima separarsi per conoscere le insidie del mondo,
proprio come accade al figliol prodigo nell’omonima parabola evangelica. Lungo
il suo cammino iniziatico imparerà a conoscersi, a gestire il corpo, le
emozioni e la mente, sorvegliato a distanza dalla sua anima, la quale –
nonostante le menzogne del burattino – lo aiuterà nei momenti più bui e lo
rimetterà sulla “retta via”.
Notare che il libro ebbe grande successo popolare, ma l’allora
imperante perbenismo (1883, anno della pubblicazione) della critica letteraria
ne sconsigliò la lettura ai ragazzi “di buona famiglia” per i quali, taluno
soggiunse, “poteva trattarsi d’una perniciosa potenziale fonte d'ispirazione”.
Salvatore Brizzi
(occupazione: domatore di fiumi)
(occupazione: domatore di fiumi)
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