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AP Photo/ SPA
Nel film “The Truman show” il
protagonista, chiuso nella sua fittizia realtà, pensa alle isole Figi
come al luogo dove vorrebbe trovarsi. Molti di noi immaginano queste
isole tropicali, sperdute nell’oceano come un paradiso terrestre in cui
rifugiarsi.
Eppure,
anche nei paradisi succedono cose inspiegabili di cui stupirsi: alle
Figi in meno di cinquant'anni ci sono stati almeno tre colpi di stato,
di cui l'ultimo nel 2006.
Lo stesso stupore ci colpisce se pensiamo a quanto sta succedendo
in Yemen, regione nota nella storia come "Arabia Felix" perché
verdeggiante, fertile e ricca in tutti i sensi. Oggi è invece
poverissima e le sue tribù, una volta suddite della famosa Regina di
Saba, sono perennemente in lotto l'una contro l'altra.
La sua decadenza
cominciò proprio a causa di una guerra interna tra seguaci di due
diverse religioni, i cristiani e gli ebrei. Fu da allora che la cura del
territorio fu abbandonata e la terra un tempo generosa divenne
semidesertica e arida.
Anche ai nostri giorni sta ancora colpendo il Paese quella che appare
come una nuova guerra religiosa, questa volta tutta interna al mondo
islamico. In realtà, come sempre, la rivendicazione religiosa è una
semplice copertura, un alibi, per uno scontro che nasce da più lontano e
con ben altre motivazioni: la lotta per l'egemonia nell'area tra Iran e
Arabia Saudita.
Gli iraniani spalleggiano gli Zaidisti (sciiti seguaci di Al Houthi)
mentre i sauditi, dopo l'estromissione dell'ex Presidente — dittatore
Salih, hanno preso le parti del nuovo Presidente Hadi. La ribellione
degli Al Houthi e la loro avanzata dal nord verso il sud, la cacciata
del governo ufficiale, la conquista della capitale Sanaa, della
cittadina di Zeit e (in parte) del porto di Aden han convinto Riad che
occorresse porre un freno a quella che sembrava il dilagare iraniano
nella penisola. Da qui i bombardamenti aerei delle aviazioni saudita,
egiziana, di vari Paesi del Golfo con la collaborazione del Pakistan e
l'aiuto logistico dei turchi.
Il fronte sunnita sembra dunque essersi ricompattato contro il
pericolo sciita se non fosse per il non irrilevante dettaglio che con
gli Zaidisti combattono anche i sostenitori dell'estromesso presidente
Salih, notoriamente sunnita, e che i sunniti militanti locali di Al
Qaida non è escluso che, pur restando nemici dichiarati dell'Iran,
possano fare fronte comune con gli sciiti di Al Houthi contro i sunniti
sauditi.
Come si vede, in tutto il Medio Oriente la realtà è più
complessa e contorta di quanto la nostra mente cartesiana sia abituata a
giudicare.
Detto ciò, giudicando non sufficiente l'azione aerea, Arabia Saudita e
alleati hanno minacciato anche un'invasione terrestre attraverso la
frontiera (i sauditi) e dal mare (gli egiziani), mentre la marina
militare pakistana si è dichiarata pronta a bloccare i porti.
Anche se nulla va escluso, l'invio di truppe di terra è,
oggettivamente, molto improbabile proprio perché la situazione sul
terreno è talmente complessa da non offrire alcuna garanzia su chi,
localmente, sarebbe un duraturo alleato e chi, invece, potrebbe
compattarsi per reagire alla presenza di stranieri. Gli stessi
bombardamenti gia' in corso, con la loro conseguenza di distruzioni e
vittime tra i civili, implicano, infatti, una sicura cattiva accoglienza
per eserciti che dovessero arrivare via terra subito dopo.
Nel frattempo, l'Iran ha minacciato "gravi conseguenze" se l'azione
saudita dovesse continuare e qualcuno teme uno scontro militare diretto
fra truppe saudite e iraniane proprio in territorio yemenita. Tuttavia,
anche questa ipotesi ci sembra poco realistica mentre non si può
escludere che Teheran, piuttosto, accentui le sue azioni indirette di
disturbo in Bahrain e nelle aree sciite dell'Arabia Saudita.
Ciò che, al momento, sembra piuttosto più probabile è che i
bombardamenti aerei, contrariamente a quanto annunciato, si concentrino
su pochi giorni: quelli ritenuti sufficienti per obbligare gli Al Houthi
al tavolo delle trattative e costringerli ad accettare la Presidenza di
Hadi e del suo legittimo (c'erano state elezioni riconosciute regolari
dall'ONU) Governo. Se così sarà, l'ipotesi di truppe terrestri si
rivelerebbe essere stata una semplice minaccia a scopo intimidatorio.
Se, al contrario, un'invasione dovesse veramente aver luogo, si
aprirebbero allora nuove aree di forte instabilità in Medio Oriente
perché all'incerto e confuso intreccio di rapporti tra tutti i
protagonisti, locali e non, si aggiungerebbe l'aggravante data da un
territorio montagnoso e particolarmente inaccessibile che favorirebbe
una lotta guerrigliera dall'esito incerto e di lunga durata.
Mario Sommossa
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