giovedì 2 marzo 2017

La Propaganda uccide?


Sarà capitato a tutti, prima o poi, di notare o addirittura di trovarsi coinvolti in quegli eventi che vengono chiamati: “sincronicità”. Apparenti e inspiegabili paradossi che in certi casi riescono a trovare delle giustificazioni razionali (anche se prese per i capelli) mentre in altri, sono destinati a rimanere avvolti da un'aura di mistero.

In alcuni casi, le sincronicità riguardano gli incidenti. Il 21 settembre del 2014, al Lido di Venezia, nel contesto di un airshow, durante un'esibizione fuori programma (il pilota si era già esibito ma gli viene chiesto di coprire un buco nel programma), si schianta al suolo il campione del mondo Francesco Fornabaio davanti a migliaia di appassionati allibiti1 (Di recente, la commissione incaricata di indagare, dopo quasi un anno di indagini ha stabilito che si è trattato di un errore del pilota, forse a causa di un disorientamento; nessun guasto tecnico o malore.2 Un amico di Fornabaio ed esperto pilota anch'esso, romperà il silenzio tenuto rispettosamente durante le indagini e dopo i risultati della commissione esprimerà la sua opinione confermando la tesi dell'errore e analizzando le manovre e gli ultimi istanti di volo).3

I giornali italiani titolano a piene colonne e la notizia arriva anche all'estero; L'annuncio del disastro si somma ad altri articoli che sottolineano il periodo “Nero” per l'aviazione; l'incidente di Fornabaio infatti è il quinto in poche settimane che coinvolge piccoli aerei.4


Ma non è finita qui, nei giorni successivi la lista si allunga con nuovi incidenti e la settimana dopo, il 28 settembre, un imprenditore proprietario di un campo di aviazione e amico di Fornabaio (avevano volato spesso assieme e il campione si era allenato sulla sua aviosuperfice) decide di celebrare l'amico deceduto alzandosi in volo con il suo Pitts acrobatico e portando con se una donna e un manipolo di amici che seguono il tutto da terra. Si schianterà poco dopo anche lui.5

Il risalto dato dai media a questo periodo nefasto e sopratutto a una notizia che ha in qualche modo aperto questa serie di incidenti, è stato totalizzante. Il 19 agosto 2014 infatti, due cacciabombardieri “Tornado” dell'aereonautica italiana si scontrano in volo precipitando sulle Marche.6

Tra agosto e settembre 2014 possiamo annoverare i seguenti incidenti aerei:
19 agosto – Due Tornado si scontrano in volo sui cieli di Ascoli, morti i quattro membri dell'equipaggio. Probabilmente un errore umano.
27 agosto – Un piccolo aereo biposto Mooney M20J marche OO-AEP esce fuori pista nel campo volo di tenuta Tannoia, nei pressi di Castel del Monte ad Andria (Bari), feriti i due passeggeri. Il pilota aveva 67 anni. Alla base dell’incidente una possibile manovra errata del pilota.
13 settembre – Nelle campagne alla periferia di Alessandria, nella zona tra Spinetta Marengo e Castelceriolo, cade un ultraleggero biposto, muoiono i due uomini che vi erano a bordo.
20 settembre –un aereo Procaer F.15 marche I-CICO si schianta in fase di atterraggio sulla pista di volo di strada dello Scoglio alla frazione Morsella della periferia di Vigevano, Pavia. Nello schianto muoiono il pilota e uno degli spettatori investito mentre a bordo pista assisteva all’atterraggio.
21 settembre – a Trezzo sull’Adda nel milanese un parapendio a motore ultraleggero è precipitato durante una sessione di volo pratico per conseguire il brevetto presso una scuola della zona. Il pilota rimasto ferito.
21 settembre – Un aereo Xtreme 3000 marche D-EYKS precipita al Lido di Venezia durante la manifestazione aereo ‘Fly Venice’ organizzata all’aeroporto Nicelli. Muore il pilota: la vittima è un campione di volo acrobatico, Francesco Fornabaio, pluripremiato a livello mondiale.
21 settembre – un ultraleggero modello firefox si schianta nei pressi della pista di volo di San Giuseppe di Bosco di Vidor (Treviso), a poco distanza dal greto del Piave, pilota e passeggero entrambi feriti.
21 settembre – un elicottero I-PITO, un Lama è caduto in provincia di Vercelli con 5 feriti.
22 settembre – all’Elba un aere DV20 marche OE-ADH precipita nei pressi dell’aeroporto La Pila. A perdere la vita l’istruttore e il suo allievo.
27 settembre – A Salgareda (Treviso) presso l’avio superficie Carrer all’interno del terreno della società agricola Borga. cade un aereo biposto KitFox di costruzione americana in fase di decollo: muore il pilota, il solo a bordo, 79enne.
28 settembre –Nel senese è precipitato un aereo Pitts Model 12 marche I-WILL decollato dall’aviosuperficie di Colle Val D’Elsa: morti il pilota e una passeggera, una turista russa.
28 settembre – Poche ore più tardi, un ultraleggero è caduto in una risaia nella zona di nella zona di Castellazzo, nel novarese, vittima il pilota.
Forse sarebbe utile controllare gli incidenti stradali nello stesso periodo, potrebbero uscirne dei dati sorprendenti. Perchè?

Tra il 1980 e il 1987, il sociologo David Phillips dell'università della California a San Diego, compie una serie di ricerche e studi tutti pubblicati, che fanno emergere in un primo tempo dei dati statistici apparentemente assurdi:7

In un primo studio del 1980 emerge quanto segue: dopo che le prime pagine dei giornali hanno riportato un suicidio, gli aerei, privati, di aziende o di linea, iniziano a cadere con una frequenza impressionante. Phillips riesce a dimostrare che subito dopo alcune storie di suicidi a cui i media hanno dato particolare risalto, il numero di persone morte per incidente aereo cresce del 1000%.

Ma c'è qualcosa di ancora più inquietante: aumenta in modo esponenziale anche il numero di vittime per incidenti d'auto. Qual'è la reazione e la causa di tutto questo?

Phillips non è convinto che le cause siano da attribuire a “condizioni sociali” anche perché gli aumenti esponenziali di questi incidenti si verificano soltanto nelle zone in cui la notizia ha avuto una grande visibilità dal punto di vista mediatico. Phillips nota che maggiore è lo spazio dato alla notizia, maggiore è il numero di incidenti che ne segue.

Proseguendo nelle ricerche, il sociologo si convince che i dati abbiano delle somiglianze con quelli di altri studi tesi a dimostrare i principi dell'emulazione e si imbatte in quello che egli chiama: “Effetto Werther”8

Per riassumere, nel 1774, Goethe pubblica: “I dolori del giovane Werther”. Il libro, nel quale l'omonimo protagonista si suicida, ebbe un impatto sociale devastante provocando un'impressionante serie di suicidi per emulazione anche nei paesi dove veniva tradotto.

Phillips riesce a ottenere i dati relativi a un moderno effetto Werther analizzando le statistiche dei suicidi avvenute negli Stati Uniti tra il 1947 e il 1968. In questo studio emerge che nei due mesi successivi a un suicidio che aveva occupato le prime pagine dei quotidiani, in media si uccidevano 58 persone in più rispetto alla norma.

Come fa notare Robert Cialdini nel suo: “Teoria e Pratica della persuasione” (Alessio Roberti Editore – 2009), ogni storia di suicidio uccideva 58 persone che altrimenti avrebbero continuato a vivere.

Phillips nota la somiglianza tra i dati riscontrati nell'effetto Werther e quelli relativi agli aumenti di incidenti aerei e automobilistici dopo la notizia di un suidicio e ritiene che si tratti di un “Effetto Werther Celato”.

Si può parlare di “Incidenti per imitazione? Errori di piloti e automobilisti volontari ma inconsapevoli?” L'11 agosto 2014 era stato riportato con ampio risalto il presunto suicidio dell'attore Robin Williams.9

“Il principio della riprova sociale di Robert Cialdini”10

Robert Cialdini, docente di psicologia emerito, ha compiuto molti studi sulle armi e le tecniche della persuasione occulta e della propaganda. Ha individuato sette principi che si concretizzano in varie risposte automatiche della psicologia e del cervello umano, che normalmente ci servono come aiuto per districarci in determinate situazioni complesse ma che proprio in virtù dei loro automatismi vengono utilizzati da vari esperti come armi contro di noi; i principi sono i seguenti:

1. La reciprocità (il vecchio dare e prendere… E prendere)
2. Impegno e coerenza (spauracchi della mente)
3. La riprova sociale (la verità siamo noi)
4. Simpatia (il ladro socievole)
5. Autorità (deferenza guidata)
6. Scarsità (la regola dei pochi)
7. Influenza istantanea (consenso primitivo per un'era automatica)

Prendiamo in esame ciò che ci interessa per l'argomento in questione e cioè: il principio della riprova sociale. Dice Cialdini:

“Stabiliamo che un comportamento è giusto per una determinata situazione in base a come agiscono gli altri” Che il problema sia cosa fare con un pacchetto di popcorn vuoto al cinema, quanto veloce si possa andare in un certo tratto di autostrada o come dobbiamo mangiare il pollo a una cena, le azioni di quelli che ci circondano saranno una guida importante per darci una risposta. La tendenza a considerare giusta un'azione se la fanno anche gli altri funziona bene, e di norma sbaglieremo meno agendo in accordo a quello che fanno gli altri piuttosto che agendo contro. Di solito, quando molte persone stanno facendo qualcosa in un determinato modo, quella diventa la cosa giusta da fare… Il principio della riprova sociale ci offre una scorciatoia utile ma contemporaneamente, ci rende vulnerabili agli attacchi dei profittatori.

I pubblicitari non perdono molto tempo nel convincerci direttamente che un prodotto è “buono”; amano però informarci circa il fatto che sia in “grande espansione” o “di grande successo”. Ciò che generalmente viene riportato dai media, è la notizia delle chilometriche code per acquistare il nuovo Iphone.

Il consulente di vendita Cavett Robert ha sintetizzato molto bene il principio in un consiglio rivolto ai tirocinanti: “Dato che il 95% delle persone sono imitatrici e solo il 5% creatrici, la gente è più persuasa dall'azione degli altri che da qualsiasi prova che siamo in grado di offrire”.

Sono state fatte numerose ricerche che hanno dimostrato con risultati sorprendenti il principio della riprova sociale; qui ci limitiamo a citare quella dello psicologo Robert O'Connor (1972) sull'inibizione sociale dei bambini in età prescolare.11

O'Connor realizzò un filmato ambientato in una scuola materna contenente undici scene diverse. Ogni scena iniziava con un bambino solitario, diverso di volta in volta, che osservava alcune attività di gruppo e poi vi prendeva parte attivamente, con gioia di tutti.

Lo psicologo selezionò quindi un gruppo di bambini introversi provenienti da scuole diverse e mostrò loro il filmato. Il risultato sorprendente fu che i bambini che avevano visto il filmato prendevano parte a una straordinaria quantità di attività sociali nella loro scuola mentre quelli che non lo avevano visionato erano più isolati che mai. I risultati furono duraturi nel tempo. Un filmato di 23 minuti visto soltanto una volta, fu sufficiente a ribaltare una tendenza potenziale di un comportamento di emarginazione. Questo, è il potere della riprova sociale.

Si parla spesso di “apatia sociale” quando vengono riportate notizie assurde di gente bisognosa di aiuto in mezzo a una strada che viene sistematicamente ignorata da tutti i passanti. Anche in questo ambito sono state fatte molte ricerche; gli psicologi affermano che esistono almeno due ragioni per cui una persona che si trovi ad assistere a una situazione critica sarà meno disposta a intervenire se sono presenti anche altri.

La prima ragione è abbastanza comprensibile: se ci sono molte persone che possono intervenire, la responsabilità individuale diminuisce. “Forse qualcun altro chiamerà aiuto o forse qualcuno lo ha già fatto”. Mentre tutti pensano che qualcun altro stia intervenendo, nessuno fa niente.

La seconda ragione che dal punto di vista psicologico è la più interessante, si fonda sul principio della riprova sociale: “L'uomo a terra è vittima di un attacco cardiaco oppure è soltanto un ubriaco che sta smaltendo la sbornia? Cosa sta succedendo?” Quando abbiamo un'incertezza di questo genere, la tendenza naturale è di guardarsi attorno per vedere cosa fanno gli altri. Possiamo capire dal modo in cui gli altri testimoni dell'evento reagiscono se si tratti o meno di un'emergenza.

E' facile però dimenticare che anche tutti gli altri che stanno assistendo all'evento sono in cerca di una riprova sociale e se ci sforziamo di mantenere un atteggiamento posato e tranquillo, vedendo che anche gli altri lo fanno, possiamo essere portati a pensare che non ci sia un'emergenza. Si vedano a questo proposito gli studi di Latanè e Darley.12

Tornando agli studi di Phillips, abbiamo capito che il risalto dato a una notizia è determinante nell'aumento statistico degli incidenti. Phillips ha anche scoperto che questi incidenti vanno per similitudine: Se la notizia riporta il suicidio di un giovane, maggiori saranno gli incidenti in cui i giovani sono coinvolti; viceversa se la notizia riporta il suicidio di un anziano, aumenteranno le vittime anziane.

Vedendo la quantità di studi pubblicati su queste reazioni psicologiche, prendendo atto del fatto che queste conoscenze ormai acquisite vengono utilizzate molto spesso in pubblicità e in tutti i prodotti mediatici, dovremmo fermarci un momento a riflettere sull'enorme responsabilità dei giornalisti nel comporre e riportare determinate notizie e non dovremmo forse chiederci se da parte degli Spin-Doctor, certe operazioni non sono concepite in modo lucido e criminale essendo loro ben consapevoli degli effetti che possono ottenere?

fonte: http://ilporticodipinto.it/content/la-propaganda-uccide

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