Che cosa (chi) è “automatic3 ‘qua così’”?
Tutto ciò che diventa filo AntiSistemico, dato che lo è – anche – l’AntiSistema stesso (“generato, non creato” dalla compresenza immanifesta dominante, previa compressione in/per delegazione frattale espansa sul sistema operativo frattale espanso).
La grande concentrazione di massa, giurisdizionalmente in grado di interessare l’intera globalità planetaria, ha già avuto, dunque, la meglio su ogni e qualsiasi altr3 tipo di realtà potenziale (ferm3 restando, questa possibilità, sempre del tutto probabile).
“La sopravvivenza dimostra di avere radici profonde in ogni anima… La sopravvivenza è profondamente radicata in ogni essere vivente… La natura stessa combatte ogni giorno per la propria sopravvivenza…
Mostrandoci a volte dei paesaggi incredibili che sono il frutto di migliaia di anni di lotte per poter restare viva… La natura ci impone anche delle scelte difficili… Ogni essere vivente vive secondo le sue regole. Questo è l’equilibrio perfetto…
L’amore per gli altri esseri umani. L’amore per la propria famiglia. L’amore per la propria patria… Passeranno altre centinaia di anni e smetteremo di amare anche la natura…”.
Onore e lealtà
La sopravvivenza è un automatismo dipendente, poiché conseguente.
La natura è un automatismo infrastrutturale.Questo (“qua, così”) equilibrio perfetto, lo “è”, sostanzialmente.
Smettere di “amare tutto questo” non è, poi, così tanto male. Perché, l’amare qualcosa di tanto "meschino", è qualcosa di diabolico… come, ad esempio, il provare dolore dalla sofferenza altrui e/o dalla propria.
Non è, dunque, proprio normale.
Se lo intendi, al massimo è solo che “male”:
incanto, possessione
controllo wireless, in leva, non locale, globale
automatismo…
Se l’appartenenza è una forma di automatismo, come mai non ti accorgi (hai dimenticato) di questa “qua, così” forma di appartenenza automatica?
Seppure ci sei dentro, dato che tendi a sopravvivere (ed alla fine a morire), come mai non la “riconosci”?
Come mai sei così tanto inerme?
Perché la continui ad accettare, nonostante tutto e nonostante il carico infinito di dolore, che si sviluppa conseguentemente?
Non trovi tutto questo abbastanza (più che sufficiente) per… non fartene più una ragione, in termini di resa abitudinaria?
Perché continuare a soffrire?
Perché mettere al mondo della prole già destinata a morire?Perché tutte queste malattie?
Non ci fa più nemmeno “caso”, tanto – ormai – prendi tutt3, come una sorta di (strana) “natura”…
Una sorte avversa “a monte”; motivo per il quale non credi di “poterci fare niente”. Infatti, ti “senti” troppo piccol3 ed impotente, per… oltrepassare la “legge (di qualsiasi tipo)”.
Di te “qua, così” non si butta via niente. Tutto viene buono per…
Come non accorgerti.
Ormai sei arrivat3 ad un livello caratterizzato dall'auto disinnesco:
dove sei tu, (in)direttamente a continuare a farti del male e a farne agli altri ed all'ambiente (che potenzialmente è anch'esso prigioniero ed auto contenuto in una forma d’incanto reale manifest3 “qua, così”).
Senza per/con questo trarre molto di più, in termini di consapevolezza, relativa alla ragione fondamentale dominante, motivo di una singolare trama del tessuto globale umano.
L’abitudine è un’altra forma di automatismo.
Ricorda che l’ambiente in toto, è a caratteristica frattale espansa e la memoria (frattale espansa) è sempre (sempre) all’opera, al fine di fornirti informazione (molto di più della sola ispirazione) relativa all'assoluto dominante “qua, così”.
E, anche, questa caratteristica è un automatismo…
Ci sono tanti tipi di automatismo. Sì, perché questa “tua” situazione è riflessa ovunque
(allo stesso modo, è riflessa anche la compresenza immanifesta
dominante, ma non ti sembra mai sufficiente per trarne la conclusione
più ovvia e capace di auto liberarti dal peso di "catene" fattesi, nel
frattempo, talmente leggere da non risultare nemmeno esistenti):
Partita la sperimentazione: droni per controllare il territorio…
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Inaugurata a Pisa navetta senza pilota tra aeroporto e stazione…
Link
Rai, via il tetto per le star. In arrivo un decreto sui compensi.
Fatta la legge, si sta già studiando come fare per superarla…Link
Ai lobbisti serve un registro.
Inquadrare il traffico di influenze illecite è difficile perché non esiste un concetto ben definito di quelle lecite, ovvero dell’attività di lobbying. Regolamentare meglio i rapporti fra i gruppi di interesse e la pubblica amministrazione porterebbe più trasparenza e chiarezza…
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Inquadrare il traffico di influenze illecite è difficile perché non esiste un concetto ben definito di quelle lecite = questo “concetto”, invece, esiste eccome:
si chiama “giustizia ad angolo giro”
ed è una componente della configurazione (frequenza), atteggiamento, by la “formula”…
Se (se) non ti affidi ad un modello comportamentale (essenziale originale, autentico) portante centrale, allora “non esiste un concetto ben definito di...” lecito (giustizia ad angolo giro).
Di conseguenza, nemmeno il “contrasto” frattale espanso sarà più sufficiente per “richiamarti in te, alla tua attenzione centrale”.
La strategia della prescrizione.
Dopo il 1994 il rischio che i processi venissero cancellati a causa della prescrizione divenne molto concreto e la cosa era chiara sia ai giudici che ai politici.
Durante questo periodo alcuni scrittori e commentatori politici individuarono una comune volontà di opporsi alla magistratura da parte di entrambe le coalizioni politiche…
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la cosa era chiara sia ai giudici che ai politici
individuarono una comune volontà di opporsi alla magistratura da parte di entrambe le coalizioni politiche…
Che cosa (chi) si prescrive (strategicamente) “qua, così”?
Di certo, non l’AntiSistema, che... finché viene così ben nutrito, non corre alcun rischio di “dileguarsi”.
La prescrizione riguarda tutto ciò che, “si è aperto, in termini di valenza altra”:
quando esiste una “comune volontà di...”
che non corrisponde alla propria autentica intenzione
ma, di converso
“è” una forma di “difesa immunitaria (indiretta)”
dell’AntiSistema stesso (alias: della dominante).
La prescrizione è una comoda forma di automatismo, che preserva lo status quo “qua, così”.
Non a caso, i processi sono tanto lenti e prevedono tante “tappe”, la legge auto ammette forme di cavilli medievali, da cavalcare/utilizzare dalla categoria professionale dell’avvocatura (una “figura” che non perde mai, anche quando perde in aula. Qualcosa che ricorda la situazione della banca, ad esempio).
Il tempo prefissato per legge, scade inesorabilmente, allorquando il processo viene tirato così tanto per le lunghe (poiché sembra risultare un diritto, nonché una concezione “sacra” della/nella forma democratica dello Stato)…
Anche il “tuo” cognome è un automatismo:
con la “nascita (fissazione)” dei cognomi… ora “fai parte della nave”.Infatti, il codice fiscale non può esistere nella fattispecie democratica (diversa dalla situazione direttamente comprensibile, allorquando veniva tatuato un numero di identificazione, nei campi di concentramento) se non esiste, prima, la connotazione e collocazione fisica dell’individuo.
Qualcosa che, allora, “tradurre in cifra alfanumerica (tatuaggio fisico/virtuale)” risulta proponibile anche a livello di sostenibilità “moderna”, democratica, all'interno dello “stato di diritto”.
Pensa al “tuo” cognome, allora:
quale tipo di origine incarna?
Questa:
non ne nascono più. L’origine è già stata fissata, nel tempo e ha preso spesso la caratteristica familiare (condizione) più evidente, socialmente.
Sinonimo di cognome è nome di famiglia…
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È, dunque, una appartenenza, il cognome.
Un “numero chiuso” di possibilità.
Un “marchio” che ti viene “impresso legalmente”, non appena di manifesti “qua, così”.
Nell'antica Grecia, durante alcuni periodi, l'identificazione formale, normalmente includeva il luogo d'origine. In altri periodi anche i nomi dei clan e i patronimici ("figlio di") erano comuni… In nessuno di questi casi, però, erano questi nomi considerati parti essenziali del nome della persona, né erano esplicitamente ereditati nel modo che è comune in molte culture oggi.
Se nei tempi arcaici veniva usato un solo nome, nella Roma antica già negli ultimi secoli della Repubblica romana le persone libere adottavano tre nomi (tria nomina):
praenomen (che distingueva l'individuo ed era paragonabile al nome proprio di persona contemporaneo)
nomen (che denotava la gens di appartenenza, paragonabile all'odierno cognome)
cognomen (che era un soprannome dato all'individuo o ai membri del ramo di una famiglia).
Verso il V secolo la distinzione fra nomen e cognomen si fece sempre più sfumata e divenne comune l'uso di un nome unico (detto supernomen o signum), con le caratteristiche di non essere ereditato e di avere un significato immediatamente comprensibile…
Dopo la caduta dell'Impero romano, ogni persona veniva identificata dal solo nome personale, di cui venivano usati vezzeggiativi in ambito familiare.
Tali nomi si riferivano, anche, alle caratteristiche della persona, alla provenienza o alla paternità.
L'avvento della religione cristiana e le ripetute invasioni barbariche facilitarono la diffusione di nuovi nomi che si aggiunsero a quelli già in uso.A seguito della grande crescita demografica avvenuta in Europa tra il X secolo e l'XI secolo, divenne sempre più complicato distinguere un individuo da un altro usando il solo nome personale…
Si rese così nuovamente necessario identificare tutti gli individui appartenenti alla medesima discendenza con un altro nome.
Si diffuse in tal modo in Europa, proprio verso il XII secolo... il cognome moderno, che poteva essere originato da una caratteristica delle persone, come, ad esempio, la loro occupazione, il luogo d'origine, lo stato sociale o semplicemente il nome dei genitori…
In Italia, l'uso dei cognomi è, inizialmente, una prerogativa delle famiglie feudali. Tuttavia, tra il XIII secolo e il XIV secolo, l'uso si estende agli strati sociali più modesti…
Nei cognomi arabi la persona veniva identificata dal solo nome personale, di cui venivano usati vezzeggiativi in ambito familiare con aggiunte di nomi che si riferivano anche alle caratteristiche della persona, alla provenienza o alla paternità….
In Italia, ai sensi del codice civile italiano, figli nati da coppie legalmente sposate prendono automaticamente il cognome del padre.
A causa di questo automatismo nell'attribuzione del cognome, nel 2014 la Corte di Strasburgo ha condannato l'Italia per violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e nel novembre 2016 la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma laddove "prevede l'automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori»…
Il cambio del cognome è possibile ai sensi del Dpr 3 novembre 2000, n. 396, emanato ai sensi dell'art. 2, comma 12 della legge 15 maggio 1997, n. 127; come modificato dal Dpr 24 febbraio 2012, n. 40. I casi in cui è possibile il cambio sono elencati dal decreto del 2000, nei seguenti casi:
a) il cambiamento del nome o del cognome anche perché ridicolo o vergognoso o perché rivela origine naturale;
b) l'aggiunta di altro nome al proprio;
c) l'aggiunta di altro cognome al proprio.
I provvedimenti di cambiamento o modifica del nome o del cognome rivestono carattere eccezionale e possono essere ammessi solo ed esclusivamente in presenza di situazioni oggettivamente rilevanti, supportate da adeguata e pregnante documentazione e da solide e significative motivazioni…
In Italia esistono 350.000 cognomi e circa 7.000 nomi propri…
Link
Il "tuo" cognome" dice molto di più, rispetto a quello che pensi".
Cognomen… un soprannome dato all'individuo o ai membri del ramo di una famiglia (era una “caratteristica, nota, unica”, un “segno particolare”, ossia: un modo per catalogare, inquadrare, controllare, riconoscere, etc.)
si rese così nuovamente necessario identificare tutti gli individui appartenenti alla medesima discendenza con un altro nome
in Italia, ai sensi del codice civile italiano, figli nati da coppie legalmente sposate prendono automaticamente il cognome del padre. A causa di questo automatismo nell'attribuzione del cognome, nel 2014 la Corte di Strasburgo ha condannato l'Italia per violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e nel novembre 2016 la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma laddove “prevede l'automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori” (automaticamente, automatismo, l’automatica…)
il cambio del cognome è possibile ai sensi del Dpr 3 novembre 2000, n. 396, emanato ai sensi dell'art. 2, comma 12 della legge 15 maggio 1997, n. 127; come modificato dal Dpr 24 febbraio 2012, n. 40. (è possibile “cambiare”, ai sensi di una legge)
in Italia esistono 350.000 cognomi (si può “cambiare cognome”. Non si può “inventarne” uno nuovo/diverso).
La “intravedi (a livello di simbolismo sostanziale frattale espanso)” la compresenza immanifesta dominante?
La puoi sempre “ricavare per contrasto”.
Tertium non datur (traduzione: un terzo - o una terza - non è dato/a) è una locuzione che appartiene al repertorio delle celebri frasi in lingua latina entrate nel patrimonio culturale mondiale.
Sta a significare che una terza soluzione (una terza via, o possibilità) non esiste rispetto a una situazione che paia prefigurarne soltanto due.
Si potrebbe leggere quindi come:
non ci sono altre possibilità eccetto queste due…
Link
Una terza soluzione (una terza via, o possibilità) non esiste rispetto a una situazione che paia prefigurarne soltanto due:
che paia (sembri, sembra).
Sai perché “non esiste la terza”?
Perché “la terza” è la compresenza immanifesta dominante (il “terzo che gode, tra i due litiganti”):
perché, di più, è strategia, nonché auto avveramento frattale espanso o intenzione della grande concentrazione di massa, giurisdizionale… agente in/per delegazione frattale espansa, sul sistema operativo frattale espanso, nel dare forma alla realtà manifesta “qua, così”.
La “terza” non la devi mai (mai) nemmeno immaginare, in maniera da non prenderla nemmeno in considerazione nei “tuoi calcoli”.
È la deviazione, che diventa – quindi – auto deviazione, non ricordando più, nel tempo, la ragione fondamentale per una simile interferenza, risultato…
La “logica” sviluppata “qua, così”, risente di questa compressione.
E nemmeno a livello accademico (laddove sei abituat3 a prenderlo come il massimo livello possibile ed ammissibile) viene insegnato, poiché, “tutt3 ignorano che esist3”.
Una “ignoranza by dimenticanza”, frutto dell’abitudine – automatica – a scegliere sempre tra possibilità prefissate da “altr3”.
La “terza” non la ritrovi nemmeno nella fuzzy logica, che ricombina tutto d’assieme, dando luogo ad una “terra di nessun3”, ad una palude nella quale, conseguentemente, auto impaludarti senza per/con questo, riuscire a raggiungere il potenziale (rappresentato dalla apparente “impossibilità” di accorgerti e registrare la “terza”)…
Aprendoti ad una simile espansione della consapevolezza, renditi conto – allora – di 1) come sei mess3 “qua, così”, 2) quali scelte e quale potenziale (sopra a tutt3) “hai/sei” e, di conseguenza, 3) cosa ti rimane da “fare”, al fine di…
È molto “complesso” prendere le distanze da tutt3.
Vero?
Infatti, non lo devi fare. Perché, tutt3 incarna ("ha") – allo stesso tempo – valenza (sopra a tutt3) sostanziale frattale espansa:
il grado di informazione che tutt3, dettaglio per dettaglio, ti rende accessibile
è sempre (sempre) in grado di fare la differenza, se (se) “agisci (sei)” da una portante centrale che, ad esempio, la “formula” incarna a pieno.
Coerenza, lungimiranza, coraggio, l’Oltre Ogni Orizzonte manifestano.
Un’altra forma di automatismo?
Sì (se proprio lo intendi). Ma, questa volta, “che parte da te (in quanto ragione fondamentale)”.
Una infinita differenza:
il capovolgimento radicale relativo, più assoluto.
Ricorda:
nel “qua, così”
il tutt3 non si è solo ribaltato (rispetto alla giustizia ad angolo giro)
ma, di più
ha già compiuto, almeno, un intero “angolo giro”.
Motivo per il quale, “ora”, ti sembra – comunque – tutto al proprio “posto”, anche se… stranamente al proprio posto.
Tanto che, “ora”, devi “provare quello che è davanti agli occhi di tutt3… anche se è un abominio”.
Così, continuando ad abbinare il “male” alle tenebre, “ora”, non te ne accorgi più, dal momento in cui… è – anche – auto esistente alla diretta luce solare.
Il concetto di “tenebra”, infatti, è molto meglio agganciarlo a livello di “qualità (situazione) interiore”…
Perché, l’esterno è solo un automatico scenario di realtà manifesta, conseguente (ad “immagine e somiglianza”).
Con questa “differenza sostanziale (in te)”:
“Fai…”.
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2017
Bollettino numero 2028
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