Perché segui un percorso 'spirituale', di crescita? Perché studi materie
esoteriche, metafisiche? Perché cerchi lo sviluppo interiore, pratichi
un lavoro su di te, ti dedichi alla meditazione? La risposta a questa
domanda è forse la più importante di tutta l'impalcatura che hai
costruito e che chiami spiritualità. In generale, perché fai quello che
fai?
Quando pongo questa domanda alle persone, molti rispondono con idee
astratte o vaghe, ma a mio sentire tutti noi abbiamo iniziato per una
ricerca di senso e per una sofferenza che non riuscivamo a gestire o
superare.
Nella ricerca interiore cerchiamo soluzioni, a volte
consolazioni. Cerchiamo storie che mettano a posto la parte assetata di
'senso'. Ma finiamo quasi sempre per accontentarci delle storie che
altri ci hanno raccontato e sposiamo principii per il solo fatto di
essere d'accordo con loro.
Ci fermiamo alla superficie di un qualcosa
che ha bisogno invece di essere esplorato, approfondito, praticato.
Leggiamo, studiamo, pratichiamo un po' di questo e un po' di quello ma
difficilmente arriviamo a un'esperienza stabile delle cose che stiamo
cercando\studiando, e quindi parliamo, parliamo, parliamo.
E quel che è
peggio è che ci impegniamo in crociate per convincere anche gli altri.
Ognuno di noi sostiene una teoria che sottolinea un probabile pezzetto
di realtà, e cerca costantemente di difenderla, di attaccarcisi come se
fosse vitale, raccontandone la storia.
Queste storie ci seducono, ci
instupidiscono come una droga che progressivamente ci allontana da una
esperienza diretta. Le storie sono utili fino a un certo grado di
sviluppo interiore, ma prima o poi dobbiamo deciderci a ricercare una
esperienza diretta. E l'esperienza sorgerà in primo luogo dalla
coltivazione di una mente serena, di una mente silenziosa priva di
storie.
Una mente che possa accogliere qualcosa di vivo e reale. Ma non
possiamo avere una mente silenziosa fintantoché nutriamo e ci
attacchiamo alle nostre storie, alle quali crediamo con tutti noi stessi
perché l'ha detto quel guru, o quell'autore famoso.
Non possiamo essere
silenzio se siamo occupati a difendere un'idea o un'opinione. Il
silenzio sorge dal non difendere più nessuna opinione perché è chiaro
che ogni opinione è corretta per il suo portatore e ogni esperienza è
genuina per chi la fa, ma completamente errata per chiunque altro.
Perché difenderla? Una mente silenziosa passa per l'innocuità. E
l'innocuità diventa una scelta di vita a un certo punto del vostro
percorso. Una scelta radicale. Probabilmente non adatta a tutti. Fatto
sta che una volta viste le conseguenze di qualsiasi azione scaturita
dall'ego e dall'attenzione al proprio esclusivo beneficio, una volta
toccati con mano i disastri perpetrati in nome di ciò che è giusto (che è
giusto solo per noi e per chi la pensa come noi), e delle storie che ci
raccontiamo in proposito, l'innocuità o almeno il tendere verso essa,
diventa una scelta irrinunciabile, diventa in effetti l'unica scelta
possibile.
L'innocuità è non attaccare. Mai.
E ancor meno difendersi da
eventuali attacchi. E' uno stato di resa interiore, uno stato passivo,
possibile solo e soltanto una volta che hai visto l'inutilità di
qualsiasi altro gesto, pensiero, parola.
E' possibile solo quando smetti
di raccontarti qualsiasi storia su cosa sia la spiritualità, a
sganciarti da ciò che alti hanno detto, e inizi a cercare e ad avere in
coraggio di fare esperienze dirette.
Andrea Panatta
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