“Il continuo flusso di informazione a cui siamo sottoposti
non è un affluente del fiume della democrazia, ma un vortice
che cattura contenuti rigurgitandoli in laghi artificiali
maestosi e giganteschi, ma stagnanti e stantii.
Più è grande questo flusso, maggiore è il rischio
che il fiume della democrazia si inaridisca.”
(Zygmunt Bauman)
Nella
società dei consumi della modernità liquida, lo sciame tende a
sostituire il gruppo con i suoi leader, le gerarchie e l'ordine di
beccata. Lo sciame può fare a meno di tutti questi meccanismi e
accorgimenti. Gli sciami non hanno bisogno di imparare l'arte della
sopravvivenza. Essi si radunano e si disperdono a seconda
dell'occasione, spinti da cause effimere e attratti da obiettivi
mutevoli. Il potere di seduzione di obiettivi mutevoli è generalmente
sufficiente a coordinare i loro movimenti rendendo superfluo ogni ordine
dall'alto.
In
verità, gli sciami non hanno un «altro», ma solo una direzione di fuga
che in se stessa determina la posizione dei leader e dei seguaci per la
durata di quella traiettoria, o almeno per una sua parte. Gli sciami non
sono squadre: non conoscono la divisione del lavoro. A differenza dei
gruppi veri e propri non sono più dell'unità delle loro parti - sono
particelle autopropellenti. Possiamo paragonarli alle immagini di
Warhol: repliche di un originale assente o impossibile da rintracciare.
Interpretando
Durkheim, possiamo dire che abbiano una solidarietà puramente
meccanica: ogni elemento ripete singolarmente i movimenti degli altri
dall'inizio alla fine (e nel caso dei consumatori, il lavoro così
eseguito è quello del consumo). In uno sciame non ci sono specialisti;
nessuno ha particolari risorse o capacità da esercitare o da insegnare
agli altri. Ogni elemento deve saper fare tutto il lavoro da solo. Nello
sciame non c'è né scambio, né cooperazione, né complementarità, solo
prossimità fisica e una generale direzione di movimento.
Per
gli umani, il conforto della vita nello sciame deriva dalla fede nei
numeri, l'idea che la direzione del volo è giusta perché un così gran
numero di persone la segue, e che di certo tutte queste persone non
potrebbero essere ingannate. La sicurezza dello sciame è un efficace
sostituto dell'autorità dei leader. Gli sciami, a differenza dei gruppi,
non conoscono eretici e ribelli, solo «disfattisti», «pasticcioni» o
«pecore nere». Gli elementi che fuori escono dal perimetro dello sciame
sono semplicemente «perduti», o si sono «smarriti».
Devono
arrangiarsi per conto loro, anche se non potranno sopravvivere a lungo
perché è difficile e rischioso trovare una meta realistica da soli, al
di fuori dello sciame. Le società di consumatori tendono verso la
disgregazione dei gruppi a vantaggio della formazione di sciami perché
il consumo è un’ attività solitaria (è perfino l’archetipo della
solitudine) anche quando avviene in compagnia. Essa non stimola la
formazione di legami durevoli, ma solo di legami che durano il tempo
dell'atto di consumo.
Questi
legami possono mantenere unito lo sciame per la durata del volo (cioè,
fino al prossimo cambio di obiettivo), ma rimangono del tutto
occasionali e superficiali; non hanno alcuna influenza sui movimenti
futuri dello sciame e non proiettano alcuna luce sul passato dei suoi
componenti. Quel che in passato ha tenuto uniti i membri di un nucleo
familiare attorno a un focolare e ha reso il focolare lo strumento di
integrazione e affermazione della famiglia è stato in larga parte
l'aspetto produttivo del consumo: la famiglia che si siede a tavola per
cena è l'ultima fase (quella distributiva) di un lungo processo
produttivo che è cominciato in cucina o anche prima, nell'appezzamento
familiare o nella bottega.
Ciò
che univa il gruppo familiare era la collaborazione in un unico
processo produttivo, non il godimento comune dei suoi frutti. Possiamo
immaginare che l'imprevista conseguenza dell'invenzione del fast food,
del cibo da asporto e delle cosiddette TV dinners (o forse, meglio, la
loro funzione latente e la vera causa della loro crescente popolarità) è
quella di rendere obsoleti i pasti familiari attorno a una tavola,
ponendo fine al momento del consumo condiviso, ma anche quella di
indicare simbolicamente l'irrilevanza dei legami umani nella società dei
consumatori della modernità liquida.
La
società dei consumatori aspira alla gratificazione dei desideri più di
qualsiasi altro tipo di società del passato, ma tale gratificazione deve
rimanere una promessa. Il desiderio deve rimanere insoddisfatto perché
finché il cliente non è soddisfatto sentirà il bisogno di acquistare
qualcosa di nuovo e diverso. I «lavoratori tradizionali» del passato,
che erano facilmente soddisfatti e non desideravano lavorare più di quel
che era necessario per mantenere il loro normale stile di vita, erano
una minaccia per la nascente società dei consumi.
Allo
stesso modo, i «consumatori tradizionali» di oggi, ove fossero immuni
dalla seduzione del consumo, sarebbero la fine del mercato,
dell'industria e della società dei consumi. Una visione più sobria e
realistica della possibilità di soddisfazione dei desideri, unita alla
disponibilità sul mercato dei beni veramente necessari a prezzo
ragionevole, sono i nemici della società consumistica. Sono la
non-soddisfazione dei desideri e la fede nella infinita perfettibilità
delle merci a guidare la società dei consumi. La società dei consumi si
fonda sull'insoddisfazione permanente, cioè sull'infelicità.
Una
strategia per ottenere una permanente insoddisfazione è quella di
denigrare la merce che è appena stata messa sul mercato dopo averla
promossa come la migliore possibile. Un altro modo, più efficace e più
subdolo, è quello dì soddisfare così completamente ogni desiderio che
non possa nascere l'impulso a desiderare qualcosa di diverso: il
desiderio si trasforma in bisogno e diventa un' esigenza compulsiva e
una dipendenza. E funziona, come dimostra il diffuso bisogno di fare
shopping per trovare sollievo contro l'angoscia e il dolore.
In
realtà, questo comportamento non è solo permesso, è anche vigorosamente
incoraggiato perché la società dei consumatori ha bisogno, per
funzionare adeguatamente, di ricoprire con un velo di ipocrisia la
differenza tra le convinzioni popolari e la realtà della vita dei
consumatori. Se bisogna ovviare alla non-soddisfazione di un desiderio
con un altro desiderio, le promesse fatte devono essere costantemente
infrante e le speranze devono essere frustrate.
Ogni
promessa deve essere falsa o quanto meno esagerata, altrimenti il
desiderio rischia di affievolirsi. Senza la continua frustrazione dei
desideri, la domanda dei consumatori potrebbe esaurirsi e i mercati
perderebbero vigore. L’abbondanza totale delle promesse neutralizza la
frustrazione causata dal carattere eccessivo di ciascuna di esse presa
singolarmente e pone un freno al montare della frustrazione prima che
questo raggiunga il livello di guardia.
Oltre
ad essere un' economia basata sull'eccesso e sullo spreco, il
consumismo è anche un' economia dell' inganno. Solo che l'inganno, e con
esso l’eccesso e lo spreco, non si manifestano come sintomi di qualcosa
che non funziona, ma al contrario come segni di buona salute e
ricchezza e come una promessa per il futuro. La continua obsolescenza
delle merci si riflette nella marea montante delle speranze deluse. E
così deve essere perché la società dei consumi si fonda sulla
frustrazione delle attese.
Ma
nuove speranze e desideri devono continuamente entrare a sostituire e
superare quelli vecchi, e per far ciò la strada tra il negozio e il
secchio della spazzatura deve essere sempre più breve e veloce. Ma c'è
un'altra cosa che distingue la società dei consumi da tutte le altre: le
strategie per mantenere i modelli di comportamento e gestire la
tensione (tanto per citare i prerequisiti di un «sistema
autoequilibrante» enunciati da Talcott Parson). La società dei consumi
ha sviluppato una straordinaria capacità di assorbire e riciclare a suo
beneficio il dissenso che provoca (come ogni altro tipo di società).
(Zygmunt Bauman, Homo consumens, Erickson ed.)
fonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2017/05/lo-sciame.html
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