Lo
studente Yan Shengwo originario di Yu era in viaggio verso nord quando
fu sorpreso da un violento temporale che lo costrinse a chiedere
ospitalità in una casa di campagna. Il padrone di casa era un vecchio
dai capelli grigi che disse: «Sono felice di ospitarvi ma non ho molte
stanze. Sul retro ci sono le camere in cui viveva mia figlia. È morta da
un mese e la sua bara è ancora nel salotto in attesa che possa
costruirle una tomba degna della sua memoria. Se non avete paura potete
dormire nelle sue stanze.»
Yan
Shengwo avrebbe preferito trovare un altro alloggio, ma acconsentì a
fermarsi. Il vecchio lo guidò in un salotto drappeggiato con tende
bianche, al cui centro si trovava una bara finemente lavorata. Nella
camera secondaria c’era un letto circondato da tende limpide e chiare.
L’appartamento era rimasto come fosse ancora abitato dalla giovane
morta. Gli oggetti da toeletta erano raffinati e disposti ordinatamente.
Tutto era in ordine come deve essere se il luogo è abitato da una
virtuosa fanciulla.
Yan
fu invitato a cena dai padroni di casa. La moglie mise a cuocere il
riso, mentre il marito uccideva il pollo che lei avrebbe cucinato e dava
il foraggio al cavallo di Yan. L’anziana coppia era molto gentile,
ospitale e parlarono amabilmente durante la squisita cena. Il vecchio
rivelò: «Mi chiamo Liu, ho ottant’anni e non ho avuto figli maschi. Ho
avuto solo una figlia chiamata Ruyi morta a diciannove anni; era dolce,
colta, intelligente e brava nel ricamo. È morta di malattia il mese
passato.»
Il
vecchio parlava e sua moglie piangeva, perciò Yan disse alcune parole
di conforto. Quando restò solo nelle stanze della defunta era
incuriosito da ciò che aveva saputo. Curiosò in giro e sfogliò i libri
lasciati sul tavolino da notte. Erano romanzi e novelle con bellissime
immagini da cui si desumeva che la fanciulla aveva avuto un ottimo
gusto. Vide uno stupendo ricamo rimasto incompiuto e, in una borsetta di
seta, trovò un portacipria intarsiato in cui c'erano ancora le impronte
delle sue dita.
Si
sdraiò sul letto ricoperto con la trapunta di broccato, ma non poteva
dormire perché il suo pensiero vagava. Ad un tratto sentì un rumore
provenire dalla stanza della bara, e si mise in ascolto. Sentì un lieve
passo, poi la porta si aprì e una stupenda giovane irruppe nella stanza
da letto. Yan Shengwo la vide alla luce della lampada e restò ammaliato
dal suo viso di pesca, dalle guance arrossate dall’ira, dalle sottili e
scure sopracciglia che ornavano gli occhi luminosi e trasparenti come
l’acqua del torrente.
La
ragazza era molto indignata e gli disse: «Che razza di canaglia osa
contaminare il letto degli altri? Come osi frugare tra le mie cose e
sdraiarti nel mio letto?» Lo studente si difese: « È vero che ho
guardato fra le tue cose, ma non ho preso nulla. Mi sono sdraiatoo nel
letto della mia amata, perché sto aspettando ansiosamente il suo
ritorno. Se tu vuoi, posso dormire sdraiato ai tuoi piedi.»
La
ragazza furibonda disse: «Come osi parlare in modo da offendermi? Come
osi chiamarmi “la mia amata” se non ci siamo mai visti prima di ora? Sei
troppo offensivo, perciò non mi resta altra scelta che ucciderti per
vendicare il mio onore.» La donna prese un pugnale dalle sue vesti e si
avventò sullo studente come se volesse colpirlo alla gola. Il giovane
impaurito era già saltato in piedi, e si era preparato a fuggire.
Ma
la fanciulla era scoppiata in una risata: «Stai tranquillo! - lo
confortò - non voglio farti alcun male. Mi hai forse preso per
un’assassina? Ti ho voluto solo spaventare un pochino perché sei stato
offensivo. Sei venuto da lontano e sei stato ospitato dai miei genitori,
ma tu hai ricambiato parlandomi come una donna da strada. Ti sei preso
delle confidenze, sei stato sconveniente. La persone per bene non si
comportano così. Meritavi una punizione!»
Lo
studente si pentì e chiese perdono. Allora la ragazza sorrise e disse:
«Io ero delicata e gentile, ma ho vissuto una vita più fragile di un
foglio di carta. Chi potrà mai amarmi?» Il giovane rispose: «Io potrei
amarti. Fin da quando ho visto le tue cose ho compreso che la mia amata
era morta. Siamo stati sfortunati a non esserci incontrati prima. Io ti
avrei amata e vedendo il tuo viso la mia tristezza raddoppia. Perché
siamo stati tanto sfortunati?» si rammaricò il giovane.
La
ragazza disse: «Non mi sembra un ostacolo insormontabile. Anche se ho
lasciato il mio corpo, la mia anima è ancora forte. Possiamo amarci se
tu mi reputi degna della tua compassione. Sono disposta a essere la tua
concubina.» Il giovane fu imbarazzato nel sentire l’audace proposta. La
donna comprese e si affrettò a dire: «Non mi giudicare male se ho preso
l’iniziativa. La nostra situazione è insolita, se fossimo in una
condizione normale non l'avrei fatto. Non ho cattive intenzioni. E poi
non sei tu che mi chiamava “mia amata” e frugava tra le mie cose?»
Yan
lo ammise: «Non nego di averlo fatto e ti confermo che sarei felice di
prenderti in moglie, ma le strade dei vivi sono divise da quelle dei
morti. Per questo motivo, io temo che la nostra unione possa essere
infausta e possa portarmi danno. Non posso prendere in moglie un
fantasma.» La fanciulla disse: «Non hai nulla da temere da parte mia,
perché io non ho cattive intenzioni nei tuoi riguardi. Puoi dire ai tuoi
genitori che hai sposato una straniera e nessuno sospetterà nulla.»
Il
giovane si vide incastrato in una situazione assurda, e cercò di
prendere tempo. Disse che voleva preparare la famiglia alla notizia
delle nozze, e che poi sarebbe tornato a prenderla per condurla dai
parenti. La ragazza si persuase, uscì e scomparve. Il giovane restò
sveglio per tutta la notte con il lume acceso e, alle prime luci del
giorno, andò dal vecchio e gli raccontò quello che era avvenuto. Quindi
lo scongiurò di intercedere presso sua figlia per convincerla a
lasciarlo in pace.
Il
vecchio gli parlò con gli occhi lucidi: «Da quando Ruyi è morta non
sono mai accaduti fatti simili. Ora voi mi dite che la sua anima è
ritornata. Come potervi credere?» In quel mentre entrò sua moglie in
lacrime che disse: «Questa notte ho sognato Ruyi che mi ha annunciato le
sue nozze con Yan Shengwo. Mi ha pregato di fissare la data più
favorevole alle sue nozze. La cosa è strana, perché il bruco è morto, ma
il suo filo è ancora intatto. Le circostanze meritano la nostra
compassione.»
Lo
studente era molto addolorato per l'infelice madre, ma non poteva farci
nulla. Disse al vecchio che era il momento di partire. La pioggia aveva
smesso di cadere e il cielo era molto grigio, ma lo studente non voleva
restare altro tempo nella strana casa, anche se il vecchio voleva che
restasse finché il tempo non si rimetteva. Salì a cavallo e riprese
velocemente la sua strada, finché scese la sera e dovette fermarsi a
riposare in una taverna.
Si
era appena tolto i vestiti umidi e li aveva messi ad asciugare davanti
al fuoco quando la porta della camera si aprì. La donna fantasma entrò
dicendo: «Non credevo di essere così ripugnante da spingerti alla fuga e
da spingerti a offendere i miei genitori.» Il giovane disse: «Non amo
le situazioni clandestine, piuttosto preferirei la morte. Se ti prendo
in sposa, voglio fare tutto secondo le regole e secondo le usanze in
modo che nessuno resti danneggiato.»
La
ragazza ammise: «Anche io disprezzo i rapporti illeciti, perciò prepara
una portantina nuziale e portami dai tuoi genitori. Sono apparsa a mia
madre per comunicare il nostro matrimonio, così nessuno potrà
disprezzarmi. Ti prego solo di farmi viaggiare di notte perché di
giorno, quando il sole risplende, io non posso farlo.» Lo studente
propose: «Aspetta solo che abbia avvisato di persona i miei genitori.
Andrò avanti a preparare le nozze, poi tornerò a prenderti.»
La
donna si convinse, ma disse che l’avrebbe aspettato vicino alla casa
dei futuri suoceri. Lo studente ritornò in città, ma non andò affatto
dai suoi genitori per evitare di incontrare il fantasma. Trascorsi
alcuni mesi pensò che era fuori pericolo e che poteva ritornare a casa.
Ma, sebbene avesse preso una strada secondaria vide che la misteriosa
fanciulla lo aspettava come aveva promesso. Allora comprese che non
aveva scelta e accettò di prenderla in moglie.
Il
giovane non era sposato e la fanciulla, tranne che per la sua strana
natura, era in tutto e per tutto uguale a una donna normale. Anzi, era
anche meglio di altre donne: era la moglie perfetta per i suoi gusti. La
donna, appena giunta a casa del marito, era andata a salutare la
suocera e le due cognate secondo l’etichetta. L'uomo disse che la moglie
soffriva di una rara malattia che le impediva di stare al sole, per cui
faceva tutto alla luce della lampada.
La
madre gli credé, per cui i giovani sposi vissero felici per sei mesi in
casa dei genitori di lui. Intanto i loro rapporti diventarono sempre
più affettuosi, perché la donna era amabile, affettuosa e molto
soddisfacente come moglie. La fanciulla fantasma trattava sua suocera
con rispetto e la suocera la ricambiava con molto affetto. Le due
cognate erano molto invidiose, perché sapevano di non essere alla sua
altezza. Decisero di ucciderla con il vino avvelenato, ma la fanciulla
bevve e non morì.
Le
due donne discussero la strana questione e conclusero: «Questa donna è
molto misteriosa. Del suo passato non sappiamo nulla e, in sei mesi,
nessuno dei suoi parenti è mai venuto a trovarla. Se non è un mostro è
certamente un fantasma.» Convinsero i loro mariti a interrogare il
fratello finché lo fecero parlare e seppero la verità che riferirono
alla suocera. L’anziana signora fu terrorizzata nell'apprendere che suo
figlio aveva sposato un fantasma.
Le
due donne chiamarono un mago per fare un esorcismo che potesse
scacciare il fantasma, ma tutti gli amuleti e le formule magiche furono
inutili. Videro passare un vecchio taoista con una barba e lunghi
capelli bianchi che porgeva una ciotola per avere l'elemosina. Gli
chiesero se sapeva fare gli esorcismi capaci di scacciare i fantasmi. Il
monaco rispose che sapeva scacciare demoni e spettri, e che sapeva
guarire le strane malattie che nessuno guariva.
Quando
le due cognate seppero che faceva tutto ciò che serviva al caso, lo
fecero entrare. Il vecchio entrò in cortile, recitò alcune strane
formule facendo alcuni giri con la sua ciotola. Mise la ciotola in terra
e tracciò dei misteriosi gesti nell'aria. Fu allora che si vide il
fantasma uscire urlando di casa e dissolversi in un sottile filo di fumo
nero che svanì in aria.
Il
giovane fu molto addolorato, ma il monaco disse: «Giovane signore, non
siate triste. Non potevate vivere con una sposa fantasma, perciò un
povero monaco ha trovato la soluzione.» Dopo aver detto questo, il
vecchio prese le sue ciotole e fece per andare. Le due cognate volevano
pagarlo, ma lui le fissò e disse: «Avete complottato per fare del male
alle persone per bene, ma non potete ingannare impunemente spiriti e
fantasmi. Da adesso sarà meglio per voi se non sgarrate!» e se andò via.
Da
quel giorno, il giovane era sempre triste e inconsolabile. Se gli
proponevano il matrimonio non l'accettava anche se la dote della sposa
era molto generosa. Nessuna gli piaceva come gli era piaciuta la
precedente moglie, Ruyi. Una sua zia aveva una figlia molto bella che
era affetta da una strana follia. La giovane vagava mezza nuda e tutta
spettinata, e non riconosceva più nessuno dei suoi cari. La famiglia si
vergognava della povera folle e la teneva nascosta, perciò nessuno la
voleva in moglie sebbene fosse la più bella della città.
Quando
la zia seppe che il monaco aveva cacciato il fantasma, lo mandò a
chiamare per curare la figlia. Il vecchio disse che poteva guarirla, ma
era necessario che la fanciulla venisse subito maritata. La guarigione
non sarebbe stata definitiva se la ragazza non si fosse subito sposata.
La donna disse che non aveva problemi a trovarle marito. Se non era
ancora sposata era solo perché era folle ma, se guariva non avrebbe
avuto difficoltà a trovargli un marito.
Il
monaco fu condotto dalla malata. Il vecchio scrisse delle formule
magiche su un foglio che bruciò, ne mischiò le ceneri con un liquido
scuro che trasse da una fiaschetta. Fece bere alla malata la strana
pozione, poi agitò la sua ciotola e tracciò dei cerchi nell'aria mentre
pronunciava le formula magiche. Continuò a recitare, finché apparve un
sottile filo di fumo nero che avvolse la fanciulla in tre cerchi, e le
penetrò in bocca. La fanciulla assorbì il fumo e cadde svenuta mentre il
monaco diceva: «La fanciulla è guarita!»
Si
raccomandò che la facessero riposare fin quando avesse voluto, e andò
via. La donna vide che la figlia respirava tranquilla mentre dormiva,
poi la fanciulla si svegliò e sbadigliò. Si fece portare dell’acqua
calda per lavarsi, si mise delle vesti pulite, si pettinò. Si mise
seduta sul letto, mise da parte un ricamo e prese delle candele per
leggere i suoi libri. Sembrava diventata anche più intelligente di
quanto fosse prima della sua follia, e la notizia della sua guarigione
si diffuse ovunque.
La
madre dello giovane Yan andò a trovare sua nipote e vide che si
comportava con dignità. Era ritornata giudiziosa e non mostrava tracce
di follia per cui pensò di farla sposare con suo figlio. Anche la madre
della ragazza fu felice della proposta, diede la sua parola e fu fissata
la data delle loro nozze. Quando lo studente ebbe visto che la ragazza,
la giudicò bella, virtuosa, colta e raffinata e pensò che gli ricordava
stranamente la sua amata Ruyi. Acconsentì a sposarla e fecero le nozze
che furono molto ben riuscite.
Un
giorno, mentre i due giovani ridevano insieme, la moglie chiese: «Chi
credi che sia?» Lo sposo rise: «Sei la figlia di mia zia. Perché me lo
chiedi? Stai forse impazzendo di nuovo?» La donna spiegò: «Le cose non
stanno così. Io sono la tua sposa Ruyi e il monaco è un immortale che ha
avuto pietà dell'innocente priva di colpe e perseguitata. Ha catturato
la mia anima e l’ha infusa nel corpo di tua cugina che era ormai giunta
alla fine della sua vita. Mi ha concesso una rinascita in un corpo preso
in prestito: è per suo merito se siamo felici. Dovremmo fargli una
statua d’oro.»
Lo
studente fece come gli diceva sua moglie, infatti fecero fare una
statuetta d’oro raffigurante il monaco taoista e la misero nelle stanze
interne. Tutte le mattine e tutte le sere gli bruciavano l'incenso e gli
rendevano omaggio con grande devozione. Le due cognate erano gelose
anche della nuova sposa, perciò spiavano i due giovani e sentirono
tutto. Temendo che Ruyi potesse vendicarsi dei torti subiti decisero di
giocare in anticipo, andarono dalla suocera e accusarono la povera
fanciulla di essere un fantsma.
La
suocera disse: «La ragazza che accusate è la figlia di mia sorella. È
stata ammalata per molti anni finché un sant'uomo l’ha guarita. Il fatto
che abbia fatto forgiare l’immagine in oro del monaco è dovuta alla
riconoscenza che sente nei suoi confronti. Mia nipote si comporta come
si deve e non può essere un mostro entrato in un corpo rubato, come voi
mi dite. Con quali prove la accusate?» Le due cognate rimasero zitte poi
dissero: «Temiamo che il monaco non sia un santo ma un mago malvagio.»
A
quelle parole la suocera rispose: «Allora mi dite perché gli avete
chiesto di esorcizzare il fantasma? Se era un essere malvagio, perché
l’avete chiamato voi stesse in casa mia?» Le due donne non seppero più
cosa dire e uscirono. Dopo questo fatto, la suocera amò ancor più la sua
giovane nipote, mentre le due cognate la odiarono sempre di più, per
cui misero dell’arsenico nei dolci della sua colazione, ma i dolci
uccisero i loro figli che li mangiarono per errore.
Lo
studente capì la tresca e decise di partire per allontanare sua moglie
da quelle donne pericolose. Si trasferì a sud dove acquistò un grande
terreno su cui fece costruire una bella casetta dove andò a vivere con
la moglie. Una volta che si fu sistemato, andò a prendere sua madre per
prendersi cura di lei. Quindi informò i coniugi Liu che erano diventati
loro vicini, e le due famiglie ebbero sempre ottimi rapporti. Lo
studente fece costruire una bella tomba per Ruyi e, ogni anno, i due
sposi andavano a rendere omaggio al suo sepolcro.
Buona erranza
Sharatanfonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2017/04/la-sposa-fantasma.html
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