L'Installazione Estranea dei Voladores
Sono stati proprio i voladores a
instillarci stupidi sistemi di credenza, abitudini, consuetudini
sociali, e sono loro a definire le nostre paure, le nostre speranze,
sono loro ad alimentare in continuazione e senza ritegno il nostro Ego.
Carlos: «Ma come ci
riescono, don Juan? Ci sussurrano queste cose all’orecchio mentre
dormiamo?»
Don Juan: «Certamente no. Sarebbe idiota! Sono infinitamente più
efficienti e organizzati. Per mantenerci obbedienti, deboli e mansueti,
i predatori si sono impegnati in un’operazione stupenda, naturalmente
dal punto di vista dello stratega. Orrenda nell’ottica di chi la
subisce. Ci hanno dato la loro mente!
CI HANNO DATO LA LORO MENTE!
Mi ascolti? I predatori
ci hanno dato la loro mente che è la nostra. La mente dei predatori è
barocca, contraddittoria, tetra, ossessionata dal timore di essere
smascherata. Benché tu non abbia mai sofferto la fame, sei ugualmente
vittima dell’ansia da cibo e la tua altro non è che l’ansia del
predatore, sempre timoroso che il suo stratagemma venga scoperto e il
nutrimento gli sia negato. Tramite la mente che, dopotutto, è la loro, i
predatori instillano nella vita degli uomini ciò che più gli conviene…
Le nostre meschinità e le nostre contraddizioni sono il risultato di un
conflitto trascendentale che affligge tutti noi, ma di cui solo gli
sciamani sono dolorosamente e disperatamente consapevoli: si tratta del
conflitto delle nostre due menti. Una è la nostra vera mente, il
prodotto delle nostre esperienze di vita, quella che parla di rado
perché è stata sconfitta e relegata nell’oscurità. L’altra, quella che
usiamo ogni giorno per qualunque attività quotidiana, è una
installazione estranea.» Carlos: «Ma se gli sciamani dell’antico Messico
e quelli attuali vedono i predatori, perché non fanno nulla?» Don Juan:
«Non c’è nulla che tu e io possiamo fare se non esercitare
l’autodisciplina fino a renderci inaccessibili. Ma pensi forse di poter
convincere i tuoi simili ad affrontare tali rigori? Si metterebbero a
ridere e si farebbero beffe di te, e i più aggressivi ti picchierebbero a
morte. Non perché non ti credano. Nel profondo di ogni essere umano c’è
una consapevolezza ancestrale, viscerale, dell’esistenza dei
predatori.» (1)
Non c’è da meravigliarsi dunque del fatto
che i bambini hanno spesso paura di demoni, mostri, spiriti o strane
ombre (l’Uomo Nero) che secondo loro si nasconderebbero sotto il letto,
dietro le porte, negli armadi, etc. I bambini piccoli vedono e solo
quando hanno raggiunto una certa quota di socializzazione smettono di
vedere, e ciò che prima era visibile si manifesta come inconscia
presenza, come inquietudine, paura, disperazione, depressione…
«La mente di quello che
vola non ha rivali. Quando si propone qualcosa non può che concordare
con se stessa e indurti a credere di aver fatto qualcosa di meritevole.
La mente di quello che vola ti dirà che qualsiasi cosa dica Juan Matus è
solo un mucchio di sciocchezze e quindi essa stessa concorderà con la
sua affermazione, “ma certo, sono sciocchezze” dirai tu. È così che ci
sconfiggono.» Don Juan Matus (2)
Il recente film The Matrix dà forma in
maniera efficace a queste tematiche castanediane: il Tonal dei toltechi –
ovvero il mondo quotidiano frutto della socializzazione e mantenuto
dall’attività della mente – è Matrix, una terrificante trappola che
consente a delle entità (in questo caso macchine) di depredare l’energia
degli esseri umani. I pensieri che attraversano la nostra mente sono
certamente “nostri”, ma la mente, attraverso la socializzazione, ne
dirige il percorso in modo tale che essi sono “liberi” non più di quanto
lo sia un treno su delle rotaie. I dati sensoriali sono i nostri, ma il
software che guida il pensiero è estraneo.
Il pensiero ricrea costantemente il mondo
così come lo vediamo (o meglio, così come ci è stato insegnato a
vederlo. Fermare il pensiero per gli sciamani toltechi significa
“fermare il mondo” e vedere le cose come sono veramente: pura energia.
Don Juan spiega che gli sciamani possono sconfiggere l’installazione estranea attraverso una vita di impeccabilità (uso strategico dell’energia) perché la disciplina strema in modo incommensurabile la mente aliena. La disciplina e la sobrietà sono qualità della consapevolezza che rendono la patina di splendore dell’uovo luminoso sgradevole al gusto dei Voladores. Ogni volta che si interrompe il dialogo interiore e si entra nel silenzio interiore si affatica la mente del predatore in modo così insostenibile che l’Installazione Estranea fugge. Successivamente essa ritorna, ma indebolita. Attraverso ripetuti stati di silenzio interiore l’Installazione Estranea prima o poi viene sconfitta e non torna.
Don Juan spiega che gli sciamani possono sconfiggere l’installazione estranea attraverso una vita di impeccabilità (uso strategico dell’energia) perché la disciplina strema in modo incommensurabile la mente aliena. La disciplina e la sobrietà sono qualità della consapevolezza che rendono la patina di splendore dell’uovo luminoso sgradevole al gusto dei Voladores. Ogni volta che si interrompe il dialogo interiore e si entra nel silenzio interiore si affatica la mente del predatore in modo così insostenibile che l’Installazione Estranea fugge. Successivamente essa ritorna, ma indebolita. Attraverso ripetuti stati di silenzio interiore l’Installazione Estranea prima o poi viene sconfitta e non torna.
Ogni volta che si interrompe il dialogo
interiore, il mondo così come lo conosciamo collassa e affiorano aspetti
di noi del tutto straordinari, come se fino a quel momento fossero
stati sorvegliati a vista dalle nostre parole. Don Juan sostiene che il
giorno in cui la Mente Estranea ci abbandona è il giorno più triste e
difficile, poiché siamo costretti a contare solo sulle nostre forze e
non c’è più nessuno a dirci cosa dobbiamo fare. Dopo un’esistenza di
schiavitù, la nostra vera mente è molto debole e insicura e deve
ritrovare la sua identità.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
(1) Carlos Castaneda, Il Lato Attivo dell'Infinito(2) ibid.
fonte: http://www.carloscastaneda.it/Los-Voladores-2.htm
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