giovedì 19 marzo 2015

Introitus (sul significato del lavoro magico/alchemico)

La Magia ha il potere di esplorare e penetrare le cose che sono inaccessibili alla ragione umana. Perché la Magia è una grande saggezza segreta esattamente come la ragione è una grande follia pubblica. - Paracelso, De Occulta Philosophia -

La magia non è una superstizione degli antichi né una curiosità intellettuale per i salotti moderni; diventare mago non significa smettere di tagliarsi la barba, addobbarsi con paramenti di dubbio gusto estetico e imparare a memoria delle formule da recitare in stanze semi-buie di fronte a un altare… possibilmente con una donna nuda sdraiata sopra… come si ostinano a raccontare i cosiddetti esperti di magia – i quali d’altronde fanno quello che possono con il materiale cerebrale che la natura ha messo loro a disposizione!

La magia concerne innanzitutto lo spalancarsi della coscienza del singolo individuo a nuove dimensioni e il conseguimento da parte sua di determinate facoltà sopranormali. Cerimoniali, formule e incantesimi – seppur indispensabili – costituiscono in fondo gli elementi più tecnici e grossolani dell’Arte. È giunto il tempo di distogliere lo sguardo da questi aspetti della magia che, per quanto possano veicolare conoscenze antiche e occulte, restano pur sempre relegati nella sfera dell’esteriorità, soprattutto se messi a confronto con tutta la somma di acquisizioni concernenti l’interiorità dell’individuo e la possibilità di una sua conversione in Uomo Nuovo.

Il mago/alchimista è un uomo che decide di affrontare un lavoro di tipo psicologico ( psyché=anima ) per trasmutare radicalmente la propria coscienza. Egli mira in primis a ottenere la   c o n o s c e n z a   – intesa non come acquisizione intellettuale, bensì identificazione completa con l’Uno – e, in seguito, l’immortalità e la capacità di comandare su certe forze che dimorano nel mondo astrale allo scopo di agire esotericamente sulla realtà materiale. Il che è esattamente ciò di cui parla Crowley nella sua famosa definizione:
La concezione fondamentale della Magia è porre il Mago in condizione di influenzare il regno che sta aldilà delle apparenze, in modo che egli possa trasformare tali apparenze.
Non si vede la ragione per cui a una persona che vuole diventare ingegnere, filosofo, avvocato o gastronomo debba essere fornita in apposite università tutta la documentazione e l’esperienza dei “maestri” del settore atta a produrre nell’aspirante la giusta conoscenza e quindi a fornir lui i corretti metodi operativi, mentre per quanto concerne essenziali sfere del sapere quali sono l’Astrologia, la Magia e l’Alchimia regnino da incontrastate sovrane la confusione, l’approssimazione e l’incapacità di discernere l’indispensabile dal superfluo.

Un testo dove l’autore esprime il proprio punto di vista sulla Magia – fondandolo non su una sperimentazione alchemica interiore ma solo sull’acquisizione esteriore di materiale intellettuale proveniente da svariate fonti – non può certo venire considerato un testo alchemico, cioè uno scritto dove vengono esposte   v e r i t à   e non   o p i n i o n i   circa i temi trattati.


Non è sufficiente leggere libri antichi e meditarci sopra per comprendere la magia. Essa va praticata! Ma ciò non lo si fa limitandosi a prendere parte a pompose cerimonie, bensì attuando la trasmutazione di sé per mezzo di tecniche occulte vecchie di millenni. E a nulla vale dare vita a un nuovo credo o movimento esoterico se non si è prima stati in grado di operare tale trasmutazione all’interno di sé.

Nella nebulosa epoca moderna un qualunque filosofastro millantatore può sentirsi in diritto di espellere dalla propria mente un trattato sull’Alchimia o sulla Magia pur non avendo mai acquisito egli stesso nella pratica un determinato indispensabile grado di   r i s v e g l i o   interiore.

La presente opera si ritiene un testo alchemico proprio in quanto non intende esprimere ipotesi od opinioni, ma verità certe e provabili. Ovviamente l’unica prova circa la veridicità delle affermazioni che qui si fanno solo il lettore può fornirla a se stesso, in quanto essa non potrà mai venir data dall’esterno sotto le sembianze di una formula matematica.

Ciò significa che l’aspirante, sperimentando su di sé con costanza e determinazione i metodi qui proposti, potrà guadagnarsi egli stesso l’accesso a nuove dimensioni della coscienza e alle forze archetipali che abitano i mondi spirituali, verificando da sé l’esistenza sia delle prime che delle seconde, senza doversi affidare alle parole di altri e rimanerne quindi sempre succube. Egli, praticando e sperimentando, potrà imparare a distinguere fra ciò che è un’esperienza della realtà spirituale e ciò che invece è unicamente una visione frutto di momentanea allucinazione mentale.

L’Astrologia, la Magia e l’Alchimia non fanno parte della superstizione o della fantasia di uomini vissuti in altre epoche, esse sono scienze che, se correttamente applicate, trasformano l’individuo in qualcosa di superiore.

Se le nozioni qui esposte non fossero totalmente verificabili nella pratica l’intero scritto non avrebbe alcun valore! Al praticante viene data la straordinaria possibilità di costruirsi un «corpo dell’anima», detto anche «corpo di gloria» o «corpo causale», e di ottenere così la «coscienza extracerebrale» – il che è ben diverso dall’accontentarsi di   c r e d e r e   nel corpo dell’anima. Gli viene così presentata l’occasione di poter toccare con mano la propria raggiunta immortalità – il che è ben diverso dal limitarsi a   c r e d e r e   o sperare nell’immortalità.

Il mago/alchimista è un individuo che non si ferma all’acquisizione intellettuale di conoscenze o alla partecipazione a rituali, ma decide di lavorare su di sé per ottenere una reale trasformazione della propria coscienza; egli provoca una vera deflagrazione del proprio essere che è costretto a mutare in qualcosa di nuovo e sconosciuto. L’energia che lo muove è una indicibile sete di conoscenza che lo porta a desiderare con tutte le forze di poter “toccare” Dio, fino ad annullarsi in Dio egli stesso e scomparire in quanto individuo separato.


Fonte del testo:
LA PORTA DEL MAGO
Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni, Torino (2007)
 E’ fondamentale realizzare che gran parte dell’operatività è volta a sollecitare, estendere e raffinare la p r e s e n z a  di sé, e non a perderla con frequenti stati di smarrimento, beatitudine, estasi o simili. L’operatore ricerca le esperienze enstatiche, che sono realtà non ordinarie entro di sé, anziché le esperienze estatiche, che sono realtà non ordinarie fuori di sé. - Giorgio Sangiorgio, Agricoltura Celeste -

fonte: http://risvegliati.altervista.org

Nessun commento:

Posta un commento