La
rielezione della Presidentessa Dilma Rousseff è molto più che la
rielezione di un presidente del Brasile. Dal primo turno, con la
presentazione di una candidata inaspettata, avendo la candidata
vicepresidente preso il posto del candidato Eduardo Campos, morto in un
incidente aereo il 13 agosto, l’elezione è la svolta internazionale nel
confronto tra le forze del sistema e Rousseff. Marina Silva è stata
subita designata come la facciata anti-Rousseff (secondo Wayne Madsen,
Silva è “unìagente del Partito Verde creato da Soros”). Qualunque sia la
verità su Marina Silva, ciò che conta è la narrazione sviluppata dalla
comunicazione del Sistema, le elezioni presidenziali del Brasile in
realtà mostrano la situazione del sistema contro Rousseff. Silva
eliminata, il rappresentante del sistema diventava automaticamente
l’avversario al secondo turno di Rousseff, Aecio Neves, che non ha
neanche fatto mistero delle sue intenzioni di mettere il Brasile sulla
giusta strada dell’ultraliberismo.
Wayne Madsen, già citato, ha scritto
un articolo il 28 ottobre 2014 su Strategic-culture,
specificando la trama e la complessità dell’operazione contro Rousseff.
Madsen propone una coppia piuttosto unica nel suo genere, sotto una
forma affermata, anche se la sua composizione non deve stupire, tra CIA e
Soros (“la coppia mortale John Brennan della CIA e George Soros). E’
vero che l’attivismo dichiarato di Soros si manifesta in modo assai
cospicuo ed affermato (vedi 24 ottobre 2014),
e ora possiamo designarlo come forza principale dell’attivismo
convenzionalmente chiamato “settore privato”, nel processo di
destrutturazione e dissoluzione del sistema.
Naturalmente, l’azione
della coppia CIA-Soros (Soros o Brennan, come la chiama Madsen dal nome
del direttore della CIA) contro Rousseff aveva un obiettivo specifico
molto più grande della sorte del Brasile nei prossimi quattro anni, fino
al 2018. Si tratta chiaramente della formazione dei BRICS, dove il
Brasile è un membro politicamente molto attivo ed impegnato, date le
posizioni e le azioni intraprese da Rousseff contro le attività NSA
svelate da Snowden. (Questo episodio è stato rafforzato dall’allora
situazione di Greenwald, agente nella crisi Snowden/NSA che viveva a Rio
de Janeiro durante la fase più calda della crisi). Tale insieme di
circostanze ha fatto di Rousseff l’attivista che vediamo, attivismo
completamente inserito nell’evoluzione dei BRICS alla riunione di
Fortaleza, in Brasile, a settembre.
• La sera del primo turno, era chiaro che la questione dei BRICS era al centro delle elezioni presidenziali tra Rousseff e Neves, i due candidati rimasti. Alcuni esperti specialisti del business brasiliano l’affermarono chiaramente, come Sonia Fleury della Getulia Vargas Foundation, intervistata da RIA Novosti il 6 ottobre 2014. Legava direttamente al problema dei Paesi BRICS i programmi dei due candidati, assicurandola con fermezza la corrispondente situazione interna, diretta ed esplosiva, del Brasile alle grandi correnti internazionali del confronto sistema-antisistema. “Se Neves vince le elezioni, ci si possono aspettare cambiamenti, un ritorno alla politica estera legata al Nord e un Sud non più così forte come con il governo di Dilma (Rousseff)”, ha detto Sonia Fleury.
“L’allineamento con Stati Uniti ed Europa occidentale sarebbe più probabile della spinta al consolidamento dei BRICS come alternativa per acquisire un’autonomia finanziaria comune”, osservava. (…) “Credo che per il governo (Rousseff) del PT i BRICS siano una questione seria, e non credo che lo sarebbe con un governo PSDB, molto più vicino agli USA“, continuava Sonia Fleury… “Inoltre, notava il ruolo dell’economia nelle elezioni. “Colpisce (il voto) in qualche modo, perché tale problema riguarda le priorità dei due partiti. La priorità del PSDB è pagare il debito e mantenere la stabilità monetaria, anche quando ciò aumenterebbe disoccupazione e ridurrebbe i salari reali”, ha detto Fleury. “Per l’attuale governo, la priorità è lo sviluppo economico con l’inserimento del maggior numero di persone nel mercato formale e ai benefici sociali, che appare per certuni un rischio per la stabilità per via dell’aumento della spesa pubblica. Questo è il problema principale da discutere nelle prossime due settimane”, spiegava Fleury“.
• Naturalmente, Madsen, nella sua analisi del 28 ottobre, chiaramente
conferma la portata della sfida della rielezione di Rousseff, e
relaziona la questione alla situazione dei Paesi BRICS, al loro
sviluppo, ecc. Madsen vede l’apertura dei BRICS ai nuovi membri, come
Argentina, che s’è già quasi ufficialmente candidata (con il supporto
molto attiva della Russia), ma anche ad altri Paesi, alcuni già indicati
(Indonesia), altri che appaiono per la prima volta (Egitto, Iran)… In
tutti questi casi, la linea guida è la loro posizione di Paesi
emergenti, tenuti ai margine del Sistema e del suo centrale blocco BAO,
ma soprattutto questi Paesi sono sempre più chiaramente definiti dalla
naturale linea anti-sistema nella grande lotta in corso.
“I pesanti interessi di CIA e Soros nel sconfiggere Rousseff avevano lo scopo di far deragliare l’emergente alleanza economica BRICS tra Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa che indebolirebbe il dominio che i banchieri globali e i loro intrinsecamente corrotti Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale (FMI) esercitano sull’economia mondiale. I banchieri e i loro centurioni della CIA credevano che con Neves o Marina Silva, agente del Partito Verde curata da Soros, in carica il Brasile avrebbe abbandonato i BRICS e sarebbe rientrato nella comunità bancaria globale “svendendo” i beni dello Stato brasiliano, come la compagnia petrolifera Petrobras. Soros e i suoi amici della CIA non sono riusciti a capire che i poveri in Brasile devono la loro relativa nuova posizione sociale alle politiche economiche statali di Rousseff e dell’icona del Partito dei lavoratori Luiz Inácio Lula da Silva. Con Rousseff ora rieletta, i BRICS continueranno a sviluppare la Nuova Banca di Sviluppo (NDB) e i suoi 100 miliardi di dollari di riserva di valuta (CRA) o paniere di valute, da cui i Paesi membri possono attingere prestiti, allontanandosi così da Banca Mondiale e FMI sotto il controllo politico occidentale. La rielezione di Rousseff consentirà anche ai BRICS, che rischiavano di perdere il Brasile quale membro, se Rousseff avesse perso le elezioni, di espandere la propria base associativa. L’Argentina, che ha affrontato una campagna economica concertata dall’avvoltoio capitalista di New York, il sionista di destra Paul Singer, per la confisca di beni argentini, ha espresso forte interesse all’adesione ai BRICS. Il ministro degli Esteri argentino Héctor Timerman ha dichiarato che gli argentini intendono aderire ai BRICS e i recenti accordi commerciali tra Argentina, Cina, Russia e India, indicano che gli argentini saranno i benvenuti nel “Club” anti-USA delle emergenti potenze economiche. Iran, Indonesia ed Egitto hanno anche espresso interesse ad aderire ai BRICS. Il nuovo presidente indonesiano Joko Widodo è un membro del partito dell’ex-presidentessa Megawati Sukarnoputri, la figlia del presidente Sukarno, spodestato dalla CIA nel sanguinoso colpo di Stato del 1965, aiutato e spalleggiato dal patrigno indonesiano del presidente Barack Obama, Lolo Soetoro e dalla madre Ann Dunham Soetoro, impiegata di USAID/CIA. La politica estera sukarniana indonesiana si allea con i BRICS con un allineamento naturale”.
• …Non è un caso che Novosti abbia pubblicato il 29 ottobre 2014,
un’intervista di Darija Chernichova a Georgij Toloraja, direttore
esecutivo del Comitato Nazionale russo per lo studio dei BRICS, voce
semi-ufficiale della leadership russa sulla questione dei BRICS, e
principale operatore russo per gli affari con i BRICS. Ma Toloraja,
lungi dal parlare della rielezione di Rousseff, così importante per i
BRICS, guarda soprattutto ai risultati della riunione di Fortaleza a
settembre. Dando dettagli importanti sul vertice, un mese e mezzo dopo,
mentre la pressante attualità richiama la nostra attenzione sui BRICS,
che illustrano l’elezione di Rousseff (la “notizia più urgente”) come
necessariamente legata alla logica del confronto sistema-antisistema che
caratterizza le elezioni in Brasile, che non può che essere considerato
che come evento operativo dei BRICS di primo piano, confermando e
accelerando i risultati di Fortaleza. “Il vertice BRICS a Fortaleza è stato un punto di svolta sorprendente“, ha detto Toloraja in una videoconferenza tenutasi presso il centro stampa di Rossija Segodnja.
“Nel contesto del confronto tra uno dei membri dei BRICS, la Russia, e l’occidente, gli Stati Uniti in particolare, si definiscono nuovi parametri politici. È una situazione in cui le grandi potenze iniziano a giocare un ruolo molto importante (in geopolitica) e il periodo di stabilità nelle relazioni internazionali concluso“, ha aggiunto. “La Russia apprezza molto la posizione dei Paesi BRICS alle Nazioni Unite, al Consiglio di sicurezza, sulle contraddizioni della Russia con l’occidente e gli Stati Uniti nel conflitto in Ucraina“, ha detto Toloraja.
Ha anche notato che i contatti nel quadro dei BRICS sono in
continua espansione sottolineando che ad un certo punto delle strutture
burocratiche dovranno essere create.
“Questo è inevitabile, e i primi passi sono già stati presi, come la banca d’affari, che non è solo una fonte di finanziamenti, di risorse mobilitate per diversi progetti dei BRICS, ma anche un centro di analisi“, ha detto Toloraja. “Sono convinto che il processo d’istituzionalizzazione rimane molto importante e continuerà a svilupparsi in futuro”, ha affermato”.
Queste dichiarazioni, a tre giorni dalla rielezione di Rousseff,
dimostrano che la Russia è ora decisa a far avanzare i BRICS da gruppo
strutturato economicamente a uno strategico (più che un’alleanza),
formando un blocco, la cui attività sarà necessariamente decisa
dall’opposizione alla politica del sistema.
La campagna elettorale
brasiliana ha dimostrato oggi che il sistema ha l’obiettivo dichiarato,
se non dimostrato, di smantellare i BRICS in modo aggressivo e con
qualsiasi mezzo, e questi mezzisono noti, dato che la coppia CIA-Soros, i
piromani più attivi nel destrutturare tutto ciò che possa divenire
anti-sistema, è stata la principale forza contraria a Rousseff. Se
Rousseff ha annunciato i piani per il suo secondo mandato, mostrandosi
aperta e conciliante con le forze politiche che si sono espresse nella
campagna, ha detto molto meno sui BRICS e la politica estera del
Brasile. Questa discrezione è il segno contrario della rapida
radicalizzazione dei BRICS, oggetto della nostra recensione.
I BRICS, “blocco strategico antisistema”
Ancora una volta, vediamo il fenomeno dell’influenza diretta dell’azione del Sistema su comportamento e rafforzamento dei suoi avversari, di coloro che vuole battere. Nel caso dei BRICS, possiamo speculare su dove punti tale piano, e riteniamo che il blocco sarebbe stato assai meno avanzato, se non ridotto allo schema iniziale di gruppo informale e senza coesione, senza un’ipotesi chiara di unità politica, se non ci fossero stati 1) la crisi ucraina interamente causata dal blocco BAO, facendo precipitare la Russia in una posizione di quasi-mobilitazione anche, riguardo il nostro soggetto, con una politica volta a creare legami fuori dal blocco BAO (come SCO e BRICS), facendo pressione sui partner perché la seguano (la Russia) sulla via della “politicizzazione” di queste organizzazioni; e 2) le elezioni presidenziali del Brasile, contestate e attraversate da voci abbondanti su pressioni e attivismo di CIA-Soros, con l’obiettivo implicito di eleggere un candidato che avrebbe mollato i BRICS silurando l’organizzazione…
Ancora una volta, vediamo il fenomeno dell’influenza diretta dell’azione del Sistema su comportamento e rafforzamento dei suoi avversari, di coloro che vuole battere. Nel caso dei BRICS, possiamo speculare su dove punti tale piano, e riteniamo che il blocco sarebbe stato assai meno avanzato, se non ridotto allo schema iniziale di gruppo informale e senza coesione, senza un’ipotesi chiara di unità politica, se non ci fossero stati 1) la crisi ucraina interamente causata dal blocco BAO, facendo precipitare la Russia in una posizione di quasi-mobilitazione anche, riguardo il nostro soggetto, con una politica volta a creare legami fuori dal blocco BAO (come SCO e BRICS), facendo pressione sui partner perché la seguano (la Russia) sulla via della “politicizzazione” di queste organizzazioni; e 2) le elezioni presidenziali del Brasile, contestate e attraversate da voci abbondanti su pressioni e attivismo di CIA-Soros, con l’obiettivo implicito di eleggere un candidato che avrebbe mollato i BRICS silurando l’organizzazione…
In altre parole, si
deve notare che gli eventi che interessano i BRICS nel senso descritto,
profondamente e inevitabilmente anti-sistema, sono prodotti diretti del
sistema stesso. Confrontiamo in particolare la rielezione di Rousseff
nel 2014 con la sua prima elezione nel 2010. Quindi l’elezione con Lula
che nominava Rousseff come suo successore, fu giocato principalmente su
questioni di politica interna, secondo gli antagonismi politici
tradizionali (sinistra-destra, ecc.), mentre le conseguenze della crisi
dell’autunno 2008 non erano ancora sentite direttamente. In questo
momento, i BRICS (o BRIC senza il Sud Africa), erano ancora considerati
con ironia dal BAO e dal sistema del blocco, difficilmente meritandosi
la decisione di una mobilitazione strategica contro uno i suoi membri.
Il Brasile, nonostante i cambiamenti di Lula e l’affermazione della sua
politica anti-sistema, era considerato con la stessa condiscendenza, e
per il sistema non c’era dubbio, nonostante alcune differenze,
sull’orientamento inesorabilmente volto all’integrazione nel sistema. In
tale senso l’elezione era ancora vista nel quadro sudamericano, in cui
il Brasile era ancora valutato come moderato rispetto ad attivisti come
Chavez, e non nel quadro generale dei BRIC(S). Si svolse senza passione
ed interferenze gravi ed allarmanti, come invece s’è visto quest’anno.
In breve, il sistema lasciò fare e la prima elezione di Rousseff non
cambiò molto la percezione sia del Brasile che dei BRIC(S).
Nel
frattempo, tra il 2010 e il 2014, gli eventi hanno portato molto
rapidamente e con potenza notevole a una situazione infinitamente più
tesa del 2010, dal punto di vista dei vari schieramenti in riferimento
allo scontro tra il sistema e le nuove forze anti-sistema in piena
espansione. Il sistema è ora in uno stato d’animo, segnalato ovunque, in
piena offensiva superpotente e finale, con la volontà aperta e
sfrontata di affrontare la Russia, sia in preda al panico per dei
risultati ben lungi dal soddisfare le proprie aspettative e per la
resistenza anti-sistema che generano (si veda di nuovo l’intervento di
Soros contro la Russia del 24 ottobre 2014,
già riportato). Le presidenziali in Brasile non potevano sfuggire, in
questo momento, al clima del confronto sistema-antisistema
“globalizzato”.
La rielezione di Rousseff si è svolta nel clima che
abbiamo visto, con il presupposto, in caso di sconfitta della
presidentessa uscente, di un orientamento politico volto a far uscire il
Brasile dai BRICS, con il risultato sperato dello sbandamento del
raggruppamento. Pertanto, la rielezione di Rousseff ha così integrato
gli elementi aggressivi impliciti della sua possibile sconfitta a
beneficio del sistema, volgendolo in senso anti-sistema. Ciò è stato
percepito come dinamica oggettiva (dinamica del sistema) coinvolgendo la
minaccia, diventata certezza, dell’uscita del Brasile dai BRICS in caso
di sconfitta di Rousseff, e divenendo sempre una dinamica oggettiva
(dinamica antisistema) implicante il rafforzamento dei BRICS
radicalizzanti, o sorta di “raggruppamento strategico antisistema”, con
la vittoria di Rousseff.
Il sistema agisce quindi con forza, con tutta la sua superpotenza, ottenendo il risultato che raccoglie sempre più spesso: un evento completamente contro-producente, antagonistico, accelerando notevolmente il mutamento delle forze anti-sistema. Non c’è bisogno di concentrarsi su considerazioni che continuiamo a fare spesso, l’intervento sempre più sistematico dell’equazione superpotenza-distruzione, o la dinamica della superpotenza suscitata sempre più spesso e in modo dinamico più pronunciato, si trasmuta in distruzione.
La vittoria di Rousseff sulla
coalizione Neves-Soros-CIA è molto più politica, molto più strutturante
nella funzione anti-sistema e di politicizzazione dei BRICS, della sola
vittoria su Neves (come la vittoria di Rousseff nel 2010), senza la
sfida imposta dal gruppo CIA-Soros del sistema. La conseguenza è il
rialzo della posta in gioco di molto, oltre la vittoria di Rousseff, di
questa dinamica anti-sistema già identificata. Il risultato, che misura e
apprezza la portata della comunicazione del sistema, è effettivamente
sviluppare la possibilità di strutturare ed istituzionalizzare i BRICS.
Ciò che faceva sghignazzare gli esperti di Wall Street, come quello
della Goldman Sachs che nel 2006 inventò l’acronimo BRIC,
mentre i quattro Paesi interessati (Brasile, Russia, India, Cina)
avviavano il processo di avvicinamento, è ora una realtà.
Appariva (nel
2006) del tutto irragionevole attendersi che potesse avere una
dimensione politica e strategica, cioè geopolitica, un gruppo di quattro
(poi cinque) Paesi dalla scarsa unità geografica, e talvolta
completamente avulsi dagli altri (Brasile e Sud Africa); che cercavano
solo alcuni accordi economici e commerciali. Oggi, nel 2014, il sarcasmo
non è più di rigore; c’è ansia e quasi panico (nel sistema) come
dimostrato dall’intervento del gruppo CIA-Soros nella campagna, e come
illustrato più precisamente dalla capacità di sostenere una candidata
(Silva) e un altro (Neves) in quanto avversari di Rousseff. Il fenomeno è
ben dimostrato ancora una volta, ma in modo molto spettacolare,
nell’era psicopolitica, dalla vicinanza politica e strategica che ignora
le necessità geografiche.
Nell’attuale era della psicopolitica,
caratterizzata dal confronto aperto e dichiarato tra sistema e
anti-sistema, sono i valori altamente dipendenti e oscillanti dei
caratteri ad essere così evidenziati dal sistema di comunicazione,
piuttosto che i caratteri geopolitici stessi; tali dimensioni
geopolitiche hanno dominato le relazioni internazionali in passato, sono
divenute completamente secondarie nella valutazione delle forze e delle
dinamiche del raggruppamento.
Pertanto, possiamo ritenere che i Paesi
BRICS, senza un progetto o piano già previsto, ma semplicemente seguendo
le dinamiche delle potenti forze che governano l’evoluzione della
situazione, sono in procinto d’inventare una nuova forma di “alleanza”,
anzi, non si tratta di un'”alleanza” in senso stretto, ma di ciò che
abbiamo designato “incontro strategico”, che acquista senso venendo
designato come “gruppo anti-sistema strategico”, secondo un’espressione
già utilizzata, o che più precisamente indica al meglio la forma del
gruppo suscitato dal confronto sistema-antisistema, che in riferimento
al blocco BAO viene designato “blocco strategico anti-sistema”. (Così
vediamo meglio che il concetto di “blocco” non implica il concetto
fisico dell’incontro strategico come la vicinanza geografica, ma un
concetto di comunicazione che usa le necessità geografiche, legato
principalmente dall’esigenza della dinamica anti-sistema globale).
Le specificità introdotte dall’elezione di Rousseff, così come sono state descritte, in particolare con l’interventismo molto pressante e sentito come tale, del gruppo CIA-Soros, si affronta il rischio dell’attivazione operativa molto rapida di questa nuova situazione. È la prima volta che un’elezione così importante ha per questione principale, anche se si trattava di un problema nascosto, non discusso in quanto tale nella campagna elettorale, l’appartenenza al gruppo dei Paesi divenuto blocco BRICS. Lo schema qui descritto è quindi completato a livello di comunicazione, dalla percezione della trasformazione dei resti strutturali dei BRICS e dalla percezione di un gruppo ancora informale che si costituisce in gruppo di lotta antisistema, entro un “quadro strategico anti-sistema” o “blocco strategico anti-sistema”, cambiando completamente identità ed operatività della strategia, da definizione geografica a definizione comunicativa….
E’ possibile che non
si debba attendere a lungo l’operatività di questa fenomeno. Il vertice
G20 a Brisbane è tra una quindicina di giorni (14-15 novembre). Nello
stesso articolo succitato del 29 ottobre, Toloraja annuncia che ci
saranno probabilmente dei problemi: “Parlando della prossima
riunione del G20 a Brisbane (15-16 novembre), Toloraja ha detto che si
aspetta uno scontro su come sviluppare a livello mondiale i sistemi
finanziari ed economici
“…Ad esempio: che faranno i Paesi del blocco BAO contro la Russia, che continuano a denunciare, e che hanno esclusa dal G8?”
Bella domanda, ma essere contro la Russia significa essere
contro i BRICS. La mente vaga, come sempre vediamo, e le posizioni
divergenti si radicalizzano verso il confronto… A Brisbane i BRICS
verranno con il vestito nuovo del “blocco strategico anti-sistema”?
Staremo a vedere… Ci pare scontato che in realtà sia inevitabile che, se
le circostanze si prestano e se ci sarà un attacco contro uno dei
membri dei BRICS o contro i BRICS stessi, potremo vedere in modo
drammatico e forse spettacolare come il gruppo economico informale sia
divenuto un “blocco strategico anti-sistema” dal peso maledettamente
pesante…
Philippe Grasset, Dedefensa
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/11/01/verso-la-radicalizzazione-anti-sistema-dei-brics/
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